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Il ruolo dei governi nell'economia durante la crisi
I governi di quasi tutti gli stati cominciarono ad attuare un maggiore controllo sul sistema economico attraverso interventi sui cambi, sui prezzi e sui salari. L'assunzione di ampie e precise funzioni economiche da parte dello stato era ritenuta necessaria dall'economista inglese Keynes. Egli sosteneva che il livello della produzione e dell'occupazione non era determinato dalla disponibilità di risorse, ma dalla domanda complessiva, ossia dalla spesa per i consumi e per gli investimenti. A tale scopo i governi non dovevano più porsi come obiettivo il pareggio del bilancio; essi, al contrario, dovevano promuovere la realizzazione di opere pubbliche, concedere contributi e sussidi.
Negli Stati Uniti il crollo della borsa ridusse drasticamente il patrimonio della massa degli speculatori e dei risparmiatori. Uno dei più tragici effetti della crisi era però la disoccupazione; i disoccupati erano costretti a ricorrere in massa alla carità.
La tensione sociale raggiunse momenti di estrema gravità. Nell'agosto del 1932 migliaia di disoccupati attuarono a Washington una grande marcia di protesta che venne duramente repressa dall'esercito. Una tale situazione non poteva non influire sulle elezioni presidenziali del 1932: sostenuto da un'ampia base sociale, che andava dagli imprenditori alla massa dei lavoratori, vinse le elezioni Franklin Delano Roosevelt. Il nuovo presidente avviò subito un piano per affrontare la grave crisi economica, noto come New Deal. Questo fu volto a risanare prima di tutto la situazione finanziaria. Per riequilibrare il bilancio statale vennero ridotte le spese e introdotte nuove tasse. In campo monetario le decisioni più importanti furono l'abbandono del dollaro e la sua svalutazione. Per attenuare il disagio sociale, vennero aumentati i sussidi di disoccupazione, concessi finanziamenti per l'acquisto di abitazioni e realizzati lavori pubblici che consentirono
L'impiego di manodopera. Le prime misure di emergenza furono seguite da interventi nei vari settori produttivi. La principale misura di politica agricola fu l'Agricultural Adjustment Act che prevedeva la concessione di sovvenzioni per evitare la sovrapproduzione e stabilizzare i prezzi. Nel giugno del 1933 fu approvato il National Industrial Recovery Act con il quale si intendeva favorire la ripresa della produzione industriale incentivando i consumi. I provvedimenti decisi nel 1933 contribuirono al superamento dell'emergenza ma non raggiunsero pienamente gli obiettivi prefissati. Il National Industrial Recovery Act consentì un calo della disoccupazione ma non ridusse il potere dei grandi monopoli. Visto il parziale fallimento dei primi provvedimenti, Roosevelt e i suoi collaboratori decisero di intensificare la politica riformatrice. Ad essa però si opposero gli ambienti imprenditoriali e finanziari che la consideravano costosa e non produttiva. Nel maggio del
1935 venne istituita la Works Progress Administration con il compito di attuare un vastissimo programma di lavori pubblici, che rese possibile l'ammodernamento delle infrastrutture e l'impiego di otto milioni di lavoratori. Inoltre nel mese di luglio venne approvato il National Labor Relations Act che riconosceva ai lavoratori la libertà di organizzazioni sindacali, il diritto di sciopero e la contrattazione collettiva. Con il Social Security Act che istituiva la pensione di vecchiaia e l'assicurazione contro la disoccupazione per gran parte dei lavoratori, vennero poste le basi di un sistema di previdenza sociale. Confermato presidente nel novembre del 1936, Roosevelt, varò altri provvedimenti a favore dei lavoratori. Tale politica produsse un rilevante progresso, ma limitati furono i suoi effetti sulla crisi economica. La disoccupazione continuava ad essere elevata e l'inflazione era in aumento. In seguito ad una vasta ondata di scioperi il grande padronato
reagì con una decisa riduzione degli investimenti che aggravò la recessione. Nel frattempo il progressivo deterioramento delle relazioni internazionali imponeva maggiore attenzione per la politica estera. Roosevelt manifestò la sua avversione verso il nazismo e promosse il potenziamento della produzione bellica. Sarà proprio quest’ultima che consentirà il definitivo superamento della recessione e l’avvio di una nuova imponente fase di espansione economica. In Germania il collasso dell’economia determinato dalla crisi del 1929 portò alla instaurazione del regime nazista. Nel settembre del 1930 si svolsero le elezioni per il Reichstag: moderati e conservatori risultarono indeboliti e i nazisti diventarono il secondo partito dopo i socialdemocratici. Iniziò così la rapida ascesa del partito nazista, resa possibile dalla crisi economica, dai contrasti sociali, dalla instabilità politica e da vari altri fattori.
