Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MECCANISMO DI AZIONE DEGLI ENZIMI
-modello chiave serratura: siccome le proteine erano in quel tempo unici enzimi scoperti, per
formare il complesso enzima-substrato, il substrato doveva avere una struttura tridimensionale
complementare all’enzima e i due si sarebbero legati facendo avvenire la reazione. Questo spiegava
la specificità degli enzimi per alcuni substrati e reazioni.
-modello dell’adattamento indotto: studi più recenti hanno stabilito che questo è il più corretto.
L’enzima è tridimensionale e richiede una complementarietà ma non totale; infatti, dopo che si sono
31
[Digitare qui] [Digitare qui] [Digitare qui]
formate le prime interazioni tra amminoacidi e reagenti si ha una modifica di una porzione della
proteina che si adatta all’enzima. Questo ha portato alla scoperta del sito attivo nell’enzima, una
regione in cui il substrato va a legarsi. All’inizio c’è una parziale complementarietà e dopo che si
sono stabiliti i primi legami semplici poi il sito attivo si attacca al substrato che si modifica. Il ripiegamento
della proteina avvicina specifici amminoacidi (che nella sequenza lineare di un enzima sono spesso lontani
tra loro) formando il sito attivo. Se è mal ripiegato non si ha la reazione chimica.
-orientazione: favorisce l’incontro di due reagenti ponendoli nella giusta orientazione spaziale
-tensione fisica: favorisce la rottura del polisaccaride mettendolo nella giusta posizione per favorire l’arrivo
della molecola di acqua es. lisozima nel liquido lacrimale
-carica elettrica: può cedere cariche elettriche che favoriscono la rottura del legame peptidico.
Alla fine della reazione l’enzima ritorna immutato allo stato iniziale pronto a riniziare un’altra reazione.
Due parametri fondamentali alterano la capacità catalitica dell’enzima e quindi la velocità della reazione e
sono: la temperatura e i valori di ph che sono specifici per ogni enzima.
La maggior parte degli enzimi degli esseri viventi ha una temperatura ottimale di 37 gradi. Se questa viene
aumentata, la velocità di reazione diminuisce fino ad arrestarsi. I batteri termofili hanno invece
temperature ottimali molto elevate (le temperature ottimali vanno in base alle interazioni deboli che ad
alte temperature si rompono e si ha la denaturazione della proteina che quindi non è più funzionante).
A basse temperatura invece si ha il congelamento della proteina e non si ha il procedimento di
riconoscimento enzima-substrato. Ugualmente la variazione di ph altera le interazioni deboli. Altro
parametro è la concentrazione del substrato.
L’enzima si può regolare o modificando la sua capacità catalitica con inibizione o attivazione oppure
regolando l’espressione genica. Nei sistemi biologici la regolazione dell’enzima è sempre un processo
reversibile; le inibizioni non riversibili sono dovuti ad agenti chimici o farmaci o agenti tossici.
INIBIZIONE REVERSIBILE
Abbiamo due tipi di enzimi proteici, quelli allosterici e quelli non allosterici. In questi ultimi vi sono
due tipi di inibizione reversibile:
competitiva: la sostanza che funziona da inibitore blocca l’enzima e gli impedisce di formare il
complesso ES poiché ha una struttura simile al substrato che si va a legare al sito attivo. Di
conseguenza compete con il substrato. Posso bloccare un enzima con un inibizione competitiva
quando la concentrazione dell’inibitore è maggiore rispetto a quella del substrato. Vedo che sono
in presenza di questa inibizione perché si può rimuovere aumentando la concentrazione del
substrato.
non competitiva: vi sono due siti, uno attivo per il substrato e uno di regolazione dove si lega
l’inibitore che modifica il sito attivo e quindi il substrato non si lega e impedisce l’adattamento
indotto. Questa si elimina solo nel caso in cui si elimina l’inibitore.
Gli enzimi allosterici che hanno due conformazioni native differenti. Hanno sia degli attivatori che
inibitori. Gli attivatori si legano ad un sito specifico dell’enzima (NO sito attivo) e ne stabiliscono la
conformazione attiva. Gli inibitori stabilizzano invece la forma inattiva.
Spesso siamo in grado di regolare una via catabolica grazie alla presenza di enzimi allosterici. Si ha un
enzima chiave nella via catabolica di cui si va a modificare la struttura per poi regolare la velocità del
metabolismo. Ad esempio: nella sintesi dell’amminoacido isoleucina, una volta che questa si è formata
quando raggiunge concentrazioni discrete funziona da effettore allosterico negativo nei confronti del primo
enzima. Si va a legare nel sito specifico dell’enzima modificando la sua struttura e non rendendolo più in
grado di riconoscere la treonina. Meccanismo di feedback negativo (autoregolazione del prodotto stesso).
ESEMPIO DI CATABOLISMO: RESPIRAZIONE CELLULARE AEROBIA (respirazione carboidrati: glucosio)
Un catabolismo che permette di sottrarre energia dalle sostanze nutrienti trasformando il carbonio in
anidride carbonica. Reazioni di ossidoriduzione dove l’ossigeno è l’ossidante. A livello cellulare consumo
ossigeno e produco anidride carbonica, a livello polmonare si immette ossigeno e si toglie anidride
32
[Digitare qui] [Digitare qui] [Digitare qui]
carbonica. Si utilizza l’ossigeno per produrre ATP: glucosio+ossigeno—>biossido di
carbonio+acqua+energia.
Respirazione divisa in 4 fasi. La prima fase è la glicolisi, la seconda, terza e quarta (che avvengono nel caso
degli animali e piante nel mitocondrio) dove si ha consumo di ossigeno e produzione di anidride carbonica.
