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1. LA TECNICA DELLA SCORZATURA

Il metodo della scorzatura agisce in modo invasivo sul rotolo di papiro:

 Il rotolo viene tagliato verticalmente, e talvolta anche orizzontalmente

 Viene aperto in due sezioni semicilindriche

 Vengono “scorzati” i vari livelli di papiro dall’interno del rotolo

 Nella migliore delle ipotesi la parte più interna del rotolo, il “midollo”,

rimaneva intatta e poteva essere tolta e in parte srotolata.

È quindi un processo estremamente aggressivo che in parte perde porzioni del rotolo.

Da notare è che ogni qual volta affiorava uno strato di scrittura leggibile, questo veniva

riprodotto da disegnatori napoletani. Il disegno veniva effettuato in un primo tempo a

matita per poi essere riprodotto tramite una matrice di rame.

Dopo la riproduzione il livello veniva scorzato con varie conseguenze:

 Andava totalmente sgretolandosi. Di queste parti oggi noi possediamo solamente i

disegni

 Nell’ipotesi migliore si riusciva a staccare, veniva inventariato e conservato

 Alcune parti rimanevano attaccate al livello sottostante creando appunto il problema

dei “sovrapposti” che non permettono la lettura totale del livello sottostante

Appare evidente che, nel momento del lavoro di edizione, questo metodo di procedere

usato da Piaggio deve essere considerato per poter arrivare alla ricostruzione dell’unità

originaria cilindrica.

Spesso infatti il numero di inventario attribuito alle varie porzioni e scorze non è coerente.

Questo problema sarà affrontato da due editori degli anni ’80 del novecento: Obbink e

Janko.

Ancora sui disegni: oggi a nostra disposizione non ci sono solamente i disegni napoletani

delle scorze. Infatti, nel tentativo di velocizzare il lavoro, il sovrano inglese (Giorgio IV)

manda a Napoli Hayter. Nel momento del suo ritorno in patria questi si portò dietro i

disegni dei papiri scorzati nel periodo in cui lui era presente.

Quindi, per le scorze andate perdute, possiamo avere casi di disegni multipli.

In più: il fatto che molti dei disegnatori non conoscesse il greco ha fatto si che i loro

disegni riuscissero a riprodurre perfettamente anche lo stile stesso della scrittura.

2. LA MACCHINA DEL PIAGGIO

Il metodo usato da Padre Piaggio è molto particolare e complesso.

Per srotolare i papiri infatti lui progettò (e costruì) una macchina che si basava sul

movimento orizzontale di una vite per imprimere un movimento verticale al rotolo di

papiro opportunamente alloggiato su un letto e imbrachettato. Un non meglio specificato

gentiluomo inglese così descrisse il metodo del Piaggio nel 1755:

“It is incredibile to imagine what this man contrived and executed. He made a

machine, with which (by the means of certain threads, which being gummed, stuck

to the back part of the papyrus, where there was no writing), he begins, by degrees,

to pull, while with a sort of ingraver’s instrument he loosens one leaf from the other

(which is the most difficult part of all), and then makes a sort of lining to the back of

the papyrus, with exceeding thin leaves of onion (if I mistake not), and with some

spirituous liquor, with which he wets the papyrus, by little and little he unfolds it.

All this labor cannot be well comprehended without seeing. … … The worst is, the

work takes up so much time, that a small quantity of writing requires five or six

days to unroll, so that a whole year is already consumed about half this roll” [citato

in D: Comparetti – G. De Petra, La Villa ercolanese dei Pisoni: I suoi monumenti e

la sua biblioteca, 1883, rist. Napoli 1972), p.245 sgg.]

Questo metodo è estremamente lento e può essere applicato solo sulla porzione di papiri in

buone condizioni (il cosiddetto “midollo”). Nel corso del tempo tutti i papiri srotolabili lo

sono stati con il metodo del Piaggio.

EGITTO TOLEMAICO

L'Egitto tolemaico era una delle principali fonti di produzione di grano del mondo antico. I

re tolemaici oltre ai proventi della vendita delle derrate di grano all'estero, si arricchirono

grazie a un sistema monetario chiuso, che imponeva l'uso della valuta egiziana all'interno

dei confini del regno. Grazie al volume di traffici e al cambio favorevole, poiché le monete

straniere in media contenevano una percentuale di argento maggiore del 17% rispetto alla

monetazione egiziana, i re tolemaici ne traevano vantaggio. La presenza delle miniere

d'oro egiziane nel territori di confine con l'Arabia e la Nubia, permise inoltre una certa

diffusione della monetazione aurea, a scopi celebrativi. Tolomeo I, forse con la consulenza

[7]

di Demetrio Falereo, fondò il Museo e la grande biblioteca di Alessandria; il primo fu un

attivo centro di ricerca sostenuto dal sovrano che si trovava nel settore reale della città: gli

[7]

studiosi vi erano ivi alloggiati e finanziati dai governanti tolemaici, avendo inoltre libero

accesso alla biblioteca. Il bibliotecario capo serviva il re anche come precettore privato del

[8]

principe ereditario e, per i primi centocinquant'anni della sua esistenza, questo centro del

sapere antico unico al mondo attirò una moltitudine di studiosi di origine greca,

[8] divenendo ben presto il fulcro ed il centro-chiave accademico, letterario e scientifico

dell'Ellenismo. Quando Tolomeo I si proclamò faraone d'Egitto creò un nuovo culto,

quello della divinità egizia Serapide, che era la combinazione di due dèi

egizi, Api e Osiride, più le principali divinità greche

(Zeus, Ade, Asclepio, Dioniso ed Elio); Serapide aveva poteri sopra la fertilità, il Sole, i

riti funerari e la medicina e ben presto molte persone iniziarono ad adorare questo nuovo

dio. Al tempo dei Tolomei il culto di Serapide veniva incluso in quello della nuova dinastia

faraonica, oltre che al culto di Alessandro Magno, e fu così

che Alessandria soppiantò Menfi come la città religiosa per eccellenza: Cleopatra, ultima

[10]

della linea tolemaica, è stata spesso raffigurata con caratteristiche della dea Iside. Le

tavole tradizionali per le offerte scomparvero dai rilievi durante il periodo tolemaico.

