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Principali disturbi della deambulazione:
∙ Andatura miopatica: legata a debolezza dei muscoli dell’anca e dei distretti
prossimali della gamba, siamo sul cingolo pelvico, interferiscono con la stabilità del
tronco e della pelvi sulle gambe durante tutte le fasi della deambulazione. Si ha un
movimento basculante del bacino durante la marcia. Viene definita andatura
anserina. Nella stazione eretta le anche sono molto flesse portando una iperlordosi.
∙ Andatura parkinsoniana: si ha una riduzione asimmetrica delle sincinesie pendolari
dal lato dove ha inizio la malattia di Parkinson. La marcia è a piccoli passi, a base
ristretta e attaccata al pavimento. Durante la marcia dal lato colpito può apparire un
tremore riemergente. I pazienti hanno difficoltà a iniziare il cammino, viene definita
start hesitation. Presentano freezing, hanno la sensazione di avere i piedi incollati al
pavimento e hanno un blocco improvviso della marcia nei cambi di direzione o
nell’incontro con ostacoli. Hanno un’andatura camptocormia con tronco e capo in
flessione. Il pull test positivo.
∙ Andatura cerebellare: andatura completamente instabile con perdita di equilibrio del
tronco, le gambe sono estese, la postura è in avanti per ridurre gli ondeggiamenti.
L’andatura è tipicamente a base allargata, definita come andatura atassica (atassia
vuol dire mancanza di equilibrio). Causato da lesioni delle strutture cerebellari.
∙ Andatura spastica: se interessa solo un lato (tipico è il paziente con ictus) il passo è
falciante, iperestensione dell’anca così da consentire un movimento circolare
dell’arto paretico esteso trascinando il piede. Viene definita andatura falciante. È
tipica dei pazienti con un danno alla via piramidale e al primo motoneurone.
Altra caratteristica dell’esame obiettivo neurologico è la valutazione del tremore. Il tremore
è definito come una contrazione alternata di muscoli agonisti e antagonisti. In base alla
posizione in cui compare si possono avere due categorie di tremore:
1) Tremore a riposo: compare quando si tengono gli arti a riposo e si attenua durante il
movimento. È solitamente un tremore ritmico e a bassa frequenza 3-6 Hz (i pazienti
oscillano 3-6 volte al secondo). Caratteristico della malattia di Parkinson;
2) Tremore d’azione: raggiunge la massima intensità quando la parte del corpo viene
messa in moto. Si hanno tre sottotipi:
a) Cinetico= compare nell’ultima parte di un movimento verso un bersaglio. Si rende
evidente nella prova indice-naso;
b) intenzionale= si verifica durante il movimento intenzionale verso un bersaglio,
l’ampiezza è elevata e la frequenza è bassa durante il movimento completo, il
tremore peggiora quando viene raggiunto l’obiettivo del movimento;
c) posturale= si verifica quando il paziente tiene gli arti in postura contro gravità.
Altri disturbi di movimento:
● Corea: movimento involontario, ritmico, rapido, non sopprimibile con la volontà
che coinvolge soprattutto la muscolatura distale e la faccia. Possono far parte di atti
semi finalizzati che mascherano il movimento involontario.
● Atetosi
● Emiballismo
● Fascicolazione: contrazione spontanea rapida di una o più fibre muscolari senza
esito motorio. Visibili e avvertiti dal soggetto come guizzi improvvisi di una parte del
muscolo interessato. Possono essere associati a crampi. Possono essere segno del
danno mielo muscolare, danno del sistema nervoso periferico.
● Condizione ipocinetica
● Bradicinesia: difficoltà a iniziare e compiere movimenti che risultano lenti
nell’avvio e nell’esecuzione. Si chiede di eseguire movimenti ripetuti, per esempio
aprire e chiudere le mani velocemente. Una persona bradicinetica non è in grado di
eseguire questi movimenti in maniera congrua e i movimenti saranno meno ampi e
più lenti. Un’altra prova è la finger tapping, anche in questo caso si riduce
l’ampiezza e la velocità dell’esecuzione in soggetti bradicinetici. Dovuta ad
insufficiente numero di unità motorie reclutate e attivate per compiere il movimento.
È importante valutare il tono muscolare, per farlo basta mobilizzare passivamente un
segmento corporeo senza che il paziente eserciti una forza alla mobilitazione passiva. Si
valuta la resistenza opposta alla mobilitazione di un arto, questo si chiama tono. Esiste un
tono fisiologico, un tono ridotto ipotonia o flaccidità e un tono aumentato ipertonia o
rigidità. La rigidità può essere rigidità spastica data da una lesione alla via piramidale, si
manifesta con il fenomeno del cosiddetto coltello a serramanico. Quando si muove
passivamente un arto, inizialmente l’arto non si muove e a un certo punto scatterà
improvvisamente. Quando vi è una rigidità plastica si ha una lesione delle vie
extrapiramidali, e si manifesta con il fenomeno della ruota dentata.
Perciò abbiamo:
● la rigidità spastica, che riguarda una lesione della via piramidale o del primo
motoneurone, chiamata anche “fenomeno del coltello a serramanico”; ● la rigidità
plastica, che riguarda una lesione della via extrapiramidale, chiamata “fenomeno
della ruota dentata".
Tutte e due sono un danno, e sono espressione di un tono aumentato, cioè di un danno
del sistema nervoso centrale, mentre nel tono ridotto ci riferiamo al sistema nervoso
periferico.
