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“I
prevede che: consorzi di bonifica ed irrigazione, nell'ambito delle loro competenze, hanno
di realizzare e gestire le reti a prevalente scopo irriguo, gli impianti per l'utilizzazione
facoltà
in agricoltura di acque reflue, gli acquedotti rurali e gli altri impianti funzionali ai sistemi
irrigui e di bonifica e, previa domanda alle competenti (ossia all’autorità di bacino
autorità facoltà
del territorio) corredata dal progetto delle opere da realizzare, hanno di utilizzare le
acque fluenti nei canali e nei cavi consortili per usi che comportino la restituzione delle acque e
siano compatibili con le successive utilizzazioni, ivi compresi la produzione di energia
L'Autorità
idroelettrica e l'approvvigionamento di imprese produttive. di bacino esprime
entro 120 giorni la propria determinazione. Trascorso tale termine, la domanda si intende
è
accettata. [...]”. Dunque l’autorità di bacino che governa questo tipo di organizzazione molto
importante in Italia. I consorzi di bonifica ed irrigazione sono enti che hanno una loro
autonomia funzionale e come scopo hanno quello di assicurare gli usi produttivi: hanno il
potere e la capacità tecnica di controllare il regime di queste acque derivate (i canali).
siccità
Infatti durante il periodo di tali consorzi hanno salvato la produzione agricola: con questi
è
canali hanno garantito il refluo agricolo per poter irrigare. Inoltre ammessa la captazione di
acqua per la produzione di energia idroelettrica (specificatamente disciplinata dall’art. 168) e
attività
per l’approvvigionamento di imprese produttive (soprattutto ai fini di agricola,
attività
disciplinata specificatamente dall’art. 167). A queste viene data una concessione cd di
derivazione.
L’organizzazione del servizio idrico integrato*
è
L'amministrazione delle acque individuata dal codice per ambiti territoriali ottimali (ATO);
“I
infatti l'art. 147 prevede che: servizi idrici sono organizzati sulla base degli ambiti territoriali
ottimali definiti dalle regioni. [...]. Gli enti locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale
è è
partecipano obbligatoriamente all'ente di governo dell'ambito (di solito la provincia, che diversa
dall’autorità di bacino), individuato dalla competente regione per ciascun ambito territoriale
è Perciò
ottimale, al quale trasferito l'esercizio delle competenze.”. le regioni (con legge o delibera
del consiglio) individuano gli ATO e l’ente di governo: parti di territorio a struttura associativa di
più
comuni e province. Ogni regione definisce i suoi ambiti ottimali nella maniera secondo lei
opportuna, non necessariamente identificandoli nei tradizionali comuni amministrativi o nelle
province. Ad es. in Emilia-Romagna gli ATO coincidono con le province, ma ci sono regioni in cui
gli ATO sono costituiti da più province.
L'ATO è un regionale obbligatorio (perché lo prevede l'art. 147) e ha i suoi organi.
ente pubblico
I compiti degli ATO riguardano la garanzia dell’accesso all'acqua: mettere in moto e vigilare
né
sull'erogazione del servizio. L'ATO non riscuote intrattiene rapporti di utenza con i cittadini: il
finalità
codice dell'ambiente assegna come dell'ATO l'individuazione del gestore (l’ATO non
è
gestisce ma assegna il servizio); poi il gestore che fa i contratti di utenza con i cittadini (utenti
del servizio idrico). L'ATO individua il gestore del servizio (un'impresa) rispettando le norme in
materia di libera concorrenza e degli appalti pubblici (secondo il diritto comunitario) quindi
mediante: può
1. una gara pubblica. L’ATO includere nel bando e quindi poi nel contratto anche la
è
collaborazione del gestore per la redazione di atti amministrativi (es. il piano d'ambito);
già l'autorità
possibile che nella proposta fatta dal privato ci sia il piano d'ambito poi
d’ambito essendone responsabile lo approva; società
2. la costituzione di pubbliche strumentali (in house): di diritto privato
società società società è
assoggettate al TU in materia di partecipate. La in house costituita
può
interamente da enti pubblici (capitale pubblico; partecipare una piccola parte di privati
però mediante gara pubblica) e deve risultare dallo statuto che l’amministrazione
(l'azionariato pubblico) esercita un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi
società
e uffici (gli enti che la compongono devono essere in grado di indirizzare la in
house; le decisioni fondamentali per lo sviluppo del servizio devono essere assunte sotto la
diretta vigilanza degli enti partecipanti); deve inoltre svolgere la sua solo nei
attività
(non può assumere nessun tipo di servizio affine fuori dall'ATO).
confronti dell'ATO “[...]
L’art. 149 prevede che l’ATO: provvede alla predisposizione e/o all'aggiornamento (ad es.
c'è
verificare se bisogno di investimenti per migliorare il servizio) del piano d'ambito”. Il piano
è costituito dai seguenti atti:
d'ambito
a. ricognizione delle infrastrutture;
b. programma degli interventi;
c. modello gestionale ed organizzativo;
d. piano economico finanziario.
