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Introduzione
• La diagnosi
- Serve per la formulazione del caso ponendo le basi per il successo di un trattamento psicologico o di una
psicoterapia
- Aiuta i clinici a collaborare e comunicare tra loro
- Categoriale e descrittiva, funzionale →
- Alcuni elementi diagnostici possono mutare nel tempo, la diagnosi può cambiare concettualizzazione
dinamica a causa di elementi che insorgono nella vita del soggetto, di alcuni trattamenti, ecc…
• Organizzazione, struttura e funzionamento delle personalità
- Non tutti i trattamenti hanno la funzione di cambiamento di personalità ma anche solo di supporto per
trovare delle risorse più efficaci per adattarsi all’ambiente
- Possono aiutarci a comprendere il disturbo nel suo complesso
• Organizzazione
- Fanno riferimento al modello di Paolina Kember che vede i disturbi di personalità sulla base di vari livelli
di organizzazione
- da una più sana di tipo nevrotico (soggetto ha un buon rapporto con la realtà, è integrato con la realtà,
→
meccanismi difensivi evoluti e maturi che gli consentono un buon adattamento all’ambiente)
→
personalità ossessivo-compulsiva e isterica trattamento di tipo espressivo orientato dalla psicoanalisi,
sono in grado di tollerare frustrazioni →
- Organizzazione di personalità Borderline “alta” ancoraggio alla realtà non sempre ottimale
- Organizzazione di personalità Borderline “bassa”
→
- Organizzazione di personalità psicotica meccanismi difensivi immaturi, in grave difficoltà, non hanno
elementi per convivere con la vita di tutti i giorni, inclini ad avere scivolamenti verso un’organizzazione di
→
tipo psicotico quando non riescono a gestire alcuni stress della vita quindi hanno degli scompensi
trattamento di tipo supportivo
• Struttura
- Elementi difficilmente modificabili che fanno parte della persona, come il temperamento o gli oggetti
interiorizzati, la struttura morfologica interna, per essere modificati c’è bisogno di molto tempo
• Funzionamento
- Elementi più facilmente modificabili che fanno riferimento ad alcuni modi di leggere la realtà come il
sistema cognitivo, le strategie di coping, possono essere modificati per aiutare ad avere un adattamento
migliore all’ambiente circostante
• 3 cluster →
- Griglia che ci aiuta a comprendere aspetti relativi al sé (empatia e intimità) e aspetti relazionali griglia
PDM2
Meccanismi di difesa
• I meccanismi difensivi possono essere considerati dei normali processi che emergono in una situazione di
disagio
• Questi meccanismi si riscontrano nell’ambito dei colloqui clinici e possono essere presenti anche in situazioni
di colloquio di orientamento, peritale, diagnostico o di ricerca, nel corso dei quali la persona senta la
necessità di difendere se stessa da una condizione che, a qualche livello, la minaccia
• Modo in cui tutti noi affrontiamo gli stess interni ed esterni, modo che gli individui hanno per sostenere le
→
prove della vita e per adattarsi alla realtà modalità inconsapevoli, per questo è difficile coglierli
(diversamente dai meccanismi di coping che sono consapevoli)
• Alcuni elementi emergono anche nel colloquio clinico, ci sono dei modi specifici per comprenderli, processi
→
normali che insorgono nella nostra vita quotidiana oggetto di numerose riflessioni teoriche
• →
Klein (1930) (donna): i meccanismi di difesa sono considerati principi organizzativi della vita psichica
organizzare il mondo interno del soggetto, dei bambini
• Kohut (1984) declina le difese come una protezione della fragilità del Sé; i meccanismi di difesa sarebbero
→
finalizzati alla tutela dei deficit del Sé tutela del Sé di ognuno di noi
• →
Bowlby (1988): le difese hanno prevalentemente un significato ambientale e interpersonale (relazionale)
significato di tipo adattivo per adattarsi all’ambiente e interpersonale per difenderci dalle relazioni
• Westen (1999): le difese sono “uno sforzo motivato inconscio teso a minimizzare le emozioni dolorose o a
→
massimizzare gli affetti piacevoli” tentativo del tutto inconsapevole, uomo per sua natura tende ad
evitare il dolore e motivato alla ricerca del piacere
Le difese oggi
• Alla luce della ricerca empirica attuale, i meccanismi di difesa possono essere definiti come: “sentimenti,
pensieri o comportamenti tendenzialmente involontari (inconsci), che sorgono in risposta a percezioni di
pericolo per il soggetto e sono finalizzati, in modo più o meno adattivo, a nascondere o alleviare i conflitti o
gli agenti stressanti che danno origine ad ansietà od angoscia (elementi da cui ci si protegge)” (Lingiardi,
2002)
• →
Spesso la messa in atto di un comportamento di angoscia rappresenta un meccanismo di difesa immaturo
la spinta ad agire non è filtrata da nessun elemento di riflessività, si passa direttamente all’azione (acting-
out), poi chiaramente va considerato il contesto e la situazione
• Definizione abbastanza completa che vede come il meccanismo può essere sotto forma di sentimento,
