COSTO MARGINALE
CM = Δ CT/ Δ Q
La curva del costo marginale ha andamento a U. parte da un valore alto, scende, poi
risale.
Che relazione c’è tra costo medio e costo marginale? Le due si intersecano nel punto
di minimo del costo medio (CU), questo è il punto in cui l’imprenditore riesce a
produrre al costo più basso (OTTIMO TECNICO).
Quando CM < CU, CU è calante, per cui conviene aumentare Q
Quando CM > CU, CU è crescente, per cui non conviene aumentare Q (conviene
ridurla).
L’ideale è produrre in corrispondenza del punto in cui CM = CU, poiché i CU è al livello
minimo (ottimo tecnico).
LA SCELTA DEL VOLUME DI PRODUZIONE
L’impresa punta a massimizzare i profitti, sceglierà quindi il volume di produzione che
garantisce il max profitto
I profitti dipendono sia dai costi sia dai ricavi (ognuno dei due varia al variare
dell’output), occorre quindi variare l’output alla ricerca di quel livello che garantisce il
massimo profitto
Occorre confrontare l’andamento del costo marginale (CM) con quello del
ricavo marginale (RM). Devo trovare il punto in cui questi due si incontrano.
Il ricavo marginale è la variazione del ricavo totale alla variazione di 1 delle quantità
prodotte=ΔRT /ΔQ
È decrescente, perché all’aumentare della quantità, il consumatore è meno propenso a
corrispondere un prezzo elevato.
Il punto in cui il Costo Marginale incontra il Ricavo Marginale è il punto di massimo
profitto.
Se RM > CM, un aumento dell’output comporta un aumento dei profitti.
Se RM < CM, una diminuzione dell’output comporta un aumento dei profitti
I profitti sono allora massimi in Q1, dove RM = CM
CAPITOLO 7
Le condizioni che portano l’impresa a decidere prezzi e quantità sono diverse a
seconda della forma di mercato
Le forme di mercato sono:
- Concorrenza perfetta
- Concorrenza imperfetta
a. Monopolio
b. Concorrenza monopolistica
c. Oligopolio
LA CONCORRENZA PERFETTA
- Molti acquirenti e venditori, nessuna azione di un singolo ha effetto sul prezzo di
mercato
- Le imprese sono “price taker”, ovvero non scelgono il prezzo di mercato, ma
questo si forma sul mercato e quantity adjuster, ovvero scelgono la quantità da
produrre in base al prezzo fisso
- Il prodotto è omogeneo
- Vi è perfetta informazione
- Non vi sono barriere all’entrata e all’uscita
Questo è però un modello teorico, applicabile solo al mercato agricolo e ai mercati
finanziari. Vi è infatti distinzione tra equilibrio per il settore (industria) e la singola
impresa. Vi è diversità tra condizioni di breve e lungo periodo.
Per la singola impresa la curva di domanda è orizzontale.
Il prezzo di vendita non varia al variare della quantità prodotta e venduta.
Il ricavo marginale (RM) è costante (uguale al prezzo P).
Ricordando che la quantità che garantisce il max profitto richiede CM=RM, l’equilibrio
per la singola impresa di ha quando CM = P.
L’impresa “subisce” il prezzo di mercato P e sceglie di produrre la quantità per cui
CM=RM, avendo come obiettivo la massimizzazione del profitto.
Cosa succede se aumenta la domanda nel settore?
Aumenta il prezzo di mercato P.
La singola impresa aumenta la quantità prodotta di equilibrio e cresce la quantità
prodotta nell’intero settore.
La curva di offerta della singola impresa coincide con la parte crescente della curva
del costo marginale.
Si è individuata la quantità che garantisce il massimo profitto, si vuole ora calcolare il
livello del profitto, facendo la differenza tra ricavi e costi (P-CU).
In condizioni di concorrenza perfetta e di libera entrata, altre imprese vanno attratte
nel settore. Aumenterà l’offerta complessiva del settore, il prezzo si abbasserà fino ad
eliminare l’extra profitto. Questo dimostra il vantaggio della concorrenza per i
consumatori.
Tanto più aumenta il numero di imprese nel settore, tanto più la curva di offerta si
sposta verso destra provocando una riduzione del prezzo e un aumento di Q.
Per la singola impresa si riduce q (minore quota di mercato).
L’equilibrio di concorrenza perfetta è un punto:
- Di ottimo, di massima efficienza tecnica, poiché si ha il migliore sfruttamento
dei fattori di produzione (si produce al livello minimo dei costi medi, nel lungo
periodo);
- Efficienza economica, poiché si massimizza l’extraprofitto nel breve periodo;
- Pareto efficiente, poiché si attua la migliore allocazione delle risorse.
Quindi:
- Occorre favorire la concorrenza
- Le imprese sono spinte a produrre la quantità corrispondente al costo medio
minimo (migliore efficienza nell’uso delle risorse)
- I prezzi tendono a coincidere con il costo medio minimo
- Gli extra profitti tendono ad annullarsi
- I vantaggi della maggiore efficienza ricadono sui consumatori
In sintesi, gli equilibri di breve e lungo periodo
CAPITOLO 8
Nei mercati concorrenziali:
- Le risorse disponibili sono allocate nel migliore dei modi possibili (efficienza
allocativa)
- Vi è circolazione massima delle informazioni
L’efficienza può venir meno a causa di:
- Situazione di concorrenza imperfetta causata da economie di scala, barriere
all’ingresso, restrizioni legali, interazione strategica, ecc.
