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Lubrificanti
I lubrificanti riducono il fenomeno dello sticking, ovvero fanno si che la compressa non resti incollata al punzone superiore o inferiore una volta che è avvenuto il processo di compressione. Bisogna fare attenzione alla quantità usata perchè i lubrificanti propriamente hanno elevata idrofobicità e di conseguenza influenzano la capacità della compressa di liberare il principio attivo, in particolare: questi tendono e migrare sulla superficie della compressa creando una zona non affine all'acqua e quindi rallenteranno il contatto in vivo con i fluidi biologici. Gli antiaderenti hanno e quindi deve essere aggiunto in piccole quantità perchè altrimenti influenza la capacità della polvere di essere compressa.
Disgreganti
I disgreganti determinano la disaggregazione a contatto con l'acqua. Per la maggior parte dei casi sono poco solubili in acqua e tendono a rigonfiare a contatto con l'acqua.
Esercitando una pressione che provoca la rottura della compressa (swelling) Altri disaggreganti, come l'amido, sono solubili in acqua e fanno si che il solvente penetri rapidamente all'interno della compressa
Tensioattivi: aiutano la disaggregazione di una compressa grazia alla loro azione bagnante, in particolare favoriscono la capacità della compressa di entrare in contatto con i fluidi biologici
Attraverso dei dati in vivo, nella fattispecie è stato verificato che la presenza di un tensioattivo, tween 80 aumenta la capacità di liberare il principio attivo e quindi incrementa l'assorbimento (aumento AUC)
Le compresse vengono distinte in:
- Le "COMPRESSE NON RIVESTITE" è la classe più semplice. Queste compresse sono ottenute per compressione di polveri o di granulati. Queste possono essere compresse monostrato o multistrato (compressioni successive). Quest'ultime possono avere un aspetto di:
compressi: per formulare nella stessa compressa principi attivi che sono incompatibili tra loro in maniera tale da somministrarle contemporaneamente.
Strati diversi ma concentrici: questi sono utilizzati, generalmente, per somministrare lo stesso principio attivo in dosi diverse e con tempi di liberazioni diversi, in particolare:
- strato esterno "dose di attacco", ovvero una dose elevata viene liberata immediatamente all'inizio;
- parte interna in cui si realizza una forma farmaceutica in cui c'è un controllo del rilascio del principio attivo, ovvero che viene liberato più lentamente nel tempo.
Le COMPRESSE RIVESTITE ovvero delle compresse a cui, fase di compressione, si aggiunge la fase di rivestimento. Le compresse rivestite si fanno per mascherare odori e sapori sgradevoli, proteggere le sostanze fotosensibili, sensibili all'umidità, all'ossigeno se le sostanze sono.
suscettibili di ossidazione e migliorare la resistenza e la presentazione. Le compresse sono rivestite con delle soluzioni o delle sospensioni di sostanze diverse (gomme, zuccheri, sostanze plastificanti, polioli, cere, coloranti, ingredienti insolubili inerti) che sono spruzzate sui nuclei delle compresse. In generale, le compresse rivestite devono essere: - Resistenti - Bassa porosità (il nucleo non deve assorbire la soluzione o la sospensione con cui noi bagnamo il nucleo) - Buona disaggregabilità - Basso tenore di umidità (per evitare che gli agenti che usiamo possano solubilizzarsi all'interno della compressa) Le tecniche che si utilizzano per preparare le compresse rivestite sono: La CONFETTATURA: il rivestimento è a base di zuccheri. Il processo è importato dall'industria dolciaria e consiste nel confettare il nucleo primario, quindi bagnarlo con una soluzione zuccherina che forma uno strato simile allo strato dei confetti. La confettatura.avviene secondo queste fasi: fase delsealing (nucleo primario viene rivestito dalla "pellicola di isolamento),confettatura vera e propria (si bagnano i nuclei in movimento con unasoluzione zuccherina), fase di lasciatura e lucidatura. Otteniamo i confetti chesono ricoperti da uno strato di zucchero e sono perfettamente lucidi in acciaioGli apparecchi tilizzati si chiamano "BASSINE" e sono contenitori,inossidabile e con un asse inclinato di circa 45° ed al cui interno vengono posti inuclei; le bassine ruotano e sui nuclei che ruotano viene spruzzata la soluzionedi zuccheri.Il RIVESTIMENTO CON MATERIALI FILMOGENI: il rivestimento è uno strato polimerico. Le gocce dell'agente filmogeno si depositano sul nucleo da rivestire fino a formare un film continuo sulla compressa non rivestita. Si possonorivestire le compresse o i granulati che poi verranno compressi. I materialifilmogeni devono essere solubili (no per le gastroresistenti), atossici.stabili, inerti e ad elevato potere filmogeno ovvero devono avere la capacità di depositarsi come un film sottile, continuo, resistente sul nucleo della compressa ad una bassa [ ] perché la soluzione che otteniamo deve essere poco viscosa e non deve opporre eccessiva resistenza allo scorrimento. I materiali filmogeni più utilizzati sono derivati della cellulosa (quindi semisintetici) ed eudragit (polimeri dell'acido acrilico - polimeri sintetici). Gli apparecchi sono simili a quelli della granulazione ad umido. Un processo brevettato è quello di Wurster: "rivestimento in sospensione aeriforme" secondo cui la particella viene investita da un lato dall'aria che la mette in movimento e dal lato opposto dalla soluzione di agente aggiunto. Otteniamo le compresse rivestite con film che comprende le gastroresistenti.
