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La politica di immigrazione e i controlli alle frontiere

Oggi la politica di immigrazione è inserita nel TITOLO V del TFUE, in passato invece, nel 57 quando nacque la comunità europea, questo tema era escluso. I trattati di Parigi e Roma, non contenevano articoli riguardanti questo tema che era un argomento escluso dal trattato istitutivo della comunità europea, la quale si occupava solo di gestire il flusso di persone nell'area comunitaria, e questo tema era solo di competenza dei singoli stati. Con il trattato di Maastricht, nasce il 3 pilastro, e la politica di immigrazione viene inserita proprio nel 3 pilastro tra le materie di interesse comune. Con Amsterdam, è stato inserito nel trattato CE il titolo IV su visti, asilo, immigrazione e altre politiche legate alla libera circolazione delle persone. L'art 67 stabilisce gli obiettivi dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (titolo V) e prevede che l'UE sviluppi una politica comune in

La materia di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere. Ad un certo punto (inizio anni 80), ci si rende conto che il flusso di persone provenienti da stati terzi stava aumentando e che quindi bisognava gestire questo flusso in modo congiunto e coordinato tra gli stati membri.

All'inizio gli stati non erano d'accordo perché ognuno voleva gestire la questione da sé, in modo autonomo e poi accadde che 5 stati (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi) decisero (siccome l'UE non era riuscita a trovare una politica unica) di creare un loro accordo per occuparsi della politica di immigrazione e creare regole per disciplinare in modo congiunto il flusso di persone provenienti da stati terzi (i cosiddetti accordi di Schengen del giugno 1985).

Gli accordi di Schengen sono accordi aperti a tutti gli stati, internazionali infatti ad essi non partecipano solo gli stati dell'UE ma anche altri stati che non fanno parte dell'UE.

Obiettivi di questi accordi sono:

  1. Garantire la libera circolazione delle persone all'interno dello spazio Schengen;
  2. Creare un sistema comune di controllo delle frontiere esterne;
  3. Armonizzare le politiche di asilo e immigrazione;
  4. Rafforzare la cooperazione tra gli stati membri in materia di sicurezza interna.

Eliminare i controlli alle frontiere interne (in modo che le persone possano circolare senza problemi dentro l'area Schengen)

Rafforzare i controlli sul perimetro esterno

Agli accordi di Schengen segue la convenzione di applicazione degli accordi del 90 che mostra come raggiungere gli obiettivi prefissati, prevede l'istituzione di uno spazio di libera circolazione, e di regole comuni sui controlli alle frontiere esterne e spiega chi sono le persone provenienti dagli stati terzi. È definito straniero un qualsiasi cittadino di uno stato non firmatario (non aderente agli accordi) degli accordi.

Immigrato: è uno straniero che entra negli stati firmatari (area Schengen) per cercare un lavoro.

Rifugiato: straniero che entra negli stati firmatari per cercare RIFUGIO E PROTEZIONE. A lui gli deve essere riconosciuto il diritto di asilo, cioè la possibilità di rimanere nel territorio in modo legittimo. Gli stati, inoltre, gli riconoscono anche una somma di denaro.

unalloggio dove poter rimanere. La differenza tra immigrato e rifugiato è che l'immigrato può tornare in patria, il rifugiato no (divieto di respingimento verso lo stato d'origine. La convenzione di Ginevra del 51 definisce rifugiato colui che per ragioni religiose, politiche, sessuali, doveva scappare dal proprio territorio perché era in pericolo di vita.) Si parla anche di sfollati: persone che scappano dal proprio territorio per via di una calamità naturale o altri motivi (es. guerra), che impediscono loro di rimanere nel proprio territorio. La convenzione dà anche una definizione di FRONTIERA ESTERNA: frontiera che delimita il perimetro dell'area Schengen. Vengono stabiliti dei varchi legittimi che i cittadini di stati terzi devono attraversare per entrare nell'area (vengono fornite indicazioni su come gestire il perimetro esterno). Ci sono delle caratteristiche/ requisiti che lo stato deve avere per far parte degli accordi (condizioni di)
  • Lo stato deve avere una legge sull'immigrazione aggiornata (normativa specifica).
  • Deve avere un controllo effettivo ed efficace delle frontiere esterne, che dà garanzie in ordine alla bontà dei controlli e rilasciare visti Schengen uniformi.
  • Lo stato deve collaborare con le altre autorità nazionali per garantire un alto livello di sicurezza.
  • Applicare l'insieme di norme Schengen (acquis di Schengen), come i controlli alle frontiere marittime, terrestri, e aeree, rilasciare visti, sostenere la cooperazione di polizia.
  • Deve avere una normativa sulla privacy (sis), che tutela e protegge i dati delle persone presenti sul territorio Schengen.

