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IMPERSONALITÀ E PASSIVO IMPERSONALE NELLE LINGUE I.E.

Il caso dei costrutti impersonali → è possibile dimostrare come, in alcuni casi, tali costrutti si

sviluppino a partire da forme nominali di verbo – a partire dai nomi di azioni – che vengono integrati

all’interno del paradigma verbale e finiscono per entrare a far parte del paradigma. La loro origine

nominale è compatibile con la ragione della marginalità del costrutto rispetto alla categoria verbo. In

altri casi, ad esempio nelle lingue i.e., è possibile ipotizzare un’origine nominale di alcuni costrutti

impersonali.

Nozione di impersonalità → può essere definita su due diversi livelli (Malchukov & Siewierska):

1. Impersonalità che si realizza su un livello comunicativo in cui l’impersonalità viene vista in

termini di defocalizzazione (o backgrounding dell’agente) – a partire da un costrutto personale

che prevede un agente espresso che tipicamente coincide con il soggetto, è possibile mettere

in secondo piano l’agente e focalizzarsi sull’evento in sé. È il caso del passivo impersonale.

Prospettiva più strutturale = l’impersonalità si associa all’assenza di un argomento tale da poter

fungere da soggetto. Questo significa due cose:

O, l’assenza in toto di un qualsiasi argomento – “assenza di un soggetto “canonico” (ad esempio,

verbo piovere). Oppure, la possibilità che l’argomento non abbia le caratteristiche associate al ruolo

sintattico di soggetto = viene marcato come un oggetto. Il caso dei costrutti transimpersonali (=

costrutti transitivi ma impersonali). Nell’italiano regionale toscano, mi fa fame = ho fame →

quell’argomento non possiede i tratti tipicamente associati a un soggetto.

2. Altra accezione di impersonalità, che si associa a una prospettiva pragmatico-informazionale,

è quella che ha a che fare con la rimozione del soggetto/agente → laddove, questo elemento

può essere messo in background mettendo in focus l’azione di per sé. Lo stesso passivo

personale è una strategia di defocalizzazione dell’agente – non è una struttura impersonale,

perché un soggetto è comunque espresso ma risponde alla medesima strategia di

defocalizzazione dell’agente → i barbari distrussero Roma – Roma fu distrutta dai barbari

→ la differenza è che si pone l’accento su due elementi diversi (cosa fecero i barbari – cosa

successe a Roma).

Struttura argomentale: il passivo personale (promotional):

Il passivo personale prevede come caratteristica principale (main feature) che, in termini semantici,

il topic non-agente del passivo (= oggetto diretto transitivo) viene pienamente promosso a soggetto.

Il soggetto/agente del costrutto attivo può essere presente anche nella versione passiva = significa che

rispetto alla frase attiva, la sintassi della frase passiva tende a divergere significativamente.

Il passivo personale, visto che richiede la promozione dell’oggetto diretto a soggetto, pone delle

restrizioni (associated features) sulla sua applicabilità in virtù del fatto che l’oggetto promovibile a

soggetto deve essere un oggetto/paziente prototipico. Nel caso di Mario ha rotto la finestra = la

finestra è un oggetto prototipico e può essere resa passiva = la finestra è stata rotta da Mario. Ma,

nel caso di: Mario ha un libro = libro non è un oggetto prototipico → non possiamo renderla passiva,

l’applicazione del passivo personale richiede nel costrutto attivo oggetti quantificabili). L’ultima

conseguenza legata alla principale caratteristica di questo costrutto, ovvero la piena promozione di

un oggetto diretto a soggetto, è che questo costrutto si può applicare solamente ai verbi transitivi:

tipologia di passivi “promozionale”. 58

Linguistica Generale

Struttura argomentale: il passivo impersonale (non-promotional):

Il passivo impersonale (le due costruzioni, attive e passive, restano più simili). È definito un passivo

di tipo non promozionale → a differenza del passivo personale, in questo caso viene omesso

l’argomento corrispondente al soggetto/agente, ma l’oggetto/paziente rimane tale e non viene

promosso a soggetto della frase passiva. Nel passivo impersonale, quello che è l’originario oggetto

continua a essere marcato come tale dal punto di vista morfologico, sintattico e morfosintattico.

Le conseguenze → il soggetto è cancellato anche nella manifestazione superficiale, la sintassi della

frase passiva tende ad assomigliare molto di più alla sintassi della frase attiva (= se l’oggetto diretto

rimane tale, l’unica differenza è nell’assenza del soggetto e in una marca morfologica che indichi la

passività sul verbo). Il passivo impersonale si applica anche ai verbi intransitivi perché è una struttura

non promozionale. Il passivo impersonale nelle lingue i.e.

Il passivo impersonale è assente nella morfologia dell’italiano ma nelle lingue i.e. ha avuto una

notevole fortuna, soprattutto nel ramo italo-celtico (area occidentale → è frequente in latino). In

Plauto: I-tur ad te, Pseudole (“si va incontro a te, Pseudolo / qualcuno ti viene incontro”) → il

predicato I-tur mette in secondo piano chi stia andando incontro a Pseudolo – rivela che qualcuno sta

andando incontro a tale personaggio, che si sta svolgendo l’azione dell’andare incontro ma chi sia

l’agente viene defocalizzato.

