H
(chiamata V ) contiene tre regioni ipervariabili (CDR). Tra queste la più variabile è la CDR3, posizionata
L
alla giunzione tra le regioni V e C, rappresenta la porzione delle Ig che contribuisce maggiormente al
legame dell’antigene.
Un frammento di anticorpo costituito da un’intera catena leggera (con i suoi domini V e C)
associata al dominio V e al primo dominio C di una catena pesante, contiene la porzione necessaria
per il riconoscimento dell’antigene e viene detto Fab (Fragment Antigen Binding, Frammento che lega
l’antigene). I rimanenti domini C della catena pesante costituiscono la regione Fc, il cosiddetto
frammento cristallizzabile. Ciascuna molecola Ig contiene due regioni Fab identiche che legano
l’antigene, più una regione Fc responsabile della maggior parte delle attività biologiche e delle
funzioni effettrici.
Nella maggior parte degli anticorpi, tra la regione Fab e la regione Fc è posta una regione
regione cerniera.
flessibile chiamata Questa consente alle due regioni Fab di muoversi
indipendentemente l’una dall’altra e legarsi così simultaneamente a epitopi antigenici più o meno
distanti tra loro. La regione C- terminale della catena pesante può essere ancorata alla membrana
plasmatica, come nel caso del recettore dei linfociti B, oppure può terminare in una coda priva della
porzione di ancoraggio alla membrana, in modo che l’anticorpo possa essere secreto [Fig.1]. Le
catene leggere invece non sono attaccate alla membrana cellulare. Esistono due tipi differenti di
catene leggere che esercitano la stessa funzione pur differendo nelle regioni C. Ciascun linfocita B
esprime una delle due, ma mai entrambe. [Fig.1] - Struttura
degli anticorpi. A:
struttura di una IgG
secreta. B: struttura
di una IgM di
membrana.
I tipi di catene pesanti, diversi a livello di regioni C, sono cinque. Ciascun tipo di catena leggera
può complessarsi con qualunque tipo di catena pesante a formare una molecola anticorpale. In base
alla catena pesante contenuta gli anticorpi vengono classificati in isotipi o classi: IgM – IgD – IgG – IgE
– IgA. Ciascun isotipo possiede proprietà fisiche e biologiche, nonché funzioni effettrici diverse. I
recettori dei linfociti B naïve sono IgM e IgD. In seguito al riconoscimento dell’antigene e con il
contributo dei linfociti T helper, i cloni B antigene-specifici si espandono e differenziano in una
progenie che secerne anticorpi. Una parte di questa progenie può secernere IgM, ma un’altra parte
produrrà anticorpi appartenenti ad altri isotipi.
Polipeptide: singola catena di numerosi amminoacidi uniti da legami peptidici.
2 Questo cambiamento dell’isotipo viene chiamato scambio isotipico di classe (o della catena
pesante). Nonostante questo scambio, ciascun clone B mantiene la sua specificità, poiché le regioni V
non cambiano. Anche la classe di catena leggera non cambia per tutta la vita del linfocita B.
Polipeptide: singola catena di numerosi amminoacidi uniti da legami peptidici.
2 Gli anticorpi possono legare un’ampia varietà di antigeni, tra cui macromolecole e piccoli
composti chimici. Ciò avviene perché la regione dell’anticorpo deputata al legame ha una forma
appiattita ed è quindi capace di ospitare strutture differenti.
Le porzioni dell’antigene riconosciute sono dette epitopi o determinanti, e possono essere
riconosciute per la loro sequenza (epitopi lineari) o forma (epitopi conformazionali). Alcuni di questi
epitopi sono nascosti all’interno degli antigeni e vengono esposti in seguito a cambiamenti fisico-
chimici.
La forza con cui una superficie deputata al legame con l’antigene si lega a un epitopo viene
detta affinità dell’interazione. Ciascuna molecola IgD, IgG e IgE possiede due siti di legame per
3
l’antigene. Invece le IgA secrete, essendo dimeri , ne hanno quattro. Le IgM secrete, essendo
pentameri, ne hanno 10. Quindi, ciascun anticorpo può legare da 2 a 10 epitopi, a condizione che
questi si trovino sufficientemente vicini. La forza totale di legame, che sarà molto superiore all’affinità,
viene chiamata avidità. È possibile inoltre, che anticorpi prodotti contro un antigene riconoscano
anche altri antigeni strutturalmente simili. Questo fenomeno viene chiamato cross-reattività.
Nei linfociti B, le molecole di Ig sono associate ad altre due proteine, chiamate Igα e Igβ, che
completano il complesso BCR. Quando il recettore Ig riconosce l’antigene, Igα e Igβ trasmettono
all’interno della cellula il segnale che dà inizio all’attivazione del linfocita B [Fig.2].
[Fig.2] - Ig di membrana associate al complesso
Igα/Igβ implicato nella trasduzione del segnale
all’interno della cellula.
3. Recettori per l’antigene dei linfociti T
Il TCR riconosce peptidi antigenici montati su
molecole MHC, è un dimero di membrana composto da
una catena α e da una catena β, ciascuna delle quali
contiene una regione variabile (V) una regione costante
(C) [Fig.3]. Le regioni V e C sono omologhe a quelle
delle immunoglobuline. Nella regione V di ciascuna
catena del TCR sono presenti tre regioni ipervariabili (o
determinanti la complementarietà). Come negli
anticorpi, CDR3 è la regione più variabile. Entrambe le
catene del TCR sono ancorate alla membrana
citoplasmatica e i TCR non possono essere secreti. [Fig.3] - Struttura del recettore per l’antigene delle cellule T.