“La
L’art. 154 inoltre prevede che: tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato
è qualità
ed determinata tenendo conto della della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e
dell'entità
degli adeguamenti necessari, dei costi di gestione delle opere, [dell'adeguatezza della
remunerazione del capitale investito: referendum 2011] e dei costi di gestione delle aree di
nonché
salvaguardia, di una quota parte dei costi di funzionamento dell'ente di governo dell'ambito,
in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il
principio del recupero dei costi e secondo il principio "chi inquina paga". Tutte le quote della tariffa
è
del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo” (ed riscossa dal gestore del servizio
idrico integrato: art. 156 co. 1).
Il referendum del 2011 ha voluto escludere qualsiasi elemento di profitto dalla tariffa: essa deve
Ciò
servire per reinvestire. ha quindi favorito un sistema fortemente pubblico; tuttavia dopo il
è perché
referendum in qualche modo la tariffa rimasta la stessa ad es. i tubi poi sono costruiti da
privati e quindi la società in house subisce i profitti che vogliono fare quei privati.
(Autorità
L’Arera di regolazione per energia, reti e ambiente) ha il potere di controllo sulle tariffe e
stabilisce anche i criteri tariffari: i gestori quindi non stabiliscono il prezzo in base a domanda e
offerta. è “[...]
La tutela del mare regolata dalle convenzioni internazionali infatti l’art. 109 prevede che: in
conformità alle disposizioni delle convenzioni internazionali vigenti in materia, consentita
è
l'immersione deliberata in mare da navi ovvero aeromobili e da strutture ubicate nelle acque del
mare o in ambiti ad esso contigui, quali spiagge, lagune e stagni salmastri e terrapieni costieri, dei
materiali seguenti:
a. materiali di escavo di fondali marini o salmastri o di terreni litoranei emersi
(l'autorizzazione all'immersione in mare di tali materiali rilasciata dalla regione, fatta
è
eccezione per gli interventi ricadenti in aree protette nazionali);
b. inerti, materiali geologici inorganici e manufatti al solo fine di utilizzo, ove ne sia
la compatibilità l'innocuità è
dimostrata e ambientale (l'immersione in mare di tali materiali
soggetta ad autorizzazione regionale, con esclusione dei nuovi manufatti soggetti alla
VIA; per le opere di ripristino, che non comportino aumento della cubatura delle opere
preesistenti, è dovuta la sola comunicazione all'autorità competente);
c. materiale organico e inorganico di origine marina o salmastra, prodotto durante
di pesca effettuata in mare o laguna o stagni salmastri (l'immersione in mare di tali
l'attività
materiali [...]
non è soggetta ad autorizzazione).
La movimentazione dei fondali marini derivante di posa in mare di cavi e
dall'attività
[...].”.
condotte è soggetta ad autorizzazione regionale
è
Vi quindi una forma di tutela del mare attraverso una sorta di disciplina di scarichi (ma non si
tratta di scarichi in senso stretto). Ad es. le opere pubbliche di dragaggio che estraggono parte di
profondità
fondali per ottenere una certa d'acqua, possono reintrodurre in mare ad un'altra distanza
dalla costa quello che hanno estratto.
La gestione dei rifiuti (parte IV del codice)
è
Il tema dei rifiuti stato per decenni un tema di smaltimento, sul presupposto che fossero solo
sostanze di scarto fisiologiche della produzione. Ad un certo punto ci fu un cambiamento della
politica in materia ambientale: una direttiva europea del 1995 ha vincolato gli stati membri
(competenza concorrente in materia ambientale) a creare meccanismi cd di economia circolare per
sì
far che i rifiuti non vengano smaltiti ma recuperati o riutilizzati dove possibile. La direttiva
affinché
prevedeva ad es. incentivi fiscali, altri meccanismi premiali e i cd. appalti verdi la
concorrenza si evolvesse a favore di imprese in possesso di determinati requisiti che promuovono
l'economia circolare. (più
Oggi la materia dei rifiuti ha la sua fonte normativa sovranazionale nella direttiva n. 98/2008
volte modificata) che oggi regola le legislazioni nazionali in tale materia (il codice dell’ambiente ha
recepito le direttive in materia e i relativi aggiornamenti). cioè
L’art. 179 stabilisce il principio di gerarchia di rifiuti, ci sono determinati usi preferenziali
dei rifiuti rispetto ad altri. Esso esprime il seguente ordine di preferenza:
sì
1. prevenzione (riuso di scarti che non sono rifiuti): far che un bene non diventi mai rifiuto e
(durabilità
quindi privilegiare fin dove possibile l'allungamento del ciclo di vita del prodotto dei
prodotti immessi sul mercato). Ad es. gli scarti di legno derivanti dal taglio di altro legno da
finalità
parte di una falegnameria possono essere utilizzati per un'altra anche in un altro
processo produttivo: bene di scarto che rinasce come prodotto in un altro ciclo produttivo (ad
es. come combustibile), a certe condizioni (circolo di sottoprodotti, più avanti*);
2. recupero del rifiuto nelle sue varie f