1965) (TANZARELLA) INCONTRARE DON MILANI DALLE
FONTI E RICONOSCERE LA SUA PARRESIA Su Don Milani ci
sono opinioni contrastanti, ma chi conosce il suo intento
pedagogico apprezza tutto il suo operato e le sue azioni.
Per comprendere al meglio il modus operandi di Don
Milani È necessario conoscere i suoi scritti. Tutto ciò che
scriveva aveva un unico fine: essere comprensibile a tutti e
per questo motivo don Milani faceva leggere ciò che
scriveva ad amici e conoscenti così da poter accogliere
eventuali suggerimenti. Questa idea poi l’ha applicata
nella sua scuola, era fondamentale saper parlare, scrivere
e farsi comprendere. Farsi capire per lui era alla base di
ogni relazione umana, e sosteneva che molto spesso
utilizziamo nel parlare e nello scrivere molte più parole di
quelle che servono. Lui andava controcorrente,
sviluppando il senso critico, ed è questo il fine
dell’educazione. Questo è l’obbiettivo di Don Milani per i
giovani, esattamente il contrario che il Ministero
dell’istruzione faceva. Ciò significa che prima di far cristiani
c’è il far cittadini e c’è il riconoscersi esseri umani. Don
Milani vuole fare acquisire un senso critico sul mondo, e
promuovere un’autonomia di giudizio. Pero per far ciò
bisogna capire che “da bestie si può diventare uomini, da
uomini si può diventare santi, ma da bestie a santi non si
può diventare”. Bisogna prima essere esseri umani, cioè
dotati di parola. E Don Milani restituì la parola anche a
coloro che non avevano avuto la possibilità di possederla.
In merito alle registrazioni che ci sono pervenute di Don
Milani ve n’è una che risale al 1 gennaio del 1962 in cui
Don Milani fu allontanato da San Donato di Colenzano per
trasferirsi a Barbiana (che non era nemmeno sulle carte
geografiche) nel 1954 per punirlo del suo atteggiamento
scomodo /di parresia. (SCHIETTEZZA,libertà sfrenata di
parola). Don Milani in questa registrazione parla del
degrado di Barbiana che non aveva strade, I suoi abitanti
parlavano ma una lingua semplice e subdola sufficiente per
vendere al mercato o per leggere la gazzetta dello sport.
Milani sostiene che non debba essere lui ad abbassarsi ai
livelli dei suoi parrocchiani, ma che loro debbano elevarsi
al suo, Impegnandosi raggiungendo la liberazione. I suoi
parrocchiani infatti non erano capaci di fare discorsi lunghi
e articolati e per questo motivo insegnava loro per prima
cosa la grammatica. Per Milani non esiste l’amore
universale e lo considera un errore gravissimo; anche se
noi generalmente siamo chiamati ad amare, ma pochi lo
fanno realmente. L’amore universale alla fine porta a non
amare nessuno. Non si può dire di amare una persona che
non si vedrà mai, è più semplice, ma amare qualcuno che
mi sta accanto fisicamente è più complicato ed esigente.
Ma con ciò si realizza una condivisione profonda. Certo
sarebbe stato sufficiente, a lui come prete, di insegnare
solo la religione, ma va oltre. Per lui i bambini erano come
dei figli e per il loro bene voleva insegnare anche la
formazione politica, sociale, religiosa. Don Milani in merito
alle critiche ricevute sul suo modo di fare scuola afferma
che a Barbiana c’è gente che affoga (qui c’è gente che
affoga) e utilizza questa frase per poter descrivere al
meglio la situazione catastrofica in cui si trovavano i ragazzi
di Barbiana, perché il loro destino senza Don Milani era già
scritto: non avrebbero studiato e non sarebbero stati liberi.
Eppure questa condizione non riguardava solo Barbiana
ma tutti i contadini e il loro figli che nel secolo scorso
rappresentavano la maggioranza. Proprio per questo
motivo a Barbiana si faceva scuola per tutto l’anno e per
molte ore al giorno. Infatti don Milani nel discorso con i
direttori didattici di Firenze, parla di tutto ciò,
testimoniando l’esistenza di un altro mondo, che
probabilmente era a loro sconosciuto. Quindi bisogna
sempre contestualizzare le parole e non universalizzare i
problemi. Questa è la consapevolezza che mette in
evidenza che non ci dobbiamo lasciar catturare da illusioni
che coprono il vero problema dell’umanità.
LORENZO MILANI: PRETE NON CONFORMISTA E “NON
CONFESSIONALE” 2.
Un occhio nuovo sulla pastorale Il giovane Milani viene da
un’esperienza di seminario preconciliare. Negli ultimi anni
le sue lettere risultano ricche e variegate ed egli si
interessa vivamente all’interpretazione critica della
Scrittura. All’interno di “Esperienze pastorali”, Milani
riconosce pubblicamente che l’oratorio è il luogo in cui i
ragazzi incontrano il prete simpatico, con la Gazzetta dello
sport sotto il braccio, ma non incontrano il Vangelo: questo
rappresenta un doppio fallimento del catechismo e
dell’oratorio. La cultura secondo lui è l’unico mezzo
affinché i più poveri siano in grado di conseguire la propria
emancipazione; questo esito è pedagogico ma ha per lui
una radice profondamente evangelica. Don Milani infatti
ogni giorno legge un piccolissimo pezzetto delle Scritture
per due motivi: - Primo perché così il Vangelo dura diversi
anni, - secondo perché così c’è qualche speranza in più che
la gente si ricordi di qualcosa. Riteneva che per
commentare il Vangelo “non c’è poesia più alta che la
scrupolosa ricerca scientifica del vero significato di ogni
parola e atto del Signore”. Occorre effettuare una ricerca
molto precisa su quello che è il significato che si nasconde
dietro ogni singola parola. Un’altra caratteristica
dell’essere prete propria di don Milani è costituita dal
rapporto coinvolgente che instaura con i suoi parrocchiani.