2. Le COMPRESSE EFFERVESCENTI: sono compresse non rivestite destinate ad essere sciolte o disperse in acqua prima della
somministrazione e la loro caratteristica è quella, una volta messe in contatto con l'acqua, di sviluppare un'elevata quantità di anidride carbonica. Le compresse effervescenti sono molto più grandi delle altre compresse perché le quantità necessarie all'effervescenza, ovvero gli eccipienti, sono elevate. 3. Le COMPRESSE SOLUBILI E DISPERSIBILI: destinate rispettivamente ad essere sciolte e disperse in acqua prima della somministrazione. 4. Le COMPRESSE ORODISPERDIBILI: compresse non rivestite che devono liberare rapidamente il principio attivo a contatto con i fluidi presenti nella cavità buccale. Inoltre sono molto sensibili ed infatti solo con l'umidità dei polpastrelli la polvere della compressa diviene appiccicosa. 5. Le COMPRESSE A RILASCIO MODIFICATO: sono delle compresse che sono formulate per controllare il rilascio del principio attivo dopo la somministrazione. 6. Le COMPRESSE GASTRO-RESISTENTI: sono compresse arilascio modificato (nonconvenzionali) rivestite con dei rivestimenti, generalmente di natura polimerica, insolubili al pH dello stomaco e solubili, invece, al pH dell'intestino ove rilasciano il principio attivo.
7. COMPRESSE DA UTILIZZARE NELLA CAVITÀ BUCCALE: rientrano le compresse sublinguali e buccali e quelle che rientrano nella monografia di "preparazioni oromucosali".
PROCESSO DI DISSOLUZIONE partendo da Intorno al 1970 Cartensen ha pubblicato un lavoro in cui assumeva che, "una forma farmaceutica solida unidose, la quasi totalità del processo di dissoluzione avvenisse a carico della forma farmaceutica disaggregata processi coinvolti"; quindi i sono:
- La DISINTEGRAZIONE: dalla compressa si passa ad aggregati di dimensioni elevate
- La DEAGGREGAZIONE e quindi il passaggio a particelle fini
- La DISSOLUZIONE
- L'ASSORBIMENTO.
Una decina di anni dopo Wagner aggiunge delle fasi che precedono quelle dettate da Cartensen; queste fasi sono:
Un tempo iniziale di latenza affinché la forma farmaceutica deve entrare in contatto con il mezzo. 2. Il tempo necessario per bagnare la forma farmaceutica dal mezzo solvente. 3. Il tempo necessario affinché il mezzo di dissoluzione entri nella forma farmaceutica. 4. Stessi passaggi di prima. 5. La "fase di occlusione" che è uno stadio oltre il quale il principio attivo non passa più in soluzione. Riporto in ordinate la % di farmaco che passa in soluzione in funzione del tempo. Si ottiene una curva che ha un andamento ad "S" in cui: - il 1° tratto tiene conto del tempo di latenza e delle fasi di disaggregazione e deaggregazione. - il tratto centrale si riferisce al processo di dissoluzione ed è un tratto rettilineo. - infine si ha la fase di occlusione. Si possono avere tre casi: grafico A: c'è solo il processo di dissoluzione e si vede che manca il tempo di latenza e manca il tempo di disaggregazione e quindi è unacompressa che libera gradualmente il principio attivo per dissoluzione
Le curve B e C differiscono per la fase di disaggregazione:
- B ha una disaggregazione rapida. Qui il passaggio in soluzione sarà lo stadio limitante
- C ha una disaggregazione lenta; da ciò deriva che questo è l'andamento di una compressa il cui stato lento è la disaggregazione dalla velocità con cui il principio attivo passa in soluzione e viene rilasciato dalla forma farmaceutica. NB: la rapida disaggregazione da sola non garantisce la rapida dissoluzione del farmaco.
Per comprendere i fattori che influenzano la disaggregazione di una compressa non rivestita bisogna considerare la "profondità di ingresso del solvente all'interno della compressa": 2r è il raggio dei pori della compressa: la porosità della compressa dipende soprattutto dalla forza di compressione γ
è la tensione superficiale del liquido✓ θè γCos θ”influenzaCos la misura della bagnabilità del solido. “ la parte iniziale✓ del diagramma ad S, ovvero il tempo di latenza ed il tempo necessario al solventead entrare in contatto con la forma farmaceutica solidaη è la viscosità del mezzo solvente.✓Meno il mezzo solvente si muove con facilità e minore sarà la velocità didisaggregazione.
TEORIA DEI PROCESSI DI DISSOLUZIONE
Le teorie che descrivono dal punto di vista matematico il processo di dissoluzione sonomolte e mettono in(tengono conto della forma farmaceutica e dei fenomeni coinvolti)relazione la velocità di dissoluzione con fenomeni diversi. Nel corso degli anni si sonosviluppate teorie diverse e tutte queste hanno in comune il fatto di assimilare ilprocesso di dissoluzione come un process