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Quali effetti di questo dibattito in Italia a metà secolo

Abbiamo visto Hayez, con dimensione eroica di gruppi; siciliani che incarnavano il mitorisorgimentale di un'Italia unita, sofferente, ma in cammino verso la redenzione politica e culturale (miraggio dell'Unificazione del Paese). Ora... Morelli Domenico, pittore di origine campana, molto longevo (morirà a Napoli nel 1901 → avrebbe lasciato eredità importante di una pittura di storia che, confrontata con Hayez, si fa più intima e su scala umana → non più grande affresco corale ad essere privilegiato, ma singoli uomini → microstoria, vicenda di singoli individui, come in questo caso, in cui la vicenda è più concitata e filtrata alla sensibilità del singolo uomo in una sorta di tensione empatica da parte dell'osservatore verso protagonisti, con cui finisce per identificarsi e solidarizzare. The Iconoclasts, 1865 Altro esempio, tema dei vespri siciliani.di Macchiaioli e Milano con la Scapigliatura). Il dipinto "The Sicilian Vespers" di Domenico Morelli, realizzato tra il 1859 e il 1860, rappresenta uno scontro che avviene sullo sfondo tra italiani e angioini durante la rivolta delle Vespri Siciliani. Tuttavia, l'evento che ha scatenato la rivolta, ovvero l'oltraggio alla donna, viene messo in secondo piano. L'approccio di Morelli è diverso, concentrandosi maggiormente sui dettagli e sulla psicologia delle persone. Questo dipinto viene considerato un antesignano della pittura di indirizzo più spiritualista e psicologista, tipica della fine del secolo e del movimento simbolista. Nonostante ciò, si possono ancora trovare legami con un robusto realismo, che caratterizzerà per molto tempo la pittura ufficiale di storia italiana. Con Morelli si registra un cambio di passo che coinvolge prima l'Italia meridionale, grazie all'influenza del maestro campano a Napoli, e successivamente il centro-nord, anche grazie agli scambi e ai confronti tra realtà apparentemente periferiche rispetto ai grandi centri culturali, come Firenze con il movimento dei Macchiaioli e Milano con la Scapigliatura.

(macchiaiola).PITTURA DEI MACCHIAIOLI

Anche in Toscana insofferenza accademica verso discorso di storia ingessata nelle forme di un pittore come Hayez.

Sulla scorta di primi incontri con Napoli (Cecioni fu tramite, oltre a Altamura → fecero da tramite) iniziano a sperimentare pittura all'aria aperta, en plein air.

Pittura che rivendicava autonomia, verifica diretta e personale di quei rapporti di luce, atmosfera ed esperienza stessa dell'oggetto (esperito, conosciuto, ritratto dal vero).

Se la parola d'ordine per la pittura di questi anni è en plein air, quella di quella italiana è "dal vero" → mantra, condizione irrinunciabile per un pittore che si definisce moderno e che vuole distaccarsi dalla tradizione accademica.

Figura el pittore spesso militante, politicamente impegnato → macchiaioli erano direttamente coinvolti nelle battaglie di Indipendenza del Paese (pro Unificazione del Paese); per quanto riguarda Italia meridionale avevano

parte del testo fornito: partecipato ad impresa garibaldina dei Mille → non deve sorprendere che molte composizioni a inizio carriera, come qui, fossero dedicate a scene di battaglia. Giovanni Fattori, Italian Field after the Battle4 of Magenta. Subito dopo Unificazione → si celebra impegno militare dei martiri della causa risorgimentale. Linea di orizzonte alta, costruzione per piani sovrapposti, punto di vista ravvicinato… tutti elementi usati sempre più radicalmente e plasticamente tra 1860 e 1870 (soprattutto in ambito francese). Macchiaioli pittori soprattutto di campagna, che rifuggono rapporto con la storia o la figura, per dedicarsi, come qui (vedi sotto) a una intima, colloquiale, paesana. Silvestro Lega, The Pergola, 1868. Scuola di Staggia o pittori di Castiglioncello, ospiti della figura di Diego Martelli (pittura in direzione delle conquiste contemporanee maturate in ambito francese, a partire dal magistero di Courbet e la sua militanza politica e ideologica a cui facevamo parte. Ecco la versione formattata utilizzando tag html:

partecipato ad impresa garibaldina dei Mille → non deve sorprendere che molte composizioni a inizio carriera, come qui, fossero dedicate a scene di battaglia.

