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GESTIONE POST-OP DI PAZIENTE CON FRATTURA
La gestione della frattura del cavallo è una sfida non solo per la chirurgia, ma
anche nella gestione post-operatoria perché è un animale che sta sempre in
piedi (al massimo 1h in decupito al giorno!!).
A volte ci sono fratture che si possono trattare, per esempio frattura del carpo,
altre no. Delle volte ci sono fratture di ossa lunghe che si trattano e possono
esserci delle complicazioni anche legate agli impianti utilizzati. Nell’immagine
abbiamo c’è una frattura del condilo laterale del femore che è stata stabilizzata con delle viti.
Sono fratture che andrebbero valutate prima, molto accuratamente perché delle
volte ci sono delle linee di frattura visibili e delle volte altre aggiuntive che non sono subito evidenti. Per cui
scegliendo il metodo di stabilizzazione, può succedere che non sia sufficiente e quando l’animale si alza, si
spacca tutto! Questa non è una evenienza infrequente; quando si alzano, l’incoordinazione e l’atassia legati
agli anestetici possono far sì che le sollecitazioni sugli impianti li portino a rottura
La fase del risveglio è molto delicata; ci sono dei sistemi che riducono il rischio.
Ci sono varie tecniche di risveglio; la scuola di Zurigo preferisce lasciare libero l’animale di risvegliarsi e di
alzarsi da solo, aspettando il giusto tempo per smaltire tutti
gli alogenati (sono loro che danno incoordinazione!). Per
fare ciò, dobbiamo sedare di più l’animale, in maniera che
rimanga in decupito per tutto il tempo necessario ad
eliminare l’anestesia. Di solito si alza bene, si mette dal
laterale al sternale in cui sta circa 20 minuti. Se comincia a
sbattere e cadere diventa un problema. Cavallo immerso in
Altre tecniche sono l’utilizzo di corde che vengono montate Animale messo in una camera d’aria (una acqua. C'è un
sorte di ciambella); questo sistema evita che pavimento che si
sulla capezza e sulla coda del cavallo; non servono a l'animale si bagni e quindi evita che lo alza e viene
sollevarlo ma a stabilizzare il cavallo nel momento in cui si facciano anche i vari bendaggi, ecc azionato nel
alza. Quindi lo aiuta al primo tentativo di alzarsi. È un momento in cui
l'animale si sveglia,
sistema che funziona per chi lo sa usare, se non si è pratici potrebbe essere anche peggio di in modo tale da
non usare nulla. aiutare l’animale a
posizionarsi in
→
Ci sono altri sistemi molto più evoluti RISVEGLIO IN ACQUA: l’animale viene posizionato in modo adeguato.
Però bisogna
acqua ancora sotto anestesia e si risveglia là dentro. Ci sono 2 sistemi. mettere un
bendaggio
impermeabile!
MIOPATIE
C’è la possibilità di incorrere in miopatie legate ai tempi di anestesia/chirurgia prolungati. È facile che i
tempi chirrugici, per esempio nella gestione di una frattura siano anche di 4-5h. Soprattutto quando si deve
fare l’intervento in decupito laterale e le compressioni sono maggiori; quando l’animale si sveglia, molto
spesso è incapace di mantenere una stazione adeguata. Bisogna ricorrere a presidi per sostenere l’animale.
Non può stare in decupito laterale (non ci starebbe lui stesso e farebbe continui tentativi per alzarsi,
peggiorando la situazione), per cui va imbracato e tenuto sollevato (ci sono vari sistemi).
Il problema nelle fratture è che molto spesso l’arto interessato, a prescindere dalla miopatia, è dolente!
L’animale tende a non caricarci sopra e a sovracaricare il controlaterale; quando si tratta di un anteriore, il
carico solo su un anteriore in tempi prolungati, lo porta a laminite. Questa può avere conseguenze
devastanti, compreso lo sfondamento della suola e a quel punto va cmq soppresso.
IMPLANT FAILURE
Gli impianti possono essere danneggiati nel risveglio, ma possono essere oggetto anche di infezioni, le quali
nel tempo possono portare ad un allentamento degli impianti.
LAMINITE
Cavallo operato a dx che carica sul sx il quale sviluppa una laminite→ carica sull’arto
operato! Si può arrivare allo sfondamento della suola o anche alla rottura
dell’impianto per sovraccarico.
Deve essere cmq prevenuta tramite terapia analgesica adeguata e nel tempo successivo alla frattura, può
essere indicato mettere l’animale in un “paranco”, tramite il quale l’animale può scaricare
parte del suo peso e non gravare sull’arto. Dopo qualche ora/giorno, impara anche a
riposarsi su di esso. Magari mettere una scarpetta sull’arto che contribuisce a distribuire
adeguatamento il peso sulla suola, può essere utile.
CONTROLLO DEL COLORE
È sempre importante in tutte le procedure chirurgiche. Anche le chirurgie poco invasive producono dolore e
quindi è fondamentale controllarlo. Di solito è consigliato iniziare la terapia prima dell’inizio della chirurgia,
in modo tale che il farmaco dia già il suo effetto benefico.
→
Analgesia post-operatoria NSAIDs
Phenylbutazone 4-8 mg/Kg PO q24hrs or 3-6 g/Kg q12h IV. Do not exceed 8,8 mg/Kg/day (Jenkins 1987)
Flunixin meglumine 1,1 mg/Kg PO IV IM once daily.Do not exceed 5 days of consecutive therapy
Carprofen 0,7 mg/Kg IV, one time (Clark and Clark 1999)
Ketoprofen 2,2 mg/Kg IV once daily for up to 5 days
Meloxicam 0,6 mg/Kg PO once daily for a maximum of 14 days 0,6 mg/Kg IV one time
Firocoxib 0,1 mg/Kg PO once daily for a maximum of 14 days 0,09 mg/Kg IV
Fenilbutazone: farmaco ancora molto efficace come analgesico/antinfiammatorio, soprattutto nelle
patologie muscoloscheletriche. La sua tossicità nel cavallo è relativa ed è legata soprattutto alla possobilità
di causare ulcere. Si può gestire dando del Sucralfato (gastroprotettore).
