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Fase 2 – Selezione del pubblico:
MATCHED AUDIENCE (pubblico
caldo)
Pubblici matched audience: (i)
visitatori di qualsiasi pagina del sito
web aziendale o di pagine specifiche; (ii) persone che hanno cliccato
«partecipo» su un evento aziendale; (iii) persone che hanno «aperto ma non
inviato» o «aperto e inviato» un form di generazione contatti; (iv) Video
coloro che hanno visto un video sponsorizzato; (v) Pagina aziendale coloro
che sono diventati nostri follower.
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Fase 3 – Selezione dei formati
I principali formati sono: Sponsored content; Sponsored Inmail; Dynamic ads;
Text ads.
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Fase 3 – Selezione dei formati
Sponsored Content: compaiono in home page, sono quelli più
standard(principale obiettivo: brand awarness; traffico; lead generation;
principali strategie: incorporare immagini grandi per attirare l’attenzione;
presentare un chiaro invito all’azione, dunque una call to action) quando noi
creiamo la didascalia, abbiamo un tot di caratteri disponibili, se scriviamo
troppo, l’utente per leggere tutto deve cliccare su “vedi altro”, che viene
visualizzato come un click sul link. LinkedIn lo fa pagare come un click sul sito.
È importante fare attenzione alla lunghezza delle didascalie.
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Fase 3 – Selezione dei formati
Sponsored Inmail: un e-mail sposorizzata a una serie di utenti interessati al mio
prodotto o servizio (principale obiettivo: comunicazione one-to-one
comunicazione bidirezionale. Principali strategie: immedesimarsi nel lettore
capire come scrivere un messaggio che possa interessare al mio potenziale
cliente; utilizzare linguaggio diretto; usare messaggi brevi/coincisi evitare giri
di parole; personalizzare; lasciare i propri contatti)
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Fase 3 – Selezione dei formati
Dynamic Ads: in questo caso si utilizzano alcune informazioni rilasciate
dall’utente, per creare post che attirino maggiormente l’attenzione, dati
utilizzati per creare post personalizzati (principale obiettivo: brand awareness;
traffico al sito; conversion; principali strategie: catturare l’attenzione mediante
la personalizzazione visiva)
Esempio 3 immagini: nel primo caso l’annuncio è finalizzato a incrementare
l’awareness, negli altri due chiediamo all’utente di compiere due azioni
differenti spotlight adv
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Fase 3 – Selezione dei formati
Text ads: si può utilizzare solo da desktop ed è uno dei formati meno costosi su
LinkedIn, se gli utenti navigano da smartphone diventa inutile e oggi il 60%
degli utenti accede al sito tramite smartphone (principale obiettivo:
raggiungere target da desktop; principali strategie: attirare l’attenzione tramite
i titoli; utilizzare CTA [call to action] dirette; includere un’immagine; collegare
l’annuncio ad una specifica landing page).
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Fase 4 – Impostazione del budget
- Possibilità di scegliere fra budget giornaliero / totale (come Facebook);
- Il budget minimo per far partire una campagna è 10 euro al giorno.
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Fase 5 – Valutazione campagna
Per capire se ho raggiunto i miei obiettivi o meno
Obiettivo/ Metriche
AWARNESS
- Numero visualizzazioni profilo;
- Incremento followers posso valutare il numero di follower prima della
campagna per vedere se in seguito il numero è cresciuto o meno;
- Impression quante volte i nostri post sponsorizzati sono stati
visualizzati (singoli post sponsorizzati).
CONSIDERATION: si parla soprattutto di aumentare la nostra riprova sociale
- Numero “reactions”;
- Numero commenti;
- Numero condivisioni;
CONVERSION
- Click;
- Conversion (numero totale azioni desiderate) si può seguire l’intero
percorso dell’utente all’interno del sito web;
- Conversion rate il numero totale di utenti che dopo aver cliccato sulla
call to action;
- Lead form opens quante form sono state aperte ma l’utente non ha
finito di compilarle;
- Lead Form Completion rate quanti utenti hanno finito di compilare il
form, l’hanno inviato e sono dunque diventati contatti utili per l’azienda;
- Numero di applicants se si ricerca personale
Lezione 06/04/2023
LEZIONE CON RICCARDO CICCIOLI:
GESTIONE STRATEGICA DI UN BLOG AZIENDALE
Come deve essere ragionato un blog aziendale, come vanno pensati e
progettati i contenuti poiché questi ultimi vanno distribuiti attraverso i vari
canali social, le mail ecc…
Perché un’azienda a prescindere dalla tipologia di prodotto o servizio che vende
dovrebbe avere un blog?
Avere un blog significa innanzitutto che io inizio a postare contenuti, esprimo
una mia idea, metto a disposizione la mia competenza e esperienza, l’azienda
può aprire un blog e stabilire una leadership di pensiero su determinati
argomenti. Se un’azienda ha postato tanti contenuti, parla di più argomenti che
riguardano non solo l’uso dei propri prodotti/servizi ma anche argomenti
correlati, posso mostrare di conseguenza la mia esperienza nel settore. Se non
parlo soltanto dei miei prodotti ma fornisco anche contenuti utili per i clienti,
tramite i social media verranno diffusi questi contenuti e il mio brand otterrà
maggiore visibilità. Condividendo contenuti ottengo più traffico e gli utenti
cominciano a visitare il mio sito. l’anno di riferimento non è
stato scelto casualmente: il
2021. Poiché ha risentito
ancora molto degli effetti
negativi della pandemia.
