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TEMATICA 1: STORIA DELLA VITA MATERIALE
Come si viveva in passato? Luoghi e strutture: città e campagna
Storia sociale
La storia sociale è lo studio delle strutture sociali e dell'evoluzione della società nel corso del
tempo; significa studiare dove l'uomo ha vissuto, il suo sfondo.
L’interesse degli storici per i comportamenti e le caratteristiche sociali del genere umano ha
avuto inizio con l’attenzione manifestata negli anni Trenta del XIX secolo dalla rivista francese
«Annales d’histoire économique et sociale», animata dagli storici Marc Bloch e Lucien Febvre
che stimolarono la ricerca verso ambiti mai prima di allora sondati, dando luogo alla
fondazione epistemologica della “Storia sociale”. La ricerca storiografica doveva indirizzarsi
non solo alla ricostruzione delle vicende delle grandi personalità o dei fatti circoscritti nel
tempo breve dei grandi eventi, ma anche allo studio dei processi storici, dei comportamenti
delle masse, nel lungo periodo, la «lunga durata delle strutture economiche, sociali, culturali»
soprattutto nell’Europa dell’Antico Regime.
La storia sociale interagisce con la scienza sociali come la sociologia, l’antropologia, la
demografia.
L’attenzione per aspetti «nuovi», porta a studiare: le comunità, la «la vita materiale», la vita
quotidiana, i comportamenti, gli affetti, gli oggetti, la sensibilità; tutto analizzato non
«nell’istante» del cambiamento, ma nel lungo periodo, in questo modo si scopre la lentezza, la
permanenza dei fenomeni.
Gli strumenti della storia sociale sono:
- Dati demografici→ dimensione della popolazione;
- Fonti parrocchiali→ struttura familiare;
- Carteggi→ relazioni intrafamiliari, relazioni intergenerazionali;
- Fonti iconografiche→ permanenza di stili, costumi;
- Fonti fotografiche-audio-video.
Mondo rurale
Il mondo rurale era un paesaggio tipico dell’Europa fino al XIX secolo. Tra XVI e metà XIX
secolo, circa l’80% della popolazione europea viveva in ambienti rurali caratterizzati da villaggi,
circondati da aree coltivate e aree incolte, dove vivevano, in modo sparpagliato, persone in
capanne. Da questa rappresentazione possiamo dedurre che il bosco, in Europa, occupava
circa un 1/3 della superficie. Le pianure e colline erano le zone mediamente più abitate e
coltivate, mentre le zone montuose, a causa della loro struttura e della difficoltà nel coltivare,
erano caratterizzate da pochi insediamenti circondati da foreste, rocce o incolto.
Città
Al contrario, la città, che fino all'Ottocento erano circondate da mura, con all'esterno tutte le
zone della campagna, con ampi boschi e anse dei fiumi; all'esterno delle mura, però, le
persone che non erano riuscite a trovare abitazioni all'interno, si accontentavano di vivere nelle
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zone limitrofe, fondando in seguito nuovi villaggi, accanto alle chiese che fin dal Medioevo
stavano all'esterno della città.
La città era caratterizzata da importanti funzioni amministrative, religiose (all'interno della città
c'era la chiesa vescovile), economiche, assistenziali (confraternite), politiche (ammirazione
del territorio) e giudiziarie (tribunale). Accanto alle città, nacquero dei borghi, città concentrate
che possono essere definiti come delle “quasi città”, non erano autonomi dal punto di vista
amministrativo, non si svolgevano mercati importanti che potevano attrarre anche mercanti
stranieri, e non erano sedi di poteri civili o religiosi.
Tra il XV e il XVI secolo, la città era un insediamento concentrato, racchiuso da cinta murarie,
organizzato in quartieri in corrispondenza delle porte d'ingresso e spesso convergenti nella
piazza centrale dove si trovavano le sedi dei poteri civili, religiosi e dove si teneva il mercato.
Inoltre, in città è alta la densità di chiese e monasteri, sedi di confraternite, collegi di istruzione.
Altri elementi caratteristici della città sono: le botteghe artigiane, gli orti, i giardini, i prati.
Soltanto dopo l'Ottocento si sostituirono le mura con strade che collegavano le varie città e la
campagna circostante. L'Italia fu una zona particolarmente caratterizzata dalla presenza della
città, purtroppo non ovunque, ad esempio al sud, solo la Sicilia era molto urbanizzata, al livello
del centro e nord Italia. Importante fu il ruolo giocato dalle tradizioni greche e romane e in
seguito dalle esperienze dell'età comunale (1000-1100 d.C.).
Come sono le abitazioni?
Nei villaggi contadini, circondati da campi prati, boschi, la gente abita in case di piccole
dimensioni, poiché le famiglie erano nucleari, formate da padre, madre e figli, ma c’è il
supporto del vicinato, divenuto a volte anche uno strumento di amministrazione sociale.
In aperta campagna dove vivono nuclei famigliari più ampi le abitazioni sono isolate, più ampie,
poiché la casa diventa il luogo di residenza della famiglia, intesa come unità produttiva. La
famiglia prendeva in affitto un campo e tutti aiutavano tutti nel coltivarlo, per quesito si parla
di affitti a lungo termine.
