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La responsabilità civile
Il ricorso all'istituto della responsabilità civile per ottenere il riconoscimento di un diritto violato è il modo più diffuso con cui viene risolto il problema delle esternalità. La responsabilità civile prevede che, in presenza di un danno e di un nesso di causalità tra azione e danno, il danneggiante risarcisca il danneggiato per il danno cagionato. L'efficacia della responsabilità civile come soluzione al problema delle esternalità dipende dall'effetto deterrente che essa esercita su azioni potenzialmente dannose. Pur operando ex post rispetto al verificarsi del danno, si presume che l'individuo sia in grado di anticipare gli effetti delle sue azioni, e in particolare il fatto che sarà chiamato a risarcire i danni da esse cagionati. Tale previsione spingerà l'individuo a internalizzare gli effetti dannosi, e a intraprendere solo quelle azioni il cuiTASSAZIONE DEI COMPORTAMENTI POTENZIALMENTE DANNOSE Il beneficio eccede il danno atteso. La responsabilità civile si attiva su iniziativa della vittima nei confronti di un preciso danneggiante. Dunque: - il nesso di causalità tra l'azione del danneggiante e il danno deve essere chiaro - la vittima deve conoscere l'identità del danneggiante - l'azione legale è costosa - la vittima potrebbe essere intimidita dal danneggiante Inoltre, anche quando la vittima avvia l'azione legale, l'effetto deterrente per il danneggiante potrebbe essere limitato o assente, in quanto: - il danneggiante non è consapevole degli effetti potenzialmente dannosi delle sue azioni - il patrimonio del danneggiante potrebbe essere incapiente rispetto al risarcimento Nei casi in cui la responsabilità civile risulta inefficace è preferibile prevenire il verificarsi del danno atteso attraverso la regolazione oppure la tassazione dei comportamenti potenzialmente dannosi.TASSAZIONE!!
Possiamo definire la regolazione come l'imposizione di obblighi o divieti, accompagnati dall'applicazione di sanzioni in caso di mancato adempimento.
Intervenendo con la regolamentazione preventivamente al verificarsi del danno, è possibile superare il problema di incapienza del patrimonio del danneggiante che si verificava con la responsabilità civile.
Perché essa risulti efficiente, il costo che il potenziale danneggiante deve sostenere per adeguarsi agli obblighi e divieti introdotti deve essere inferiore al danno atteso.
Ma tale confronto dipende spesso da circostanze specifiche che non possono essere tenute in conto in regolamenti a carattere generale.
L'approccio one size fits all della regolamentazione può comportare inefficienze.
Nei casi in cui l'obiettivo è limitare l'esternalità dovuta all'eccessivo uso di certe risorse o all'eccessiva emissione di sostanze nocive, la regolazione
consiste nell'imposizione di standard e limiti quantitativi. Il presupposto è la capacità di osservare e misurare il livello di attività o di emissioni. Un'alternativa alla regolamentazione è l'applicazione di imposte correttive (tassazione) secondo quanto suggerito da Pigou. Le imposte possono scoraggiare le emissioni alzandone il costo per l'impresa. In presenza di informazioni complete su costi e benefici privati e sociali, regolamentazione e tassazione danno il medesimo risultato: la selezione di un livello efficiente di emissioni/attività. Il caso interessante è quello in cui esiste la possibilità di errore perché beneficio e danno marginale non sono noti con certezza: - La tassazione è preferibile quando il danno atteso cresce (grosso modo) proporzionalmente con l'aumentare del livello di esternalità/attività (curva di danno marginale sociale DM piatta). In questo caso, ilfatto che il regolatore non conosca il livello efficiente di esternalità non è un problema, perché sarà il danneggiante ad aggiustare la quantità in base alla propria curva BM. La regolazione è preferibile quando è facilmente stimabile il livello efficiente di esternalità/attività e tale stima non risente in modo significativo dell'incertezza sul beneficio marginale privato (cioè sulla posizione della curva BM). PERMESSI NEGOZIABILI Attraverso l'approccio one size fits all, fissando un limite di emissioni/attività comune per due imprese con diverso beneficio marginale, non si è in grado di indurre un livello efficiente per entrambe. Una possibile soluzione a questo problema è il ricorso a permessi negoziabili, un sistema noto anche come cap and trade. Il sistema prevede che, una volta fissato un tetto aggregato W per le esternalità, tale livello viene suddiviso tra le imprese.secondo il criterio preferito. Le imprese possono utilizzare i permessi a fronte delle loro emissioni oppure venderli ad altre imprese che hanno bisogno di aumentare le emissioni oltre il limite assegnato. Si crea in questo modo un vero e proprio mercato dei permessi, in cui le imprese che assegnano (al margine) maggior valore al permesso lo acquistano da quelle che vi assegnano minor