pensiero o comportamento, che spesso non sono volontari
• Sono al di fuori della consapevolezza
• In risposta a percezioni di pericolo, il soggetto percepisce che ci può essere un pericolo che non è detto ci sia
effettivamente, si sente minacciato e quindi mette in atto un meccanismo per affrontare il pericolo, per
nascondere o alleviare il conflitto che genere sofferenza (ansietà o angoscia)
I meccanismi di difesa
• →
Hanno la finalità di prevenire un trauma (es. disturbo di personalità) funzionalità adattiva
• Sono inconsce
• →
Sono reversibili possono cambiare ed evolvere in qualche modo se i meccanismi utilizzati sono disadattivi,
da meccanismi più involuti a più evoluti/maturi e viceversa
• →
Possono essere sia adattive che patologiche quando sono mature vs immature
• →
Hanno prevalente funzione intrapsichica permettono al soggetto di regolare il proprio mondo interno,
quindi gli aspetti più profondi
• →
Primo tentativo di sistematizzazione: “L’Io e i meccanismi di difesa” (A. Freud, 1936) (donna) meccanismi
studiati come intuizioni prima di questo testo
• Pone attenzione a:
→
- Intensità quanto massicciamente viene usata quella difesa
→
- Adeguatezza rispetto all’età modi di comportarsi diversi rispetto all’età, dovrebbero essere sempre
più evoluti →
- Reversibilità grado di cambiamento, può diventare più o meno matura
→
- Equilibrio tra le difese impiegate più il soggetto accorre a meccanismi di varia natura più sarà ampia la
possibilità di adattarsi in modo opportuno alla realtà
Coping e meccanismi difensivi
• Il maggiore punto di convergenza fra questi due processi è che entrambi vengono attivati quando il soggetto
si trova difronte ad una situazione di disequilibrio psicologico, e quindi, possono essere considerati entrambi
→
processi adattivi ridurre l’aspetto negativo, gli elementi di rabbia, per tornare ai sentimenti di base,
funzione di natura pragmatica
• Cramer (1998) propone di analizzare il rapporto tre coping e difese secondo cinque criteri, di cui però, solo i
primi tre sono davvero differenziali
• Coping
- Ridurre l’affetto negativo
- Tornare velocemente all’affetto di base
→
- Affrontare o risolvere il problema modalità consapevole di affrontare il problema
- Consci
- Intenzionali
- Non organizzati gerarchicamente
- Situazionali
- Normalità
• Difese
- Evitare situazioni di ansia eccessiva
- Ripristinare un livello di funzionamento confortevole
- Inconsci
- Involontarie →
- Organizzati gerarchicamente da un livello più involuto ad uno più evoluto
- Disposizionali
- Patologia
• La persona non difensiva (o con un livello di difesa adeguato) guarda in faccia la realtà anche se →
imbarazzante, e si costruisce un sistema di vita in cui tiene conto anche dei propri difetti e timori riesce a
sostare nel dolore mentale, nella fatica, nello stress, senza ricorrere a strategie o modalità difensive che
possono evitare di percepire anche gli stati emotivi negativi (es. isolamento dell’affetto divide l’affetto
emotivo da quello relazionale)
• La persona difensiva invece non affronta i problemi di petto, evita i problemi per risolverli, non riesce a far
entrare la realtà nel suo mondo soggettivo, spesso chiedono aiuto e rifiutano l’aiuto che gli viene offerto
Meccanismi difensivi: quando vengono considerati normali o patologici?
• Tutto questo si può fare in modo automatico senza bisogno di un atto di volontà
• Tre criteri distinguono l’uso adattivo o disadattivo delle difese:
• Scopo:
- Se le difese vanno nella direzione della soluzione del conflitto in termini realistici (affrontare la realtà
→
senza evitarla), sono adattive (favoriscono l’adattamento alla realtà) mature, far emergere ed
elaborare il conflitto →
- Sono disadattive se vanno nella direzione dell’evitare il conflitto immature
- Es. si noti la differenza dell’intellettualizzazione (razionalizzazione più complessa, dare una spiegazione
dell’evento per non confrontarsi con la situazione stessa) usata dal ricercatore che vuole arrivare a una
teoria per capire la realtà e l’intellettualizzazione usata da un marito o moglie incapace che si arrampica
sugli specchi per ignorare la miseria del proprio matrimonio
• Modalità d’uso:
- Una difesa è adattiva quando è flessibile cioè appropriata alla situazione, e quando il suo uso è limitato
ad essa
- È disadattiva quando è rigida (inflessibile), automatica e generalizzata (applicata a tutte le situazioni)
- La prima è una risposta alla realtà, la seconda è una reazione ai propri impulsi; vedi la differenza di
scegliere di essere allegro per sollevare l’atmosfera pesante e dover sempre fare il buffone di corte
• Effetti:
- La difesa è adattiva se permette di controllare il conflitto, in quanto protegge e abilita la persona a
funzionare meglio
- È disadattiva se perpetua (alimenta) il conflitto o crea ulteriori svantaggi alla personalità intera
- Es. si noti la differenza fra l’aumento di vigilanza che spinge a cercare nuove informazioni e l’aumento di
vigilanza che port