Nelle zone montuose le case erano più ampie, adatte alla vita all’interno per più mesi, poiché
l’ambiente esterno non sempre era praticabile (es. inverno con la neve). Spesso la casa è sopra
alla stalla per sfruttare il calore che emanano gli animali e così rimanere al caldo anche senza
la stufa nei mesi più freddi.
Abitazioni zona urbana
In città le case delle famiglie nobili sono spesso palazzi dotati di tutti i comfort con sale da ballo
e ricevimento, gallerie affrescate, spazi museali, stalle con ripari per le carrozze e talvolta una
«cavallerizza» ovvero uno spazio all’aperto dove imparare ad andare a cavallo.
Abitazioni zona rurale
A partire dalla fine del XVI secolo iniziano ad essere costruite, nelle campagne lombarde (nei
luoghi dove possedevano le aziende agricole) ma anche in Inghilterra e in altri posti d'Europa,
abitazioni, le “ville di delizia”, che diventano luoghi di villeggiatura per i ricchi nobili che abitano
in città. Quelli che si sono trasferiti in città sentono il bisogno di avere un luogo in campagna e
allora costruiscono delle abitazioni adeguate. Si trattava di luoghi di villeggiatura, cultura,
rappresentanza e rappresentazione del potere e della grandezza del casato, ma anche di
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produzione agricola (vino, ortaggi, frutta), che diventano però anche emblema di un percorso
di distinzione sociale.
Queste residenze nobiliari di campagna sono di fatto una parziale compenetrazione tra il
mondo rurale e il mondo cittadino; perché chi andava in villeggiatura alla casa di campagna
portava le abitudini della città e ricavava dalla campagna in cui viveva non solo i beni ma anche
le caratteristiche di quella che era la vita in campagna.
Ma a parte saltuariamente i «signori», chi vive stabilmente nelle comunità rurali?
Fino al XVIII secolo, ci vivevano:
- contadini affittuari o piccoli proprietari, cioè coloro che hanno delle piccole proprietà
terriere che però purtroppo non bastano loro per sopravvivere e quindi sono costretti a
fare degli altri lavori, per esempio i braccianti agricoli.
- contadini nullatenenti (lavoranti a giornata /servi della gleba)
- operai delle manifatture che lavorano in campagna
- mendicanti, vagabondi, «banditi dalle città» cioè coloro che non possono più vivere in
città.
Bisogna distinguere le case dei villaggi, più strutturate, da quelle in aperta campagna, poco più
che rifugi, spesso delle buche coperte da rami o frasche, oppure scavate nella roccia (Matera);
in età moderna nelle campagne si va dall’umile rifugio alla dimora sontuosa.
A chi appartiene la terra?
La terra non appartiene soltanto ad una sola persona o a poche, ma ha tanti soggetti:
A) al sovrano o al principe territoriale
B) nobili (come beneficio feudale o in proprietà)
C) a proprietari terrieri
D) alla Chiesa, ricevute in dono da chi muore senza eredi
E) alla città
F) alle comunità rurali
Tra il XV e il XVIII secolo ci fu una progressiva diminuzione della servitù della gleba; Abolita
ufficialmente nel 1780, ma presente in Russia fino al 1861.
Feudalesimo
È un sistema economico-sociale di organizzazione e governo del territorio. Originariamente il
feudo appartiene al sovrano e viene concesso temporaneamente, in beneficio al vassallo in
cambio del suo servizio (in genere aiuto militare). Il beneficio ottenuto (cioè, la terra) è
collegato all’esercizio della giurisdizione, cioè di poteri amministrativi e giudiziari sul territorio
compreso nel feudo. Tra l’877(Capitolare di Quierzy) e il 1037 (Constitutio de Feudis) viene
sancita l’ereditarietà dei feudi maggiori e poi di quelli minori: i feudatari sono più liberi. Può
essere feudatario solo persona in possesso di titolo nobiliare o una istituzione (laica o
ecclesiastica). Nell’Europa d’Antico Regime permane una grande complessità di vincoli
vassallatici e spesso le città, la chiesa, o il signore posseggono nel mondo rurale dei feudi su
cui esigono tasse e contributi dagli abitanti. 3
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Quali sono i poteri che un feudatario (sia esso la città, la chiesa, o un signore) può esercitare
sui sudditi?
A mano a mano che passa il tempo questi poteri si sciolgono o si allentano e i contadini non
sono più «servi della gleba» anche se rimane forte l’autorità del proprietario che in caso di
carestia può obbligarli a un certo numero di giornate di lavoro gratuito.
La vita nella comunità rurale: come si amministra la vita della comunità rurale?
Ogni villaggio fonda la vita della comunità sugli statuti riconosciuti da tutti gli abitanti e anche
dal «signore territoriale» (padrone del villaggio). La comunità è amministrata da organi
collegiali che sono stabiliti negli statuti: assemblea degli anziani o capifamiglia, si svolgono in
chiesa, regolano e ripartiscono il carico fiscale (proporzionale ai redditi agricoli), concedono
affitto ai singoli contadini parte dei beni comuni o li affida in concessione gratuita.
La parrocchia e il parroco svolgono una funzione essenziale nella vita della comunità, perché
basano tutto sulla spiritualità, utilizzato come elemento pervasivo della società europea prima
della Rivoluzione Francese. La chiesa diventa ambito politico-amministrativo: infatti qui
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