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RACCOLTA INDIFFERENZIATA (35%) DIFFERENZIATA (65%)
Trattamento Meccanico Biologico Carta Vetro
RAEE Orga- Pla- Alluminio(TMB) nico stiche e Acciaio
Rifiuto Umido Rifiuti Secchi
CDR Biogas Vetro FOS Compost M.P.S.Alluminioe Acciaio
Riguardo alla raccolta indifferenziata, le norme europee impongono comunque un pretrattamento dei rifiuti, anche se destinati alla discarica, nell'ottica di ottimizzare il più possibile il riciclo di materie prime seconde in primo luogo, il recupero di energia in secondo luogo e, al limite, diminuire l'impatto ambientale in discarica: se nei rifiuti che vanno in discarica è presente una fase organica, questa produce durante la sua inevitabile trasformazione biologica:
- in condizioni aerobiche, il "percolato", che è inquinante per falde e terreno;
- in condizioni anaerobiche, il "biogas" che, contenendo metano, espone al rischio di incendi.
Pertanto, i rifiuti indifferenziati subiscono il "trattamento"
meccanico biologico”(TMB) in appositi impianti, che, articolandosi in più fasi sia meccaniche sia biologiche, permette di recuperare combustibile da rifiuto (CDR, è la parte destinata agli inceneritori per il recupero energetico), biogas (composto al 60% da metano CH4, al 40% da anidride carbonica CO2), vetro (in piccole quantità), acciaio e alluminio (la separazione magnetica riesce bene anche in questo contesto) e la cosiddetta “frazione organica stabilizzata” (FOS, equivalente del compost ma più scadente, è una sorta di terriccio che trova destinazioni d'uso come, ad esempio, materiale da riempimento).Trattamento Meccanico Biologico
I vantaggi del trattamento meccanico biologico sono:
- flessibilità a seconda del bacino di utenza (gli impianti sono dimensionabili come grandezza e capacità);
- riduzione peso e volume dei rifiuti (consentendo di gestire le emergenze rifiuti);
- tempi di realizzazione e
- riduzione del 90% della potenzialità inquinante (lo scarto che va in discarica non è inquinante, questa percentuale considera il bilancio di inquinamento durante il trattamento);
- produzione di biogas e CDR per recupero energetico (si consideri che un rifiuto non pretrattato non può neanche finire negli inceneritori);
- recupero dei materiali.
Gli impianti di trattamento meccanico biologico prevedono in generale tre fasi:
- Fase di pretrattamento meccanico (selezione)
- Fase principale di
Dopo una prima separazione di metalli con un separatore magnetico, e una eventuale riduzione dimensionale, un vagliatore separa i rifiuti secchi dall'umido (ciò è possibile perché l'umido è tendenzialmente più fine del secco); dunque, su entrambe le tipologie, si attua la "deferrizzazione" mediante separatori magnetici e a correnti indotte per ricavare metalli vari (in piccola quantità);
trattamento biologico (cfr. schema di pag. 41)
Mentre dai rifiuti secchi si ricava CDR (che non può contenere assolutamente componenti organiche), la fase umida subisce un trattamento chiamato "digestione anaerobica", che può essere di due tipologie: la "digestione aerobica", da cui si ottiene biogas e i fanghi detti digestato (compostaggio), e la "digestione anaerobica", da cui si ottiene il FOS (inoltre la digestione aerobica accoglie anche il digestato ricavato da quella anaerobica); in alternativa al compostaggio, c'è la "bioessiccazione", un processo aerobico che accoglie rifiuti misti (secchi e umido, quindi in presenza di questo trattamento non troviamo la vagliatura) e elimina circa la metà del totale di CO2 e H2O dalla parte organica (l'umido, che rappresenta circa la metà del totale). Tutti questi processi, che avvengono grazie a microrganismi che demoliscono i materiali organici, sono esotermici, cioè sviluppano energia di calore.
(fino a 70 °C);
3. Fase di post-trattamento meccanico
Non presente in tutti gli impianti TMB, viene effettuata per preparare al meglio il rifiuto trattato al conferimento in discarica, alla produzione di CDR o all'impiego in campi non agronomici. A seguito di trattamenti biologici aerobici (compostaggio e bioessiccazione) si effettua la raffinazione del prodotto stabilizzato per ricavare CDR, ulteriori metalli e una parte di scarto che andrà in discarica; a seguito di trattamenti biologici anaerobici si effettua la depurazione del biogas e la disidratazione, stabilizzazione e raffinazione del digestato.
Quindi, i prodotti finali di un trattamento meccanico biologico sono:
- FOS: non può essere utilizzato in agricoltura ma è adatto come materiale di ripristino ambientale per cave o discariche;
- Frazione Secca: da cui si ricicla carta, materiali plastici e metallici;
- CDR e Biogas: il CDR è destinato agli impianti di combustione con recupero.
energetico (termovalorizzazione), quindi deve garantire un ade-guato potere calorifico; secondo normativa, il CDR può essere compo-sto, fino al 50%, anche da rifiuti secchi industriali (ma mai da rifiuti or-ganici) e deve possedere determinate caratteristiche di umidità, PCI(potere calorifico inferiore) e contenuto di ceneri; in base a queste ca-ratteristiche, distinguiamo “CDR di qualità normale” da “CDR di qualitàelevata”. Come prodotto finito, il CDR si può presentare in “fluff” (fioc-chi) o in “pellett”; quest’ultima tipologia è più qualitativa, poiché meno umida, con un PCI maggiore e meno voluminosa (a vantaggio del tra-sporto), ma ha un costo di produzione maggiore;
Scarto: materiale fine (ad esempio residui vetrosi, inerti), smaltiti in di-scarica.
