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L;
se in forma liquida. L’iniezione viene fatta con microsiringhe, ovvero siringhe tarate a volumi di qualche a valori
di V così bassi, però, gli errori sull’effettivo V iniettato aumentano. Si possono perciò utilizzare standard interni per
compensare l’errore analitico. Esistono anche campionatori automatici che permettono di effettuare analisi in
replicato e in automatico; si ha maggiore riproducibilità ma l’uso dello standard interno è sempre consigliato;
• Colonna cromatografica: può essere:
o Impaccata: tubo di materiale inerte riempito di fase stazionaria
porosa. La fase stazionaria può essere solida o liquida. Hanno
il vantaggio di poter sopportare quantità di campioni
abbastanza grandi, ma non sono molto efficienti e vengono
perciò usate per separazioni semplici o con campioni con pochi
analiti;
o Tubulare aperta: tubo con la fase stazionaria spalmata
sulle pareti interne. Non essendoci l’impaccamento, sono
sufficienti pressioni minori e quindi è possibile utilizzare
colonne più lunghe. La fase stazionaria può essere o un
supporto poroso imbevuto di fase stazionaria o
direttamente un film poroso. Per queste colonne sparisce
il termine A, essendo che il percorso percorribile dalla fase
mobile è unico; m
o Capillare: diametro interno di 100-200 e lunghezza fino a 100 m.
Aumentano notevolmente i piatti teorici e quindi l’efficienza. La fase
stazionaria è spalmata sulla superficie interna. Sono colonne molto utili in caso
di miscele molto complesse. Più è piccola la colonna, meno campione sarò in
grado di iniettare poiché sarà presente meno fase stazionaria.
• Rivelatore: detto detector, deve essere aspecifico e con alta sensibilità:
o A conducibilità termica: rileva le variazioni di conducibilità termica della fase mobile in funzione del PM
della stessa, poiché la presenza di un qualsiasi analita diminuirà la conducibilità termica del gas (principio
generale); inoltre, essendo che il rivelatore è costituito da un filo conduttore riscaldato, al passaggio della
fase mobile si raffredderà in maniera proporzionale alla massa del flusso (fase mobile + analita). È
totalmente aspecifico, dato che si basa solo sulla massa, ma non è abbastanza sensibile per quantità di
campione troppo basse. È abbastanza in disuso;
o A ionizzazione di fiamma FID: rileva ioni formatisi a seguito della combustione degli analiti (principalmente
sostanze organiche). Gli ioni prodotti vengono raccolti e rilevati da un elettrodo collettore posto sopra la
fiamma, il quale misurerà le variazioni di corrente prodotte dal loro passaggio. La fiamma è alimentata ad
H . È abbastanza sensibile anche per le colonne capillari, ma ha come limitazione quella di non essere in
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grado di vedere idrocarburi alogenati poiché poco combustibili;
o A cattura di elettroni: complementare al FID, poiché riesce a rilevare composti come gli idrocarburi
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alogenati. È costituito da un elettrodo rivestito da un elemento radioattivo, il Ni, che, ionizzando la fase
mobile, permette la produzione di una costante corrente elettrica; il passaggio di un analita contenente
elementi elettronegativi causerà la cattura da parte di quest’ultimi degli elettroni e quindi una diminuzione
di corrente elettrica.
Iniettore e colonna dovranno essere termostatati alla stessa T per permettere la volatilizzazione del campione e, di
conseguenza, anche il suo mantenimento in tale forma; eventualmente, l’iniettore può essere termostatato a T
maggiori rispetto alla camera per facilitare la volatilizzazione. Tra i vari parametri che influenzano la separazione
cromatografica in GC, il più importante e influente è la T: diminuendola, infatti, la dissoluzione in fase stazionaria e
quindi i tempi di ritenzione aumentano; vale il contrario. La termostatazione può essere fatta in due modi:
• Isoterma: si termostata tutto il sistema alla stessa T; ciò potrebbe non essere
sufficiente in caso di campioni con analiti con proprietà molto diverse tra di loro: alcuni
di essi, infatti, potrebbero avere caratteristiche tali per cui i tempi di ritenzione sono
troppo lunghi o troppo corti;
• A T programmata: a diversi tempi di analisi il sistema varia la T; in questo modo, ogni
analita uscirà dalla colonna solo in presenza della T adeguata. La programmazione può
essere fatta per rampe o a gradini.
