N
● per i composti: fornisce anche i rapporti quantitativi tra i diversi atomi,
indicando nella formula, al pedice, gli indici stechiometrici.
- formula molecolare: è esclusiva delle specie molecolari. descrive la composizione
atomica della molecola
- formula ionica: esclusiva di ioni poliatomici e composti ionici. esprime la
composizione dello ione poliatomico.
- formula di struttura: sfrutta i simboli di Lewis. indica come sono legati gli atomi tra
loro, la disposizione di essi ed il tipo di legame che li unisce.
la massa atomica relativa dei nuclidi
la massa di ciascun nuclide viene espressa in rapporto a quella di un nuclide di riferimento, il
12 12
nuclide C, la cui massa è posta uguale a 12. Nel nucleo del C sono contenuti 6 protoni e
6 neutroni che hanno singolarmente la stessa massa. se si considera la massa degli
elettroni esterni trascurabile allora si può pensare che la massa relativa di ogni protone ed
elettrone sia pari ad 1. E’ dunque possibile considerare il numero di massa del nuclide
12
uguale alla massa atomica. le differenze decimali delle masse atomiche relative al C
differiscono dal numero di massa del nuclide perché la massa di protoni e neutroni non è
esattamente la stessa nei nuclei dei vari nuclidi, ma varia un po’ a causa della diversa
energia di legame fra i componenti del nucleo emessa all’atto di formazione del nucleo 2
stesso. 3
4
5
la mole
la mole permette di fare previsioni sul decorso quantitativo delle reazioni chimiche in
condizioni reali. La massa in grammi di una mole di qualsiasi specie chimica corrisponde
numericamente al peso atomico, peso formula o peso molecolare in u.m.a della stessa
specie. questo perché una mole di qualsiasi specie chimica contiene lo stesso numero di
23
unità chimiche elementari, ovvero 6 x 10 .
n.b la mole è l’unità di misura della grandezza quantità di sostanza.
struttura elettronica degli atomi
Con questo termine si intende l’insieme dei vari possibili stati di moto permessi dell'elettrone
nell’atomo, nello spazio circostante il nucleo. Il moto dell’elettrone nell’atomo è
comprensibile attraverso principi e leggi universali i quali sono riuniti nella teoria della
meccanica ondulatoria, la cui equazione fondamentale è l’equazione di Schroedinger. Essa
viene applicata all’atomo di idrogeno e fornisce le funzioni matematiche che descrivono gli
stati di moto dell'unico elettrone in quell’atomo e le energie ad essi associate.
Fino alla metà dell’800 vigeva l’idea che la materia
fosse costituita da piccolissime particelle indivisibili,
gli atomi, particelle neutre e formate da materia omogenea.
alla fine dell’800 thomson scoprì l’elettrone e ipotizzò
una teoria basata sul “modello a panettone”,
la quale pensava l’atomo come una massa di
carica positiva nella quale erano conficcati piccoli
elettroni in modo tale da rendere l’atomo elettricamente
neutro.
agli inizi del 1900 Rutherford fece collidere delle particelle alfa, ovvero dei nuclei di elio, su
una sottilissima pellicola d’oro metallico. Lo scienziato si aspettava che tutte le particelle lo
attraversassero inalterate o con piccole
deviazioni. Questi risultati portarono il
chimico ad ipotizzare la teoria secondo la
la quale la massa dell’atomo è concentrata
in un piccolissima porzione, il nucleo, con
carica positiva, responsabile della
deviazione. infine abbiamo il modello
atomico di Bohr. Lo scienziato utilizza
un modello planetario dell’atomo dove gli
elettroni descrivono orbite circolari intorno al
nucleo. Furono dunque definiti dei postulati:
1. l’elettrone, una particella negativa, è soggetto ad un’accelerazione centripeta, esso
non emette energia sotto forma di radiazione elettromagnetica quindi la sua energia
rimane costante nel tempo e diversa da stato stazionario a stato stazionario.
2. all’elettrone sono permesse solo certe orbite.
3. l’atomo emette energia sotto forma di radiazione elettromagnetica solo in seguito
all'eccitazione dell’elettrone da uno stato stazionario fondamentale a uno con energia
maggiore.
Bohr riuscì a prevedere le energie degli stati stazionari dell’elettrone nell’atomo più semplice,
l’idrogeno. questa teoria applicata anche al più piccolo atomo polielettronico, l’elio, risulta 6
inadeguata in quanto i due elettroni oltre ad essere soggetti al campo di potenziale del
nucleo sono soggetti a repulsione reciproca, è evidente perciò l’introduzione di una
meccanica nuova, la meccanica ondulatoria.
principio di indeterminazione di heisenberg
secondo la fisica classica, conoscere il moto di un corpo significa conoscere in ogni istante
contemporaneamente la sua posizione e la sua velocità. Lo scienziato scopre che per le
particelle con masse a livello atomico ciò non è possibile. la conseguenza di questo principio
è che tanto è maggiore l’accuratezza con la quale si misura una delle due grandezze, tanto
maggiore sarà l’errore associato all’altra in una misura contemporanea. Nel caso
dell’elettrone nell’atomo è possibile dimostrare che la perturbazione indotta
dall’osservazione sulla sua posizione e sulla sua velocità rende le due grandezze
indeterminabili contemporaneamente con accuratezza.