Milani diceva di amare i suoi parrocchiani addirittura molto
più della Chiesa in sé. Per questo sottolinea una
lontananza dalla spiritualità sacerdotale diffusa nel clero
italiano di quegli anni. Questo secondo lui avvenne perché
vi era una mancanza, in quanto la popolazione non si
rivedeva nei sacerdoti, che secondo don Milani dovevano
essere schierati dalla parte dei più deboli e dei più poveri,
per far ciò un prete doveva innanzitutto essere distaccato
dal denaro e da tutto ciò che riguardava il potere e le
istituzioni del governo, doveva essere un prete onesto che
si schiera dalla parte del giusto.
UNA PARADOSSALE ORTODOSSIA
Nonostante l’opera ‘Esperienze Pastorali’ di Don Milani
fosse stata ritirata dal commercio poiché risultava
scomoda e inopportuna e per vari motivi fosse stata
accusata, non si può accusare l’autore di eterodossia
(ovvero professare dottrine o opinioni diverse da quelle
universalmente accolte come vere). A don Milani però non
mancano delle false accuse in merito alla sua fede e lui
ribadisce l’integrità della sua fede e vuole che gli venga
riconosciuta in maniera ufficiale dal vescovo. Milani ha una
visione ben precisa della fede che si basa comunque sulla
dottrina e sui sacramenti che inoltre permettono anche la
salvezza dell’animo umano. Don Milani infatti, rispetta
comunque chi professa una fede diversa dalla sua o
rispetta comunque anche gli atei, tant’è che comunque
frequenta e ha contatti anche con delle persone che
credono in fedi differenti.
SPADAFORA CAPITOLO 7 LA LETTERA A UNA
PROFESSORESSA E IL SUO CONTRIBUTO PER LA SCUOLA
DEMOCRATICA. RIFLESSIONI DIDATTICHE” LETTERA AD
UNA PROFESSORESSA
Il testo “Lettera ad una professoressa” di Don Milani è un
testo di scrittura collettiva che negli anni ha acquisito
importanza tanto da divenire un classico della pedagogia.
Per Spadafora questo testo è molto significativo perché ci
aiuta a comprendere meglio alcune peculiarità dell’attuale
conformazione della scuola: democratica e inclusiva. Prima
di tutto egli fa due considerazioni preliminari: il testo si
presenta come un classico della pedagogia e, in quanto
tale, può essere esposto a critiche; inoltre, si presenta
come un lavoro organizzato basato su dati statistici, che
sottolineano il problema della selezione scolastica del
tempo. Il testo si colloca tra il 1963 (istituzione della scuola
media dell’obbligo) e il 1970, anno in cui ebbero luogo le
prime rivoluzioni per l’istituzione della scuola di massa.
Non a caso quest’opera rappresenta il preambolo di quelle
tematiche fondamentali, come la scuola di massa o il
concetto gramsciano di scuola intesa un “apparato
ideologico dello stato”. La prima parte del testo si apre con
un titolo emblematico “La scuola dell’obbligo non può
bocciare”: la questione cruciale di questa prima parte è il
concetto di scuola come luogo che riproduce divisioni
sociali. Importante è la contrapposizione tra la figura di
Pierino figlio del dottore, e Gianni ragazzo umile e
ripetente. Quindi si evince una contrapposizione tra il
mondo dei più abbienti, il cui percorso scolastico è
facilitato, e il mondo dei poveri, rifiutati dalla scuola. Nel
testo compaiono numerosi temi provocatorii come quello
dell’educazione linguistica o dell’inadeguato programma di
italiano. Successivamente si dice che la nuova scuola media
non è tanto diversa da quella tradizionale sia per gli orari
sia perché continua a vivere l’idea secondo cui “Se le cose
non vanno è perché un dato bambino non è tagliato per gli
studi”. In un secondo momento il testo lega alla questione
del metodo statistico la questione della scuola dell’obbligo,
che deve aiutare tutti gli studenti a recuperare e non deve
solo selezionarli. La lettera è costellata di riferimenti alla
costituzione e infatti cita l’articolo 34 secondo cui la
costituzione promette a tutti 8 anni di scuola, cioè 8 classi
diverse e non 4 classi ripetute 2 volte ognuna, e arrivare
alla 3 media non è un lusso, ma un minimo di cultura a cui
tutti hanno diritto. Da ciò emerge che il sistema della
selezione è ritenuto ILLEGALE. La seconda parte della
Lettera, intitolata “Alle Magistrali bocciate pure, ma…”,
presenta i temi fondamentali della scuola superiore;
Spadafora ritiene che la scuola secondaria può
SELEZIONARE solo se la scuola dell’obbligo cambia e
cambiano anche i programmi delle superiori che devono
adattarsi alle esigenze della vita pratica degli studenti. La
Lettera rappresenta un romanzo di formazio
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
-
TFA Sostegno - Disabilità sensoriali visive: appunti + domande esame
-
Elaborato di tirocinio indiretto per esame specializzazione Tfa
-
Tfa sostegno 2024 - Schema appunti esame scritto orale
-
TFA specializzazione sostegno - Relazione di tirocinio