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DISTURBO SCHIZOTIPICO DI PERSONALITA' (SZPD)

Definizione: disagio acuto nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive, eccentricità nel comportamento.

Profilo: il paziente schizotipico presenta un quadro simile a quello schizoide, ma sviluppa in maniera più marcata i sintomi psicotici. Questo disturbo è anche considerato una variante attenuata della schizofrenia e collocato lungo un continuum chiamato schizotipia. Nell'ICD-10 viene classificato tra i disturbi psicotici.

L'individuo appare strano ed eccentrico; ha grossi problemi nell'ideazione e nella comunicazione, presenta segni di distacco dalla rappresentazione consensualmente accettata della realtà ed esperienze percettive insolite e bizzarre. Manifesta molti dei sintomi del disturbo schizoide: ritiro dalla realtà e creazione di un mondo fantastico, povertà di sentimenti e di emozioni, difficoltà di relazione. Gli schizotipici hanno generalmente pochi canali.

di espressione e poche sorgenti di accudimento stabilità emotiva, cosa che contribuisce ad aggravare il comportamento insolito del paziente schizotipico.

Aspetti psicodinamici: il disturbo schizotipico è assimilato al disturbo schizoide, in quanto si pensa che anche nella sua genesi abbia grosso rilievo il deficit relazionale sorto nell'infanzia a causa di cure materne inadeguate o da un'aggressività costituzionale eccessiva. Da questo deriverebbero il desiderio e la paura di stabilire rapporti interpersonali e la scelta del ritiro in un mondo immaginario, come soluzione di questo conflitto. Il disturbo schizotipico condivide con la schizofrenia caratteristiche di tipo biologico, genetico, fenomenologico e di risposta al trattamento. Alcune forme del disturbo schizotipico sono più vicine alla personalità schizoide, altri ai disturbi schizofrenici.

Indicazioni per la terapia: il disturbo schizotipico di personalità è probabilmente uno

dei più semplice da identificare, ma uno dei più difficili da trattare con la psicoterapia. I disturbi del pensiero e la frequente ideazione paranoide sottostante distorcono fortemente la relazione con il terapeuta ed inibiscono la formazione dell'alleanza terapeutica. Molto spesso si rende necessario un approccio integrato psicoterapia-psicofarmacoterapia. Secondo Gabbard, i pazienti schizotipici possono trarre beneficio dalla psicoterapia di gruppo, ma quelli che presentano un pensiero psicotico ed un comportamento bizzarro rischiano di diventare capri espiatori del gruppo, perché percepiti come troppo diversi. Per questi tipo di paziente è dunque più indicata una psicoterapia individuale, espressiva o di sostegno. Cluster B. DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITÀ (ASPD). Definizione: inosservanza e violazione dei diritti degli altri. Profilo: per porre diagnosi di disturbo antisociale è necessario che il soggetto abbia compiuto 18 anni, anche se,

Nella quasi totalità dei casi, i sintomi e i comportamenti tipici di questa personalità patologica si evidenziano molto prima. L'infanzia è di solito segnata da piccoli furti, menzogne e frequenti scontri con chi rappresenta l'autorità. L'adolescenza si caratterizza generalmente per episodi di abuso di alcool e droghe, gesti aggressivi contro persone o animali ecc.. Una volta adulti, questi soggetti sono incapaci di assumersi responsabilità, conservare un'occupazione e mantenere relazioni affettive in maniera stabile. Il loro modo di rapportarsi agli altri è connotato dalla superficialità e dalla mancanza di rispetto per i sentimenti e le preoccupazioni di chi li circonda. Sembrano vivere in un mondo affettivo pre-sociale, dove i sentimenti e le emozioni vengono vissuti in relazione a se stessi, ma non agli altri. Sono tendenzialmente prepotenti, incapaci di amare e portati a sfruttare chiunque possa soddisfare i loro bisogni.

Prima che venisse codificata la diagnosi di disturbo antisociale, questi soggetti rientravano nelle categorie della psicopatia o della sociopatia. Come i narcisisti, possono assumere atteggiamenti svalutanti e denigratori nei confronti degli altri, ma mentre i narcisisti difficilmente arrivano ad infliggere consapevolmente dolori psichici o fisici, gli antisociali hanno comportamenti aggressivi che implicano anche gravi atti di violenza. L'aspetto antisociale della personalità di una persona può non apparire immediatamente, magari perché attenuato dalla presenza di quote istrioniche e narcisistiche. Nel corso dell'intervista diagnostica, si può rilevare uno stato costante di tensione e caratteristiche reazioni di ostilità e fastidio. La diagnosi tende a basarsi più sull'anamnesi personale che sullo stato attuale del paziente. Da una parte i pazienti con disturbo di personalità antisociale incontrano grandi difficoltà in.

Ambito lavorativo e dall'altra spesso crescono in un ambiente la cui subcultura è già connotata in senso antisociale. Il disturbo è più frequente nella popolazione maschile, mentre esistono pochi dati sul disturbo di personalità antisociale nelle donne, anche se sembra che la frequenza i questa diagnosi sia ultimamente aumentata più rapidamente nella popolazione femminile che non in quella maschile.

