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PBEAML
seguente comando Beam section setup:
1D −! Beam Sections
Standard =Usata per generare rapidamente modelli sfruttando alcune forme
⋄ standard (tubi, doppio T ecc.).
Generic =Incluso per retrocompatibilità con i vecchi modelli. In questa ti-
⋄ pologia è necessario inserire esplicitamente tutte le quantità necessarie per le
proprietà della sezione.
Elastic,Solid e Shell =estrazione delle proprietà della sezione da mesh esistente
⋄ composta da elementi 2D e/o 3D.
Figura 71: Beam Section 41
13 ELEMENTI 1D
13.3 Line Mesh
Permette di creare una catena di elementi monodimensionali lungo una linea.
1. Seleziona linee o lista di nodi
2. Definisci elementi da creare e le loro caratteristiche vedi figura 72.
Figura 72: Line mesh
Ad esempio dopo aver selezionato tutte le linee come nella figura 73 impostare
su Edit element category:
la categoria BEAM 1D
⋄ Category:
la tipologia CBEAM
⋄ Type:
per il momento direzione (0,0,1)
⋄ Direction:
Associa la proprietà precedentemente creata PBEAML
⋄ Property:
Impostare sull’editor una dimensione : 500
4
⋄ Element size
4 Dopo aver premuto Element size premi le linee che intendi discretizzare 42
13 ELEMENTI 1D
Figura 73: Esempio Line mesh
13.3.1 Visualizzare e Ruotare elementi 0D definiti con Line mesh
Possiamo attivare la visualizzazione della geometria degli elementi 0D tramite il
comando in figura 74. Figura 74: Visualizzazione 0D
Inoltre è possibile ruotare tali elementi con il comando:
1D EditBeam Orient 43
14 SPECCHIARE ELEMENTI
Figura 75: Orient
14 Specchiare elementi
Svolto nel caso di elementi 0D ma possibile fatlo anche con elementi di dimensione
maggiore. Dalla freccettina di Move −! Mirror
Seleziona il componente da specchiare attiva e poi
show preview Keep original
seleziona e porta il piano nel punto in cui intendi specchiare il componente
plane
infine premi mirror. Figura 76: Mirror
La cosa importante quando andiamo a specchiare è il fatto che gli elementi deb-
bano poi finire nello stesso Component quindi alla fine dell’operazione di Mirror è
conveniente andare ad utilizzare il comando Organize per inserire gli elementi (e
non i nodi) sul Component principale che useremo per l’analisi, nell’immagine 77
si può notare come nel collector a noi interessa che vi siano gli elementi e non la
geometria. 44
15 POST PROCESSING
Figura 77: Differenza geometria ed elementi
15 Post Processing
E la sezione di Hypermesh che ci rimanda ai risultati grafici, qui possiamo analizzare
tutti i risultati forniti dall’analisi (sempre se va a convergenza).
Figura 78: Schermata Post Processing
Si nota la sezione Load Case che ci permette in caso abbiamo mandato in run
più analisi di controllare i risultati di ogni subcase.
La sezione Query permette di visualizzare ed esportare risultati e altre informazioni
per nodi, elementi, componenti e sistemi contenuti nel modello attivo (mai usata).
Per attivare le finestre parallele di modo da avere nella stessa schermata le tre ana-
lisi possiamo fare come in figura 79 ed inoltre possiamo con il comando cerchiato in
verde anche rendere la loro selezione sincronizzata. 45
15 POST PROCESSING
Figura 79: Finestre Post Processing
Usando questa visualizzazione delle volte è necessario impostare la stessa scala
di visualizzazione per vedere le differenze, per fare questo clicco con il tasto dx su
una qualsiasi finestra poi "Apply style" poi "current page" ed infine "all selected"
come ad esempio nella seguente figura dove l’obiettivo era impostare nella legenda
un massimo di 3.5mm.
Figura 80: Selezione caratteristiche per tutte le finestre
Nel post processing inoltre possiamo spuntare caselle che vengono create grazie
all’opzione Global Output Request come ad esempio Use corner data per riferirci
a tensioni e spostamenti non solo relativi al centroide ma anche relativi ai nodi degli
elementi, questo viene trattato anche nella sezione 18.
15.1 Contour
Su Contour è possibile visualizzare sia i displacements ovvero gli spostamenti
che gli Stress ovvero le tensioni. 46
16 CONTROLLO QUALITÀ ELEMENTI
Figura 81: Contour
15.2 Deformation
Qui è possibile visualizzare tramite fotogrammi i reali spostamenti della struttura
questo risulta molto utile anche per capire se abbiamo vincolato in maniera corretta
la struttura. Figura 82: Deformation
Cliccando nella rotellina possiamo cambiare la velocità di riproduzione dei foto-
grammi ed il loro numero.
Ma la funzione più interessante è quella di visualizzare la struttura indeformata a
confronto con quella deformata e questo lo posso fare tramite la selezione in Show
di Features come anche da figura 82.
16 Controllo qualità elementi
Per la parte teorica relativa ai vari parametri si rimanda alle slide (ese.5 da slide 32
a slide 40).
Di seguito si elencano alcuni strumenti per il miglioramento della mesh presenti nella
Ribbon 2D. 47
16 CONTROLLO QUALITÀ ELEMENTI
Figura 83: Strumenti miglioramento mesh
Rebuild -per generare una nuova mesh di buona qualità e flusso utilizzando
⋄ i criteri definiti nelle opzioni di Rebuild come vedremo di seguito.
Permette di creare anche washer in maniera automatica.
Auto Quality - per correggere automaticamente la qualità degli elementi.
⋄ Edit Elements -per migliorare manualmente la qualità degli elementi e dei
⋄ nodi della mesh di superficie.
ottimizzare la qualità degli elementi selezionati.
