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INTERNI ESTERNI
Tutti quei cambiamenti di aspetto Tutti quegli elementi fisici, storici e
(no
fonetico, morfologico e sintattico naturali, a cui è possibile accertare un
lessicale) che dipendono cambiamento.
dall'evoluzione nel tempo, e cioè Per l’italiano è stata proposta (Serianni
dall'espressività dei parlanti, senza 2003) la seguente
collegamenti culturali esterni (= scala, in ordine crescente d’importanza:
esonerabilità e regolarità fonetica). fattori extra-culturali (conformazione
del territorio); fattori culturali in senso
lato
(vicende demografiche, politiche,
amministrative, economiche e militari);
fattori culturali in senso stretto
(alfabetismo e
scolarizzazione, codificazione
grammaticale, incidenza di modelli
letterari e paraletterari e dei mezzi di
comunicazione di
massa).”
https://www.treccani.it/enciclopedia/fare-storia-della-lingua_(XXI-Secolo)/
NOTA :
La lingua ha delle strutture collegabili appunto, all'esterno ed all'interno ->
tuttavia è necessario approfondire anche il tema metalinguistico, ossia la
dizionario,
riflessività della lingua, tale per cui essa si auto-descrive (
gramamatica). Quando essa doveva ancora assumere l'aspetto scientifico,
viene attuata, con poca certezza ovviamente, da alcuni scrittori. Eccezione fatta
per la genialità di Dante, il quale esplicita il pensiero dell'epoca, secondo il quale
il latino è stato creato a tavolino sulla base delle lingue reali.
Seguendo la scia della mancanza scientificità, si possono studiare anche le
paraetimologie, ovvero parole che hanno assunto una connotazione per
credenza popolare, spiegato in modo volgare. Per esempio, si è pensato che
"chiese", provenga dal fatto che in chiesa si chiedessero dei soldi.
In realtà, quasi tutti gli aspetti della lingua non sono al cento per cento
considerabili scientifici, cioè non sono spiegabili.
QUESTIONE ACCETTABILITÀ -> anche i cambiamenti che non sono
accettabili, nascondono in realtà una rete di connessione sociale:
- dittongamenti/ monottongamenti => tipici di molte lingue, prima tra tutte
ad esempio, quello campano dell'area flegrea)
l'inglese, alcuni dialetti ( = o del
latino del Duecento -> e parole frequenti dell’italiano un’evoluzione di o breve in
sillaba libera tonica che da o latina si trasforma in dittongo ascendente
Si può vedere come essi tendano ad una variazione maggiore in quei contesti in
cui manca la cosiddetta "lingua tetto". Essa è un concetto tedesco che fa
riferimento ad una lingua di prestigio, inserita in uno scenario sociale e storico
ben determinato. Per esempio, l'italiano è una lingua tetto dei vari dialetti e
variazioni regionali. Inizialmente vi sono tanti dialetti "fratelli", tra i quali ne
emerge uno in particolare: apporto e "concorrenza" delle varietà sempre presenti.
Dunque, se esiste uno standard unificatore, la variazione della lingua è quanto
meno rallentato/limitato.
Si può dire che la lingua tetto sia l'elemento negativo dei fattori esterni sui fattori
interni: oppure in altre parole, si nota come la stabilità delle lingue possa essere il
frutto di una pressione di una lingua di prestigio.
Avendo qualche strumento in più, si riesce ad osservare come i fattori esterni
incidano comunque con quelli interni:
- sonorizzazione di k>g, la quale non è sistematica, ma anzi, prevede una forte
è presente sopra LaSpezia-Rimini, ma nel resto della Toscana la
oscillazione (=
sonora era considerata più "elegante". Probabilmente anche per moda ed
imitazione della pronuncia settentrionale, grazie ai
commercianti/imprenditori/artigiani.).
Quando l'impero romano crolla e con esso il sistema scolastico, il latino ha cessato
di essere una lingua tetto, prevedendo una riorganizzazione analizzabile nelle
varie lingue romanze. Per spiegare questo concetto, si può portare l'esempio della
burocrazia: quando questa cade, il governo non sta in piedi.
In quanto animali sociali, gli uomini tendono ad imitare le forme di maggior
prestigio. Tuttavia una lingua, oltre a subire cambiamenti su larga scala, vi sono
anche aspetti differenti sul piano quotidiano: può dunque interessare la
compresenza di più lingue nella stessa, in base alle esigenze del parlante.
Quanto appena descritto è il concetto chiave della sociolinguistica, intesa
come lo studio dei fattori esterni, mantenendo un occhio di riguardo sempre nei
confronti della comunità. Essa, differente dalla "comunità discorsiva" è intesa,
secondo Tesi, come l'insieme degli utenti dell'italiano che fino ad un certo punto
il termine "scrittore" implica un messaggio d'arte, che gli
erano solo scriventi (=
scriventi non hanno), facendo dell'italiano una lingua scritta/per la letteratura.
Col tempo si comincia ad usare la lingua in questione nei contesti comunicativi,
per poi essere ampliata completamente, fino a praticamente cancellare la
scrittura. Tuttavia, grazie al digitale, è stata rientrodotta, sebbene con diversi
cambiamenti.