Giovanni Fattori, Italian Field after the Battle4 of Magenta.

Subito dopo Unificazione → si celebra impegno militare dei martiri della causa risorgimentale.

Linea di orizzonte alta, costruzione per piani sovrapposti, punto di vista ravvicinato… tutti elementi usati sempre più radicalmente e plasticamente tra 1860 e 1870 (soprattutto in ambito francese).

Macchiaioli pittori soprattutto di campagna, che rifuggono rapporto con la storia o la figura, per dedicarsi, come qui (vedi sotto) a una intima, colloquiale, paesana.

Silvestro Lega, The Pergola, 1868.

Scuola di Staggia o pittori di Castiglioncello, ospiti della figura di Diego Martelli (pittura in direzione delle conquiste contemporanee maturate in ambito francese, a partire dal magistero di Courbet e la sua militanza politica e ideologica a cui facevamo parte.

riferimento scorsa settimana e, daanni Settanta in poi, verso pittura impressionista).Rispetto alla pittura che sarà concentrata su modernità, caffè-concerto, danzanti, ferrovie... luoghi propri di una modernità galoppante e del progresso tecnologico unito a un costume sociale emancipato e disinvolto (più di quanto non potesse essere quello toscano, in cui si celebrano riti come caffè pomeridiano sotto la pergola in ambiente agreste, imperturbabile di fronte a qualsiasi idea di moderno).Paradossalmente, agli occhi di questi aspetti, ambiente agreste era naturale, genuino → fuga dalla campagna per riportare nel dibattito di quegli anni valori di freschezza e genuinità che pittura di storia, pratica della copia e del da pres avevano fatto perdere di vista. In questo pittura macchiaiola è presidio di modernità nella pittura italiana dell'Ottocento.Altro esempio: Michele Cammarano, forse il più informato diciò che accadeva in quegli anni in Francia (soprattutto realismo di Courbet). Ozio e lavoro. Borghese in primo piano, sfatto, ritratto nella sua sfiancante vita mondana. Di contro, separazione irriducibile segnata dalla linea che attraversa il dipinto nella sua trasversale lunghezza (coincide quasi per intero con diagonale della composizione) che ritrae al lavoro molti contadini che – magari – lavorano per lui e per poter mantenere ritmi, agi e consuetudini della sua vita borghese. Ambientazione ancora riflette principi di una pittura dal vero, en plein air (presa diretta sulla realtà), che serve la causa radicale di una realtà scomoda, polemica, combattente, di denuncia. De Nittis, che freddo. Attratto dall’orbita di Goupiul, gallerista della pittura di genere (collezionismo di arte moderna internazionale), che privilegia scene quasi macchiettistico – bozzettistico. Influenza del mezzo fotografico (praticato da molti di essi in prima persona). Moltiartisti di questa stagione (anche intellettuali come Verga, Capuana, Zola → rivoluzione naturalista del romanzo ottocentesco in Europa erano anche fotografi). Fotografia come strumento per acquisire visione sulla realtà più rapida, immediata e in presa diretta, ma anche nella sua composizione più moderna (costringe la visione in un perimetro ben più circoscritto che non quello della visione naturale potenzialmente a 360°). Ancora una volta punto di vista ravvicinato, composizione più chiusa lateralmente, con taglio fotografico. Ci aspetteremmo apertura più ampia della linea dell'orizzonte. Focus è, fotograficamente, quasi tagliato. Linea dell'orizzonte sempre più alta o bassa, tale da rimodulare equilibri della composizione, anche qui giocata su piani sovrapposti. Qualità atmosferica propria di una pittura che tenta la sfida (giorno per giorno, all'aria aperta) naturalistica, quanto più fedele.

