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Cambiamenti nell'Africa sub-sahariana
Anche nell'Africa sub-sahariana ebbero luogo cambiamenti importanti, seppur non direttamente collegati alla Prima Guerra Mondiale. La stabilità cominciò ad interrompersi quando, nel periodo tra le due guerre, si indebolì il sistema del controllo indiretto e questo avvenne per diversi motivi:
- Avvio o accelerazione dello sviluppo di una produzione di merci su scala industriale: è il caso delle miniere d'oro e di diamanti, dei giacimenti di rame e di piombo, del cacao...
- Il fatto che anche l'Africa fosse ormai diventata sensibile alle fluttuazioni dei prezzi fece in modo che la Grande Depressione degli anni Trenta colpisse anche lei: fu così inevitabile il malcontento generato nei confronti della gestione coloniale;
- Organizzazione della borghesia indigena istruita in movimenti politici contrari alla gestione coloniale: questo avvenne in aree come la Sierra Leone, la Costa d'oro e la Nigeria.
La Seconda Guerra Mondiale e gli...
imperiAnche la Seconda Guerra Mondiale, al pari della prima, portò a una netta accelerazione delle tendenze politiche edeconomiche preesistenti negli imperi europei. Le diverse cause di ciò furono:lo scontento generato dalla mobilitazione delle risorse imperiali al fine di ottenere la vittoria;§ i problemi legati all’impossibilità delle potenze europee di difendere i propri possedimenti (nel 1941-42 le colonie§ dell’Asia sudorientale vengono conquistate dal Giappone);le implicazioni dell’entrata in guerra degli Stati Uniti al fianco delle potenze europee e la firma, nel 1941, della Carta§ Atlantica che prevedeva il riconoscimento dell’autodeterminazione come un diritto.Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’approccio che le potenze assumevano nei confronti delle proprie colonie eraambivalente: Spinta all’Indipendenza Ristabilimento della propria autoritàDi quei territori dove i vantaggi economici eranosuperati In quei territori dove era possibile sfruttare il potenziale dai potenziali costi per la sicurezza economico per le attività di ricostruzione post-bellica. È il caso di India, Palestina, Libano, Siria, Transgiordania... È il caso delle colonie dell'Africa e dell'Asia sudorientale. Il conflitto arabo-israeliano La Palestina è uno stato del Mediterraneo orientale che, dal 1516 fino alla fine della Prima Guerra Mondiale apparteneva all'impero ottomano. Il suo territorio ha tutt'oggi una configurazione statuale complessa. Le cause del conflitto arabo-israeliano sono moltissime, ma le più rilevanti sono quelle risultate dagli specifici avvenimenti tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo: 1. la diffusione di un sentimento antisemita in tutta l'Europa occidentale e in quella orientale; 2. la conseguente nascita del sionismo; 3. la sconfitta degli Ottomani nella Prima Guerra Mondiale; 4. la conseguente nascitadel nazionalismo arabo; 5. il mandato britannico in Palestina, che causò conflitti sociali, etnici e proto-nazionalisti; 6. la Seconda Guerra Mondiale e la Shoah. L'intero conflitto può essere dunque riassunto come l'antagonismo di due progetti di nazione concorrenziali che rivendicavano lo stesso territorio e le stesse risorse: esso fu combattuto a livello interstatale. Era quindi un conflitto tra: - Una presenza degli Arabi in Palestina, nel XIX e XX secolo - Del nazionalismo ebraico, nata alla fine del XIX secolo Popolazioni autoctone che non costituivano ancora una nazione palestinese. Divisibili in: - Sionismo: è il movimento nazionalista ebraico che ha tre caratteristiche distintive dagli altri nazionalismi - Risposta agli altri nazionalismi escludenti a popolazione sperduta - Soprattutto Francia e Russia che vuole far si che gli ebrei si stabilizzino in Palestina - Industrializzazione limitata - Popolo migranteCacciano gli ebrei dai loro territori (creazione di proseliti). Il sionismo moderno consiste nella convinzione che gli ebrei costituiscano un popolo unico che dovrebbe possedere uno stato: la conquista di una propria terra avrebbe significato per gli ebrei una soluzione all'antisemitismo diffuso in Europa e alla loro dignità e autostima perdute. Lo stato, però, non poteva essere uno stato qualunque, ma doveva essere la Palestina, la terra promessa agli ebrei che rappresentava la continuità con il passato biblico: essa era l'unica capace di marginare le ferite dovute ai numerosi secoli di esilio.