Flunixin: azione analgesica migliore per le malattie viscerali.
Protocollo migliore è bid.
Per esempio in una colica, facciamo una somministrazione di Flunixin e vediamo che succede. Non è bene
somministrare a caso, non avendo approfondito una diagnosi.
CASTRAZIONE CAVALLO
L’esigenza di castrare i cavalli nasce dal fatto che i maschi interi abbiamo un comportamento più dominante
(aggressivo) dato proprio dall’etologia della specie (perché tende a proteggere il branco).
La castrazione è una delle procedure chirurgiche più frequenti. Le sue indicazioni sono:
• Orchiti
• Torsioni testicolari
• Ernie inguinali
• Criptorchidismo
• Idrocele
• Varicocele
In questi casi possiamo scegliere se fare una castrazione mono o bilaterale.
Castrazione: asportazione delle gonadi (bilaterale)
Orchiectomia: asportazione del testicolo. Mono o bilaterale.
È un intervento ritenuto semplice, ma in realtà presenta diverse problematiche; è sempre un animale che
supera i 300kg di peso. La castrazione è una delle procedure chirurgiche più frequenti e per questo è la più
associata a complicazioni!
[2-2.5 anni il cavallo raggiunge la maturità sessuale. Gli ormoni sessuali permettono lo svilippo dei caratteri
sessuali secondari, tra cui anche la massa muscolare. Questo inizia dopo i 2.5 anni e continua fino ai 5. Un
cavallo castrato a 6-7 anni, conserva una massa muscolare importante. Di norma questi caratteri secondari
non regrediscono dopo la castrazione. Ma castrare un animale troppo avanti con l’età aumenta il rischio di
complicazioni.]
In genere l’età adeguata 20-24 mesi. Per animali più grandi è consigliato andare in clinica con
strumentazione e tecnica diversa.
COMPLICAZIONI PIÙ FREQUENTI:
✓ Edema
✓ Infiammazione
✓ Raccolte
✓ Gonfiore
✓ Raccolte settiche
✓ Peritonite
✓ Fuoriuscita di omoento o prolasso intestino (GRAVISSIMO!!)
La possibilità di un prolasso intestinale, nelle successive 48h può succedere; ci sono tecniche che
riducono questo tipo di complicazione, così come valutazioni che ci permettono preventivamente di
capire quali sono gli animali più a rischio di complicazione.
✓ L’animale continua col comportamento di stallone
ANATOMIA DEL TESTICOLO
Il testicolo scende nel feto, nello
scroto tramite un evaginazione del
peritoneo parietale detto anulus
vaginalis. L’evaginazione forma la
vaginalr comune che va a
tappezzare internamente lo scroto
e ad accogliere il testicolo. (in
genere a metà gravidanza, quindi 5-
6mesi nel cavallo).
Il neonato dovrebbe nascere coi
testicoli in sede.
Nella sua discesa la vaginale attraversa due anelli: anello inguinale esterno ed anello inguinale interno.
Sono due fissurazioni muscolare dell’obliquo esterno ed interno dell’addome. Il tratto tra l’anulus vaginalis e
l’obliquo esterno prende il nome di CANALE INGUINALE. Nella sua discesa, la vaginale è accompagnata
esternamente dalla copertura del cremastere (muscolo striato che ha la funzione di retrarre la vaginale,
quindi ritirare il testicolo verso il sottocute della regione addominale, funzione protettiva nei confronti di
traumi, insulti, calci, ecc; ma anche nei comnfronti del freddo).
Come scende? Scende per effetto delle indicazioni che gli dà il gubernaculum testis, struttura legamentosa
costituita da 3 componenti, che si differenzia, retraendosi ed ispessendosi in conseguenza alla produzione
di ormoni sessuali maschili/femminili durante la vita fetale. Quindi questa struttura molto allungata che va
dal polo caudale del rene al sottocute della regione scrotale si retrae tirando il testicolo all’interno dello
scroto e portandosi dietro anche il deferente. Questo fa seguito all’EPIDIDIMO il quale riconosce una coda,
una testa ed un corpo. È posizionato sulla
superficie dorsale del testico e si rende poi al collo
della vescica attraverso il deferente per l’eiezione
dell’eiaculato.
Il testicolo, quando scende, si porta dietro quella
parte di peritoneo parietale dorsale che lo riveste
(detto VAGINALE PROPRIA); tra vaginale propria e
comune esiste uno spazio in cui può essere
raccolto un po' di liquido peritoneale. Se aumenta
si parla di IDROCELE.
Componenti Gubernacul testis ,
(una volta differenziato)
dall’interno verso l’esterno:
- Legamento scrotale: tra cute e vaginale
comune (struttura molto breve). Tira la
vaginale comune e fa sì che questa si
estrofletta.
- Legamento della coda dell’epididimo:
(tra vaginale comune e coda
dell’epididimo); viene tirata assieme al
testicolo all’interno della vaginale,
durante la discesa. Un po' più lungo del
legamento scrotale, va dai 3 ai 5 mm, a volte anche qualche cm. In alcuni criptorchidi (quelli
addominali incompleti), è molto lunga, in quanto in questi casi