20/05/21
Cromatografia liquida LG
Permette l’analisi di campioni e miscele liquide non volatilizzabili (es. ad alto PM, proteine, specie ioniche). A differenza
della GC, sia la fase mobile che quella stazionaria interagiscono con il campione; di conseguenza, la ritenzione sarà
data dalla competizione delle interazioni che si formano tra l’analita e le due fasi. Anche in questo caso, la tecnica
dipende dalle caratteristiche della fase stazionaria e dai principi chimico-fisici su cui si basa:
• Adsorbimento: processo molto simile alla GC, con la differenza che le fasi stazionarie possono essere gel di silice
o allumina (composti polari in generale); eventualmente si usa anche MgSO . Il solvente utilizzato non può essere
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acqua o un qualunque solvente troppo polare, poiché tra analiti e fase mobile si viene ad instaurare una forte
competizione e, in caso di interazioni maggiori tra fase mobile e fase stazionaria piuttosto che tra fase stazionaria
e analiti, la ritenzione sarebbe nulla poiché tutte le interazioni polari vengono fatte dalla fase mobile. Il solvente
dovrà perciò essere apolare; usare solventi troppo apolari provocherebbe, però, l’effetto opposto: la competizione
della fase mobile con il campione a livello della fase stazionaria sarebbe nulla, e di conseguenza gli analiti non
uscirebbero dalla colonna in tempi utili. In generale, in questo tipo di cromatografia, escono prima gli analiti apolari
e poi quelli polari (→ fase stazionaria polare). L’interazione analita – fase stazionaria, come già detto, avviene sui
gruppi funzionali polari della fase stazionaria; è possibile anche separare isomeri strutturali, composti che
contengono gli stessi gruppi funzionali ma distribuiti sulla molecola in modo diverso. Venendosi ad instaurare
interazioni di diverso tipo tra i gruppi funzionali e la fase stazionaria, sarà possibile separare anche isomeri molto
simili tra di loro:
In questo caso, l’isomero o esce prima dalla colonna poiché i due gruppi funzionali formeranno legame
intermolecolare con lo stesso gruppo della fase stazionaria e verrà quindi ritenuto di meno; gli isomeri m e p,
invece, usciranno rispettivamente uno dopo l’altro sempre per lo stesso motivo;
• Ripartizione: la fase stazionaria è un liquido immiscibile con la fase mobile (virtualmente impossibile) imbevuto su
un determinato supporto. Visto che la fase stazionaria tende ad essere lavata dalla fase mobile, si usano fasi
stazionarie legate covalentemente con la colonna; il supporto che viene legato alla colonna è solitamente silice, la
quale può essere modificata in polarità tramite derivatizzazione delle catene laterali R. Le separazioni mediante
cromatografia di ripartizione possono essere infatti classificate in base alla polarità delle due fasi:
o Ripartizione in fase diretta: la fase stazionaria è più polare della
fase mobile. Viene utilizzata abbastanza poco perché le fasi
stazionarie polari danno interazioni molto forti e che possono
portare alla contaminazione, anche irreversibile, della fase stessa,
con conseguente perdita di efficienza;
o Ripartizione in fase inversa: la fase stazionaria è più apolare della fase mobile. L’ordine di eluizione vedrà
in testa i composti polari, seguiti da quelli poco polari e infine da quelli apolari.
• Scambio ionico: non ha corrispondenti in GC poiché le specie ioniche non
hanno tensione di vapore tale da permettere la loro portata in fase gassosa.
La fase stazionaria, solitamente resine a scambio ionico, possiede gruppi
carichi in modo opposto rispetto agli analiti; anche qua, la ritenzione è data
dalla competizione fra gli ioni dell’analita e quelli contenuti nella fase mobile
(vengono aggiunti elettroliti alla soluzione acquosa per permettere la
competizione). Le resine a scambio ionico vengono classificate, in base al loro intervallo utile di pH, in resine
scambiatrici forti e resine scambiatrici deboli: quelle forti hanno un ampio intervallo di pH, mentre quelle deboli
possiedono un piccolo intervallo di lavoro di acidità. L’affinità degli ioni dell’analita per la fase stazionaria dipende
dalle interazioni elettrostatiche con i gruppi carichi della resina; in particolare:
o Carica: meno è carico più velocemente esce;
o Polarizzabilità: dipendente in maniera proporzionale dalle dimensioni, e più è polarizzabile più tempo
impiegherà ad uscire dalla colonna;
o Raggio di idratazione: più è piccolo più velocemente esce.
• Esclusione dimensionale: non ha corrispondenti in GC poiché, in questa tecnica, le molecole
analizzate sono di grandi dimensioni (poco volatili). La fase stazionaria è un materiale poroso
con pori paragonabili alle dimensioni degli analiti, in modo tale che possano entrare o meno
nei pori; se l’analita è troppo grande e non entra, allora avrà un tempo di ritenzione minore
rispetto a quegli analiti che invece, essendo più piccoli, rimarranno intrappolati nei pori per
un certo periodo di tempo. La dimensione degli analiti deve essere contenuta nell’intervallo
di ampiezza dei pori, per evitare che tutti vengano trattenuti o che, al contrario, non ne venga
trattenuto nessuno;
• Affinità: la fase stazionaria è un supporto solido sul quale sono immobilizzati ligandi, solitamente di natura
biologica (come anticorpi), specifici per gli analiti di interesse. Non sono proprio colonne cromatografiche ma
piuttosto di estrazione, poiché verrà trattenuto solo il composto di interesse mentre gli altri usciranno.
Cromatografia planare TLC
La fase stazionaria è un piano di vetro o alluminio su cui è fissata la fase stazionaria, solitamente silice o allumina. La
fase mobile risale per capillarità sul piano posto in verticale. Verso il fondo della lastrina viene seminata una piccola
quantità di prodotto in un punto; questa viene quindi immersa, poco sopra il punto di semina, nella fase mobile, la
quale inizierà a risalire la lastra, per capillarità, separando nel frattempo i vari
componenti del campione. Il tutto avviene in una camera cromatografica, ovvero un
contenitore con coperchio che ha lo scopo di evitare l’evaporazione della fase mobile
e permettere la saturazione del