Aspetti psicodinamici: alcuni autori segnalano la presenza di indicatori biologici: Kagan parla di temperamento disinibito, cioè mancanza di paura e di timore della punizione; Cloninger vede gli antisociali come alti in ricerca di sensazioni e bassi in evitamento del danno e in dipendenza dalla ricompensa; Siever ipotizza un deficit dell'arousal corticale associato a disinibizione e impulsività motoria; tutti concordano nel rilievo di bassi livelli di seratonina. Quasi invariabilmente il paziente antisociale ha una storia personale drammatica.

Segnata da esperienze infantili di privazioni e abusi. Compromessa drasticamente la possibilità di un attaccamento sicuro, il bambino percepisce il genitore come estraneo, cattivo, indegno di fiducia e si costruisce un Sé grandioso in grado di consentirgli una certa autosufficienza.

La privazione affettiva e l'assenza di forti legami determinerebbero anche un anomalo sviluppo delle capacità relazionali, secondo due direzioni opposte: da una parte il rifiuto di qualunque tipo di rapporto e di esperienza affettiva, dall'altra il tentativo di legarsi agli altri attraverso l'esercizio del potere e della distruttività. Da questi atteggiamenti originano alcune tra le principali caratteristiche del paziente antisociale: mancanza di empatia e di umanità; incapacità di vedere gli altri come individui dotati di sentimenti e bisogni propri; impossibilità di provare sentimenti di colpa per gli effetti che le proprie azioni lesive producono.

sulle altre persone. Un'altra area da prendere in considerazione è quella del Super-Io, la cui compromissione è comunque alla base dell'assenza di senso morale. Tale compromissione consente l'attuazione di gravi comportamenti antisociali senza che ne derivino sentimenti di preoccupazione o di colpa, né tentativi di giustificare o razionalizzare le proprie azioni. Secondo Winnicott, la personalità antisociale si sviluppa in conseguenza di gravi fallimenti del maternage che il bambino ha vissuto quando già aveva sviluppato una consapevolezza della sua indipendenza. Il comportamento antisociale può essere interpretato come un tentativo di ottenere a tutti i costi l'accudimento che si desiderava. Secondo Kernberg bisogna distinguere attentamente il disturbo di personalità antisociale dai semplici comportamenti antisociali, ravvisabili in forme differenti in vari disturbi di personalità. Fonagy ha messo in evidenza il ruolodi un deficit della funzione riflessiva nel comportamento antisociale. Spesso l'agito è funzione di un'esperienza costruita secondo la modalità "dell'equivalenza psichica" (per cui ciò che un soggetto pensa è inevitabilmente vero) e denota l'impossibilità di attribuire un senso al comportamento dell'altro ed il bisogno di annientare i suoi stati mentali, sentiti dal soggetto come troppo dolorosi per il Sé. Indicazioni per la terapia: il disturbo antisociale è forse il più difficile da trattare. Nonostante siano stati compiuti diversi tentativi, attraverso sia la terapia individuale che quella di gruppo, non esistono dati a supporto di un'efficacia duratura di questi interventi. Non bisogna sorprendersi se anche nella relazione con il terapeuta il paziente utilizza gli stessi metodi che gli servono per sopravvivere: insensibilità e spietatezza. Scettico nei riguardi degli altri,cercherà anche nel terapeuta una rivalsa per le ingiustizie subite in passato. I terapeuti che prendono in cura pazienti antisociali devono mettere in conto che saranno comunque vittime di tentativi di inganno.

DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ (BPD)

Definizione: instabilità delle relazioni interpersonali, nell'immagine di sé e nello sviluppo degli affetti, spesso segnata da marcata impulsività.

Profilo: il termine borderline evoca la storica difficoltà di localizzazione nosografica di questo disturbo. La sintomatologia del disturbo borderline di personalità è, in effetti, molto varia ed include una vasta gamma di manifestazioni psicopatologiche, fino ad includere "ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress". Le caratteristiche fondamentali dei soggetti borderline si esprimono in 4 aree:

  1. Rapporti interpersonali (tumultuosi e segnati dall'alternanza idealizzazione-svalutazione)
  2. Dalla paura dell'abbandono); 2) affetti (dominati dalla rabbia e da un sentimento di vuoto); 3) identità (instabile e deficitaria); 4) impulsività.

    L'atteggiamento del paziente borderline è quello di chi ritiene gli altri responsabili dei propri problemi. Le sue relazioni sono caotiche e contraddittorie ed i sentimenti provati nei confronti delle persone significative oscillano tra la dipendenza e l'ostilità: da una parte provano angoscia all'idea di poter essere abbandonati, dall'altra temono di essere sopraffatti e di perdere la propria identità nelle relazioni intime. I soggetti borderline sono portati a manipolare le persone per i propri scopi, ma i loro "ricatti affettivi" (scoppi d'ira, tentativi di suicidio ecc..), che avrebbero il fine di ottenere attenzione e rassicurazione, finiscono quasi sempre per allontanare gli altri. Alle esperienze frustranti reagiscono con rabbia, sentimento che li induce a compiere

    sopraffatto da emozioni intense e instabili come la rabbia, la tristezza o l'ansia. Le relazioni interpersonali sono spesso turbolente, caratterizzate da un'alternanza tra idealizzazione e svalutazione degli altri. Il disturbo borderline di personalità può causare notevoli difficoltà nella vita quotidiana, nell'ambito lavorativo e nelle relazioni sociali. È importante cercare un aiuto professionale per affrontare e gestire questo disturbo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beatrice5692 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicopatologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Pontificia Salesiana - Unisal o del prof De Luca Stefano.