- Restrizioni/limiti nella circolazione delle informazioni
- Esternalità
La maggior parte dei mercati opera in una situazione di concorrenza imperfetta.
Le differenze essenziali rispetto alla concorrenza perfetta sono che un’impresa che
opera in uno dei mercati imperfettamente concorrenziali ha la possibilità di
influenzare il prezzo di vendita (si trova a fronteggiare una curva di domanda del
proprio prodotto inclinata negativamente).
Le strutture di mercato principali sono:
- Concorrenza perfetta: vi è un ampio numero di produttori e nessuno può
influire sul prezzo
- Concorrenza monopolistica: un ampio numero di piccoli produttori è presente
sul mercato, con prodotti collegati e leggermente differenziati
- Oligopolio: vi sono poche imprese, con prodotti simili o differenziati
- Monopolio: una sola impresa produce tutto l’output e controlla i prezzi
completamente
La concorrenza imperfetta è determinata da:
- Presenza di costi di produzione decrescenti al crescere delle dimensioni di
impresa (economie di scala). Solo le imprese più grandi sopravvivono:
producono a costi inferiori e riescono a fissare prezzi competitivi.
- Presenza di barriere all’entrata
Restrizioni legali (brevetti, dazi, diritti di esclusiva)
Costi di ingresso (tangibili o intangibili- switching cost)
Pubblicità e differenziazione dei prodotti
IL MONOPOLIO
Vi è un’unica azienda sul mercato, ciò a causa:
a. Della natura del bene prodotto, che richiede ingenti investimenti in strutture
fisse (i rendimenti di scala sono crescenti). Es. Monopolio Naturale, tipico dei
beni e dei servizi pubblici (distribuzione acqua, gas, energia elettrica…). Il
prezzo è “fissato” (politico), per cui l’azienda potrebbe essere costretta a
sopportare delle perdite;
b. Scoperta di un nuovo prodotto (monopolio temporale)
c. Scoperta di un nuovo processo di produzione con costi inferiori che spiazzano i
concorrenti
d. Possesso di una risorsa produttiva fondamentale
e. Riserva della legge (monopolio legale)
Caratteristiche del mercato:
- L’azienda fronteggia una curva di domanda pari a quella globale, aggregata;
- L’azienda può fissare prezzi o quantità di produzione.
Obiettivi dell’impresa:
1. Massimizzare la specificità del prodotto per mantenere il monopolio
2. Favorire la crescita dimensionale attraverso:
- La massimizzazione delle vendite (RT)
- La massimizzazione del profitto (RT – CT)
Nel monopolio non ha senso di parlare di curva di offerta globale, poiché il
monopolista sceglie il punto conveniente della domanda ove operare (determina P o
Q).
Non vi è differenza tra il breve e il lungo periodo.
Rispetto all’equilibrio di concorrenza perfetta, si producono meno quantità, vendute
a prezzi superiori (distorsione principale).
Il monopolista:
- Non si deve preoccupare di produrre nel modo tecnicamente più efficiente
(riesce a max i profitti senza dover min i costi)
- Difende la sua posizione rafforzando le barriere all’entrata con investimenti
specifici (pubblicità per fidelizzare la clientela, attività di lobbying per
assicurarsi protezione legale, ecc…)
- Tende a non innovare e non è stimolato al miglioramento
Il monopolio comporta un equilibrio che:
- È di ottimo economico (si Max il profitto)
- Non è di ottimo economico (non si produce ove CM = CU, ossia al livello di
minimo dei costi medi). Non c’è stimolo a conseguire la scala di produzione
ottimale.
- Non è di ottimo paretiano (c’è perdita di benessere sociale)
Nelle forme di concorrenza imperfetta, il grado di concentrazione consente di misurare
il potere di mercato della singola impresa.
Si fe riferimento al grado di controllo sul prezzo e sulla quantità prodotta nel settore,
da parte di una o poche imprese. Vi sono diverse misure utilizzabili, a tal fine
- Indice di concentrazione del prodotto delle imprese maggiori (prime 4 o
8), ossia:
(ΣProduzione prime 4 imprese/Totale produzione del settore)%
- Indice di concentrazione Herfindahl-Hirschman, ossia Σ(Quota di
2
mercato )
impresa n
I rapporti di concentrazione misurano il grado di controllo esercitato da poche imprese
in un’industria
OLIGOPOLIO
- Mercato con pochi produttori
- Consapevolezza che le azioni di ogni concorrente (es. scelta del prezzo,
campagna pubblicitaria, modifiche qualitative della produzione ecc.) hanno
effetto su tutti gli altri. Vi è confronto diretto tra le imprese (interazione
strategica)
- Un oligopolio può essere caratterizzato da una cooperazione o da una
competizione tra le imprese
…quando le imprese cooperano attivamente e si accordano, si ha
l’oligopolio collusivo, con condizioni simili al monopolio.
Quando vi sono poche imprese in un mercato, le stesse possono trovare accordi
espliciti o impliciti volti a fissare i prezzi (ridurre le quantità) e “dividersi” il mercato
(cooperano) oppure possono competere (non cooperano). Nel primo caso si possono
avere: - Collusione in senso stretto
Accordo implicito o esplicito tra le imprese per evitare o limitare la
con