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COMA SCALE, che ci consente di sapere quanto sta bene o sta male il paziente. Il punteggio va da
15 che è il massimo ed è riferito ad una persona perfetta, a 3 che è il minimo in cui la persona è in
un severo stato di coma, quindi non è in grado di rispondere e non è in grado di interagire. Quindi
fondamentale ci sono dei livelli di gravità: generalmente un Glasgow Coma Scale sotto 7 è
indicatore di considerazioni molto serie.
Il punteggio minimo è 3 (1 punto ad ogni dominio) e il punteggio massimo è 15. Solitamente nei
film americani ambientati in ospedali, se si fa attenzione, si può notare la dicitura GCS: è
l’acronimo di questa scala.
Andando al secondo punto: come valutare le funzioni corticali superiori? Esistono molte funzioni
corticali superiori:
● L’attenzione: è la capacità di selezionare gli stimoli esterni focalizzandosi solo su qualcuno di
questi
● La memoria: è il processo di codifica, consolidamento e recupero di informazioni ed
esperienze derivate dall'ambiente e dall'attività di pensiero
● L'orientamento: la capacità di collocarsi adeguatamente nel tempo e nello spazio (se noi
chiediamo ad una persona in ospedale “dove siete?” e lei dice “sono a casa”, la persona è
disorientata nello spazio e poi è in grado di capire dove si trova).
● Il linguaggio: è la capacità di utilizzare in modo appropriato i simboli comunicativi, cioè la
capacità di parlare e di capire cosa gli state dicendo.
● La gnosia (dal greco conoscere): è la capacità di riconoscere gli oggetti della realtà esterna
mediante una o più abilità sensoriali.
● La prassia (praxis significa azione): è la capacità di eseguire compiti motori precedentemente
appresi e diretti ad un determinato fine.
● Poi ci sono altre funzioni intellettive, quindi il neurologo è sfortunato perché deve in poco
tempo saggiare tutte queste varie funzioni superiori.
Facciamo un piccolo focus sulla memoria: in realtà molto spesso si parla di memoria in generale ma
sarebbe più corretto parlare di memorie perché noi tutti abbiamo più di una memoria e ognuna delle
quali serve a qualche cosa.
Per semplicità vediamo 3 memorie:
- la Working Memory, che cos'è? È la memoria a breve termine che mantiene una quantità
limitate di informazioni in un tempo limitato e che permette di eseguire determinati task.
ESEMPIO: vi dico un numero di telefono e vi dico di ricordarlo e voi lo ricorderete per pochi
secondi, e poi questo scomparirà dalla vostra memoria. Avete utilizzato la Working Memory.
- Poi abbiamo la memoria a breve termine, che è la capacità di apprendere e ricordare
specifici items (cose che si possono ricordare dopo minuti od ore).
- La memoria a lungo termine dura settimane, mesi o anni. C'è una parte del cervello, il lobo
temporale e l'ippocampo, che sono in grado di convertire la memoria da breve termine a
memoria a lungo termine, e distribuisce le nostre memorie a lungo termine nelle varie aree del
cervello (quindi noi sappiamo chi siamo, dove ci troviamo, cosa abbiamo fatto quando
avevamo 5 anni proprio grazie all'attività dei lobi temporali, che convertono le informazioni e
le consegno in aree profonde del cervello e le conservano come memoria a lungo termine, e
questo spiega perché la persona che hanno malattie neurologiche che perdono neuroni
dimenticano, queste dimenticano prima le informazioni recenti perché sono meno conservate
profondamente, e poi mano mano che la malattia va avanti il cervello viene danneggiato e
anche i ricordi più preziosi in aree profonde vengono ad essere distrutte).
Un'altra funzione superiore è il linguaggio: si valuta banalmente vedendo se una persona è in grado
di parlare e capire quello che si dice; si valuta:
- la fluenza verbale spontanea: si lascia parlare la persona e si vede cosa è in grado di dire, se è
in grado di pronunciare una frase e un discorso di senso compiuto.
- la capacità di comprensione, quindi si pongono al paziente delle domande e si vede a cosa è
in grado di rispondere.
- la capacità di denominazione: si chiede al paziente (rivolgendosi ad un oggetto) “cos'è
questo?” Se risponde correttamente la capacità di denominazione degli oggetti è conservata.
In base agli oggetti che si presentano si possono avere vari livelli di denominazione (una
persona potrà essere in grado di valutare una penna ma non il colletto di una camicia, perché in
base al livello di difficoltà, quindi se un oggetto è più difficile da nominare chiaramente si
possono avere dei disturbi un po' più fine della denominazione).
- la capacità di ripetizione: voi direte 3 parole e chiedere al paziente di ripetere. Dato che il
linguaggio, come funzione corticale superiore, è strettamente connesso alla scrittura e lettura,
un'altra cosa molto facile che si da al letto del malato è fargli leggere banalmente qualcosa o
gli si fa scrivere qualcosa.
Per quanto riguarda i disturbi del linguaggio in neurologia si hanno due grandi categorie di
disturbi: l'afasia e la disartria. Queste due cose sono molto diverse.
L'afasia è l'incapacità di convertire il pensiero in linguaggio o di comprendere il linguaggio
(una persona non ha proprio il concetto di linguaggio o non riesce proprio a capire cosa gli
dite).
