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CORTISOLO

È un glucocorticoide, cioè un ormone steroideo rilasciato dalla corticale del surrene insieme ad

altri ormoni mineralcorticoidi e ormoni sessuali. La corticale del surrene può essere suddivisa in zone:

-​ Zona glomerulare: zona esterna che secerne i

mineralcorticoidi, come l’aldosterone, un ormone che

controlla il volume plasmatico (volemia) e quindi la

pressione plasmatica, infatti è chiamato anche

sodioritentivo perché stimola il riassorbimento Na (e

+

quindi dell’acqua) a livello del rene. Non agisce solo a

livello renale, ma anche a livello delle ghiandole salivari.

Non è sotto controllo dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene,

ma sotto il controllo del sistema RAS

(renina-angiotensina-aldosterone).

Un effetto opposto all’aldosterone è dato dall’ANP

(peptide natriuretico atriale), che viene prodotto dalle

cellule atriali nella parte superiore del cuore nel

momento in cui avviene un aumento del volume

plasmatico, ossia un aumento del ritorno venoso per cui

l’atrio si estende. L’ANP diminuisce il rilascio di

aldosterone determinando la riduzione del volume

ematico e di conseguenza della pressione arteriosa

-​ Zona fascicolata e reticolare: zona interna deputata alla secrezione di glucocorticoidi e

ormoni sessuali. La secrezione è regolata dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Gli ormoni

steroidei derivano tutti dal colesterolo e sfruttano delle proteine di trasporto per essere

veicolati nel plasma poiché sono insolubili, la proteina carrier principale è la CBG o

transcortina. Diffondono passivamente attraverso le membrane cellulari e si verifica

un'interazione ormone-recettore citosolico, con effetto finale l’attivazione trascrizione di

specifici geni. Sono catabolizzati nel fegato e vengono poi eliminati a livello renale

Il cortisolo è liberato nella zona fascicolata della corticale del surrene, che fa parte dell’asse

ipotalamo-ipofisi: CRH (ormone di rilascio della corticotropina)→ ACTH (adrenocorticotropo)→

cortisolo e ormoni sessuali. In un giorno ci sono diversi picchi di cortisolo (3-4 picchi). Il cortisolo è un

ormone permissivo per l’azione di glucagone e catecolammine. I suoi effetti sono:

-​ Gluconeogenesi nel fegato

-​ Catabolismo proteico per la sintesi di ulteriore energia

-​ Lipolisi nel tessuto adiposo

-​ Antinfiammatorio a livello del sistema immunitario

Il cortisone viene somministrato in maniera esogena ed entra in equilibrio con il cortisolo endogeno:

nel momento in cui avviene l’iniezione di cortisone esogeno si ha un abbassamento di cortisolo

endogeno. Il cortisone, in equilibrio con il cortisolo, provoca un aumento della glicemia con

stimolazione della gluconeogenesi, ha un’azione antinfiammatoria, aumento della resistenza alla

fatica muscolare e azione lipolitica e proteolitica. Alterazioni nei livelli di cortisolo danno luogo a:

-​ Ipocortisolismo o morbo di Addison: malattia autoimmune del surrene, che genera

un’insufficienza generale dell’adrenocroticale, determinando anche ipoglicemia

-​ Ipercortisolismo o sindrome di Cushing: caratterizzata da iperglicemia, arti deboli a causa

della deprivazione proteica, obesità addominale, alterazioni cicliche dell’umore, difficoltà di

apprendimento

I glucocorticoidi vengono rilasciati in condizioni di stress (traumi, infezioni, caldo e freddo intensi,

contusioni, interventi chirurgici, malattie debilitanti, stress mentale…). Gli agenti stressanti di varia

origine e natura utilizzano differenti mediatori chimici che, come via finale comune, attivano i

nuclei paraventricolari dell’ipotalamo (NPV) con molteplici effetti. La classica e più frequente

risposta degli animali davanti al pericolo (stress) è quella di “attacco o fuga”. Implica il

coinvolgimento del sistema muscolare e dei sistemi atti a fornire le risorse energetiche (ossigeno e

glucosio) alle cellule, ovvero il sistema respiratorio e cardiocircolatorio oltre ad un incremento

della vigilanza.

Via nervosa dello stress

●​ Stimolazione del locus coeruleus (circuito

noradrenergico dell'attenzione) e conseguente

incremento della vigilanza

●​ Stimolazione dei nuclei nervosi del SNA

Ortosimpatico e conseguente attivazione del

corpo all'attacco-fuga

Via chimica dello stress

●​ Sintesi di CRH e conseguente attivazione

dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene

●​ Rilascio di endorfine con un effetto sulla

modulazione del dolore

Il Locus coeruleus rappresenta la principale fonte di rilascio di noradrenalina cerebrale. Il rilascio di

noradrenalina raggiunge livelli alti al sopraggiungere di stimoli inaspettati, in particolar modo durante

le situazioni di stress o di pericolo. La funzione del locus ceruleus può essere quella di

incrementare la reattività cerebrale, stimolando la concentrazione, l’attenzione, la vigilanza e la

rapidità nelle risposte fisiche e cognitive.

