Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL SISTEMA ADOLESCENZA COME SISTEMA DI MUTAZIONE ENATTIVO
Sistema = insieme di elementi tra loro collegati e cooperanti, che, in base alla loro
organizzazione, può assumere numerose forme diverse.
Ritenendo indispensabile superare le interpretazioni naturalizzanti e universalistiche
dell’adolescenza, occorre focalizzare l’attenzione sugli elementi materiali che, combinandosi
8
e ricombinandosi tra loro, creano le condizioni concrete (sociali, culturali, economiche,
biologiche, psicologiche) agevolano o ostacolano il “fare esperienza di adolescenza”.
Approfondendo questo aspetto, cerchiamo di spiegare cosa significa considerare
l’adolescenza come sistema di mutazione enattivo.
Enazione: ai nostri fini il significato più appropriato è quello specificato dal filosofo ed
epistemologo cileno Francisco Varela (1946-2001), cioè “mettere in atto”, perché
evidenzia l’azione come determinata a partire dalla percezione del mondo del soggetto che
agisce.
Questo passaggio è fondamentale per comprendere come l’interpretazione enattiva
modifichi radicalmente il punto di vista comune, che considera la percezione come un
semplice recepimento delle informazioni che provengono dall’ambiente.
Nell’approccio enattivo, la realtà non è un dato, ma dipende da colui che la
percepisce.
Facendo riferimento agli studi di Varela, possiamo affermare che, per descrivere il sistema
adolescenza, non si può fare a meno di considerare come non esistano modelli di
comportamento definiti a priori, ma piuttosto modi diversi, incarnati in ciascun
adolescente, di fare esperienza.
L’adolescenza è la fase della vita strutturalmente dedicata al recepimento e alla
elaborazione delle sollecitazioni che emergono nel contesto sociale, economico, culturale ed
educativo, contesto con il quale ciascun adolescente si colloca in un rapporto di
codipendenza sistemica.
Il modello della transizione catastrofica
La teoria delle catastrofi è stata originariamente elaborata dal matematico francese René
Thom (1923-2002) ed è stata applicata a numerosi campi sia delle scienze naturali e di
quelle sociali.
Nei primi anni 2000, la pedagogista Maria Rita Mancaniello ha applicato per prima il modello
catastrofico per spiegare le trasformazioni che riguardano l’adolescenza.
Mancaniello parla di “ transizione discontinua” rimarcando che il raggiungimento di quello
che Thom definisce il “punto di catastrofe” o “punto di rottura”, determina una modifica
repentina dell’equilibrio del sistema adolescenza, che comporta una trasformazione
profonda e irreversibile del sistema stesso.
Il punto di contatto tra il modello della transizione catastrofica e quello sistemico enattivo di
Varela, è rappresentato dalla discontinuità che rompe l’equilibrio del sistema, un processo
che sconvolge la percezione del soggetto nel suo rapporto con l’ambiente e lo porta a
riorganizzare la sua interazione con la pluralità dei micro-mondi in cui è immerso.
9
E’ anche riconoscibile un punto di contatto con quanto descritto nel testo “Pedagogia
dell’adolescenza” di Barone, che considera il sistema adolescenza come strutturato su
quattro dimensioni: corpo, spazio, pensiero e tempo.
Le rapide modificazioni di questi elementi, e quindi dell’intero sistema, possono essere
studiate basandosi sull’esame di coppie di questi elementi (corpo-spazio, pensiero-tempo,
ecc.) che costituiscono i vertici di osservazione significativi per comprendere la
ristrutturazione dell’intero sistema.
Vecchi scenari e nuove mutazioni
Esaminiamo in che modo i profondi mutamenti intervenuti negli ambienti in cui vivono gli
adolescenti ne abbiano modificato l’esperienza.
Adolescenza e famiglia
Dall’inizio del nuovo millennio, sono notevoli le trasformazioni che ha subito la famiglia in
tutti i Paesi Occidentali.
Considerando, in particolare, ciò che è avvenuto in Italia, le trasformazioni osservate ci
permettono di parlare di “famiglia adolescente”.
Nel corso del Novecento, la famiglia era il luogo del rapporto dialettico tra il bisogno di
appartenenza e la necessità di separazione, il luogo del conflitto tra generazioni
indispensabile per il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Due erano le richieste rivolte dall’adolescente alla propria famiglia:
1) richiesta di tipo psichico-emozionale: essere capace di accettare la sua necessità di
separazione dal nucleo familiare;
2) richiesta di tipo pedagogico: saperlo accompagnare e sostenere nel suo processo
trasformativo e di transizione.
Queste richieste evidenziano come l’adolescenza dei figli comporti un inevitabile
“cambiamento catastrofico” dell’intero sistema familiare, che occorre fronteggiare attraverso
una rimodulazione continua non solo delle relazioni interne, ma anche dei rapporti con gli
altri sistemi esterni.
Nella contemporaneità, la spinta emancipativa è meno intensa e i processi di
emancipazione più lenti. Le cause principali di questo cambiamento sono:
● mutamento delle condizioni socio-economiche: difficoltà ad entrare nel mondo
del lavoro con contratti che assicurino uno stipendio adeguato per poter mantenersi
da soli;
● mutamento delle condizioni socio-culturali: accresciuto numero di famiglie
allargate e monogenitoriali, indifferenziazione generazionale all’interno della
10
famiglia, provocata dai nuovi stili comunicativi e di vita e dalla condivisione di
abitudini e argomenti tra i vari componenti.
