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La regola di Taylor e la politica monetaria

Quella della regola di Taylor è una teoria che riguarda l'azione delle banche centrali durante i periodi di crisi economica. Quando il PIL scende e la disoccupazione aumenta, vengono attuate manovre espansive per stimolare l'economia. Molti sostengono che questa teoria non sia applicata in modo uniforme, ma molte banche centrali seguono una forma della regola di Taylor.

La differenza principale tra la Federal Reserve (FED) e la Banca Centrale Europea (BCE) è che la politica della BCE è annunciata, mentre per la FED è implicita e prevedibile nel suo comportamento. La FED segue una regola ferrea di politica monetaria e reagisce in modo predeterminato.

Un risultato noto riguardo alla politica monetaria è che l'autorità monetaria dovrebbe essere conservativa. I policy maker possono commettere errori, soprattutto se agiscono in modo discrezionale. Pertanto, anche una regola di politica economica deve tenere conto della possibilità di commettere errori e di adottare una politica conservativa, prendendo consapevolezza degli effetti che essa può avere.

politicamonetaria potrebbero manifestarsi con ritardo.

9.6 bilancio dello Stato e stabilizzatori automatici

politica di bilancio

Accanto alla politica monetaria è importante anche la (debito pubblico, rapporti tra bilancio stato e UE, ecc.). L'art. 53 della Costituzione italiana attribuisce allo Stato il potere di tassazione, per cui ogni cittadino deve contribuire alle spese pubbliche. Il sistema di tassazione negli ultimi anni è cambiato, passando da un sistema di tassazione progressivo ad uno proporzionale; la progressività è stata mantenuta per i redditi da lavoro e da pensione, mentre per i redditi da capitale sono stati assoggettati ad un'imposta proporzionale. Ad es. quando si parla di Flat Tax, andrebbe nella direzione di una maggior proporzionalità, anche se ciò non è del tutto vero perché prevede un reddito esente d'imposta ed è uguale per tutti se è pura (non in Italia); è falso che la

La progressività di un sistema dipende non solo dall'aliquota marginale di imposta, ma anche dal reddito. Negli Stati Uniti si parlava di negative income tax, cioè quando si passa da un reddito zero al reddito minimo per la tassazione, nel mentre si percepisce un sussidio; è negativa se ho il reddito inferiore ad un certo livello e poi inizia con un aliquota costante. Ciò è diverso rispetto al reddito di cittadinanza in Italia, ma si può avere anche un sistema progressivo anche con aliquote costanti. La tassazione assicura le principali entrate di uno stato, per cui si possono misurare la pressione tributaria=entrate tributarie/PIL e la pressione scale=(entrate tributarie+contributi sociali)/PIL (contributi sociali ad es. i contributi che si versano per il sistema pensionistico). La spesa pubblica (uscite) è costituita dalla somma di consumi collettivi (fornitura diretta di servizi a famiglie e imprese), prestazioni sociali (trasferimenti

monetari come sussidi e sicurezza sociale) e interessi passivi pagati sui titoli di stato, ciò serve a distinguere i conti primari dai conti complessivi dello stato.

Le regole della politica di bilancio possono essere anche loro discrezionali o basate su regole; le regole di politica scalce le impone l'UE, ma seguire regole può avere effetti positivi perché l'efficacia di una politica economica dipende dalla velocità di attuazione delle decisioni, le decisioni sul bilancio sono lente. Le decisioni di politica di bilancio richiedono tempi lunghi e il ritardo tra il momento della decisione e l'attuazione della stessa può rendere inefficace la politica. Per porre in essere decisioni di bilancio rilevanti serve l'approvazione della legge di bilancio e di stabilità, tempi rapidi di attuazione delle decisioni e flessibilità del bilancio pubblico per stabilizzare il sistema economico. Quest'ultima si

Concentra sul lato della spesa pubblica, che non può essere decisa con totale discrezionalità da parte dei governi, molta parte è rigida (ad es. taglio della sanità ha effetti collaterali o tagli all'istruzione universitaria; molto difficile comprare alcune voci di spesa es. anche le pensioni, molti tagli negli ultimi anni per comprimere la spesa delle pensioni introducendo vincoli relativi a quando si può andare in pensione e sul calcolo della pensione, anche se è difficile comprimerla entro una certa soglia). La quota discrezionale è molto piccola, quindi anche se i partiti annunciano politiche di riduzione della spesa è impossibile oltre un certo livello, gli spazi di manovra di politica di bilancio sono ridotti. Il problema è che l'efficacia di una politica fiscale anticiclica è subordinata all'esistenza di una quota rilevante di spesa discrezionale, per cui il governo sta spendendo per provare ad uscire dalla crisi.