Di conseguenza, si può notare, con quanto detto, che la lingua non sia un
oggetto monolitico, bensì ha più segmenti che si modificano sulla base del
contesto, introducendo la cosiddetta "varietà ", descritta da Berruto: posto il
sistema linguistico generale, si trovano dei sottoinsiemi appartenenti alla prima, i
quali si presentano in concomitanza con certi caratteri extralinguistici e sociali.
Riprendendo il punto iniziale, nel caso dell’italiano, lo si percepisce come un
Mon lingua monolitica, probabilmente anche per via delle radici risorgimentali che
olitic possiede: basti pensare alla sfera politica che ha intaccato la lingua, a partire
o dalla formazione della penisola unita. Nasconde inoltre, un principio ideologico,
introdotto col fascismo: periodo nel quale si “accolgono” forestierismi, tali per
cui, ad esempio, non si dice più “chauffeur”, bensì “autista”. Il regime autoritario
dunque, tende a consolidare l’idea scolastica tale per cui la lingua in questione sia
monolitica. Tuttavia è sufficiente scendere di uno scalino di registro per incontrare Test
delle variazioni regionali. o
Si può dunque concludere affermando che l’essere monolitica o plurilitica sia solo
questione di percezione: sono concetti entrambi presenti in modo radicale nella
storia della lingua. In essa giocano un ruolo fondamentale i testi scritti, dai quali si
cerca di capire appartenenza e provenienza di un certo tratto linguistico. In tal
senso, se ne occupa la linguistica del testo, una branca della linguistica astratto
che tende a guardare oltre alla semplice riga di testo. Un altro sottoinsieme della
linguistica concreto è la filologia, che critica il testo. Ambedue contengono delle
accezioni di testo:
- inteso come l’insieme di forme linguistiche usate da un certo soggetto in un
contesto storico determinato;
- motivazione della scelta di determinate caratteristiche piuttosto di altre.
NORMA poi adattato
Al variare della comunità che ha adottato il fiorentino trecentesco (=
all'italiano), affronta periodi di cambiamento differenti: produzione di
- Normazione forte= grande spinta grammatico-grafica (=
dizionari );
- normazione debole.
La norma non è però un'invenzione dei grammatici, piuttosto di fatto sociale,
sebbene a volte si aggiunga la loro preoccupazione. Tant'è che nel Cinquecento vi
Bembo esempio di normazione forte),
sono degli studiosi, tra cui (= che scrivono
delle "regole". (centri di diffusione e propagazione),
Rispetto all'omologazione di lingua è
necessario prendere in considerazione le variazioni della norma stessa:
- esempio del semicolto, Pedruzzi, ossia coloro che acquisiscono in modo
imperfetto la norma, a partire dal Cinquecento. Tale concetto, può essere
riconducibile all'introduzione di "-ello/-ella" per la precedente preferenza per i
diminutivi.
Nel momento in cui dunque, vi è una norma, si deve affrontare il problema di
adattamento -> categoria sociolinguistica di semi-colto, che si definisce a partire
(quindi almeno dopo il Cinquecento),
dall’esistenza di una norma mostrano
un’acquisizione imperfetta di quella norma: tendenzialmente nella scrittura. Se
non c’è norma non c’è categoria di semi-colto: se si prendono le scritture
poligrafismo
medievali, si può notare una molteplicità di realizzazioni grafiche ( ).
Se si scrive “che” con /k/ invece che con /ch/, o se “compagno” con (per la nasale
palatale) non gn ma ngnio, sono solo soluzioni alternative di cui i testi medievali
sono ricchi. Tuttavia non si può parlare di categoria di semi-colto, perché nel
Duecento/Trecento non esiste una norma.
REALIZZAZIONE DEL CODICE
(categoria che
Lettera di un semi-colto
presuppone l’idea di norma e di standard).
(Ecomi
Vi sono infrazioni di tipo ortografico
= eccomi).
Commistione di alto e basso: vi sono sia
usi molto vicini all’oralità, che formule di
(a motivo che → locuzione ad
registro alto
imitazione del registro burocratico).
TESTO
Si distinguono testi differenti:
ARGOMENTARIO TRADIZIONE PLURIMA LETTERARI
Struttura tipica degli atti Struttura tipica dei testi Struttura tipica di quei
notarili, o dei semplici letterari, i quali hanno un testi che si prestano ad
libri di conto, i quali uso pratico. Durante la essere studiati nel
vengono utilizzati dai loro copiatura si assistono profondo, dato la loro
mercanti, per tracciare le a diverse evoluzioni della densità.
loro entrate/spese, e lingua.
qualche nota personale.
Essi dunque non vengono
copiati.
Per tanto tempo, l’educazione si è fissata l’obbiettivo di riuscire ad insegnare il
modo migliore per poter studiare esclusivamente i testi letterari. Così si va però a
confondere la storia della lingua e quella dei singoli testi di letteratura, per
l’appunto.
Tuttavia grazie ai maestri della disciplina, come Castellani, ci si è potuti
soffermare sui testi di conto, data la loro funzione di fotografare una piccola
porzione di lingua, poi inserita in un contesto più ampio, quale quello della
sociolinguistica.
I testi vengono inoltre inseriti nelle cosiddette “pratiche discorsive”, intese
come il contesto in cui il parlante usa la lingua con diverse funzioni -> ogni
contesto ed ogni funzione contribuiscono a creare un genere, adatto alla
situazione in cui il parlante: messa in com