Storia del culto

Circa le origini della divinità esistono teorie contrastanti: le più accreditate sono quella di

un'origine da Sinope nell'odierna Turchia, da Babilonia, oppure da Osiris-Api, a Menfi.

Serapide alessandrino

Il culto di Serapide fu introdotto in Egitto da Tolomeo I Lagide, primo sovrano della nuova

dinastia macedone, nel tentativo di trovare un culto di compromesso che fosse accettabile

per le varie anime della città multietnica di Alessandria, capitale del regno. Il culto maturò

dallo sforzo ideologico di conciliare le esigenze monoteistiche della

componente ebraica (anche se questa non gradiva le rappresentazioni antropomorfiche),

molto numerosa nella città, con quelle tipiche della religiosità autoctona, associando al dio

elementi caratterizzanti dei culti egizi, in particolare di quelli di Iside e Osiride, e allo

stesso tempo rendendo la divinità accettabile anche presso la cultura greco-macedone,

attribuendogli caratteri delle maggiori divinità olimpiche.

La divinità infatti era raffigurata come uno Zeus barbuto e anziano, e recava sul capo un

recipiente simbolo di fertilità, associabile dagli egizi alle simbologie delle divinità ad essa

preposte. Al dio veniva accostato un cane con tre teste (un Cerbero, su cui poggiava la

mano destra della statua del Serapeo), in modo da rievocare un nume infernale, e inoltre vi

si avvicinarono attributi legati a Esculapio, tanto che venne venerato anche come dio

guaritore.

Il successo del culto di Serapide non fu immediato ma, nel tempo, divenne molto diffuso

ad Alessandria e in tutto il bacino del Mediterraneo, veicolando anche la moda della

venerazione di Iside presso le popolazioni greco-romane. Poco seguito riscosse invece

presso gli egizi, essendo scarse le connessioni simboliche che ne potessero suggestionare

l'interesse religioso.

Caratteri della divinità

Veniva raffigurato barbuto come Zeus e Ade, con un moggio di grano in testa, seduto sul

trono, con uno scettro in una mano, spesso con l'altra su Cerbero. L'animale a lui sacro era

il toro Api. Alcuni studiosi, basandosi sul racconto di Plutarco (Iside e Osiride, 28),

ritengono che il dio, o almeno la sua immagine, provenisse da Sinope. In questa colonia

greca sul Mar Nero sarebbe esistito un tempio dedicato a una divinità semitica, Ea,

conosciuta con il titolo di Sar-Apsi ("signore degli abissi"). L'oracolo di questo dio,

secondo Arriano (Anabasis, VII. 26), sarebbe stato consultato a Babilonia dai generali

di Alessandro Magno malato. L'assonanza dei nomi Sarapsi e Wsr-hp=Osorapis (Osiride-

Api) avrebbe spinto Tolomeo I alla scelta del dio per farlo accettare al popolo egizio.

Altri studiosi propendono per un'origine autoctona del dio e lo identificano con la divinità

degli inferi Osiride-Api, venerato a Menfi. Qui il tempio di Serapide sorgeva su una

collina chiamata Sen-Hapi, che nella trascrizione greca fu resa con Synopion, rievocando

Sinope per omonimia. Grazie alla politica religiosa dei Tolomei, l'importanza di Serapide

crebbe fino a farne la maggiore divinità egizia, sostituendosi ad Osiride ed associandosi

quindi ad Iside, Horo (nella forma di Arpocrate) e Anubi.

Tramite un fenomeno tipico del sincretismo di età ellenistica Serapide fu identificato con

molti dèi greci, quali Zeus, in quanto Signore dell'Universo, Ade, come dio

dell'oltretomba, Dioniso, in quanto dio della fecondità, Asclepio, come dio guaritore,

ed Elio, nell'aspetto solare. Il culto di Serapide si confuse anche col cristianesimo secondo

le parole di Adriano tratte da una sua lettera che scrisse a suo cognato il tre volte

console Urso:

(LA) (IT)

«Hadrianus Augustus Urso Serviano «Adriano Augusto saluta il console Urso

consuli salutem. illi qui serapem Serviano. Tutti coloro che qui, adorano

colunt, christiani sunt; et devoti sunt Serapide, sono cristiani, e persino quelli

serapi, qui se Christi episcopos dicunt. che vengono chiamati vescovi sono

Nemo illic archisynanogus Judeorum, legati al culto di Serapide. Non v’è capo

nemo samarites, nemo christianorum rabbino, samaritano, sacerdote dei

presbyter, non mathematicus, non cristiani, matematico, indovino,

aruspex, non aliptes, qui non serapium massaggiatore, che non adori Serapide.

colat. ipse ille patriarcha judeaorum Lo stesso patriarca degli ebrei adora

scilicet, cum aegyptum venerit… ab indifferentemente Serapide e il Cristo.

aliis serapidem adorare, ab aliis cogitur Questa gente non ha altro dio che

Christum… viris illis deus est serapia: Serapide: è il dio dei cristiani, degli

hunc iudei, hunc cristiani, hunc omn

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/05 Papirologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marco_Terzani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Papirologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Mascellari Roberto.