Lo stato italiano nel 1993 presentò la domanda per entrare nell'area Schengen e solo a fine ottobre del 1997 ne entra a far parte perché prima non aveva la legge sulla privacy e i controlli alle frontiere erano inefficaci. La legge sull'immigrazione c'era (allora legge Martelli), ma

doveva essere riaggiornata. Per quanto riguarda la legge sull'immigrazione, lo stato italiano ha adottato decreti legge, poi diventati legge nel 1998. La prima legge sulla privacy italiana risale al 31/12/96. Lo stato doveva garantire un controllo alle frontiere ESTERNE: per far parte dell'area Schengen, esso ha aumentato le guardie costiere, gli strumenti del controllo sul mare ecc. La legge sulla privacy è importante e necessaria perché gli accordi di Schengen prevedevano strumenti per garantire e verificare le identità delle persone che entravano ed uscivano dal territorio. Per questo viene creato il SISTEMA INFORMATIVO SCHENGEN (SIS): è una banca dati creata nel 1995 e poi ampliata, dove vengono caricati tutti dati delle persone già presenti nel territorio e di quelli che entrano (in modo che se una persona pericolosa si presenta in dogana per entrare in uno stato, il sistema la riconosce e non la fa entrare). È importante perché

Il sistema di verifica dell'identità delle persone prevede:

  • il controllo delle frontiere esterne
  • la cooperazione giudiziaria tra i paesi Schengen

Esso contiene informazioni su:

  • sospetti criminali
  • persone che magari non hanno il diritto di entrare o soggiornare nell'UE
  • persone scomparse
  • proprietà rubate, usate abusivamente o perdute

È utilizzato dalle autorità nazionali responsabili di:

  • controlli di frontiera
  • controlli di polizia e doganali
  • procedimenti pubblici e indagini giudiziarie
  • visti e titoli di soggiorno

Può essere consultato dall'Europol (ufficio di polizia), dall'Eurojust (agenzia per la cooperazione giudiziaria penale) e dal Frontex (agenzia europea della guardia di frontiera e costiera).

Oltre a questo sistema, nasce anche un organo (comitato esecutivo) vero e proprio, formato da un rappresentante per ogni stato membro che ha potere decisionale (le decisioni vengono prese all'unanimità).

Gli accordi di Schengen,

avevano previsto che l'attività normativa doveva essere compatibile con il diritto dell'UE. Per quanto riguarda gli stati membri degli accordi, oggi ne fanno parte tutti gli altri stati dell'UE ad eccezione dell'Irlanda e dell'allora Gran Bretagna, la Danimarca è firmataria ma li gestisce come accordi internazionali, mentre non ne fanno ancora parte Bulgaria, Croazia, Cipro e Romania. Tra gli obiettivi di questi accordi, era prevista l'abolizione delle frontiere interne, anche se gli stati potevano in casi particolari reintrodurre i controlli. Ad esempio, nel 2001, in vista dell'incontro che si tenne a Genova, la Francia ristabilì i controlli per non far entrare persone che volevano creare disguidi. Il controllo è stato reintrodotto anche in occasione della pandemia: il primo intervento di restrizione è avvenuto in forza degli accordi di Schengen. Per quanto riguarda i controlli alle frontiere interne: chiunque puòper la sicurezza interna, un paese Schengen può ripristinare il controllo alle frontiere per un massimo di 30 giorni. Tuttavia, il parlamento europeo, la commissione e il pubblico devono essere informati degli altri stati membri di Schengen. Le autorità nazionali possono effettuare controlli a campione della polizia alla frontiera o nelle zone di frontiera, basandosi su informazioni ed esperienze generali, senza controllare i passaporti. Le persone hanno bisogno di documenti di viaggio specifici a seconda che siano cittadini dell'UE, familiari di cittadini extra UE o cittadini extra UE. In casi eccezionali, un paese Schengen può ripristinare il controllo alle frontiere se c'è una grave minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza interna, ma solo per un periodo limitato e previa notifica agli altri stati membri di Schengen.

La sicurezza interna - Quando la minaccia non è prevedibile ed è necessaria un'azione immediata - In occasione della pandemia covid 19, dove il Consiglio ha deciso una restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Ue, per un periodo di 40 giorni, prorogabili.

FRONTIERE ESTERNE

Il secondo obiettivo riguarda il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne, prevedendo delle regole che riguardano:

  • Le persone che attraversano una frontiera esterna dell'Ue e le modalità con cui bisogna fare i controlli in base al codice frontiere Schengen
  • L'armonizzazione delle condizioni di ingresso con una politica comune e norme sui visti per soggiorni brevi (fino a tre mesi)
  • Una maggiore cooperazione di polizia compresi i diritti di osservazione e di inseguimento transfrontaliero
  • Rafforzamento della cooperazione giudiziaria attraverso un sistema di estradizione più rapido e una migliore trasmissione dell'esecuzione

dellesentenze.L'adozione di controlli rigidi alle frontiere esterne, importanti per la realizzazione della libertà di circolazione tra gli stati dell'Ue e per i requisiti comuni per l'ingresso, deve rispettare i vincoli che derivano dal diritto internazionale. Il TFUE riconosce quest'esigenza stabilendo che la politica dell'Ue in materia di asilo, di protezione sussidiaria e temporanea, deve essere conforme alla Convenzione di Ginevra del 1951.

L'Ue ad un certo punto inizia ad occuparsi del tema dell'immigrazione: con Maastricht, infatti nasce il 3 pilastro, pilastro di nat

Dettagli
A.A. 2021-2022
44 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/14 Diritto dell'unione europea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiara.Vacchieri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto dell'Unione Europea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Mattone Monica Chiara.