Lo stesso succede in Cesare, disput-atur in consilio a Petreio atque Afranio (“fu discusso / ebbe luogo

una discussione nell’assemblea tra Petreio e Afranio”) – l’agente è messo in secondo piano.

Petronio: faci-atur, si tibi uidetur, et triclinia (“si faccia[no] anche i triclini / se ti pare il caso, facci

anche i triclini”) è l’unica attestazione di un passivo impersonale con un costrutto transitivo. Di fatto,

triclinia, continua ad essere un nominativo/accusativo plurale-neutro (oggetto) che non viene

promosso al ruolo di soggetto.

Osco: Fiuusasi-aís az húrt-úm sakar-ater → “Per i Floralia, vicino al bosco sacro si fa / ha luogo /

c’è un sacrificio / si sacrifica”. Anche qui, ciò che conta è l’azione di per sé (compiere il sacrificio).

Iúvi-ass messim-ass staíef fud sakr-iss sakra-fí-r (= verbo principale) avt últium-am kerssn-aís →

“Si consacri le iovias messimas con delle vittime, ma l’ultima con banchetti”. Il verbo regge degli

accusativi plurali e un accusativo singolare → il passivo impersonale conserva l’oggetto diretto della

frase attiva al caso accusativo. sakra-fí-r ha anche un ulteriore caratteristica perché è un passivo

impersonale anche morfologicamente impersonale (forme in -r- proprio perché, dopo il morfema

lessicale e la morfologia di tempo-luogo-aspetto non c’è nessun morfema di persona ma del passivo)

– manca la morfologia della persona. Funzione → mettere in evidenzia l’azione – si consacrino

queste iovias messimas.

Umbro: Nosue i-e-r ehe esu popl-u → “Se non si esce fuori da questa folla radunata”. Il “non uscire”

è costruito con il morfema lessicale /i/ del verbo andare, la vocale tematica del congiuntivo presente

e manca una morfologia personale ma c’è direttamente il passivo in -r-.

Pone esonom-e fer-a-r puf-e pir entelust (“Quando si porterà / sarà portato in sacrificio [ciò] in cui

avrà messo il fuoco”). Il verbo portare è morfologicamente strutturato = morfema lessicale, vocale

del congiuntivo presente e nessuna marca di persona ma direttamente la marca di passivo in -r-.

59

Linguistica Generale

Lingue celtiche: Gairmthi-r chuice Firu Rois → “Vengono chiamati ‘gli Uomini di Ross’ con

riferimento a lui”. Regge un accusativo plurale (Firu).

Egthi-r immu-m → “Si grida / ci sono grida attorno a me”. Anche qui, non importa mettere in

evidenzia chi sia l’agente a gridare – l’azione di per sé è ciò che viene messo in evidenzia.

Il passivo impersonale:

Ø Può cancellare la realizzazione sintattica del soggetto

Ø Non promuove l’oggetto a soggetto

Ø Conserva un’interpretazione attiva, tipicamente associata a un agente umano

indefinito/generico

(si applica anche ai predicati intransitivi)

Quanto sono impersonali?

Agente generico / non-referenziale o backgrounded?

Agente generico / non individuabile – il passivo impersonale funziona come strategia per veicolare

la presenza di agenti generici e non individuabili. Ad esempio: undique totis usque adeo turbatur

agris → “Ovunque e in continuazione c’è turbamento per tutta la campagna” – il focus è sull’azione

del turbamento ma non è possibile individuare chi provochi tale sconvolgimento.

Ma anche: Disputatur in consilio a Petreio atque Afranio → “Ebbe luogo una discussione

nell’assemblea tra Petreio e Afranio”.

Si tu iubes, em ibitur tecum → “Se me lo chiedi, verrò con te” – in questo caso, l’agente non può

essere considerato referenziale, l’agente è il parlante stesso che parla di un’azione che compirà se il

suo interlocutore glielo richiede.

La caratteristica del passivo impersonale è pragmatico-discorsiva → esprime il desiderio di

riferirsi all’azione verbale di per sé senza dare rilevanza all’agente [Wackernagel].

Il celtico aveva la forma in -r-, che marcava semplicemente che un’azione si stava producendo senza

la necessità di supporne chi ne fosse l’autore [Vendryes].

Dal punto di vista della tipologia della struttura informazionale, i passivi impersonali sono dei

costrutti che si possono chiamare sentence-focus constructions (Lambrecht) – in cui,

l’informazione saliente coincide con l’intero costrutto, non coincide con l’oggetto diretto o con

l’agente, coincide con l’intero costrutto.

Quid agitur, Calidore?

Amatur atque egetur acriter.

“Come va, Calidoro?” “Si ama e si fa molta fame” / “Che si fa, Calidoro?” “L’amore e una gran fame”

→ il dominio del focus, la risposta alla domanda, è l’elemento rilevante che coincide con l’intero

enunciato. Viene messa in rilievo tutta l’azione di per sé. Funziona lo stesso proprio perché ciò che

viene messo in evidenza sono le azioni in sé, non importa chi sia innamorato o chi stia soffrendo la

fame. 60

Dettagli
A.A. 2023-2024
101 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lambertinigaia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Rovai Francesco.