Nella valutazione del tono l’esaminatore valuta la resistenza alla mobilizzazione
passiva. Egli, quando fa questo movimento, avverte come degli scattini, dei piccoli
blocchi.
Per quanto riguarda la valutazione della forza muscolare, esistono prove statiche e
prove dinamiche. Nella prova di Mingazzini degli arti superiori si chiede alla persona
di estendere le braccia e di tenerle dritte, e per quanto riguarda gli arti inferiori egli
deve tenere le gambe flesse sulle cosce ad angolo retto. Essa può avere un risultato:
● Negativo, se la persona riesce a mantenere entrambe le posizioni per 30 secondi,
perciò è una situazione normale.
● Positivo, se la persona non riesce a mantenere gli arti in posizione e tende a
slivellare, a pronare gli arti; perciò abbiamo un problema di forza che è
patologica, ma non sappiamo bene dove si può trovare.
Esistono due tipologie di forze: una forza globale e una forza segmentaria.
● Con la forza globale ci interessiamo alla presenza della forza degli arti superiori
e degli arti inferiori.
● Come forza segmentaria si intende la forza che c'è in specifici distretti
muscolari, perciò si valuta muscolo per muscolo, per vedere come funzionano, e
lo si fa con una scala in maniera molto precisa.
Sappiamo che ogni muscolo viene innervato da un determinato nervo, e ognuno a
livello spinale corrisponde a una determinata radice, per cui saggiando la forza di
diversi gruppi muscolari, si riesce a capire muscolo, nervo e radice. La prima cosa da
fare per valutare la forza segmentaria agli arti superiori è la valutazione del deltoide
(C5-C6), chiedendo alla persona di sollevare le braccia contro la forza di gravità e
anche contro resistenza. L’esaminatore farà resistenza con tutte le mani, e il paziente
riuscirà comunque a sollevare il deltoide. In questo caso, si dà un punteggio 5 su 5
perché è in grado di rispondere bene agli stimoli. Se avesse sollevato il deltoide solo
contro gravità, e non contro resistenza, avremo un punteggio 4 su 5 nella scala
MRAC, che da un punteggio tra 0 a 5 permette di quantificare la forza.
Invece, per testare i bicipiti, si chiede alla persona di fare braccio di ferro, e
l’esaminatore metterà una resistenza leggera, giusto per saggiare la forza.
Ovviamente, in questo caso, la persona tenderà a utilizzare altri muscoli, perciò
bisogna chiedere al paziente di utilizzare solo il bicipite. Allo stesso modo si testa il
tricipite (C6-C7-C8), spingendo verso l’esterno, e lo si fa contro gravità e contro
resistenza.
Allo stesso modo, scendendo giù, si potrà testare la forza distale degli arti superiori e
delle mani, chiedendo alla persona di tenere le dita larghe e di non farle chiudere,
l’esaminatore proverà a vincerlo e non ce la farà, né contro gravità, né resistenza.
Quindi anche i muscoli distali, presenti fra le dita funzionano bene.
L’esaminatore, nella valutazione del primo interosseo (pollice e indice), proverà a
vincerlo, se non ci riuscirà il punteggio sarà di 5 su 5; in caso contrario, egli avrebbe
dovuto affrontare un difetto di forza su un interosseo dorsale; successivamente la
valutazione passa anche alle altre dita, perciò viene considerata come prova degli arti
superiori. In egual modo si possono valutare i muscoli degli arti inferiori, quali
muscolo psoas, il bicipite femorale, il quadricipite femorale e poi si danno i punteggi
da 0 a 5 sempre contro gravità e contro resistenza.
E’ importante memorizzare i muscoli principali con relative radici e nervi, aiutano a
identificare il difetto di forza.
Considerando i punteggi della scala, avremo:
● Punteggio 0, se il movimento del muscolo non avviene;
● Punteggio 1, se il movimento non è possibile ma ci sono delle piccole
contrazioni senza movimento;
● Punteggio 2, se il movimento è possibile senza gravità;
● Punteggio 3, se il movimento possibile contro la gravità;
● Punteggio 4, se il movimento è possibile contro gravità ma è vinto dalla
resistenza;
● Punteggio 5, se tutti i movimenti sono possibili contro gravità e contro
resistenza.
E’ facile: più basso è questo punteggio, peggio è la mobilità muscolare.
Un altro parametro da valutare nell' esame obiettivo neurologico sono i riflessi. I
riflessi sono dei meccanismi innati stimolo risposta; nella prima lezione si è
accennato al riflesso fotomotore, dove la struttura responsabile si chiama arco
riflesso ed è formato da:
- una parte afferente (sensitiva)
- un centro di integrazione, situato nel sistema nervoso centrale,
- una parte afferente motoria.
I riflessi vengono divisi diciamo in tre gruppi: superficiali, profondi o viscerali. Un
riflesso patologico è il fenomeno di Babinski, presente quando l’esaminatore striscia
sulla pianta del piede una puntina o un martelletto; normalmente si flettono le dita
involontariamente, perché è una risposta riflessa, perciò lo stimolo sensitivo sulla
pianta del piede induce una flessione plantare delle dita. Nel fenomeno di Babinski il
paziente invece estende le dita e fa proprio il contrario, esso rappresenta proprio un
segno di danno del primo motoneurone della via piramidale.
Il corri