Dimero: molecola formata dall’unione di due subunità.
3 Dimero: molecola formata dall’unione di due subunità.
3 Entrambe le catene del TCR partecipano al riconoscimento specifico dell’MHC e del peptide
montato. Ciascun TCR riconosce solamente da uno a tre residui dell’antigene peptidico. Poiché è noto
che il sistema immunitario riconosce soltanto pochi peptidi microbici, anche molto complessi, definiti
epitopi immunodominanti, si può concludere che i linfociti T discriminano i microbi utilizzando
pochissime differenze amminoacidiche nell’ambito degli epitopi immunodominanti.
Esistono alcuni sottogruppi di linfociti T che esprimono recettori differenti rispetto al TCR αβ
che abbiamo appena descritto.
TCR γδ: strutturalmente simile al TCR αβ, ma riconosce una varietà di antigeni proteici e non
proteici generalmente non associati a molecole MHC classiche.
NK-T:sottopopolazione dei linfociti T che esprime marcatori fenotipici caratteristici delle cellule
Natural Killer (NK). Queste cellule esprimono il recettore TCR αβ, ma riconoscono antigeni
lipidici montati su molecole non polimorfiche simili a MHC di classe I.
Il TCR riconosce gli antigeni, ma così come le immunoglobuline di membrana, non è in grado di
trasmettere segnali attivatori. Perciò a esso si associano altre proteine in grado di trasmettere una
parte dei segnali che originano dal riconoscimento dell’antigene.
Per l’attivazione dei linfociti T, inoltre è necessario che i corecettori CD8 e CD4 siano ingaggiati
da porzioni non polimorfiche delle molecole MHC, in quanto da ciò originano ulteriori segnali attivatori.
Per concludere, si può dire che i recettori per l’antigene dei linfociti B e T differiscono per alcuni
importanti aspetti, sebbene condividano molte caratteristiche. Gli anticorpi legano un’ampia varietà di
antigeni con le più elevate affinità, il che rende ragione della capacità di svolgere le loro funzioni
effettrici anche in presenza di basse concentrazioni di antigene. L’affinità del TCR invece è bassa, ed
è per questo che il legame tra linfociti T e APC deve essere rinforzato dalla presenza di molecole di
adesione di membrana.
Dimero: molecola formata dall’unione di due subunità.
3 (8) Sviluppo della specificità immunologica
1. Maturazione dei linfociti
La maturazione dei linfociti a partire dalle cellule staminali midollari consiste di tre processi [Fig.1]:
1. Proliferazione delle cellule immature.
2. Espressione dei geni per il recettore dell’antigene.
3. Selezione dei linfociti che esprimono recettori utili.
Questi eventi caratterizzano la maturazione sia dei linfociti B che dei linfociti T, sebbene
maturino rispettivamente nel midollo osseo e nel timo.
L’intensa proliferazione dei linfociti in via di sviluppo è l’unico mezzo per poter ottenere un
adeguato numero di cellule funzionalmente competenti, dotate di recettori per l’antigene utili.
La sopravvivenza e la proliferazione dei precursori linfocitari precoci dipendono principalmente
1
dall’interleuchina-7 (IL-7), un fattore di crescita prodotto dalle cellule stromali del midollo osseo e del
timo. L’IL-7 mantiene ed espande il numero di progenitori linfocitari prima che essi inizino a esprimere
il recettore per l’antigene.
Dopo l’espressione dei recettori per l’antigene, il recettore stesso assume la funzione di
inviare segnali di proliferazione, assicurando così l’espansione dei soli cloni esprimenti recettori
funzionali.
I recettori per l’antigene vengono codificati da porzioni di geni che sono separati l’uno dall’altro
ricombinazione
e vanno incontro a durante la maturazione linfocitaria. Il processo di ricombinazione
genera la diversità tra i recettori.
I linfociti in via di maturazione vanno incontro a diversi processi di selezione volti a preservare
recettori con specificità utili. La selezione si basa sia sull’espressione di recettori per l’antigene integri,
sia su ciò che essi riconoscono. [Fig.1] - Fasi
della
maturazione
linfocitaria.
Quando i prelinfociti non riescono a esprimere recettori per l’antigene muoiono per
apoptosi. I linfociti T immaturi vengono anche selezionati per la loro capacità di riconoscere
molecole MHC self nel timo. Questo processo viene detto selezione positiva, ed è fondamentale in
quanto i linfociti, dopo essere maturati ed entrati nei tessuti periferici, per attivarsi dovranno poter
riconoscere le molecole MHC. La base della selezione positiva è che il recettore per l’antigene di un
linfocita in via di sviluppo riconosca molecole MHC nel timo e invii alla cellula segnali di
sopravvivenza e proliferazione, assicurando così che solo le cellule con un corretto recettore
completino il processo di maturazione. I linfociti B e T immaturi vengono anche rispettivamente
selezionati in base al riconoscimento ad alta affinità di antigeni self midollari e timici.
Questo processo viene chiamato selezione negativa ed elimina i linfociti potenzialmente in
grado di reagire contro antigeni self presenti nell’organismo.
Cellule stromali: lo stroma &egra
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