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SOFOCLE
era originario di un demo dell’Attica che si chiamava
Sofocle Colono, che darà
poi origine ad una delle sue opere (Edipo Questo demo è
a Colono).
particolare perché conservava un sacello dedicato proprio a Edipo,
personaggio della mitologia che aveva molto interessato l’autore. Ci si
potrebbe chiedere come mai un personaggio dalle vicende così travagliate
fosse venerato proprio lì, e infatti questo è un problema che si pone lo stesso
Sofocle: come è possibile che l’uomo più empio possa essere venerato dai
Greci?
LA TRAGEDIA DI SOFOCLE
Sofocle fu molto amato dai contemporanei e vinse la sua prima trilogia nel 468 a.C. Tuttavia, delle sue
opere, in origine 123, ce ne restano solamente sette perché gli antichi decisero di conservare di ogni
autore sette opere, che erano quelle che loro ritenevano le migliori. Sostanzialmente era una scelta
scolastica, poiché quelle erano le opere che venivano lette nelle scuole.
Il più fortunato sarà Euripide, di cui ci rimangono ben 19 opere per un caso fortuito.
Osservando le opere di Sofocle, rispetto alle precedenti che si chiamavano Coefore, Eumenidi, Persiani
opere di cui,
ecc., qui troviamo dei nomi diversi, ad esempio: Edipo Re, Elettra… probabilmente
di 409 a.C. e l’Edipo
solamente due sono databili, cioè il Filottete a Colono che venne messo in scena
MA DA QUESTI TITOLI, COSA NOTIAMO? La concentrazione adesso
dopo la sua morte, nel 401 a.C.
non è più sull’aspetto corale come accadeva con Eschilo, ma sul singolo personaggio. Ciò che interessa
è capire l’evoluzione del personaggio e, soprattutto, il dramma che vive con il mondo esteriore. E
insieme a questo personaggio centrale, Sofocle inserisce altri personaggi che ruotano intorno al
protagonista e che hanno sostanzialmente la funzione di sostenere o contrastare il progetto
dell’autore principale. con quest’ultimo il dramma si consumava all’interno di un
Altra differenza con Eschilo è che, mentre
rapporto bilaterale tra eroe e coro, adesso, invece, siccome tutto si concentra sulla figura centrale, ciò
che interessa vedere non è solo il rapporto con la realtà esterna, ma anche i rapporti con i personaggi
che ruotano intorno.
→
GLI EROI Nelle figure scelte dal mito ci sono ovviamente gli eroi della tradizione, però si tratta degli
eroi di Tebe o di Argo. In genere, questi tragediografi vanno a cercare miti che non sono della
tradizione ateniese, ma spesso vengono da città vicine ad Atene, perché volevano mostrare come
queste altre città fossero dei sistemi antidemocratici: Edipo, ad esempio, era un tyrannos. Insomma,
tutto l’aspetto del male politico, i tragediografi lo proiettavano in uno scenario esotico, fuori Atene.
Altra caratteristica di questi personaggi è che essi, nella loro tragicità, spesso non sono compresi dal
mondo circostante, perché è un mondo in costante evoluzione. Quindi, quello che è alla base del
dramma dei personaggi è il vivere un rapporto con la polis non risolto: queste sono figure lacerate nel
loro rapporto con la comunità e spesso vivono un conflitto della scelta. Tutto ciò era presente anche
nell’Orestea, ma la scelta non è una scelta tra un comportamento interiore, ma è uno scegliere cosa
fare in rapporto allo stato: il confronto non è più tra il trionfo della legge pubblica sul diritto privato,
Tant’è
ma è il confronto tra il diritto privato e il diritto pubblico che non sono più in armonia tra di loro.
l’Antigone, è diventata un po’ il simbolo della cultura dell’800,
che una delle tragedie di Sofocle,
mentre Edipo simbolo del 900: Antigone perché rappresenta il conflitto tra l’uomo, l’individuo e lo
stato; mentre Edipo il conflitto interiore, che non è assolutamente risolvibile dalla città (a differenza di
Anzi, nell’Antigone il conflitto non solo
Oreste che riesce a risolvere la sua situazione grazie alla città).
non si risolve, ma diventa lacerante perché tutti sono vittime di questo conflitto tra la legge individuale
e la legge dello stato.
Anche l’Edipo re è la tragedia del conflitto individuo/città, perché quando comincia questo conflitto
PERCHÉ NON
egli si trova a fare i conti con una città che lo accusa di non essere un buon governante.
Perché in città c’era la peste, e per gli antichi era sempre il simbolo di
ERA UN BUON GOVERNANTE?
una cattiva gestione del potere.
Sofocle, dunque, fu promotore del terzo attore sulla scena, una novità che evidentemente influenzò
anche lo stesso Eschilo. Poi fu l’inventore della skenographia, scene che cambiavano grazie ai pynakes,
strumento che gli antichi attribuivano a Sofocle e che anche Eschilo utilizzò nella sua trilogia.