chefavorirono una sempre più massiccia adesione al programma di Hitler.Questo appariva in grado di soddisfare aspirazioni diffuse in tutte leclassi sociali; il suo fine era la rinascita della nazione tedesca, perottenere la quale era indicata come necessaria la realizzazione di unregime i cui fondamenti fossero: il completo assoggettamentodell'individuo allo stato, l'assenza di conflitti interni, il rispetto per legerarchie politiche e sociali, il consolidamento della potenza militare e lapurezza della razza. Il popolo germanico avrebbe dovuto riaffermare lasuperiorità della razza ariana, imponendo la propria supremazia sugli altripopoli. Ostacoli da eliminare per l'attuazione di tale programma eranoconsiderati il comunismo, il sistema politico liberale e democratico esoprattutto gli ebrei, ritenuti responsabili della crisi economica, deldecadimento generale della nazione tedesca. Sul piano economico ilprogramma nazista sottolineava l'importanza
La diffusione del programma nazista fu sostenuta da una massiccia opera di propaganda e da sistematiche iniziative intimidatorie e terroristiche da parte delle formazioni armate del partito, le SA e le SS (per colpire i militanti della sinistra). Un altro elemento che favorì l'ascesa al potere di Hitler fu la crisi della repubblica di Weimar. Questa si basava su un fragile compromesso tra i ceti dominanti e la classe operaia. L'equilibrio di quella situazione poté funzionare finché l'economia del paese si sviluppava, ma con la crisi del '29 entrò in crisi e il governo di Weimar non riusciva ad elaborare strategie economiche. Favorito da tutte queste circostanze, il nazismo ebbe una sempre più ampia diffusione sociale: vi aderirono le masse popolari, colpite dalla disoccupazione e deluse dal socialismo.
Il ceto medio impoverito dall'inflazione. La svolta decisiva si ebbe tra il '30 e il '32, quando il nuovo governo cattolico, privo di maggioranza in parlamento, era costretto a ricorrere all'appoggio della destra e della sinistra e spesso legiferava con decreti d'urgenza, controfirmati dal presidente. In questi anni si indebolì il potere legislativo a favore di quello del presidente. Intanto Hitler stringeva rapporti con l'esercito, con l'industria pesante e con i grandi proprietari terrieri. Nel 1932 Hitler pretese che gli venisse affidato il governo; ormai la situazione era ingovernabile e non si riusciva a formare una maggioranza stabile. Alle elezioni il partito nazionalsocialista risulta il primo partito. Hitler sale al potere a capo di un governo di coalizione conservatore e in poco tempo distrusse la democrazia e creò uno stato totalitario. Nel 1933 Hitler viene nominato cancelliere, assume la guida del governo e ha la maggioranza.
Assoluta in parlamento, dal quale ottiene pieni poteri: mette fuori legge il partito comunista, abolisce ogni libertà e garanzia costituzionale e ogni dissenso. Chiude i giornali di opposizione e le sedi sindacali. Inoltre scioglie tutti gli altri partiti tranne quello nazionalsocialista. Hitler riuscì in tempi rapidi ad assumere potere dittatoriale, facendo ricorso a trasformazioni istituzionali, provvedimenti legislativi, misure eccezionali, oltre che alla violenza e alla repressione. Il 27 febbraio i nazisti incendiarono il palazzo del Reichstag, attribuendone la colpa ai comunisti. In tal modo essi intendevano suscitare una tensione sociale tale da favorire un massiccio afflusso di voti verso il partito nazista e allo stesso tempo giustificare la repressione e la sospensione dei diritti politici e civili. Il giorno successivo si limitava la libertà di stampa e di riunione. Nonostante la violenza e le misure eccezionali, il partito nazista non ottenne la maggioranza.
Sostituito con la corte suprema del popolo, che era composta in maggioranza da funzionari del partito nazista, SS e militari. Il regime nazista cercò di favorire lo sviluppo industriale, promuovendo lavori pubblici e potenziando l'apparato militare. I primi erano destinati in gran parte alla realizzazione di infrastrutture, soprattutto di strade ed autostrade e alla costruzione di edifici pubblici, il cui scopo era anche quello di testimoniare la potenza del regime. Una nazione potente, decisa ad imporre con la guerra la propria supremazia, doveva essere autosufficiente. A tal fine venne promosso il massimo sfruttamento di tutte le risorse interne e si diede impulso alla ricerca di nuove fonti di energia e materie prime. Il regime intervenne nei rapporti tra datori di lavoro e lavoratori; i diritti sindacali furono completamente soppressi, lo sciopero venne considerato un crimine. Per il contenimento del costo del lavoro, vennero adottate varie misure, tra cui la riduzione dei
salari, l'aumento