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PLV.
Le produzioni in corso di realizzazione
Alla chiusura dell’esercizio è possibile che alcune produzioni siano ancora:
• in corso di completamento, in questo caso i possibili ricavi si inseriscono nella
PLV corrente. La stima viene fatta sul probabile prezzo di vendita e sulla
probabile quantità prodotta
• che alcune attività siano state avviate poco prima della chiusura del bilancio. I
possibili ricavi e costi dovrebbero essere posticipati all’esercizio successivo,
all’anno dopo.
Altre entrate
• Contributi alla produzione (es: premio unico PAC) (CP)
• Risarcimento danni assicurazioni sulle produzioni (Ris)
• Interessi attivi in conto corrente aziendale (Inta) • V = vendite
• C = autoconsumi
•
Come si calcola la PLV? R = Remunerazioni in natura per
prestazioni di lavoratori esterni
• Lpa = Lavorazioni e prestazioni agricole in
Prodotti: (V + V_r + C + R) + conto terzi
• Sor = Servizi legati all’ospitalità rurale
Servizi: (Lpa+Sor+Us_Ab) + (agriturismo…)
• Us_Ab = Uso abitazione
Altre Entrate: (CP+Ris+Inta) + • CP = Contributi alla produzione (es:
premio unico PAC)
Variaz. Scorte: (RF-RI) = • Ris = Risarcimento danni assicurazioni
sulle produzioni
___________________ • Inta = Interessi attivi in conto corrente
aziendale
Produzione Lorda vendibile PLV • RF = Rimanenze finali
• RI = rimanenze iniziali 5
• Passivo del bilancio
Nel passivo di bilancio inseriamo tutti i costi sia i costi oggettivi sia i costi di reddito
sostenuti dall’azienda nel corso dell’esercizio.
• Costi oggettivi: fanno parte dei costi oggettivi:
• Le spese varie (Sv): Sono le spese che l’imprenditore A= acquisti
sostiene per l’acquisto di fattori produttivi esterni (a logorio RIsv = rimanenze
totale). iniziali, fattori inizio
Le spese varie si calcolano Sv = A + (RIsv – RFsv) anno
Le principali componenti sono: RFsv= rimanenze
• Sementi finali, fattori fine
anno
• Fertilizzanti
• Diserbanti
• Elettricità e carburanti
• Spese di commercializzazione
• Canoni di affitto
• Quote di ammortamento, manutenzione e assicurazione (Q): in
generale si riferiscono ai costi che l’imprenditore sostiene per l’uso
di fattori a logorio parziale il cui costo deve essere ripartito per tutto
il periodo di utilizzo del fattore.
• Quote di ammortamento: la quota di ammortamento è una
“stima” del deprezzamento del bene a logorio parziale. Il
deprezzamento può derivare dal deprezzamento di tipo fisico
o legato all’obsolescenza del bene cioè all’invecchiamento di
natura tecnologica del bene quindi dopo tot anni avrà
un’efficienza inferiore della macchina in azienda. Il metodo di
calcolo tiene conto del valore iniziale del bene (Vm0) a cui
viene sottratto l’eventuale valore di recupero (Vmf) diviso il
numero di anni (n) che si presume verrà utilizzato il bene che
vanno in relazione con il decadimento di natura tecnologica
(obsolescenza) o di natura fisico della macchina.
Qamm = Vm0 – Vmf / n
La quota di ammortamento tende a ripartire il costo del bene
per tutti gli n anni che si prevede che questo bene verrà
utilizzato cioè ogni anno dobbiamo accantonare delle quote.
Se alla fine degli anni avrà un valore ci saranno delle
plusvalenze o minusvalenze cioè fatti che si registrano nel
momento in cui si verificano dei valori che sono stati stimati. 6
È possibile che dopo 10 anni quel bene a cui avevamo
attribuito un valore di recupero di 1.000€ in realtà poi sia pari
a = 0 in questo caso avremo una minusvalenza perché non
avremo ammortizzato quei 1.000€. Nel caso opposto dopo
aver calcolato gli ammortamenti non introducendo il valore di
recupero, alla fine la concessionaria invece attribuisce un
valore di recupero pari a 1.000€. Quei 1.000€ sono una
plusvalenza legata all’ammortamento del bene.
Un parametro prudenziale potrebbe essere quello di porre 0
il valore di recupero per cui la quota potrebbe essere pari alla
quota iniziale del bene diviso gli n anni dell’utilizzo del bene
stesso.
Tali quote dovrebbero permettere di sostituire il bene a fino
ciclo economico con un altro di pari caratteristiche.
• Quote di manutenzione: si riferiscono a spese di
manutenzione per interventi di natura straordinaria. È una
spesa che l’imprenditore deve sostenere per mantenere
sempre in efficienza i capitali fissi (i macchinari, per esempio,
devono essere o riparati, o aver bisogno di sostituzione di un
pezzo). Una accurata manutenzione conferisce una durata più
lunga dei beni. Si ricorre a delle stime preventive sugli
interventi futuri da effettuare.