1.glicolisi: metabolismo anaerobio che avviene nel citoplasma e serve a rompere la molecola del glucosio in
una molecola più semplice. Si divide in due parti: una parte che comprende 5 reazioni chimiche (come
preparazione) e un’altra con altre 5 reazioni che portano alla formazione di ATP. Hanno bisogno di una fase
di preparazione perché spesso i nutrienti avendo energia potenziale elevata e dar luogo a reazioni
spontanee se non si stabilizzano restano lì. In questa prima fase di preparazione utilizzo due molecole di
ATP per creare dal glucosio uno zucchero a 6 atomi di carbonio modificato e ho quindi aumentato l’energia
potenziale della molecola. Questa molecola (fruttosio 1,6-bisfosfato) essendo instabile va incontro ad una
reazione di idrolisi che porta alla rottura della molecola a 6 atomi in due molecole a tre atomi di carbonio
(gliceraldeide 3-fosfato). Nella seconda fase queste due molecole sono substrato della prima reazione di
ossidazione del metabolismo, è una deidrogenazione che trasforma la molecola in acido piruvico. Si
formano due molecole di NADH e due di ATP. L’ATP si forma dal fatto che l’ADP si deve convertire in ATP e
ciò avviene da un meccanismo chiamato fosforilazione a livello del substrato. Il composto fosforilato
instabile che è in grado di cedere il suo gruppo fosfato all’ADP formando ATP.
2.formazione acetil-CoA: il piruvato presenta atomi di carbonio che devono essere trasformati in
anidride carbonica. La CO2 si forma all’interno del mitocondrio e quindi il piruvato in presenza di ossigeno
deve essere portato lì dove si svolgono le tre fasi della respirazione. Il piruvato deve quindi passare
attraverso le tre membrane, da quella esterna passa facilmente perché permeabile, e si accumula nello
spazio intermembrana, passa nella membrana interna tramite un simporto, un trasporto attivo indiretto
(piruvato e protoni). Il piruvato entra grazie ad un enzima e viene trasformato in acetil coenzima A tramite
una reazione di decarbossilazione ossidativa (ossida il piruvato staccando anidride carbonica). La CO2 si
libera e si forma NAD ridotto con parte degli elettroni (accumulati poi in un trasportatore temporaneo) e
parte dell’energia viene usata per formare un legame energetico tra carbonio e zolfo (acetil coenzima A)
3.ciclo di Krebs: l’acetil coenzima A entra nel ciclo di Krebs/ciclo dell’acido citrico per consentire
l’ossidazione degli atomi di C a CO2. I due atomi di C si vanno a legare ad un accettore chiamato
ossalacetato che ha 4 atomi di C (e quindi +2=6). Si forma quindi questo citrato che fa da supporto
per trasformare gli atomi di carbonio in CO2. Ci saranno quindi una serie di reazioni per formare l’accettore
iniziale (NADH e FADH2).
4.catena di trasporto degli elettroni/fosforilazione ossidativa: dove viene prodotta ATP. Il flusso di
elettroni che si genera dalla riossidazione dei composti NAD e FAD si accoppia con la fosforilazione di ADP.
Questa si chiama teoria semiosmotica. Il NAD e il FAD sono ridotti e possiedono tanta energia potenziale
(energia originaria del glucosio) che deve essere liberata. Se viene ceduta tutta all’O molecolare sarebbe
troppo grande e genererebbe un’esplosione; quindi, si ha un meccanismo che permette di liberare in piccoli
pacchetti questa energia e viene chiamato catena di trasporto degli elettroni. Sulle nostre membrane ci
sono dei complessi enzimatici che hanno il compito di sottrarre protoni e elettroni al FAD e NAD e cederli
all’O molecolare trasformandolo in acqua.
Questi enzimi che si indicano con i numeri romani (fino al IV) comunicano tra di loro tramite una molecola
lipidica (coenzima Q) e il citocromo c. Il NAD ridotto cede elettroni e protoni al complesso I che si riduce e
va a ridurre ossidandosi il coenzima Q che diventa qubichinolo. Il FAD cede elettroni al complesso II che li
cede al coenzima Q che va a ridurre il complesso III che riduce il complesso Cyt c che si ossida e riduce il
complesso IV. Questo flusso libera gradualmente energia fino all’O molecolare (accettore finale). Talvolta vi
è il complesso V che è l’ATP sintetasi collegata alla catena perché è lei che forma l’ATP in quanto il
complesso I, III, e IV sono pompe protoniche che accumulano protoni nello spazio intermembrana
utilizzando l’energia degli elettroni. Si crea un gradiente elettrochimico che permette di creare ATP. L’ATP
sintasi è un trasportatore che fa diffusione facilitata di protoni. Ha un canale che prende i protoni e li fa
33
[Digitare qui] [Digitare qui] [Digitare qui]
passare secondo gradiente elettrochimico. La diffusione facilitata fa cambiare la conformazione nella
matrice che attiva il sito enzimatico.
DESTINO DEL PIRUVATO (prodotto della glicolisi)
In condizioni anaerobiche cioè in assenza di ossigeno: il piruvato viene direttamente ridotto a lattato,
l’enzima NADH si ossida cedendo elettroni per la riduzione e si ha la formazione di NAD+ che manda avanti
la glicolisi. Il piruvato dall’enzima piruvato decarbossilasi può essere trasformato in acetaldeide per
ottenere l’etanolo grazie agli elettroni che provengono dal NADH che si riossida.
ESEMPIO DI ANABOLISMO: LA FOTOSINTESI
Fototrofi: organismi autotrofi che sfruttando la luce riescono a sintetizzare i composti organ