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LIVELLO MASSIMO DI PREZZO:
quando il governo impone un livello massimo di prezzo, ci sono due possibili conseguenze:
-il prezzo massimo se il prezzo di equilibrio è minore del prezzo
non è vincolante
massimo.
-il prezzo massimo se il prezzo di equilibrio è maggiore del prezzo massimo.
è vincolante
Si crea una scarsità “artificiale”, ovvero una qualche forma di razionamento.
Controllo dei canoni di locazione nel breve e lungo periodo:
Questo tipo di intervento, che mira ad assicurare alla parte più povera della popolazione la
possibilità di pagare affitti più bassi, può rivelarsi una politica non efficace nel lungo periodo.
Infatti:
-nel periodo, con domanda e offerta rigide, il livello di prezzo massimo crea una
breve
penuria nel mercato degli affitti.
-nel periodo, con domanda e offerta elastiche, il livello di prezzo massimo crea
lungo
una elevata penuria nel mercato degli affitti.
LIVELLO MINIMO DI PREZZO:
quando il governo impone un livello minimo di prezzo, ci sono due possibili conseguenze:
-il prezzo minimo se il prezzo di equilibrio è maggiore del prezzo
non è vincolante
minimo.
-il prezzo minimo se il prezzo di equilibrio è inferiore del prezzo minimo.
è vincolante
Si crea un’eccedenza. 39
Un esempioà un livello minimo di salario
in molte nazioni i salari, intesi come prezzo del lavoro, non possono scendere sotto un minimo. Si
creano due situazioni:
-il prezzo di equilibrio è maggiore di quello minimo
-il prezzo di equilibrio è inferiore a quello minimo
I problemi si creano nel secondo caso perché le forze di mercato non sono più in grado di riportare
in equilibrio domanda e offerta e si crea un eccesso di offerta di lavoro.
Secondo questo ragionamento, l’introduzione del salario minimo ha come effetto quello di creare
squilibri nel mercato de lavoro.
In particolare:
-genera disoccupazione
-induce un numero maggiore di persone, rispetto a quello efficiente, a cercare lavoro
Se i prezzi fossero flessibili questo non succederebbe. Tuttavia, la presenza di un salario minimo
mira ad assicurare condizioni minime di equità.
In questo caso equità ed efficienza sono in contrasto tra loro.
Alcune valutazioni:
ricordiamo due dei dieci principi dell’economia:
Il mercato è uno strumento efficace per organizzare l’attività economica
Questo principio spiega perché, in genere, gli economisti si oppongono all’imposizione di livelli
massimi o minimi dei prezzi, perché questi alterano i segnali che guidano ad un’allocazione
efficiente delle risorse. 40
L’intervento pubblico, a volte, può migliorare i risultati di mercato
Non sempre i risultati di mercato sono efficienti ed equi, perciò l’autorità di politica economica non
rinuncia al tentativo di correggere tali situazioni.
Esistono modi diversi dal controllo dei prezzi per correggere tali risultati di mercato?
Si, esistono le imposte e i sussidi.
LE IMPOSTE
Il governo utilizza spesso lo strumento delle per finanziare la spesa pubblica e la
imposte
redistribuzione del reddito.
Normalmente le imposte gravano sui beni e servizi prodotti e consumati. Esse possono essere
pagate dai consumatori e/o dai produttori.
È interessante cercare di capire chi, tra produttori e consumatori, sostiene l’onere fiscale: questo
tipo di analisi si chiama studio dell’incidenza delle imposte.
fiscale= complesso di tributi di cui è gravato il contribuente
Onere
Un’imposta può essere sulle vendite o sul consumo. Se è sulle vendite, allora grava sull’offerta, se
invece è sul consumo grava sulla domanda.
imposta prelevata sul reddito o sulla ricchezza (imposta sul reddito).
Imposta diretta
à
In molti casi le imposte vengono trattenute direttamente dall’ammontare lordo dello stipendio
mensile. imposta prelevata sulla vendita di beni o servizi (imposta sulla spesa)
Imposta indiretta
à
Le imposte indirette gravano generalmente sulle imprese, che possono decidere di trasferire parte
dell’onere sui consumatori sotto forma di un prezzo più elevato.
Di conseguenza, i consumatori condividono con l’impresa l’onere dell’imposta, di cui diventano
responsabili in modo indiretto.
Esistono due tipi di imposte sulla spesa:
-Imposta specifica: è pari a un ammontare fisso per ogni unità di spesa (es. 0,75 euro al
litro di benzina)
-Imposta valorem: imposta prelevata in percentuale del prezzo del bene o servizio
ad
Questi due tipi di imposta influenzano i risultati di mercato in modo diverso. Per capire come,
dobbiamo rispondere a una domanda: quando il governo introduce un’imposta sul bene, chi ne
sopporta l’onere? Chi consuma il bene o chi lo produce?
Come già detto, gli economisti usano il termine incidenza delle imposte per riferirsi a questioni che
attengono alla distribuzione dell’onere fiscale.
GLI EFFETTI DI UN’IMPOSTA SULLE VENDITE
specifica:
Un’imposta
Ipotizziamo che l’amministrazione locale imponga alle stazioni di servizio di corrispondere
un’imposta di 0,50 euro per ogni litro di benzina venduto.