338. Filiere di Rifiuto da Raccolta Differenziata
Seguendo la gerarchia di priorità che vede al primo posto il
riciclo (e riuso), seguito da recupero di materiali meno pregiati e infine il recupero energetico, è facile capire come la migliore modalità di gestione dei rifiuti sia quella dellaraccolta differenziata, con la quale è molto più facile ottenere materia prima seconda di elevata qualità, cioè assimilabile a quella della materia prima naturale. In questo capitolo, non ci limiteremo ai rifiuti urbani, ma tratteremo il tema del riciclo dei materiali in senso più generale. Il Riciclo della Carta La carta nasce dalla lavorazione di fibre vegetali di vario tipo; attualmente, si adotta la “pasta di legno” (che deriva da tronchi d’albero e da residui di segheria e altre industrie del legno) come materia prima naturale, la carta da macero come materia prima seconda; la carta può essere riciclata un numero limitato di volte (5÷7 volte), poiché in ogni successiva lavorazione di riciclo della materia si riduce lalunghezza delle fibre vegetali che la compongono; quindi, una fase di vagliatura separerà le fibre corte che andranno a formare il "fango residuale", il quale può essere sottoposto a trattamento biologico (compostaggio) oppure essere valorizzato energeticamente.
Partendo da materia prima naturale, si ha:
Pulping: processo chimico o meccanico per ottenere la polpa (miscela di fibre di cellulosa e acqua). Nel pulping chimico la pasta di legno è essiccata e compattata in un digestore a elevata pressione con un'appropriata soluzione chimica che dissolve la lignina (il "collante" che lega le fibre del legno) e permettere ai fasci di fibre di cellulosa del legno di separarsi in singole fibre. Il processo chimico è più delicato sulla fibra di cellulosa, e quindi le paste chimiche tendono ad avere fibre più lunghe e la carta risulta di migliore qualità. Nel pulping meccanico, i trucioli di legno vengono pressati contro
una smerigliatrice che separa fisicamente le fibre. La lunghezza delle fibre è più corta e la carta ottenuta di minore qualità.
dopo la separazione delle fibre, all'interno del mulino si ha il lavaggio della polpa; per produrre carta bianca, nel mulino si ha la sbiancatura (con sbiancanti chimici) della polpa per rimuovere il colore associato alla lignina residua.
Vagliatura: la pasta di legno sbiancata o grezza - che a questo punto è in una sospensione molto diluita - viene poi pompata su un vibrovaglio, per permettere all'acqua di defluire insieme alle fibre più corte e trattiene le fibre lunghe in "fogli". Variando la quantità di polpa che alimenta il vaglio e la velocità delle vibrazioni, si possono ottenere carte con diverse qualità e proprietà. I fogli vengono poi fatti passare attraverso una lunga serie di rulli che eliminano l'umidità residua.
Quindi, riscaldati da tamburi che asciugano la carta. Infine, attraverso una calandratura si ha la levigatura dei fogli che vengono arrotolati. Partendo da carta da macero, si ha: - Selezione preliminare: è una fase presente in ogni processo di riciclaggio; in questo caso si separa la carta più leggera (ad esempio giornali) dai cartoni; i vari materiali vengono poi pressati e confezionati in balle da inviare alle cartiere per il riciclaggio. - La carta da rifiuto viene miscelata ad acqua calda all'interno di Pulping: un miscelatore, per la separazione delle fibre (è qui che si ha un grande risparmio energetico rispetto al processo che parte da m.p.n.). - Vagliatura: l'impasto risultante passa attraverso dei vagli, dove tutte le fibre derivanti da carta che ha raggiunto il limite di riciclo attraversano la superficie vagliante e vanno a formare il fango residuale. - Lavaggio e Deinchiostrazione: tramite processi di separazione si rimuovono contaminanti come inchiostro,Argille, plastica e metallo; la quantità di contaminanti che sono accettabili nella polpa dipende dal tipo di carta prodotta.
Miscela con Materia Prima Vergine
Trattamento dei Reflui e dei Fanghi
Nell'ottica del riciclo, da anni sono stati modificati in gran parte gli imballaggi per bevande, ad esempio da Tetrapack, passando da poliaccoppiati di più materiali difficilmente differenziabili a imballaggi in cartone in cui è sufficiente separare la parte in plastica relativa al tappo.
Il Riciclo del Vetro
La materia prima di base per la produzione del vetro è la sabbia silicea (al 70%). Per riuscire a fondere la sabbia a temperature più basse, si addiziona una sostanza "fondente", la soda (carbonato di sodio); si aggiungono poi il carbonato di calcio per stabilizzare la superficie.