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LE TECNOLOGIE ASSISTENZIALI
Le tecnologie assistenziali si sono sviluppate per far fronte agli eventuali problemi che, soprattutto
nella terza e quarta età, possono causare dei limiti nella funzionalità fisica, motoria, sensoriale e
cognitiva ledendo la buona qualità di vita dell’anziano. Prevedono la cura dell’alimentazione,
dell’igiene, la motricità, i disturbi di memoria e le cure mediche in generale.
LA RETE DI SERVIZI PER GLI ANZIANI
La società si sta organizzando per dare alle persone l’opportunità di invecchiare in una migliore
qualità di vita. L’aspetto comune a tutti questi servizi è l’approfondimento di almeno cinque aspetti
della salute:
1. Aspetti cognitivi capacità mentali, compromissione cognitiva, disorientamento.
:
2. Aspetti sanitari stato di salute, patologie prevalenti, aspetti sensoriali, incontinenza.
:
3. Aspetti motori ivello di autonomia nella mobilità e nell’utilizzo di utensili.
: l
4. Abilità della vita quotidiana livello di autonomia nelle attività della vita quotidiana.
:
5. Aspetti sociali valutazione della rete sociale primaria e secondaria a supporto dell’anziano.
:
CAMBIAMENTO O STABILITA’
L’avanzare dell’età comporta cambiamenti anche nella sfera cognitiva. Multdimensionalità e
multidirezionalità dell’invecchiamento si riscontrano anche a livello del cervello dove solo alcune
aree appaiono maggiormente sensibili all’ avanzare dell’età. Nell’invecchiamento si assiste ad una
sorta di riorganizzazione funzionale che permette all’anziano di mantenere adeguati i livelli di
prestazione nonostante il declino biologico.
LA SESSUALITA’ NELL’INVECCHIAMENTO
Gli anziani, sia della terza sia della quarta età, si interessano ancora al sesso. Nonostante il declino
colpisca anche gli organi sessuali, che possono indurre negli uomini riduzione nella funzionalità
testicolare e nelle donne atrofizzazione dell’ovaio, comportando modificazioni della capacità
sessuale, gli anziani non sono affatto asessuati. L’interesse per l’attività sessuale
nell’invecchiamento sembra in relazione ai seguenti fattori:
Stato di salute fisico e mentale. Malattie croniche influenzano negativamente l’attività
sessuale e aumentano la frequenza di problemi sessuali sia negli uomini che nelle donne.
Credenze personali e aderenza allo stereotipo del vecchio asessuato. Il credere di non
poter avere un comportamento sessuale, ritenere non legittime le passioni e
l’innamoramento così come il cedere a pressioni sociali e religiose, sono tutti fattori che
possono influenzare l’atteggiamento degli anziani verso la sessualità e l’affettività.
Come il sesso è stato vissuto. Chi riferisce un’alta frequenza di attività sessuale mostra un
minor declino sessuale da vecchio.
GLI ANZIANI CHE VOGLIONO RESTARE AT TIVI (“ L I F E
”)
LO N G L E A R N I N G
Un altro stereotipo che deve essere considerato superato è quello dell’anziano inattivo o al massimo
impegnato in attività di ripiego per occupare la giornata. Vi sono persone che desiderano andare in
pensione per coltivare hobby, viaggiare e realizzare progetti che per lungo tempo hanno trascurato
per altre priorità.
INVECCHIAMENTO E LONGEVITA’: IL CASO DEI
CENTENARI
Classificazioni degli anziani centenari: il caso dei fuggitivi Differenziazione dei centenari:
1. Centenari eccezionali: presenta ottime condizioni fisiche e cognitive
2. Centenari normali: ha avuto la diagnosi di una o più patologie tra gli 80 e i 90 anni
3. Centenari deboli: presenta deficit fisici o cognitivi
4. Centenari fragili: presenta deficit sia fisici sia cognitivi.
Distinzione in termine di presenza o assenza di patologie legate all’età:
1. Centenari sopravvissuti: anziani a cui vengono diagnosticati una demenza o un deficit
cognitivo più in generale prima degli 80 anni
2. Centenari ritardatari: anziani ai quali i deficit vengono diagnosticati all’età di 80 anni e
dopo
3. Centenari fuggitivi: anziani che hanno compiuto 100 anni sfuggendo alle trappole
dell’invecchiamento, ovvero senza diagnosi di demenza o disturbo cognitivo alcuno.
I centenari fuggitivi rappresentano un caso di resistenza cognitiva all’invecchiamento e ai tipici
disturbi che l’accompagnano; la fuga può derivare dall’utilizzo di processi cognitivi di riserva che
operano nonostante i cambiamenti neuropatologici tipici dell’invecchiamento o può dipendere dalla
totale assenza di questi deficit; non bisogna trascurare il fatto che i fuggitivi presentano una
percentuale molto bassa di centenari.
L’identikit del centenario
1. Fattori genetici: la componente familiare della centenari età è molto forte. I nonni dei
centenari, che avevano alla nascita un’aspettativa di vita di 35 anni, hanno raggiunto i 70
anni e oltre. Questi dati sostengono l’ipotesi che esista un pool di geni condivisi all’interno
della stessa famiglia, cruciali nel garantire la centenarietà.
2. Alimentazione: le abitudini alimentari dei centenari non sono molto diverse da quelle dgeli
anziani di 60 o di 80 anni. Preferiscono inserire una maggiore quantità di frutta e verdura.