L’effetto iniziale si avrà sui venditori di benzina. La quantità domandata a ogni dato prezzo rimane
invariata e la curva di domanda non si sposta. Per contro, l’imposta sulle vendite rende il
commercio di benzina meno redditizio a ogni dato prezzo: qualunque sia la cifra che incassa, il 41
venditore dovrà versare allo Stato 0,50 al litro. Il venditore si confronta di fatto con un aumento del
costo di produzione pari a 0,50 euro, che provoca uno spostamento verso l’alto (sinistra) della curva
di offerta.
Dato che accresce il costo di produrre e vendere benzina, l’imposta sulle vendite provoca una
diminuzione della quantità offerta a ogni dato prezzo e di conseguenza la curva di offerta si sposta
verso sinistra.
Il prelievo fiscale riduce la dimensione del mercato della benzina e compratori e venditori si
spartiscono l’onere dell’imposta: dato l’aumento del prezzo di mercato, i compratori spendono 0,30
euro in più per ogni litro di benzina che acquistano, mentre i venditori pur incassando una somma
maggiore per ogni litro di benzina, dopo aver pagato l’imposta incassano un prezzo inferiore di 0,20
euro a quello precedente. Prima dell’introduzione dell’imposta il prezzo di equilibrio è P e la
e
quantità di equilibrio è Q .
e
L’introduzione dell’imposta fa spostare la curva di domanda verso
sinistra, a O + imposta.
Il nuovo prezzo di equilibrio è P e la nuova quantità di equilibrio è P .
e1 e1
L’ammontare dell’imposta è pari alla distanza verticale tra le due curve
di offerta in corrispondenza del nuovo equilibrio (segmento AC).
I compratori ora pagano un prezzo P e versano quindi un’imposta pari
e1
a P P x Q .
e1 e e1
I venditori ricevono ora il prezzo D anzi che P come avveniva prima
e
dell’imposta.
dell’introduzione
L’imposta quindi crea un divario tra il prezzo pagato dai compratori e quello incassato dai venditori.
Tale divario è identico, indipendentemente dal fatto che l’imposta gravi sui compratori o sui
venditori.
Il divario modifica la posizione relativa delle curve di domanda e di offerta e, nel nuovo equilibrio
che si viene a formare, compratori e venditori condividono l’onere fiscale.
valorem:
Un’imposta ad
l’Iva (imposta sul valore aggiunto) è un’imposta prelevata in percentuale del prezzo di vendita. Il suo
onere ricade sia sui venditori sia sui compratori, come avviene con un’imposta specifica, ma in
questo caso lo spostamento della curva di offerta avviene in modo diverso, proprio perché l’Iva è
un’imposta ad valorem.
Immaginiamo che il governo introduca un’imposta del 20% sulle vendite di scarpe da ginnastica.
L’effetto iniziale dell’imposta si esercita di nuovo sui venditori. La quantità domandata di scarpe da
ginnastica a ogni dato prezzo è la stessa e la curva di domanda non cambia.
Il venditore si confronta nuovamente con un aumento del costo di produzione, ma questa volta
l’incremento del costo varia in funzione del prezzo.
(es. se l’imposta è pari al 20% e il costo di produzione delle scarpe è pari a 20 euro, il venditore
deve versare allo Stato 4 euro sotto forma di imposte. Cioè il 20% di 20 euro).
L’imposta sulle vendite accresce il costo di produrre e vendere scarpe da ginnastica (come con
un’imposta specifica), ma in questo caso l’ammontare dovuto dai venditori si riduce al diminuire del
prezzo, essendo calcolato in percentuale. 42
La curva di offerta si sposta verso sinistra e ruota verso sinistra (quindi non si sposta in parallelo alla
curva originaria).
L’imposta riduce la dimensione del mercato delle scarpe da ginnastica e compratori e venditori
condividono l’onere dell’imposta. Dato che il prezzo di mercato aumenta, i compratori pagano 3
euro in più di prima per ogni paio di scarpe, mentre i venditori ricevono un prezzo più alto ma la
somma effettiva che incassano diminuisce da 19 a 20 euro al paio.
ELASTICITÀ E DISTRIBUZIONE DELL’ONERE FISCALE
Quando un bene è soggetto a tassazione, compratori e venditori condividono l’onere dell’imposta.
Ma l’onere? Solo eccezionalmente la divisione è in parti uguali.
come viene diviso esattamente mercato.
L’onere fiscale tende a gravare più pesantemente sulla componente meno elastica del
Perché?
L’elasticità misura la volontà del compratore o del venditore di uscire dal mercato nel momento in
cui si verificano condizioni a lui sfavorevoli. Una bassa elasticità della domanda indica che i
compratori non hanno buone alternative disponibili al consumo di un determinato bene, mentre
una bassa elasticità dell’offerta indica che i venditori non hanno buone alternative alla produzione
di quello specifico bene. Se tale bene viene soggetto a tassazione, la componente del mercato che
dispone di meno alternative valide non può uscire facilmente dal mercato e perciò deve sopportare
l’onere dell’imposta in maniera più rilevante.
I SUSSIDI
Un è un pagamento corrisposto a compratori o venditori allo scopo di sostenere il reddito o
sussidio
ridurre i costi di produzione e offrire così un vantaggio al beneficiario. In pratica è il contrario di
un’imposta.
I sussidi vengono disposti dal governo quando vuole incoraggiare il consumo di un bene che ritiene
non sia prodotto