La disartria è il disturbo dell'articolazione della parola. Quindi l'afasico o parla male, o non
parla ma capisce, o né parla né capisce. Il disartrico è in grado di parlare, è in grado di capire,
nel cervello ha le sue parole ma non riesce ad articolarle bene, parla male fondamentale.
La sede della lesione ci guida verso la diagnosi di afasia e disartria. Quando pensate a uno
afasico pensate a uno che ha un danno della corteccia cerebrale, perché è un danno di struttura
molto importante per la concezione del linguaggio. In base al tipo di parte interessata
nell'afasia si possono avere 3 grandi gruppi di afasia:
- afasia di Broca
- afasia di Wernicke
- afasia globale.
Cos'è l'afasia di Broca? È l'afasia che colpisce l'area di Broca, e si trova nella parte motoria del lobo
frontale e che serve per la produzione verbale, infatti l'afasia di Broca viene definita “afasia non
fluente”. La persona con afasia di Broca capisce ciò che gli state dicendo, ma non è in grado di
parlare perché in grado di convertire il pensiero in linguaggio, cioè l’area motoria del linguaggio
non funziona.
La seconda categoria di afasia è proprio il contrario, e si chiama afasia di Wernicke: essa colpisce
un'area che si chiama area di Wernicke, che si trova nella parte sensibile del cervello e serve a
comprendere ciò che dite. Il soggetto con afasia di Wernicke non capisce nulla ma parla a vanvera,
produce un linguaggio che è totalmente sconnesso da ciò che gli chiedete.
Chi sta peggio tra queste due persone? Il paziente con l’afasia di Broca; egli è in grado di capire ma
non riesce a parlare, infatti sta male. Il paziente con afasia di Broca solitamente è depresso, perché
non è in grado di esprimersi; qualche volta cercano di comunicare in maniera abbastanza
frammentata, ma dipende sempre dal livello di gravità della malattia.
Dietro dell'afasia di Broca ci sono mille sfumature: quello che ha una forma più lieve, quello che ha
una forma più grave, ma grossolanamente è colui che non riesce a parlare, perché le aree motorie del
linguaggio sono intaccate. Il linguaggio comunicativo è compromesso spesso hanno anche difficoltà
nella lettura, nella scrittura e anche nel linguaggio dei segni, perché non hanno la capacità di
tradurre, non hanno le parole nel cervello, e non è facile per loro
La combinazione di afasia di Wernicke e di Broca si chiama afasia globale: una persona che non
capisce e non parla.
Esiste un gradino sotto, che si chiama disfasia: è un disturbo di produzione e comprensione del
linguaggio, che non è completo. Perciò possiamo avere: disfasia di Broca, di Wernicke e globale.
Esiste una forma, cosiddetta “di condizione”, che colpisce una sorta di fascicolo che connette le due
aree che si chiama fascicolo arcuato.
Con quale emisfero parliamo? Con l'emisfero sinistro. Chi scrive con la mano destra, nel 95% dei
casi parla con l’emisfero di sinistra. Per i mancini, si ha un 50-50: la metà dei mancini parla con
l'emisfero destro, l’altra metà con la sinistra. Questo è molto importante saperlo, perché se si ha una
lesione cerebrale, un trauma cranico dell'emisfero sinistra, ovviamente è più facile capire le funzioni
del linguaggio compromesse. Se uno prende una botta importante nell'emisfero destro oppure ha un
ictus, quasi sicuramente il suo linguaggio sarà conservato. Importante sapere questo concetto della
dominanza emisferica.
La disartria è il disturbo dell'articolazione della parola: la persona capisce, ha le parole nel suo
cervello ma non parla bene. Non è un problema che colpisce la corteccia cerebrale, ma comprende il
sistema di fonazione quindi la laringe, la faringe, alcuni sistemi di produzione del linguaggio.
Quindi sarebbe in grado di parlare e di capire, ma non ci riesce perché è lo strumento vocale che non
funziona. Potrà essere disartico, ma non sarà disfasico. Quindi le sedi delle lesioni sono diverse.
Passiamo ai nervi cranici, essi sono 12:
- il primo è il nervo olfattivo ed è quello che veicola le funzioni olfattive. Come viene
valutato? Viene valutato con il paziente a occhi chiusi, e viene testata una narice alla volta.
Quindi chiudete una narice e ne testate una, si mettono degli odori e si chiede al paziente se è
capace di riconoscerlo. Comparati i due lati, narice destra e narice sinistra, possiamo valutare
se il nervo olfattivo funziona bene.
La persona che ha problemi al nervo olfattivo può avere vari livelli di gravità: disosmia è una
persona che ha dei disturbi olfattivi, anosmia è una persona che non è per niente in grado di
riconoscere gli odori che gli state sottoponendo. Ci sono delle malattie che possono colpire
queste aree olfattive, un esempio molto comune è la malattia di Parkinson: ancora prima di
tremare e sviluppare i segni motori della malattia, possono avere problemi d'olfatto e sentire
poco gli odori, quindi la anosmia può essere un segno molto precoce della malattia di
Parkinson; ovviamente esistono cause molto comuni come il fumo di sigare