valore. L'equilibrio di mercato sarà raggiunto quando tutte le imprese fisseranno un livello di emissione tale che il loro beneficio marginale netto sia pari al prezzo a cui vengono negoziati i permessi (a quel punto il beneficio marginale netto è il medesimo per tutte le imprese). La logica dei permessi negoziabili non è distante da quella della tassazione. Sia la tassazione che il cap and trade conducono ad un'allocazione efficiente delle emissioni, pur in presenza di imprese inquinanti tra loro eterogenee. I 2 sistemi presentano tuttavia delle differenze: - con laposso controllare in anticipo l'ammontare totale delle emissioni, e sarà il mercato a determinare il prezzo di un'unità di inquinamento. Se il prezzo risulta inferiore al danno marginale sociale, sarà opportuno ridurre il livello obiettivo. Le due soluzioni differiscono anche negli esiti distributivi, visto che nel caso della tassazione le imprese pagano per inquinare, mentre nel caso del cap and trade pagano solo per i permessi acquistati in eccesso rispetto al livello inizialmente assegnato e sono pagate quando vendono parte dei loro permessi. Dunque, differentemente dal caso della tassazione, con il cap and trade posso controllare in anticipo l'ammontare totale delle emissioni, e sarà il mercato a determinare il prezzo di un'unità di inquinamento. Se il prezzo risulta inferiore al danno marginale sociale, sarà opportuno ridurre il livello obiettivo.il sistema delle imprese, preso nel suo contesto, non effettua alcun pagamento. LE SANZIONI Nell'ottica economica, la sanzione non è vista come la giusta pena spettante a chi ha commesso un'azione ingiusta, bensì come uno strumento per scoraggiare quei comportamenti che sono giudicati socialmente dannosi. La legge può prevedere l'applicazione di sanzioni di tipo pecuniario e non pecuniario. Dal punto di vista della collettività, le sanzioni monetarie sono da preferire, in quanto più efficienti. Il motivo è che l'effetto delle sanzioni pecuniarie è un trasferimento di risorse dal sanzionato all'autorità sanzionante, mentre le sanzioni non pecuniarie determinano un costo per il sanzionato cui non corrisponde alcun vantaggio per altri soggetti. L'applicazione di una sanzione non monetaria comporta cioè uno spreco di risorse. La ragione per cui si utilizzano le sanzioni non pecuniarie derivache il testo fornito contiene informazioni e concetti specifici, è possibile utilizzare i seguenti tag HTML per formattarlo correttamente:dall'impossibilità di imporre alsoggetto da sanzionare un costo di pari entità intaccando il suo patrimonio. La sanzione non pecuniaria è utilizzata per lo più nel caso di violazioni molto gravi e in cui la probabilità di una sua effettiva applicazione è bassa.
In molti casi, quando si ha una violazione, l'applicazione della sanzione non è certa, ma avviene con una certa probabilità, inferiore a 1. In questo caso ciò che conta ai fini della deterrenza è il costo atteso della sanzione più che la sanzione stessa.
Nel caso di un individuo neutrale al rischio, il costo atteso è S = ∏F dove F è la sanzione e ∏ è la probabilità di sanzionamento. Perché una sanzione sia efficace nel prevenire un'azione dannosa, è necessario che il suo valore atteso S sia maggiore del vantaggio che l'individuo trae da commettere quell'azione.
Dal momento
che S = ∏F, è possibile ottenere uno stesso effetto deterrente con diverse combinazioni di F e ∏. Variazioni di ∏ e di F non hanno lo stesso costo per la collettività. Un chiaro vantaggio sociale deriva dal ridurre ∏ e aumentare F mantenendo invariato il costo atteso della sanzione. In assenza di vincoli di diversa natura, un limite superiore alla dimensione di F è rappresentato dal patrimonio del soggetto da sanzionare. Una volta che esso sia completamente esaurito dalla sanzione, ulteriori incrementi di F non avranno alcun effetto in termini di deterrenza e la sanzione attesa potrà essere accresciuta solo aumentando la probabilità di sanzionamento ∏. Nel caso della sanzione è chiara la delimitazione tra il comportamento socialmente ammissibile (lecito) e quello dannoso (illecito). Con l'imposta pigouviana invece siamo portati a pensare che il comportamento, per quanto socialmente dannoso, sia lecito una volta pagata.L'imposta.
ESTERNALITÀ POSITIVE
Nel caso di esternalità positive il problema sarà incoraggiare le attività che producono esternalità.
La principale differenza rispetto alle esternalità negative è l'assenza di una soluzione analoga alla responsabilità civile.
La ragione è che chi subisce un'esternalità positiva, traendone vantaggio, non ha alcun interesse a rivolgersi a chi l'ha generata per offrire una compensazione.
Non è d'altra parte pensabile che si attribuisca a chi ha generato l'esternalità il diritto ad esigere un compenso per un effetto positivo goduto da un terzo quando non vi sia stato un previo accordo tra le parti.
Le modalità più rilevanti per incoraggiare le esternalità positive sono: la regolamentazione, i su