• Aliquota per gli immobili tra lo 0,25 – 2 %
• Aliquota per le macchine del 3% rispetto al
valore a nuovo
• Quote di assicurazione: si riferisce a eventi avversi che non sono
certi ma che potrebbero verificarsi. Queste quote possiamo
metterle in un fondo ogni anno. Le quote di assicurazione
possono essere sempre previste sul macchinario o edifici per
ulteriori danni possibili. Possiamo attribuire alle quote un valore
pari al 2% rispetto al valore a nuovo. 7
• Imposte, tasse e contributi (Tr): possono riguardare il reddito
dell’imprenditore agricolo, altre imposte possono essere date da:
• IRAP (imposta regionale attività produttive)
• IMU (imposta municipale unica)
• IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche)
Reddito imprenditore agricolo: viene calcolato non attraverso la
definizione del reddito che ha percepito l’imprenditor agricolo
durante l’anno ma in modo indiretto utilizzando due redditi:
Il reddito agrario e il reddito dominicale rappresentano la base
imponibile cioè l’importo che deve essere soggetto ad’ imposta.
Sono due redditi presuntivi cioè si presume che un agricoltore che
coltiva determinate produzioni in una determinata superficie
agricola produca un reddito dominicale e un reddito agrario. Questi
due redditi si calcolano attraverso delle tariffe di estimo. Quindi per
quanto riguarda l’imprenditore non avremo una definizione di
reddito prodotto dall’imprenditore in termini di salari e stipendi
come avviene per le persone fisiche ma il suo reddito sarà dato dalla
componente reddito agrario e componente reddito dominicale.
Il reddito dominicale costituisce una componente della base
imponibile, viene definito catastalmente sulla base dell’estensione
del terreno della zona in cui si trova la superficie agricola e quindi
dov’è ubicata l’azienda e dal tipo di coltura praticata. Il calcolo si
basa su delle tariffe di estimo stabilite dalla legge e per ciascun
comune indicano il reddito medio dominicale per ogni ettaro di
terreno. È il reddito che l’imprenditore agricolo deve dichiarare nel
caso in cui il terreno sia di proprietà mentre nel caso in cui è un
affittuario il reddito dominicale non dovrà essere calcolato. La
tariffa di estimo che indica il reddito dominicale deve essere
rivalutata dell’80%.
Questa rivalutazione non si Cioè: tariffa di estimo è pari a 500€ questa deve essere
applica se il fondo è rivalutata dell’80% raggiungendo un nuovo valore di reddito
concesso in affitto ad dominicale pari a 900€, 500 x 80% = 400, 500 + 400 = 900€
agricoltori con età inferiore
ai 40 anni e ai coltivatori
diretto a titolo principale. 8
Il reddito agrario costituisce la seconda componente della base
imponibile del reddito di un imprenditore agricolo e viene calcolato
sia su terreni di proprietà sia su terreni in affitto. È un reddito che
deriva da aver svolto attività agricola su tutta la superficie che ho a
disposizione in azienda. È determinato da tariffe di estimo calcolate
per tipo di coltura.
Sono tenuti a dichiarare il reddito agrario tutti gli imprenditori che
esercitano una attività sul fondo agricolo perché è reddito
presuntivo per quanto riguarda l’attività specifica agricola quale la
coltivazione, l’allevamento o la trasformazione. Per la
determinazione del reddito agrario la tariffa d’estimo deve essere
rivalutata del 70%
Esempio:
Si procede al calcolo del reddito dominicale e agrario che deriva dal
possesso di 3 ettari di fondo arativo e di 1 ettaro coltivato ad orto.
Qualità: ARATIVI – classe 2 – reddito dominicale €105 e reddito
agrario €70
• Il reddito dominicale è dato da €105 x 3ha = €315
• Il reddito agrario è dato da €70 x 3ha = €210
Qualità: ORTI – classe 1 – reddito dominicale €270 e reddito agrario
€130
• Il reddito dominicale è dato da €270 x 1ha = €270
• Il reddito agrario è dato da €130 x 1ha = €130
Il contribuente deve dichiarare:
• →
Reddito dominicale €315 + €270 = 585 rivalutato dell’80%
585x80/100, 585 x (1+80/100), 585 x (1+0,8) = 585x1,8=1053
• →
Reddito agrario €210 + €130 = €340 rivalutato del 70%
340x70/100, 340 x (1+70/100), 340 x (1+0,7) = 340x1,7=578
Se l’imprenditore avesse quei 4ha in affitto l’unico reddito che
dovrebbe calcolare è solo il reddito agrario quindi il reddito
presuntivo sarebbe pari a 578 9
IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche)
L’IRPEF è un’imposta diretta cioè che si applica direttamente sul
reddito, personale, progressiva per scaglioni, cioè man mano che il
reddito aumenta avremo delle aliquote di imposta che
progressivamente aumentano, che si applica al reddito complessivo
netto. Il reddito da assoggettare all’imposta è il reddito agrario e il
reddito dominicale. Questo significa che il reddito dominicale e
agrario non sono l’imposta che bisognerà pagare ma costituiscono
la base imponibile cioè quell’ammontare di denaro che viene poi
assoggettato.
Se per esempio la mia imposta IRPEF è pari al 15% vuol dire che
sulla somma del reddito dominicale e reddito agrario che
costituiscono la base imponibile applico un’imposta del 15%.
L’imposta è pari al 15%, il mio reddito presuntivo è di 1000€ vorrà
dire che dovrò versare 150€di imposta (1000x15%=150€).
Sul bilancio dovrà essere inclusa l’imposta e non il reddito agrario e
reddito dominicale. Il reddito agrario e il reddito dominicale ci
servono per calcolare e per definire l’imposta sulla quale verrà