Se si ha una risposta generalizzata allo stress, significa che esiste un centro di controllo, che regola

tali interventi; nella risposta generalizzata infatti interviene l’ipotalamo, che fornisce una risposta

integrata, regolando i sistemi implicati nella risposta allo stress:

1.​ SNA ortosimpatico, che deve prevalere sul parasimpatico, ciò significa stimolare il rilascio di

adrenalina e noradrenalina

2.​ Asse ipotalamo-ipofisi-surrene (CRH-ACTH-cortisolo)

3.​ Sistema RAS (renina-angiotensina-aldosterone) e ormone antidiuretico: in condizioni di stress

la funzione renale viene sacrificata e viene rilasciata la renina, che induce il rilascio di

aldosterone da parte della corticale del surrene

SISTEMA CARDIOVASCOLARE

Il cuore è costituito da 2 pompe che servono per creare un

gradiente pressorio, senza il quale non sarebbe possibile

sviluppare il circolo, ossia il flusso.Si osserva sempre il cuore

anteriormente, cioè come se fosse di una persona posta davanti

all’osservatore quindi l’immagine è speculare. La pompa di destra

quindi pompa il sangue nel circolo polmonare, mentre, la pompa di

sinistra nel circolo sistemico. Le 2 pompe tra di loro sono separate

da un setto, quindi non sono comunicanti; il sangue torna al cuore

nella parte superiore destra. Per il sangue povero di ossigeno che

proviene da tutti i distretti corporei tramite la vena cava superiore e

inferiore, che torna al cuore nell’atrio destro si parla di ritorno

venoso. Per gravità poi il sangue fluisce nel ventricolo destro,

attraversando la

valvola tricuspide.

Grazie alla pompa

ventricolare destra,

il sangue viene pompato nella circolazione

polmonare attraversando la valvola semilunare e

immettendosi nell’arteria polmonare. Il sangue

arrivato ai polmoni, viene ossigenato e cede CO .

2

Attraverso la vena polmonare, il sangue arterioso

(cioè ricco di ossigeno) torna al cuore entrando

nell’atrio sinistro, per gravità oltrepassa poi la valvola

mitrale o bicuspide ed entra nel ventricolo sinistro.

Grazie alla pompa ventricolare sinistra, il sangue

viene pompato nella circolazione sistemica immettendosi nell’aorta.

La circolazione sistemica necessita di una pressione maggiore rispetto a quella polmonare, perché la

forza deve essere tale da poter portare il sangue in tutti i distretti corporei:

la pompa sinistra infatti compie un lavoro superiore rispetto alla destra.

Questo si nota dallo spessore

maggiore della parete della

pompa di sinistra rispetto a

quella di destra.

Il cuore è avvolto da una

membrana connettivale chiamata

pericardio, all’interno della quale

c’è del liquido pericardico che

limita la frizione delle pareti

dovuta alle contrazioni. Il cuore è

un muscolo costituito da 3 strati

distinti: endocardio, miocardio ed epicardio e nonostante sia costituito da muscolatura striata, ha

un’attività autoritmica (non necessita di stimoli nervosi), dettata dalle regioni pacemaker, che

sviluppano potenziale d’azione autonomamente. Esse non hanno una fase di riposo, ma il potenziale

d’azione si rigenera continuamente ad intervalli regolari. La regione principale pacemaker è la regione

del nodo seno-atriale in cui ci sono cellule specializzate che si occupano della funzione ritmica, ma

non della contrazione: esse generano il segnale elettrico, che si propaga agli atri (essendo le cellule

connesse da gap junction), raggiungendo un'altra regione pacemaker, ossia il nodo

atrio-ventricolare. La frequenza di scarica delle cellule del nodo atrio-ventricolare rispetto alle cellule

del nodo seno-atriale risulta più bassa. Quindi, prevale quella del nodo seno-atriale ma quella del

nodo atrio-ventricolare interviene nella funzione ritmica nel caso di fenomeni di bradicardia o di

disfunzione delle cellule pacemaker. In realtà, la funzione principale del nodo atrio-ventricolare è

quella di fare da filtro: in caso di fibrillazione (battito irregolare) negli atri è resa compatibile con la

vita, grazie al nodo atrio-ventricolare che impedisce la sua propagazione nei ventricoli, che è invece

pericolosa perché comporta il pompaggio non corretto del sangue tra un potenziale d’azione e l’altro.

Lo stimolo quindi parte dal nodo seno-atriale, dal quale i 2 atri ricevono lo stimolo elettrico

contemporaneamente, che si propaga poi al nodo atrio-ventricolare. Passa poi nel fascio di His,

raggiunge l’apice del cuore e si propaga nelle pareti, sia destra che sinistra, tramite le fibre del

Purkinje, portando alla contrazione dei ventricoli, mentre gli atri sono a riposo. Le fibre del Purkinje

hanno una conduzione veloce in modo che lo stimolo passi velocemente nelle pareti del ventricolo,

esse sono dotate di una propria attività auto-ritmica che però è molto lenta. In caso di disfunzione del

pacemaker principale (nodo seno-atriale) non ci si può basare completamente sui pacemaker latenti

(nodo atrio-ventricolare e fibre del Purkinje), ma si immette nel cuore un pacemaker artificiale.

La conduzione cardiaca è modulata dal sistema nervoso autonomo:

Simpatico→ effetto dromotropo positivo, diminuisce il tempo di conduzione del nodo

-​ atrio-ventricolare, quindi la conduzione diventa più veloce

-​ Parasimpatico→ effetto dromotropo negativo, aumenta il tempo di conduzione del nodo

atrio-ventricolare, quindi la conduzione diventa più lenta

Le cellule cardiache non sono tutte uguali, ma si possono classificare in:

●​ miociti nodali= cellule pacemaker principali, che generano lo stimolo e impongono il ritmo

della contrazione cardiaca

●​ miociti di lavoro= possono essere atriali o ventricolari, hanno funzione contrattile alla base

della funzione di pompa e costituiscono il

tessuto di lavoro

Mentre i classici miociti cardiaci sono cellule<

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Scienze biologiche BIO/09 Fisiologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aliceede di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Organi e funzioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Rocchetti Marcella.
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