La nascita del sionismo risale alla fine del XIX secolo, quando lo scrittore viennese Theodor Herzl scrisse un saggio ("Lo Stato ebraico") e gli diede per la prima volta una cornice istituzionale: essa faceva riferimento all'Affaire Dreyfus (1894), in cui un ufficiale ebreo
francese venne accusato per un crimine di tradimento che non aveva commesso. Nell'anno 1897 venne convocato a Basilea, in Svizzera, il primo congresso sionista dove venne istituita l'Organizzazione Sionista Mondiale. Un altro evento importante per la storia del sionismo sono i pogrom derivati dalla fallimentare Rivoluzione Russa (1904-05): da quel momento, le fondamenta istituzionali per la formazione di uno Stato ebraico in Palestina erano gettate e non prevedevano l'esistenza di una popolazione araba autoctona. Per molti anni, infatti, lo slogan sionista sarà: "Una terra senza popolo per un popolo senza terra". Quella del nazionalismo è un'ideologia politica particolarista, in quanto prevede la possibilità di ognuno di essere fedele ad un solo stato (se uno è nazionalista francese non potrà mai essere anche nazionalista tedesco). Dal momento che un nazionalista si sente parte di una comunità, cerca di individuare
chi fa parte di quella comunità e chi no: è proprio per questo motivo che il nazionalismo europeo ebbe delle conseguenze così tragiche durante la guerra.- avanzata di alcuni nazionalismi;
- emarginazione di classi religiose ed etniche che non ne fanno parte;
- nascita di contro nazionalismi.
Il nazionalismo palestinese
Il nazionalismo palestinese è difficile da inquadrare e la sua nascita può essere fatta risalire alla fine della Prima Guerra Mondiale e
conseguente crollo dell'Impero Ottomano: esso, infatti, provocò l'affermazione dei nazionalismi locali in contrapposizione con la spinta ideologica del panarabismo. Quest'ultimo era un movimento che mirava all'unificazione di Egitto, Siria e Libia. La terra due volte promessa L'impatto della Prima Guerra Mondiale sulla Palestina fu molto profondo: Punto di vista economico - Distruzione del settore agricolo e impedimento delle importazioni da parte degli europei Punto di vista politico - Repressione dei movimenti nazionalisti, con arresti, espulsioni dal Paese o condanne a morte Lo stesso però non si può dire del popolo arabo e di quello ebreo. L'entrata in guerra dell'Impero Ottomano dalla parte della Germania, nel 1914, significò la sua contrapposizione con la Gran Bretagna, che fino a quel momento lo considerava come una potenza indispensabile per il mantenimento dell'ordine in Europa. Questa improvvisa inimiciziaportò la potenza democratica a stringere rapporti con: le altre potenze europee, come Russia, Italia e Francia; è proprio con quest'ultima che la Gran Bretagna firma il Trattato di Sykes-Picot nel 1916 per la spartizione delle zone di controllo dei due Paesi; altri due gruppi considerati importanti per lo scontro con gli ottomani:
- gli arabi, la cui rivolta sarebbe stata in grado di indebolire i turchi. A loro, in caso di vittoria dell'Intesa, la Gran Bretagna promise l'indipendenza e il controllo di alcuni Paesi, tra i quali gli arabi erano convinti fosse compresa la Palestina in quanto l'accordo oltre a non essere formale era molto vago;
- i sionisti, che riuscirono ad ottenere dai britannici una garanzia internazionale per la creazione di una patria in Palestina a patto che questo non comportasse il mancato rispetto dei diritti delle popolazioni non ebraiche che vivevano in quel territorio. Anche in questo caso, i confini dello Stato
ebraico riconosciuti dai britannici erano molto vaghi. La fine della guerra, quindi, suscitò forti aspettative di indipendenza sia tra gli arabi che tra gli ebrei; tuttavia, quando la Gran Bretagna, insieme alla Francia, prese il controllo dei territori dell'ex impero Ottomano con la ratifica della Società delle Nazioni, esse vennero fortemente deluse. Inoltre, le forti discordanze tra i funzionari britannici su chi sostenere generarono una forte diffidenza da parte di arabi e sionisti, che si erano ormai convinti di non poter fare affidamento sulla Gran Bretagna per la loro protezione.
Gli anni Venti e Trenta furono un periodo di forti scontri:
- 1921, moti di Nabi Musa: primo scoppio di violenza su larga scala tra arabi ed ebrei;
- 1928-29, moti del Muro del Pianto: derivati dal fatto che sia arabi che sionisti erano convinti che gli altri avessero ottenuto l'appoggio della Gran Bretagna;
- 1936-39, Rivolta Araba: a seguito della quale le autorità britanniche,
dopo aver reagito con una brutale repressione§ agli scioperi e agli atti di disobbedienza civile arabi, si resero conto che una coesistenza era impossibile e che era necessario procedere con una spartizione dei territori;
Nonostante le raccomandazioni della Commissioni Peel, il processo di spartizione dovette aspettare perché non si poteva rischiare che la Palestina diventasse ingovernabile proprio nel momento in cui l’Europa stava precipitando in un nuovo conflitto mondiale.
Tuttavia, la Seconda Guerra Mondiale influenzò profondamente la dinamica del conflitto palestinese. Già dalla salita al potere di Hitler nel 1933 e l’emanazione delle Leggi di Norimberga, nel 1935, moltissimi ebrei di ceto medio borghese iniziarono a emigrare in Palestina: si stima che dal 1933 al 1936 arrivarono in Palestina circa 164 mila ebrei.
La popolazione palestinese, dunque, si vide schierata con le due diverse fazioni:
Ebrei Palestinesi
Schierati con la Gran Bretagna
Schierati con l'Organizzazione Sionista
con la GermaniaCapace di porre fine alla follia nazista. La cui vittoria poteva significare l’indipendenza dalla Gb. Più di 136 mila prestarono volontariamente servizio. Dura reazione inglese al coll