Autorinforzo intrinseco: soddisfazione personale, senso di competenza o piacere
derivante dall’esecuzione corretta di un comportamento.
Autorinforzo estrinseco: l’individuo si concede una ricompensa personale o un
trattamento speciale dopo una buona prestazione.
Autoefficacia e Autostima nella Teoria
Sociocognitiva
1. Il ruolo dell’autorinforzo nello sport
Nel contesto sportivo, l’autorinforzo ha un’importanza decisiva: la capacità di motivarsi da soli,
senza dover dipendere costantemente da premi esterni o giudizi degli altri, determina spesso la
qualità dell’allenamento e la sua continuità.
Gli atleti che sanno sostenersi mentalmente, riconoscere i propri progressi e
valorizzare i piccoli miglioramenti mantengono più facilmente costanza, impegno e
resilienza.
2. Autoefficacia: il “motore” dell’apprendimento e della performance
Prima di Bandura, ogni forma di fiducia personale veniva ricondotta principalmente al concetto
di autostima.
Con la Teoria Sociocognitiva si comprende che esiste un altro costrutto, diverso e più specifico,
chiamato autoefficacia, che rappresenta un elemento centrale nell’apprendimento e nella
performance, soprattutto in ambito sportivo.
Che cos’è l’autoefficacia?
L’autoefficacia è una credenza psicologica personale, che riguarda la percezione di essere
efficaci e competenti in un compito specifico, all’interno di un contesto preciso.
Non descrive la capacità reale oggettiva, ma la convinzione soggettiva di poter affrontare una
determinata situazione.
È ciò che risponde alla domanda:
“Quanto credo di essere capace di affrontare questo compito?”
L’autoefficacia influenza:
come una persona interpreta una sfida,
come organizza le sue azioni,
quanto persiste,
come reagisce agli ostacoli,
la qualità finale della performance.
Credenza, non verità assoluta
L’autoefficacia non è una misura oggettiva delle abilità reali.
È una convinzione costruita nel tempo, attraverso esperienze personali, feedback, osservazione
di modelli e stati emotivi (le quattro fonti di autoefficacia).
Abbiamo quindi percezioni di efficacia, non certezze assolute.
3. L’autoefficacia è specifica e contestuale
Una caratteristica fondamentale è che l’autoefficacia dipende dal contesto.
Una persona può avere:
alta autoefficacia universitaria (credere di saper studiare bene),
media autoefficacia sportiva,
bassa autoefficacia lavorativa,
alta autoefficacia sociale o amicale.
Non esiste una “autoefficacia generale”: ognuno costruisce la propria percezione di
competenza per ogni area di vita in cui agisce.
Autoefficacia e Autostima: differenze fondamentali
Autostima
È una valutazione globale della propria persona.
Riguarda il valore che attribuiamo a noi stessi “in generale”.
È relativamente stabile nel tempo.
Non cambia per una singola prestazione, positiva o negativa.
È la sintesi dei vari ambiti di vita: una sorta di “voto complessivo” che diamo a noi
stessi.
Autoefficacia
È una convinzione specifica sulle proprie capacità in un compito circoscritto.
È dinamica, cambia in base all’esperienza, alla situazione, ai risultati precedenti.
Dipende dal contesto: sportivo, scolastico, sociale, lavorativo, ecc.
Non riguarda quanto valiamo come persone, ma quanto crediamo di saper fare
qualcosa.
Il rapporto tra i due concetti
Autostima e autoefficacia non sono la stessa cosa, anche se spesso vengono confuse.
L’autoefficacia può contribuire alla costruzione dell’autostima (ad esempio, molti
successi in un ambito importante per noi possono rafforzare la percezione globale di
valore personale).
Tuttavia, una persona può avere alta autostima e bassa autoefficacia in un compito
specifico, oppure il contrario.
Sono due costrutti distinti, ma collegati.
Fonti dell’Autoefficacia
1. Esperienze di Padronanza (Mastery Experiences)
Le esperienze dirette di successo rappresentano la fonte più potente di autoefficacia.
Quando una persona affronta un compito e lo porta a termine con successo, costruisce la
convinzione di poterlo gestire anche in futuro. Queste esperienze rafforzano la fiducia e
rendono l’individuo più resiliente davanti alle difficoltà.
Al contrario, fallimenti ripetuti, soprattutto se avvengono nelle fasi iniziali
dell’apprendimento, possono abbassare significativamente l’autoefficacia. Per questo motivo,
nello sport come nell’apprendimento generale, è fondamentale procedere per piccoli obiettivi
raggiungibili, così da creare una base solida di successi progressivi.
2. Esperienze Vicarianti (Vicarious Experiences)
L’autoefficacia può aumentare anche osservando altre persone – soprattutto se percepite come
simili a sé – che riescono in un compito.
Questo meccanismo è alla base del modeling: se vediamo qualcuno con caratteristiche simili
alle nostre avere successo in un’attività, diventiamo più propensi a credere di potercela fare
anche noi.
È particolarmente importante nei gruppi sportivi, nei team scolastici e nell’infanzia, dove
l’identificazione con il modello rende l’apprendimento più immediato.