La famiglia adolescente è il risultato dei profondi mutamenti iniziati nella seconda metà del
Novecento. Le sue principali caratteristiche sono:
● scomparsa della funzione autoritaria esercitata dai genitori sui figli (tipica della
famiglia patriarcale);
● famiglie basate maggiormente sulla ricerca di vicinanza ed intimità;
● posizione genitori-figli più simmetrica rispetto al passato;
● superamento dell’immagine dell’adultità come età della compiutezza, della piena
maturità, della razionalità e della padronanza su di sé;
● nel rapporto genitori-figli, non sono più soltanto i figli a chiedere il riconoscimento dei
genitori, ma anche i genitori ad aver bisogno dell’approvazione dei figli.
Le caratteristiche della famiglia adolescente hanno influito sulle forme di disagio
adolescenziale, sempre più spesso legate alla difficoltà di gestire il processo di separazione,
che talvolta portano ad episodi di rabbia violenta, intollerabilità alle frustrazioni, tirannia nei
rapporti con i genitori.
Adolescenza e scuola
I processi che stanno provocando profondi cambiamenti nei contesti rilevanti per gli
adolescenti, sembrano non aver prodotto grandi variazioni nella scuola.
La dimensione che viene spesso dimenticata quando si considera il ruolo formativo della
scuola nei confronti delle giovani generazioni, è quella dell’affettività, mentre viene
enfatizzata la centralità dei saperi disciplinari che devono essere appresi.
In ambito psico-sociologico, si sottolinea invece il legame esistente tra il successo
scolastico e le trasformazioni affettive e relazionali che interessano gli adolescenti. In
particolare, le componenti corporee, sessuali ed affettivo-relazionali hanno un chiaro effetto
sul grado di soddisfazione che i giovani ricavano dall’esperienza scolastica.
Sebbene negli ultimi decenni si siano sviluppati numerosi progetti finalizzati ad una
ristrutturazione dell’esperienza scolastica, la lezione frontale è ancora oggi la modalità più
diffusa nelle scuole di ogni ordine e grado.
Volendo approfondire la riflessione sull’influenza della scuola nel processo di sviluppo degli
adolescenti, occorre considerare i cardini su cui si fonda il funzionamento della scuola:
1) istanza normalizzatrice che porta all’obiettivo di conformazione ai principi
dell’ideologia dominante;
2) principio della prestazione intellettuale da cui derivano i criteri di valutazione e di
giudizio della scuola. 11
Inevitabilmente, però, l’esperienza scolastica è esperienza educativa che, in quanto tale,
presenta due aspetti contrapposti:
● da un lato, la scuola assicura la riproduzione sociale ed inserisce i giovani in una
rete che li contiene e li assoggetta;
● dall’altro lato, la scuola promuove l’autonomia individuale e la consapevolezza
critica. In questo senso, essa promuove le capacità espressive dei giovani affinché
essi riescano a superare i vincoli culturali che li riguardano.
I pedagogisti Raffaele Mantegazza e Gabriella Seveso sottolineano la necessità di superare
la pericolosa contrapposizione tra educazione ed istruzione.
Sebbene il compito preminente della scuola sia quello di istruire, nel momento in cui essa è
in grado di trasferire conoscenze e competenze attraverso metodologie didattiche che
tengano conto dei diversi ritmi di apprendimento e degli aspetti relazionali, diventa fautrice,
almeno implicita, anche di un processo educativo.
E’ importante che la scuola mantenga la sua separazione rispetto alla famiglia e agli altri
ambienti di vita dei giovani, spetta alla scuola stessa marcare i propri confini per sottolineare
il proprio ruolo istituzionale e socio-culturale, confini che essa deve comunque saper
modificare per recepire i linguaggi e i simboli della vita sociale, rielaborarli e renderli oggetto
dei processi di apprendimento e formazione.
Attualmente la scuola appare in difficoltà nel recepire le indicazioni della pedagogia.
Molti istituti scolastici sono ancora caratterizzati da una struttura di rigida suddivisione di
tempi e spazi e le abilità cognitive ed intellettive sono spesso gli unici indicatori della qualità
degli studenti.
La scuola è carente anche dal punto di vista della sua funzione di orientamento; spesso
sono le esperienze extrascolastiche quelle che consentono agli studenti di comprendere le
proprie aspirazioni e potenzialità.
Sebbene la maggioranza degli studenti si adatti senza particolari difficoltà alle richieste della
scuola, nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito in modo sempre più massiccio al
proliferare dei cosiddetti “disturbi scolastici” riguardanti gli alunni che hanno difficoltà di
vario tipo ad adeguarsi alle richieste della scuola e che presentano scarse capacità di
attenzione, di concentrazione e di difficoltà a seguire i codici di comportamento e a
raggiungere i risultati attesi.
Questa sempre più diffusa difficoltà di adattarsi alla rigidità del dispositivo scolastico
non segnala una “rivolta” degli studenti contro il modo di funzionamento anacronist