Possibile alla realtà. De Nittis, la colazione in giardino. Niente di particolarmente significativo. No episodio di storia antica. Celebrazione della vita di tutti i giorni, con riferimento di contesti di questo tipo, delle classi agiate francesi dell'epoca, che potevano permettersi elegante colazione in giardino.

Le moulin de la galette (?)

Taglio obliquo della composizione, che ritroviamo anche in De Nittis prima. Eccentricità del palo in primo piano, elemento apparentemente incongruente. In una composizione ideale sarebbe stato espunto. Di fronte a una pittura dal vero, votata alla rappresentazione della realtà tout court, deve stare dov'è rispetto al punto di vista e osservazione del pittore.

Scelta radicale di ritrarre una folla (tema della folla tipicamente metropolitano, moderno, borghese – folla anonima, indefinita, impersonale delle grandi metropoli che qui assume valori di protagonismo collettivo) che si accalca per entrare all'interno.

del locale. Colori saturi, pieni. Nottambulismo favorito anche da luce elettrica. Resa illuministica caposaldo e guida di una pittura culturalmente orientata. Altro esempio di Zandomeneghi Federico, Paris. Scampagnate, pic-nic saranno pane quotidiano della società parigina nella seconda metà dell'Ottocento, eletti dai pittori a testimonianza di un'umanità e società moderne, in cammino, che si autocelebrano in nuovi riti sociali, nella conquista di nuovi spazi (giardino pubblico è prerogativa propria di una cultura borghese nell'Ottocento - poter condividere spazio verde rispetto a giardini privati di aristocrazia di Ancient Régime).

IL TERZO PIÙ IMPORTANTE È GIOVANNI BOLDINI (oltre a De Nitti e Zandomeneghi) Giovanni Boldini, Madame Charles Max. Mise ricercatissime, affidate alla confezione di grandi stilisti e sarti dell'epoca, che documentano uno stile di vita e dimensione del gusto e della cultura femminile.

(della Bella Epoque, epoca felice, gloriosa, raggiante, che sembrava non finisse mai, in Francia di fine secolo – qui si cristallizza il mito della ville lumiere, che non dorme mai, ricca di stimoli e occasioni, di possibilità di incontro, in cui è condensata la realtà del mondo. New York soppianterà Parigi nel '900 come capitale internazionale dell'arte). Boldini Giovanni, Portrait of Mille Lantelme, 1907 Ritratto che rimarrà fedele alla cifra virtuosistica di una pittura veloce, rapida, elegante, fatta di poche pennellate, eleganti, precise e puntuali, dall'aura fascinosa, incipriata, ineffabile, elegante e mondana alla sua pittura. MANET Manet, Le déjeuner sur l'herbe, 1863. Qui il discorso controcorrente acquistava ufficialità pari a quello ufficiale. Salon des refuses → difesi dall'opinione pubblica, a cui viene riconosciuto il diritto di esporre, ma in un contesto di marginalizzazione. Più chedissenso e repulsione, tutto questo concorre a creare addirittura interesse "clandestino", tale però da non poter essere ignorato. Quanto più forte sarà il dissenso pubblico ufficiale verso questi artisti (vedi fine '800 e primo '900), tanto più straordinario sarà il riconoscimento postumo. Cassa di risonanza tale a livello mediatico che innesca meccanismo tipico della cultura di massa in cui noi ancora oggi siamo immersi. Niente è più intrigante del proibito, di ciò che è additato. Furono più i visitatori del salon des refuses che quelli del Salon ufficiale → si solletica una pruderie che reintegra discorso pubblico nei confronti di questi artisti, divenuti veri e propri eroi. Questi epiteti dispregiativi nei confronti di questi artisti saranno medaglie e riconoscimenti alla qualità del loro lavoro. SCANDALO? Non solo la presenza di una donna nuda (1863 era anche data di uscita della Venere di Gabbanel).il cui nudo era anche molto più esibito al centro del dipinto), ma il fatto che era difronte a due giovanotti
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
19 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucabeagle di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea i e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Angelini Alessandro.