◦ Smooth-per
spostare i nodi, trascinare gli elementi tria, modificare fori e
◦ Move-per
rondelle e ottimizzare automaticamente nodi ed elementi.
(Swap, Combine) -per dividere elementi quadrupli e bordi, combi-
◦ Split
nare elementi tria e scambiare i bordi degli elementi.
riposizionare e sostituire le posizioni dei nodi.
◦ Replace-per modificare la densità e le dimensioni degli elementi lungo i
◦ Density-per
bordi della superficie.
Create-per creare manualmente nuovi elementi 1D/2D/3D e anche elimi-
◦ nare elementi.
riposizionare i nodi e gli elementi spostati nella geometria
◦ Origin-per
associata trovare i nodi non associati, rivederli e associarli alla geo-
◦ Associate-per
metria di destinazione.
Per visualizzare la qualità effettiva della mesh è possibile attivare la visualizzazione
nel menù delle visualizzazioni.
Element quality Figura 84: Criteria e QI Range
Criteria Selezionando un criterio appare una legenda in cui è possibile control-
lare il livello del criterio stesso. 48
16 CONTROLLO QUALITÀ ELEMENTI
QI Range (Quality index range) valuta l’indice composito per avere un quadro
generale del livello di distorsione degli elementi.
Per stabilire i limiti di buona qualità di un elemento in base ai vari criteri è possibile
intervenire tramite: Topology −! Criteria Editor
Si nota come alcuni parametri è bene che vengano disattivati (o in caso aggior-
nati di volta in volta) e mi riferisco ai parametri assoluti e
Maximum Size Minumum
per evitare che la presenza di questi non interferisca con la nostra analisi di
Size
qualità della mesh. Figura 85: Criteria Editor
Notiamo che in tale visualizzazione appaiono vari parametri ma il più importante
e che dobbiamo ben tenere ad occhio è la percentuale di elementi triangolari, questa
deve rimanere circa sotto il 5% degli elementi totali.
16.1 Auto Quality
Si va ad aumentare la qualità automaticamente degli elementi selezionati ed anche
quella di quelli adiacenti. 2D −! Auto Quality
Quello che bisogna fare è selezionare il gruppo di elementi con qualità peggiore
preventivamente analizzata grazie all’opzione di visualizzazione QI Range illustrata
nella sezione 16 e poi utilizzare come sopra descritti il comando Auto Quality. 49
16 CONTROLLO QUALITÀ ELEMENTI
Figura 86: Auto Quality
16.2 Rebuild 2D −! Rebuild
1. In "Opzioni" seleziono nuova dimensione elementi (se necessario)
2. Seleziono gli elementi
3. Clicco Rebuild
Come già detto l’opzione Rebuild può restituire automaticamente i whasher oltre
che ovviamente migliorare la qualità degli elementi.
Altri esempi dell’utilizzo di Rebuild sono spiegati nell’immagine 88 di seguito: 50
17 SISTEMI DI RIFERIMENTO
Figura 87: Rebuild
Figura 88: Altri utilizzi Rebuild
Si nota inoltre che abbiamo fatto riferimento anche ad una funzione già spiegata
nella sezione 4.4 ovvero Lines.
17 Sistemi di riferimento
La trattazione dei sistemi di riferimento per il nostro corso si limita ad un utilizzo
dei sistemi di riferimento locali di tipo cartesiano e cilindrico.
Model −! System 51
17 SISTEMI DI RIFERIMENTO
Figura 89: Scelta s.d.r. Figura 90: Tipologie di s.d.r.
La cosa fondamentale da ricordarsi è che dobbiamo immaginare come se ogni
nodo avesse un s.d.r. vincolato a se, quindi ad esempio se dico di vincolare il DOF
1 sul s.d.r. cartesiano mi riferisco al fatto che il nodo non può traslare lungo x, se
invece faccio questo per il DOF 4 questo implica che il nodo non potrà ruotare su
se stesso attorno all’asse x.
Di seguito una tabella riguardante le rotazioni dei vari nodi nei sistemi di riferimento
locali: DOF Coordinate DOF Coordinate
DOF 1 X DOF 1 r
DOF 2 Y DOF 2 t
DOF 3 Z DOF 3 Z
DOF 4 Rot. X DOF 4 Rot. r
DOF 5 Rot. Y DOF 5 Rot. t
DOF 6 Rot. Z DOF 6 Rot. Z
Tabella 5: S.D.R. Cartesiano Tabella 6: S.D.R. Cilindrico
Si vede come nel caso di S.D.R. cilindrico il DOF2 ovvero t permette la rotazione
del nodo attorno all’asse z del sistema di riferimento locale, mentre DOF5 permette
la rotazione intorno alla direzione del vettore tangenziale descrive la traiettoria di
rotazione attorno a z.
Dopo aver creato un sistema di riferimento locale devo assegnargli dei nodi e questo
lo faccio tramite il comando Assign:
Model −! System −! Assign
Ricorda che in tal caso devi sempre spuntare Set Desplacement poiché in tal
caso useremo il sistema locale selezionato per definire i DOF del nodo (quindi utile
per quando dobbiamo usare il S.D.R. per definire vincoli). 52
18 GLOBAL OUTPUT REQUEST
Figura 91: Assign
18 Global Output Request
Fornisce in output altri parametri oltre a quelli definiti di default, il comando può
essere chiamato nei seguenti modi:
Analyze −! Parameters −! Global Output Request
Figura 92: Global Output Request(1°modo)
Tasto dx nel browser −! Create −! Card −! Output 53
18 GLOBAL OUTPUT REQUEST
Figura 93: Global Output Request (2°modo)
18.1 Strain/Stress
Attiveremo molto spesso i seguenti