3. Caratteristiche di personalità e strategie di coping: i centenari sono individui energici,
estroversi e dinamici. Sono inoltre molto attivi e loquaci. Per quanto riguarda invece le loro
modalità di coping, se intervistati su problemi di salute e problemi legati alla famiglia,
sembrano prediligere maggiormente delle strategie di coping cognitivo.
4. Stato di salute: essi riportano con più frequenza sintomi fisici rispetto a quelli psicologici.
5. Sostegno ambientale: come gli anziani più giovani, i centenari hanno un confidente,
ricevono visite giornaliere e possono contare su qualcuno che si prenda cura di loro se sono
malati o disab
Il profilo cognitivo del centenario
Come per gli anziani più giovani le abilità cosiddette cristalizzate, quali le conoscenze procedurali e
generali restano intatte, mentre quelle più fluide risultano maggiormente danneggiate.
Un coktail per la longevità cognitiva
Essere longevi dipende da un insieme di fattori che contribuiscono all’aumento dell’aspettativa di
vita, tra cui fattori genetici e ambientali, che giocano un ruolo fondamentale.
CAPITOLO 3-La popolazione che invecchia
MISURARE L’INVECCHIAMENTO
Criteri
Il criterio più elementare è l’età anagrafica. Per definire la vecchiaia viene generalmente indicata
l’età di 65 anni come limite inferiore, mentre il superiore coincide con la morte. Si usa suddividere
l’invecchiamento in 2 tempi: il primo che riguarda la popolazione compresa tra i 65 e i 74 anni,
chiamato anzianità; il secondo che comprende la popolazione oltre i 75 anni. L’età del
pensionamento è visto come l’inizio dell’invecchiamento, o meglio ancora dell’anzianità. La
pensione quindi, è indubbiamente una variabile che concorre a determinare l’inizio
dell’invecchiamento. Per definire l’inizio dell’invecchiamento sarà opportuno verificare numerosi
aspetti come la cultura, la storia individuale, la salute fisica... elementi con contenuti e significati
diversi. Si elaborano quindi degli indicatori utili: il primo e più semplice indicatore è l’indice
d’invecchiamento, che esprime il peso percentuale dell’invecchiamento all’interno della
popolazione. Il secondo indicatore è la vita media alla nascita, conosciuto anche come “aspettativa o
speranza di vita alla nascita”. Esso stabilisce il numero medio di anni che un individuo può
aspettarsi di vivere a partire dalla sua nascita. Un altro indicatore interessante è l’indice di
vecchiaia, che rapporta gli individui collocati al di sopra della soglia che segna l’inizio della
vecchiaia. l’ultimo indicatore è l’indice di dipendenza. Esso mette in relazione le fasce di
popolazione non attive, e cioè quelle che non lavorano, con le fasce di popolazione che lavorano.
La longevità
È un termine che qualifica la durata dell’esistenza, nel momento in cui questa supera
significativamente i limiti della vita media. La longevità quindi ha un valore relativo, in rapporto
alla vita media di una popolazione. Biologicamente c’è l’ipotesi che l’uomo possa arrivare a 125
anni, a condizione ovviamente che il contesto nel quale vive non intervenga negativamente nel
processo vitale. E infatti l’allungamento della vita non dipende soltanto da fattori individuali e
biologici, ma anche dall’ambiente nel quale le persone vivono.
QUANDO INIZIA LA VECCHIAIA E QUANDO SI DIVENTA VECCHI
La vecchiaia appare come l’età in cui aumentano le probabilità di ammalarsi, anche di più patologie
contemporaneamente (comorbidità); esse sono la conseguenza delle condizioni di fragilità che
distingue la persona che invecchia e della riduzione delle sue difese immunitarie. Esistono anche le
patologie correlate con l’età, dove cioè è proprio lo stato di vecchiaia a generare la malattia. In un
certo senso tutte le malattie sono correlate con l’età, ma non tutte hanno con questa un rapporto di
causa effetto. La dimensione biologica e fisica dell’invecchiamento è la più facilmente percepibile a
livello soggettivo, essa quindi ha un grande peso nel determinare l’inizio della vecchiaia. A essa
vanno imputate anche una buona parte delle ragioni che generano la paura di invecchiare, che è
paura di ammalarsi, di perdere l’autonomia, di morire.
Discriminazioni e disuguaglianze
Quante persone hanno accesso a dette cure o alle terapie più aggiornate? La risposta si trova a
livello individuale, dove emergono alcune differenze determinate dal grado d’istruzione della
persona, dalla sua posizione economica, dal ruolo sociale ricoperto, dall’attività lavorativa svolta.
Vanno poi considerati i fattori ambientali, come l’efficienza dell’organizzazione dei servizi sociali e
sanitari.
La percezione della vecchiaia
Oltre al dato percepito della salute fisica, ci sono anche una vecchiaia percepita e una vecchiaia
attribuita. La vecchiaia quindi inizia anche quando un individuo si sente, si percepisce vecchio,
sulla base delle proprie caratteristiche di personalità, ma anche in relazione al contesto in cui vive.
Ancora una volta l’età anagrafica gioca un ruolo secondario nel sostenere la percezione soggettiva
nel sentirsi vecchi o vecchie. Dal punto di vista soggettivo la vecchiaia può anche essere negata.
Tuttavia non si tratta di una negazione in senso assoluto, tant’è vero che le persone che non si
sentono vecchie non hanno difficoltà a riconoscere vecchie altre persone della loro stessa età o
addirittura più giovani.
La dimensione culturale dell’invecchiamento
Spiega la difficoltà di attribui