LE OPERE →
(442 A.C.) Protagonista è una figlia di Edipo che deve seppellire il corpo del fratello che
ANTIGONE
aveva combattuto per la città. Tuttavia, l’Editto di Creonte, divenuto re dopo la cacciata di Edipo,
impediva la sepoltura di questo fratello, e Antigone, per tutta la vicenda, oppone alla legge di Creonte
non una legge positiva (cioè emanata dallo stato), ma una themis: sono quelle leggi che sono state
“non
poste dagli dèi ben prima del diritto positivo (nel mondo moderno, una potrebbe essere
themis
uccidere”, poiché non è una legge positiva; poi ci sono leggi dette nomoi che puniscono proprio
l’uccisione di qualcuno e cambiano nel tempo).
QUINDI, COSA PREVEDEVA THEMIS PER ANTIGONE? Prevedeva che, nel caso di morte di un parente,
la donna dovesse prendersi cura del suo cadavere, un procedimento che consisteva in due atti: lavarlo
e seppellirlo. Ed è questo sostanzialmente ciò che rivendica la donna. E ciò che interessa a Sofocle è
dimostrare come in realtà questi conflitti non siano risolvibili in ambito pubblico, ma possono essere
riconducibili ad una pietà che è quella degli dèi. Anche Edipo vive, grosso modo, un dramma simile.
o meglio, l’errore
COSA DICE ALLORA SOFOCLE? Sostanzialmente che la colpa individuale, individuale,
dato che Edipo non ha colpa, rimane qualcosa che contamina la città, perché egli, fin quando rimarrà a
Tebe, la città sarà colpita dalla peste. In poche parole, ciò che è privato è anche politico.
Questo conflitto era proprio simbolo della tragedia di Sofocle: un individuo che lotta contro la sua
E allora, l’Edipo a Colono è proprio il simbolo di questo uomo che ha fatto del male, anche se
società.
inconsapevolmente, e alla fine diventa oggetto di culto.
l’unica tragedia in cui
→
FILOTTETE (409 A.C.) È non compaiono le donne, perché le altre sono
ambientate tutte in contesti cittadini o nell’oikos, mentre questa è ambientata in guerra. Trovandoci in
un campo militare, ovviamente non vi sono figure femminili.
QUAL È IL SENSO FINALE DELLA TRAGEDIA DI SOFOCLE?
Contrariamente a ciò che dice Aristotele, che sosteneva la tragedia fosse solo azione, Sofocle cerca,
invece, di entrare nel dramma vissuto dall’eroe, cioè nel travaglio interiore.
E DUNQUE, QUAL È IL SENSO? Se è vero che rimane attivo il conflitto tra la comunità e l’eroe, è anche
vero che c’è una sua riabilitazione voluta dagli dèi. Ma un elemento della tragedia di Sofocle è che di
fronte al dolore bisogna rassegnarsi: mentre Eschilo dice che il dolore ci insegna qualcosa, Sofocle è
invece l’autore della rassegnazione, da cui deduciamo che egli fosse ancora imbevuto della cultura
tragica arcaica.
Interessante, poi, è che spesso l’eroe giudica la propria condizione attraverso una dichiarazione, poi
rovesciata dal deuteragonista: ci troviamo di fronte ad una struttura di dialogo che ricorda molto
quella dei sofisti, perché i personaggi che discutono con l’eroe cercano di dimostrare l’infondatezza di
quello che dice oppure propongono una nuova visione dei fatti.
EURIPIDE
L’ultimo dei grandi tragediografi è Euripide, nato nel 480 a.C. probabilmente.
Secondo gli antichi, Eschilo, Sofocle ed Euripide sono legati alla data del 480 a.C., periodo della celebre
Battaglia di Salamina: Eschilo perché vi avrebbe partecipato, Sofocle avrebbe guidato il coro che intonò
il pena, Euripide perché nacque quel giorno.
Mentre Eschilo era un aristocratico, secondo la tradizione Euripide era figlio di due commercianti,
soprattutto sua madre era una erbivendola. Tuttavia, gli ultimi anni della sua vita li visse a Pella, e si
trasferì lì perché è un autore non compreso dai suoi contemporanei, tant’è che egli vinse solamente
quattro volte rispetto ai grandi successi di Sofocle.
TRAGEDIA EURIPIDEA Perché fu un grande innovatore, cioè è colui che
PERCHÉ EURIPIDE EBBE COSÌ SCARSO SUCCESSO?
stravolse la tragedia. Soprattutto, egli era uno spregiudicato e discuteva di ogni valore, anche quelli
tradizionali, oltre ad essere quello che mette in evidenza le disfunzioni della grande Atene
contemporanea. Di seguito alcune caratteristiche dell’opera euripidea.
→
INNOVAZIONE MUSICALE Quando leggiamo un verso di Euripide, ci troviamo di fronte a un verso
abbastanza complicato, con sillabe in più, forse perché egli aveva innovato anche dal punto di vista
musicale.
La seconda cosa è che, a differenza dei predecessori, che avevano fede nella legge dello stato e nella
legge degli dèi, qui viene messo tutto in discussione: con Euripide il teatro diventa davvero il luogo
della contestazione, e sembrano non esserci dei punti fermi. Egli racconta spesso di Atene della sua
decadenza, del fatto che stesse perdendo guerre e soprattutto di una Atene che perde la sua centralità
come città delle nuove idee, della democrazia e dei confronti.
→
UMANIZZAZIONE DEL MITO Un’altra cosa non gradita ai suoi contemporanei è stata quella di
pensare all’eroe come un uomo, cioè: gli eroi di Euripide non sono semidei, ma degli uomini, figure
umanizzate quasi alla pari della cond