3. Persuasione Sociale (Social Persuasion)
La persuasione sociale comprende incoraggiamenti, feedback positivi, parole di supporto o
rinforzi forniti da figure significative: allenatori, insegnanti, genitori, compagni di squadra.
feedback costruttivo e credibile
Un può convincere una persona a impegnarsi maggiormente,
aumentando la fiducia nelle proprie capacità. Non si tratta di semplici complimenti, ma di
messaggi realistici e ben calibrati, che contribuiscono a instaurare una percezione di
competenza. scaffolding:
Un ruolo importante è svolto anche dallo un supporto graduale e “su misura”, che
aiuta a raggiungere obiettivi progressivi senza sentirsi sopraffatti.
4. Attivazione Fisiologica ed Emotiva
Le sensazioni che proviamo nel corpo influenzano direttamente la nostra autoefficacia.
Ansia, tensione, paura del fallimento o interpretazioni negative dei segnali
fisiologici (come il battito accelerato) tendono a diminuire la percezione di efficacia.
Concentrazione, calma, stato emotivo positivo e vitalità fisica aumentano invece
la sicurezza nelle proprie capacità.
L’individuo interpreta il proprio stato fisiologico come indicatore di competenza o
incompetenza: se percepisce il corpo “in allerta”, potrebbe pensare di non essere in grado; se
lo percepisce stabile e sotto controllo, si sente più preparato.
Fonti dell’Autostima
L’autostima si sviluppa fin dall’infanzia ed è il risultato di una combinazione di fattori personali,
relazionali e ambientali.
Non nasce da un singolo evento, ma da una continua interazione tra:
aspettative su noi stessi
esperienze di successo e fallimento
il modo in cui interpretiamo queste esperienze
feedback esterni (famiglia, allenatori, coetanei)
dialogo interno e percezione di competenza
Fonti principali dell’autostima
1. Relazioni significative e percezione di supporto
Avere figure di riferimento che sostengono, valorizzano e accolgono la persona.
2. Approccio personale ai successi e ai fallimenti
Il modo in cui interpretiamo ciò che accade determina se la nostra autostima cresce o si
indebolisce.
3. Confronto sociale
Confrontarsi con gli altri può rafforzare o indebolire la percezione di valore personale, a
seconda del significato che attribuiamo al confronto.
4. Dialogo interno
Un dialogo interno critico può abbassare l’autostima, mentre un atteggiamento positivo,
realistico e incoraggiante la sostiene.
2. Funzioni dell’Autostima nello Sport
a. Scelta e Motivazione a lungo termine
Una buona autostima permette all’atleta di affrontare con continuità un percorso sportivo fatto
di: sfide
successi
momenti di difficoltà
possibili fallimenti
Una sconfitta non intacca l’identità dell’atleta, perché il suo valore personale non dipende
dal singolo risultato.
b. Resistenza psicologica
Un’autostima solida agisce come una protezione mentale, un “filtro” che riduce:
l’impatto delle critiche
il peso del confronto con gli altri
la paura del giudizio
la vulnerabilità emotiva dopo una prestazione negativa
Chi ha una buona autostima regge meglio lo stress dell’esposizione pubblica e della
competizione.
c. Salute mentale e benessere
L’autostima funziona come fattore protettivo per la salute mentale:
sostiene il senso di valore personale
mantiene stabile la percezione di utilità e dignità
protegge da ansia, demotivazione e vissuti depressivi
Il valore personale rimane, anche se la stagione va male o gli esiti sportivi sono altalenanti.
3. L’allenatore tra Autoefficacia e Autostima
Un buon allenatore dovrebbe lavorare su entrambi i costrutti, perché entrambi influenzano la
crescita sportiva e psicologica dell’atleta.
Lavorare sull’autoefficacia
allenamento specifico e graduale
obiettivi realistici e suddivisi
uso di modelli competenti (modeling)
feedback tecnici e costruttivi
Lavorare sull’autostima
creare un ambiente di supporto
valorizzare la persona oltre l’atleta
accettare il fallimento come parte del processo
evitare giudizi umilianti o svalutanti
4. Autoefficacia, Autostima e Apprendimento nello Sport
Entrambe influenzano il successo sportivo, ma in modo diverso:
L’autoefficacia ha un effetto immediato e diretto sulla performance.
L’autostima agisce in modo profondo e a lungo termine, stabilendo la qualità della
relazione fra atleta e sport.
Un atleta può essere tecnicamente eccellente, ma senza autoefficacia non riuscirà a esprimere
il suo potenziale.
Viceversa, un’autostima solida sostiene la motivazione e il benessere lungo tutta la carriera.
5. L’Autoefficacia nello Sport
L’autoefficacia è uno dei fattori psicologici più importanti per il successo sportivo.
Atleti con capacità fisiche simili possono avere risultati molto diversi a seconda del loro livello
di autoefficacia.
Dimensioni psicologiche influenzate dall’autoefficacia
1. Motivazione sportiva
Autoefficacia e motivazione si influenzano a vicenda in un ciclo ricorsivo:
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Autostima
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