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Mezzogiorno - mi sento in colpa.” (Clara
Gallini, Francesco Faeta, I viaggi nel Sud di
Ernesto De Martino, Torino, Bollati
Boringhieri, 1999, pag. 12.)
Nei testo “Sud e Magia” e “La Terra del
Rimorso” De Martino approfondisce la
questione della jettatura a Napoli e della crisi
della presenza, nel primo, e di un rito antico
quasi scomparso, del tarantismo a Galatina,
provincia di Lecce, nel secondo testo. In
questi libri l'antropologo di origine
napoletana concretizza le sue ricerche a
Napoli, nell'area della Lucania (Basilicata) e
nella zona del Salento (Galatina, provincia di
Lecce, Puglia). Le sue analisi portano a
comprendere come la persistenza di
dispositivi mitico-cultuali, ovvero riti, cultuale
è sinonimo di rituale, che hanno un supporto
ovvero una presa nelle persone perché unico
mezzo per quelle stesse persone di superare
un momento di crisi, sono il frutto di un
processo storico, di un processo sociale ed
economico. Un esempio è la persistenza
della jettatura a Napoli dovuta alla
scomparsa di una borghesia che si rifacesse
ai dettami dell'illuminismo (Sud e Magia). Un
altro esempio
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Corso di Laurea: Insegnamento: Numero
lezione: Titolo:
è la persistenza del tarantismo a Galatina (La
Terra del Rimorso) dovuto a questioni sociali
e giuridiche e di genere.
L'idea, poi, che un dispositivo culturale
come il pianto rituale, ben spiegato e
analizzato nel testo “Morte e Pianto Rituale”,
sia un meccanismo di decostruzione della
realtà, da parte, di un singolo individuo o di
una famiglia colpita da un trauma, che in
realtà colpisce tutta la comunità, e che tale
dispositivo, in stricto sensu, serva come
meccanismo di difesa e di superamento
della crisi, per tutta la comunità e non solo
per l'individuo colpito dal dramma, è una
intuizione sulle ragioni sociali e culturali
dell'istituzione del dramma sociale che
avviene dopo la morte di un congiunto e di
come si supera. La ricomposizione del
dramma, e il superamento della crisi
susseguente, a erma De Martino, avviene
attraverso la comprensione del momento di
crisi e il supporto della comunità.
Ad Ernesto de Martino (1908-1963) si deve
l'uscita dal letargo dell'antropologia italiana
dopo gli sfaceli della dittatura fascista.
Laureato con una tesi in loso a della
religione all'Università di Napoli è stato
ff fi fi
antropologo, etnologo, storico delle religioni
e studioso delle tradizioni popolari e padre di
quella Etnopsichiatria italiana che vedrà in
seguito con Vittorio Lanternari e Roberto
Beneduce i suoi più importanti successori.
Allievo del losofo Benedetto Croce porta,
grazia alla sua formazione di tipo loso co e
in seguito ad interessarsi di etnologia e
antropologia una luce nuova e personale allo
studio dei fatti sociali.
Lo studio delle culture, e più precisamente
delle culture del Sud Italia, non sono il suo
solo interesse: antifascista ed entrato nel
partito socialista engli anni '40 poi passerà al
Partito Comunista Italiano (P.C.I). Partito
comunista, va detto, che come capita
spesso mal digerisce gli intellettuali critici e
che lo caccerà alla ne degli anni '50.
Il suo impegno civile diventa parte della sua
ricerca e dei suoi studi. Quando Angelo
Brelich diverrà ordinario di storia delle
religioni alla Sapienza di Roma, anche lui
parteciperà al concorso per il posto da
professore ordinario ma proprio la sua
militanza nel P.C.I. gli farà preferire Angelo
fi fi fi fi
Brelich, lui sarà docente di antropologia a
Sassari, quando in quegli anni essere
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Corso di Laurea: Insegnamento: Numero
lezione: Titolo:
“sbattuto in Sardegna”, chiamata anche
l’India delle nostre parti, signi cava essere
mandato in esilio.
È il mondo cosiddetto “subalterno”, per
utilizzare una categoria di Antonio Gramsci a
cui De Martino si indirizza, e cerca di dar
voce proprio a questi gruppi diseredati e
dimenticati.
Mette in discussione l'idealismo di
Benedetto Croce che rappresenta per lui un
modo per relegare il mondo del Sud Italia, e
principalmente quello contadino, ad un
livello storico e sociale meno sviluppato
della società italiana dell'epoca.
Nel “Il Mondo Magico. Prolegomeni a una
storia del magismo” pubblicato nel 1948,
l'antropologo italiano cerca di far emergere
tutte le contraddizione dell'etnocentrismo
dominante e, contestualmente, come gli
fi
stessi soggetti della sua ricerca, sono
protagonisti della storia e nel loro modo di
pensare e concepire il mondo ci sia una
forma di ribellione alla natura opprimente e
alla cultura dominante che li relega in fondo
alla società.
Ernesto De Martino riconosce che la società
contadina del Sud Italia vive una doppia
rappresentazione: vi sono parti moderne e
parti rimaste collegate al passato. Proprio
perché tali rappresentazioni convivono
sarebbe utile,
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lezione: Titolo:
questo il pensiero di De Martino, studiarle
per poterle analizzare e provare ad
indirizzarle verso un momento di coesione e,
ancora, per liberarle dalla subarlternità della
borghesia.
Una delle categorie antropologiche inventate
da De Martino, e fondante anche della
psichiatria transculturale e etnopsichiatria in
Italia, è la “perdita della presenza”. Per
l'antropologo napoletano l'impossibilità di
vivere e agire il mondo fenomenico con le
proprie categorie storiche, ma anche con la
presenza dell'uomo come protagonista nella
storia e, anche, la sua incapacità di trovare
attraverso le proprie conoscenze sia
relazionali che psichiche che sociali, per
sociali intendiamo lo Stato, una soluzione a
quella che De Martino chiama “natura
opprimente”, l'uomo entra in crisi. Una crisi
profonda, che lo porta ad autoescludersi, a
perdersi, a non trovare la via per uscire da
questa crisi. Va detto che buona parte di
questa crisi è data, nel Sud Italia degli anni
'40 e '50 dalla mancanza di protezione
sociale, di servizi sociali adeguati, alla
mancanza di un servizio sanitario nazionale,
che arriverà solo nel 1978, a un tipo di
protezione anche giuridica all'uomo ma
soprattutto alla donna. Il suo scopo è quello
di difendere gli uomini e le donne del
meridione dalle accuse che di solito si
facevano al Sud, ma che ancora si fanno, di
essere primitivi, di essere una “palla al
piede” dell'Italia che lavora e “corre”, di
essere luogo di superstizione.
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lezione: Titolo:
Lo stesso De Martino sostiene: che: “Dinanzi
a questi esseri mantenuti a livello delle
bestie malgrado la loro aspirazione a
diventare uomini, io - personalmente, io
intellettuale piccolo borghese del
Mezzogiorno - mi sento in colpa.” (Clara
Gallini, Francesco Faeta, I viaggi nel Sud di
Ernesto De Martino, Torino, Bollati
Boringhieri, 1999, pag. 12.)
Nei testo “Sud e Magia” e “La Terra del
Rimorso” De Martino approfondisce la
questione della jettatura a Napoli e della crisi
della presenza, nel primo, e di un rito antico
quasi scomparso, del tarantismo a Galatina,
provincia di Lecce, nel secondo testo. In
questi libri l'antropologo di origine
napoletana concretizza le sue ricerche a
Napoli, nell'area della Lucania (Basilicata) e
nella zona del Salento (Galatina, provincia di