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Estratto del documento

SEMANTICA DEI CODICI SEMIOLOGICI:

L’albero di Porfirio è uno schema a modello di definizione dei

rapporti tra classi di vario ordine fatta per dicotomie. È

caratterizzato, rispetto allo scema disegnato già da Platone

(per il quale ciascuna classe è suddivisibile in classe di ordine

inferiore, a loro volta tutte potenzialmente divisibili)

dall’essere per così dire sbilanciato, suddivisibile solo per una

delle bipartizioni.

Dal punto di vista semantico la classificazione dei odici

assume quattro criteri:

a) CODICI A SENSI GLOBALI (NON ARTICOLATI):

- significati globali dei segni

- non scomponibile

- segni a numero finito

- non c’è sinonimia

- i significati non mutano se non per convenzione di

funzionamento esterne al codice

(Esempi: spie, semafori, cifre, alfabeti, codici seriali come lo

zodiaco)

b) CODICI ARTICOLATI A SEGNI FINITI :

- significato articolati

- può essere scomposto in unità più piccole, ciascuna veicola

parte del significato

- non c’è sinonimia

- numero dei segni finito

- questo limite conferisce sicurezza e certezza

(Esempio: cataloghi, carte da gioco -colore e seme-,

simbologie, classificazioni bibliotecarie)

c) CODICI ARTICOLATI A SEGNI INFINITI CON

SINONIMIA CALCOLABILE:

- significato articolato

- può essere scomposto in unità più piccole, ciascuna veicola

parte del significato

- sinonimia calcolabile (il passaggio da un sinonimo all’altro è

regolato da regole esplicite applicate obbligatoriamente

(algebra, equazioni..) quindi prevedibili i possibili sinonimi

(esempio: 7=4+3/ radiceQ di 49)

- creatività regolare (regole non violabili)

- numero potenzialmente infinito di segni

(Esempio: calcoli e linguaggi formali, in cui vi è una certa

libertà di rappresentazione ma con regole precise)

d) CODICI ARTICOLATI A SEGNI INFINITI CON

SINONIMIA INCALCOLABILE:

- significato articolato

- può essere scomposto in unità più piccole, ciascuna veicola

parte del significato

- creatività irregolare (possibile violare le regole)

- sinonimia incalcolabile

- numero potenzialmente infinito di segni

(Esempio: lingue storico naturali)

————————————————

CHE RAPPORTO C’E TRA SIGNIFICANTE E

SEGNALE FISICO?

Entrambi fanno parte dell’atto comunicativo concreto. Il

significante è la classe astratta dei segnali fisici, è la classe di

tutti i suoni e le grafie, meno utilizzato per esprimere

l’immagine acustica, ad esempio, della parola /gatto/. Per

comprendere la parole gatto ci avvaliamo di classi astratte, di

modelli generali, perché altrimenti non potremmo

comprenderla visto che viene pronunciata in maniera diversa e

con accenti diversi. Abbiamo degli schemi astratti depositati

nel cervello che ci permettono di comprendere i segni (fatti da

significati e significanti).

Il segnale invece è un livello concreto, è la realizzazione

concreta del significante, un atto comunicativo vero e proprio.

Possiamo costruire la parole “gatto” in maniere diverse,

segnali fisici, scritti o orali, cioè segnali concreti in

determinate situazioni o momenti.

CHE RAPPORTO C’è TRA SIGNIFICATO E SENSO?

Nel parlare comune si usano entrambe in maniera indifferente,

ma in ambito tecnico le distinguiamo in maniera netta. Il

significato è l’entità più astratta e indica il contenuto del

segno, ciò che il segno indica. Mentre usiamo senso per

indicare la realizzazione concreta di un significato. Il senso è

il contenuto concreto che si colora delle conoscenze di chi

partecipa alla conversazione.

La dimensione semantica relaziona i significati e i sensi di un

segno.

Tullio de Mauro fa una distinzione importante: il significato di

un segno è identico per tutti, mentre il senso è la realizzazione

che si esprime in un dato contesto, in quella precisa

situazione, ed è unico e irripetibile.

Per esempio dire “la guerra” può assumere diversi sensi a

seconda della situazione (intendo quella del 1918 o del 2190)

e si lega alle esperienze e alle credenze di chi prende parte

all’atto comunicativo. Dicendo “la guerra” possiamo

comunque capirci perché si conosce il significato generale,

ma questo assume un senso diverso ogni volta che viene usato

(questo valore unico è appunto il senso).

CHE RAPPORTO C’E TRA SEGNO E SEGNALE?

Come abbiamo detto un segno esiste solo se esiste un altro

segno e, per essere definito segno, deve avere certe

caratteristiche (tratti pertinenti).

Il senso è un entità astratta composta da significato e

significante, mentre il segnale è la realizzazione concreta del

segno, è un atto comunicativo vero e proprio.

Shannon e Weaver distinguono nettamente, sia in produzione

che in ricezione, ciò che chiamano messaggio da ciò che

chiamano segnale. Il messaggio è la forma del segno, quella

che passa dalla fonte dell’informazione (dal cervello) al

trasmettitore che emette un suono (segnale), mentre il segnale

è la realizzazione concreta.