teoria di De-Broglie
gli elettroni sono da sempre soggetti anche ad un altro fenomeno tipicamente ondulatorio, la
diffrazione. La propagazione di un fascio di elettroni comporta la propagazione di un sistema
di onde, dette onde di De Broglie. Ulteriori successivi esperimenti provarono che questa
natura dualistica è una caratteristica di qualunque corpo in massa. Il moto di qualunque
particella è accompagnati dalla propagazione di un’onda. Per il moto dell’elettrone all’interno
dell’atomo è stato perciò necessario sostituire alle leggi della meccanica classica alcune
leggi di meccanica ondulatoria.
l’equazione di schroedinger
essa permette di ottenere funzioni matematiche delle coordinate dello spazio che forniscono
informazioni sull’energia e sulla posizione dell’elettrone nei vari possibili stati di modo
quantizzati ad esso accessibili. Questi istanti di moto sono detti stati stazionari e in ciascuno
di essi l’energia dell’elettrone è costante. Questa equazione è risolvibile solo per l’atomo
d’idrogeno o per altri sistemi idrogenoidi che possiedono un solo elettrone.
Nell’equazione di schroedinger applicata all’atomo d’idrogeno l’elettrone è soggetto
esclusivamente al campo di potenziale elettrostatico del nucleo.
esistono infiniti stati di moto permessi all’elettrone nell’atomo d’idrogeno. nonostante ciò
l’elettrone potrà occupare uno stato stazionario di moto alla volta. In primis, se l’elettrone
non viene perturbato attraverso la somministrazione di energia, occuperà lo stato ad energia
minima, che corrisponde alla condizione di massima stabilità.
la funzione d’onda fornisce la probabilità di trovare l’elettrone in un determinato punto.
questa probabilità si chiama densità di probabilità dell’elettrone e assume valori compresi tra
0 e 1. essa però non potrà mai essere uguale ad 1 in quanto questo valore corrisponde alla
certezza assoluta di trovare l’elettrone in un punto cosa che il principio di indeterminazione
viete (N.B il principio di indeterminazione vieta per ciascuno di questi stati la possibilità di
stabilire contemporaneamente la posizione dell’elettrone intorno al nucleo in un certo
istante). il P.I richiede dunque di fare una scelta per la descrizione del moto dell’elettrone:
l’indeterminazione va fatta gravare sulla posizione, questo perché è possibile determinare le
energie dei vari stati di moto dell’elettrone, che sono costanti nel tempo. La posizione
dell’elettrone in ciascuno di questi stati sarà indeterminata. Le funzioni d’onda sono funzioni
matematiche delle coordinate dello spazio. Per segno della funzione d’onda si intende il
segno del valore che la funzione assume calcolata in tutti i punti di una certa zona di spazio
intorno al nucleo. Una volta ottenute dall'integrazione esse sono risultate essere funzioni 7
parametrizzate, cioè contenenti alcuni parametri matematici. Questi parametri sono tre e
sono detti numeri quantici.
abbiamo:
- n, il numero quantico principale, 1<n<infinito. all’aumentare di n aumenta l’energia
dell’elettrone, il che aumenta la probabilità di trovare l’elettrone a distanze maggiori dal
nucleo.
- l, numero quantico secondario, 0<l<n-1. definisce i valori del momento angolare orbitale
che l’elettrone dimostra di possedere. L’elettrone infatti possiede un momento angolare.
Esso mostra proprietà sia ondulatorie che corpuscolari a seconda delle condizioni. L
determina i valori di una proprietà che è legata al moto dell’elettrone intorno al nucleo. a
valori diversi di L corrisponde una diversa forma della distribuzione di densità di probabilità
dell’orbitale. dal valore di L corrisponde il nome dell’orbitale:
● l=0 allora orbitali s
● l=1 orbitali p
● l=2 orbitali d
● l=3 orbitali f
gli orbitali s,p,d,f aventi medesimo numero quantico n hanno pertanto la stessa energia e
vengono detti degeneri.
- m , numero quantico magnetico, -1<m<1. i valori di m forniscono il valore della proiezione
l l
del vettore momento angolare orbitale p nella direzione z di un campo magnetico esterno.
- m , +1\2 oppure -1\2
s
per determinare le funzioni che descrivono il moto degli elettroni in un qualsiasi atomo che
possegga due o più protoni nel nucleo occorre utilizzare l’equazione di schroedinger. per
utilizzarla però è necessario impostare un’equazione di schroedinger per ciascun elettrone e
considerarlo sottoposto ad un campo di potenziale generato unicamente da un nucleo fittizio
la cui carica elettrica positiva, detta carica nucleare effettiva Z è inferiore a quella reale
eff
data dal numero di protoni Z nel nucleo. E’ possibile determinare il valore di questa Z per
eff
ogni elettrone in quanto essa è direttamente proporzionale all’energia richiesta per estrarre
l’elettrone dall’atomo. Il risultato dell’operazione è che gli orbitali ottenuti sono detti
idrogenoidi perchè sono dello stesso tipo e hanno la stessa forma di quelli visti per l’atomo
d’idrogeno, rispetto all’idrogeno ci sono però importanti differenze rigua