Possiamo notare che
nonostante i video siano i
formati più utilizzati, i blog
rimangono l’asset
principale tramite cui i
marketers* sviluppano le
proprie strategie di
contenuto.
*(agenzie, ma anche uffici marketing all’interno delle aziende)
All’interno del grafico troviamo altri formati di diffusione dei contenuti
aziendali, anche se generalmente sono ospitati nel blog aziendale. Ciò
conferma che dopo i video il blog è il canale più utilizzato per fare strategie di
contenuto.
ESEMPIO (slide 6): Azienda che produce cartucce da caccia e da tiro, polvere da
sparo per ricaricare cartucce. Nel blog di questa azienda i titoli mostrano
esattamente come l’azienda sta cercando di stabilire una leadership di
pensiero e diffondere la propria esperienza, abbiamo delle vere e proprie guide
che spiegano come scegliere i componenti per ricaricare la cartuccia, come
progettare una cartuccia da caccia. A prescindere dl settore, si seguono le
stesse logiche per creare contenuti all’interno del blog (nonostante si stia
prendendo in considerazione un settore di nicchia).
PERCHE’ UN BLOG DOVREBBE GENERARE FATTURATO O UN AUMENTO DI
VENDITE DELL’AZIENDA?
Il blog deve avere una finalità di supporto alle operazioni di
vendita/generazione di potenziali opportunità di vendita.
Processo di vendita di un blog aziendale
La parte di produzione dei contenuti è molto spesso secondaria a un’altra
operazione chiamata DISTRIBUZIONE, se io non distribuisco contenuti non
otterrò mai che il blog mi supporta nelle azioni di vendita che voglio fare, o
meglio lo farà ma in un lasso temporale molto lungo (si parla di anni).
DISTRIBUZIONE: nel processo di vendita innanzitutto prendiamo un blog dove
ho già contenuti pubblicati, a questo punto devo scegliere dove andarli a
distribuire (posso affidarmi alla ricerca organica e quindi aspettare che i
contenuti si posizionino su Google, oppure posso iniziare a diffondere i
contenuti sui social inviare contenuti tramite mail oppure posso farmi aiutare
da aziende partner). I contenuti devono essere ben scritti e attinenti a ciò che
l’utente ricerca
NAVIGAZIONE: a questo punto l’utente, se ho distribuito bene i miei contenuti,
inizia la fase di navigazione sul blog. Il contenuto deve essere progettato in
modo che l’utente compia una specifica azione e noi dobbiamo prevedere
l’azione che vogliamo l’utente compia. Dobbiamo fare in modo che dopo la
lettura del nostro contenuto, l’utente si trasformi un potenziale lead o contatto.
Bisogna sempre prevedere un modo per poi catturare l’attenzione dell’utente e,
se possibile, attivare una comunicazione diretta con lui (ad esempio indirizzo
mail)
ESEMPIO: blog che mira a diffondere il tiro a volo in Italia, catturare nuovi
appassionati e potenziali tiratori, per portarli ai campi da tiro a provare lo sport.
Il team di content marketing ha prodotto una tabella che indica quanto costa
iniziare a praticare il tiro al piattello (punto 2), contenuto progettato per neofili,
pubblicato su blog. Si è poi pensato a come distribuire tale contenuto, la scelta
è ricaduta sulla sponsorizzazione tramite piattaforma ‘meta’ (si è visto che un
numero considerevole di utenti che si imbattevano nel post, ne leggevano
almeno la metà).
Si passa poi alla fase 3 che consiste in un banner che propone lo scaricamento
di un contenuto esclusivo (in questo caso SHOOTER KIT che consiste
bell’acquisto di tutto ciò che serve per iniziare il tiro a volo). Per accedere al
contenuto l’utente deve rilasciare all’azienda alcuni dati che servono poi per
creare attività su misura per l’utente.
Questo è il caso più semplice di come dovrebbe funzionare il processo di
vendita di un blog aziendale. Non c’è solo la produzione di contenuti, è solo un
tassello di tutta la strategia integrata.
Qualsiasi azienda, prima di iniziare a produrre contenuti, deve inquadrare la
mission del blog, capire chi sono gli utenti a cui vuole parlare, e far combaciare
queste cose con gli obiettivi aziendali attesi. Dopo tutti questi step c’è tutta la
fase di promozione del blog che è la distribuzione.
FASE 1: delineazione degli obiettivi
Fase che molte aziende trascurano, un approccio che non sempre funziona, e
anche nel caso in cui dovesse funzionare non consente di capire alle aziende
da dove arrivano i risultati e cosa poi fare per rendere questi risultati costanti o
incrementarli. prima di iniziare qualsiasi attività di
digital marketing, bisognerebbe
tornare al perché voglio fare una
determinata cosa. Nel grafico sono
presenti 3 domande che bisogna
porsi nell’analisi iniziale.
Slide 11 sorta di intervista in cui il cliente spiega il perché (WHY) voleva il
blog con anche degli insight molto interessanti, per poi andare a sviluppare
tutto il concetto di marketing del blog. Il team che esegue il processo di
creazione e definizione del sito è riuscito a trovare un titolo molto d’impatto. Il
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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