——————————————————

PERCHE’ IL SEGNO è UN ENTITA’ ASTRATTA?

ARBITRARIETA’ DI SAUSSURE

I segni sono un’entità astratta e l’unione tra significato (classe

astratta dei suoi sensi) e significante (classe astratta dei suoi

segnali fisici).

Nella realtà concreta, non emettiamo né riceviamo mai

significati o significanti. Quello che percepiamo è il segnale,

nonché la realizzazione concreta del segno.

Saussure introduce il concetto di ARBITRARIETA

RADICALE: essa si riferisce al modo in cui le lingue

segmentano il materiale fonico in determinate classi

concettuali, che possono essere diverse da una lingue all’altra.

(Esempio: l’italiano distingue tra due genere di sostantivi,

maschile e femminile, mentre il tedesco ne ha 3, ovvero

maschile, femminile e neutro).

L’arbitrarietà radicale si differenzia dal concetto di

ARBITRARIETA VERTICALE, che indica il rapporto “non

motivato” tra significante e significato.

(Esempio: ciò fa si che il significato di “sedia” viene espresso

da significanti diversi a seconda della lingua-> italiano/sedia,

inglese/chair, tedesco/stuhl).

DAL CONCRETO ALL’ASTRATTO: Saussure sosteneva

che non ripetiamo mai la stessa parola nello stesso modo, o in

tutte le parti d’Italia, ma tutte queste immagini creato dalla

stessa parole ci riconducono ad un’immagine astratta,

generale.

Esempio: la parola “gatto” (ci riporta in mente a tanti esempi

diversi)

Russel tra la fine dell’800 e meta del 900 ci aiuta a capire

questo concetto tramite la “teoria delle classi”. Una classe è

un insieme di identità che hanno caratteristiche in comune.

Una classe non è mai sola, ma ha sempre almeno una classe

coesistente, quella complementare.

(Esempio: classe di bionde, classe di non bionde).

——————————————————

DIFFERENZA TRA CALCOLI E LINGUE storico

naturali:

1) La lingua non è un linguaggio della certezza a numero

finito di segni a causa del numero oscillante di vocaboli e

della potenziale infinità di frasi. Il vocabolario delle lingue è

aperto, non ha limiti riconoscibili e si allarga con il significato

di nuove parole.

Il vocabolario del calcolo invece è un vocabolario chiuso, le

infinite cifre della numerazione decimale sono costruite in

modo da essere riducibile nel loro valore alle dieci cifre di

base (0-1-2-3-4-5-6-7-8-9).

2) Nelle lingue posso violare, mutare e creare regole, anche se

la forma delle unità di base o la grammatica sono sbagliato,

siamo comunque in grado di utilizzare la lingua e di

comprendere.

Nei calcoli un codice non può accettare al suo interno segni in

violazione delle sue proprietà combinatorie, poiché smetterebbe

di funzionare. Le regole fondamentali e le unità di base non

cambiano, sono sempre le stesse, solo a questa condizione un

calcolo è un calcolo (7+:5 non è possibile). Infatti il calcolo

possiamo usare solo

ammette solo stringhe ben formate in cui

un numero chiuso di operatori secondo le regole (+ - x : ).

3) Nelle lingue c’è la mancanza di un rapporto biunivoco tra

significato e significante. Ad esempio una parola può essere

usata come sinonimo al posto di un’altra e avere più possibili

significati.

Nei calcoli una quantità numerica o un operatore possono

essere indicati da una e sola quantità. Ad esempio la cifra 3

indica quella sola quantità anche in altri sistemi come quello

arabo.

4) Nelle lingue i sensi della frase sono sensibili al variare

delle situazioni, infatti a seconda della persona che pronuncia

quella parola e del contesto in cui si trova può avere un

significato diverso. Inoltre è caratterizzata dalla non unicità

del piano del contenuto. Possiamo riferirci a qualità, ricordi,

esperienze, speranze..

I calcoli invece non sono sensibili e parlano soltanto di

quantità. Ad esempio se usiamo il linguaggio della chimica ci

riferiremo solo a atomi e molecole.

5) Nelle lingue sono tipi usi metaliguistici ed epilinguistici:

nella lingua riusciamo a chiedere o a dare spiegazioni di un

qualcosa incompreso (linguaggio, parola, frase). Ad esempio

Possiamo fermarci su una parola che abbiamo detto e dare una

spiegazione precisa.

I calcoli non sono in grado di fare da metalinguaggio. Per

spiegare come funziona un calcolo o un’operazione abbiamo

bisogno di un metalinguaggio esterno al calcolo, tipicamente

della nostra lingua storico naturale.

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CHE COS’E’ UNA LINGUA?

Un Codice è, in semiologia, un insieme di segni che regolano

il funzionamento di segnali, di sensi con cui noi interagiamo e

che ci permettono di comunicare fra di noi. Attraverso un

segno si stabilisce una relazione tra il sistema delle classi dei

significati e il sistema delle classi dei significanti: il codice

che mette in relazione queste due classi è definito Codice

Semiologico.

Una lingua è un codice semiolog

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
35 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SoniaCandi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Semiotica e linguaggi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica internazionale UNINETTUNO di Roma o del prof De Mauro Tullio.