Aumentando il debito pubblico. In situazioni di difficoltà nel gestire la politica di bilancio e la spesa pubblica, una politica basata sugli stabilizzatori automatici, scale anticicliche, può basarsi anche sugli elementi più rigidi della spesa pubblica in realtà sono flessibili: questo perché nelle fasi di recessione si aumentano le spese e si riduce la tassazione, mentre nelle fasi di espansione si riducono le spese e si aumenta la tassazione. Ad esempio, la cassa integrazione guadagni, molte imprese in crisi ne hanno fatto ricorso, sussidi disoccupazione aumentano; quindi le spese nella situazione di crisi si comprimono. Se l'economia è in crisi e il PIL cala, alcune persone che avevano un certo livello di reddito avranno un calo, altri con reddito minore, in un regime progressivo come quello italiano, avranno un aliquota marginale di imposta minore, quindi in crisi il gettito dei tributi si riduce in modo più che proporzionale del calo.

del reddito. Se spesapubblica sale e tassazione scende, si stabilizza tutto in automatico senza l'intervento del governo, tranne nei casi più gravi. Viceversa, se c'è un boom economico i sussidi di disoccupazione si riducono e la pressione fiscale aumenta perché si passa a scaglioni di imposte più elevati; un buon bilancio dovrebbe prevedere stabilizzazioni automatiche. Il disavanzo pubblico corrente e il debito pubblico sono i legami fondamentali tra politica fiscale e monetaria: il disavanzo è una grandezza di flusso e indica la differenza negativa tra spese e entrate, mentre il debito pubblico è una grandezza di stock costituita dalla somma dei disavanzi passati. In UE non si può finanziare il fabbisogno dei singoli stati, ma gli aiuti arrivano in modo indiretto; il debito pubblico potrebbe essere monetizzato, acquistato da una banca centrale. Lezione 10: popolazione, occupazione e disoccupazione 10.1 economia e dinamiche demografiche

La questione della popolazione è molto influente nelle oscillazioni demografiche, quindi è un tema importante. La popolazione è una variabile centrale nei sistemi economici, influenzando il lavoro, il prodotto totale e il prodotto pro capite. Nella storia del pensiero economico, molti economisti si sono concentrati sul tema della popolazione, tra cui Adam Smith che aveva un approccio più ottimista. Secondo Smith, la crescita della popolazione è espressione della crescita economica e della prosperità; salari elevati favoriscono la crescita dei matrimoni, della fertilità e della popolazione. Malthus, invece, sosteneva che esiste una stretta relazione tra aumento della popolazione e mezzi di sussistenza; quando la crescita della popolazione supera le risorse disponibili, si attivano freni per ristabilire l'equilibrio. Ricardo, invece, sosteneva che la popolazione aumenta o diminuisce in base all'accumulazione di capitale. Marshall, infine, sosteneva che il vigore della popolazione è influenzato da molti fattori.

La dinamica della popolazione è la fonte del progresso, mentre per Keynes la dinamica della popolazione influenza la domanda di capitale direttamente e attraverso le aspettative economiche.

Inoltre, secondo Meade, si individua la popolazione ottima rispetto al massimo consumo pro capite e al reddito di sussistenza.

La dinamica della popolazione e la sua composizione è legata a due fattori fondamentali:

  1. La crescita naturale della popolazione, misurata dalla differenza tra nati e morti, saldo naturale. Nei paesi europei è stata individuata una relazione tra tassi di natalità e mortalità detta transizione demografica: si passa da un regime con alti tassi di natalità e mortalità a un regime con entrambi i tassi in riduzione (ad esempio, la sostenibilità dei sistemi pensionistici è molto legata alle questioni demografiche).

Ciò che avviene nella transizione demografica è che a inizio della

Transazione: entrambi i tassi sono alti, in seguito il tasso di mortalità si riduce prima rispetto ai tassi di natalità. Nel processo di transazione demografica è utile considerare: il tasso di crescita naturale (differenza tra il tasso di natalità e quello di mortalità, si modifica nel tempo), il tasso di fecondità totale (numero medio di figli, si riduce nel tempo) e la speranza di vita alla nascita (aumenta nel tempo) e l'indice di dipendenza (rapporto tra popolazione non attiva e forza lavoro). L'indice di dipendenza = popolazione <15 e >64 / popolazione tra 15 e 64.

La dinamica dei flussi migratori. I flussi migratori svolgono un importante ruolo nel riequilibrio della pressione demografica; è evidenziato dal saldo netto = (nati-morti) + (immigrati-emigrati) e l'aumento del flusso migratorio può compensare un saldo naturale negativo. Il prodotto pro capite (indice di benessere di una nazione) = PIL/popolazione

La produttività media del lavoro x tasso di occupazione = (PIL/occupati) x (occupati/popolazione). La produttività può ridursi ad es. per shock esogeni, può aumentare per gli investimenti di ricerca e sviluppo intensi e ciò non è avvenuto. Il tasso di occupazione (occupati/popolazione) in una fase di transizione demografica tende a peggiorare e ridursi perché si osserva che la percentuale di individui anziani aumenta e di giovani si riduce più lentamente; quindi succede che ci sono molti anziani, molti giovani, pochi giovanissimi e si riducono i lavoratori. Quindi l'invecchiamento della popolazione provoca il calo del tasso di occupazione. Se la produttività è stabile, il calo del tasso di occupazione può provocare il calo del PIL pro capite, quindi un impoverimento e un calo del benessere degli individui. Una delle difficoltà che sta sperimentando l'Italia è che sono anni che il PIL è statico.

che il PIL pro capite è in diminuzione, per cui ci possono essere diverse spiegazioni (governi o debito pubblico che frena investimenti privati, crisi economica, mancanza di innovazione, ecc.).
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
43 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher saradems di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Moramarco Vito.