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LA SPETTROSCOPIA CHE USA RADIAZIONE INFRAROSSA: IR
Abbiamo a che fare con una tecnica nota in ambito chimico e ha notevoli applicazioni
in ambito beni culturali poiché consente di lavorare con materiale organico.
La spettrofotometria infrarossa (IR) è una tecnica molto nota in campo chimico e ha
notevoli applicazioni anche nel campo dei beni culturali.
Si tratta di una tecnica di analisi molecolare nella quale sono misurate transizioni tra
livelli energetici vibrazionali, che richiedono energia corrispondente a radiazioni nella
regione infrarossa dello spettro elettromagnetico, cioè tra 1 e 500 µm.
Con questa tecnica è possibile avere informazioni sui gruppi funzionali presenti
nelle molecole che formano il campione e quindi, indirettamente, sulle molecole
stesse.
Le informazioni sono prevalentemente di tipo qualitativo; l’aspetto quantitativo
è scarsamente sfruttato
Si lavora col concetto di frequenza ma anche con numero d’onda che è = 1/lunghezza
d’onda. A questo punto Frequenza= Numero d’onda x c (velocità della luce).
L’energia delle radiazioni infrarosse è sufficiente per attivare anche transizioni
energetiche rotazionali.
Che moti vibrazionali hanno le molecole?
stretching: modificano le lunghezze dei legami. Distinti in:
simmetrico
- asimmetrico
- bending: modificano gli angoli tra gli atomi. Distinti in:
rocking
- scissoring
- wagging
- twisting
-
Sono tutti movimenti che simulano le molecole data l’energia che serve. Ogni
transizione vibrazionale, come quelle elettroniche e rotazionali, ha una specifica
energia che dà luogo ad un assorbimento nella regione infrarossa in una specifica
regione.
Ogni gruppo funzionale può avere più modi vibrazionali che corrispondono ad energie
diverse; allo stesso tempo gli assorbimenti dei differenti gruppi funzionali
corrispondono ad energie simili anche se presenti in molecole diverse. La frequenza
che corrisponde ad una determinata vibrazione è determinata dalla forza dei legami e
dalla massa degli atomi coinvolti.
Alcune regole generali sono le seguenti:
le frequenze di stretching frequencies sono più alte di quelle di bending, perchè
- è richiesta meno energia per piegare un legame piuttosto che per allungarlo
i legami con idrogeno hanno frequenze di stretching più alte di quelli con atomi
- più pesanti
i tripli legami hanno frequenze di stretching più alte di quelle corrispondenti dei
- doppi legami, a loro volta più alte dei corrispondenti legami singoli
è una tecnica che va applicata alle molecole non ai singoli atomi -> Va applicata a
gruppi funzionali
Si lavora anche con strumenti portatili e su campioni di varia natura
campioni liquidi: si deposita una goccia su un supporto trasparente
campioni solubili con proprietà filmogene: si genera un film per evaporazione
da una soluzione
campioni insolubili o solidi: polverizzazione e incorporamento in capsula di
KBr
materiale non campionabile: analisi superficiale
La spettroscopia infrarossa lavora con fibre ottiche.
Applicazione per i beni culturali:
caratterizzazione di materiali coloranti e di leganti
- identificazione di prodotti di degradazione
- monitoraggio di processi di degrado
- caratterizzazione di materiali protettivi
-
Vantaggi tecnica:
versatilità: può dare informazioni strutturali su un ampio range di materiali
- organici ed inorganici
- cristallini e non cristallini
- monomeriche o polimeriche
- rapidità di esecuzione
- accuratezza e precisione
- sensibilità discreta
- costi relativamente economici
-
LE SPETTROSCOPIE CHE USANO LUCE VISIBILE UV-VIS, LIBS, RAMAN
Spettroscopia uv – visibile -> riguarda lo studio della radiazione elettromagnetica con
la materia, con le molecole
Si manda una radiazione luminosa a una certa lunghezza d’onda e vedo se
viene assorbita dalla molecola che sto analizzando. Nel momento in cui provo
tutte le lunghezze d’onda e vedo che vengono assorbite da determinate
frequenze, riesco a capire con che molecola ho a che fare.
Si tratta di una tecnica molto comune nei laboratori chimici, che si basa
sull'assorbimento da parte del campione di radiazioni nel campo dell'ultravioletto, del
visibile e del vicino infrarosso (NIR, Near InfraRed), assorbimento dovuto alla presenza
nelle molecole del campione di gruppi funzionali aventi caratteristiche particolari, detti
cromofori, facilmente riconoscibili in base allo spettro.
La tecnica è caratterizzata dal fatto che le energie (E=hu) in gioco causano transizioni
elettroniche, cioè provocano il passaggio di elettroni a stati energetici eccitati.
L’intervallo spettrale impiegato può essere 200-1100 nm, più comunemente 200-800
nm.
La tecnica a causa dell’estrema semplicità di utilizzo (e per il fatto che uno
spettrofotometro UV-visibile è sempre presente in qualunque laboratorio chimico), può
essere utile come analisi preliminare, in particolare nella caratterizzazione di campioni
colorati.
Nell’UV-visibile è possibile effettuare le misure secondo due modalità
principali:
in assorbanza o trasmittanza, sono misurate le radiazioni dopo il passaggio
- attraverso il campione
Nelle misure in assorbanza o trasmittanza si irraggia il campione con un intervallo di l
ad intensità I e si registra lo spettro delle radiazioni che passano attraverso il
0
campione con intensità I < I ; le l assorbite dalle molecole del campione appaiono
t 0
come massimi di assorbimento o come minimi di trasmittanza.
Grandezza usata in spettroscopia per quantificare l'entità dell'assorbimento della luce
da parte di un campione. Dove I e I indicano, rispettivamente, l'intensità della
0
radiazione che arriva sul campione e quella della radiazione che ne fuoriesce. Quanto
più elevata è l'assorbanza, tanto maggiore è la frazione di radiazione assorbita dal
campione.
in riflettanza, misurando le radiazioni diffuse dal campione, ovvero tutte
- quelle irradiate sulla sua superficie tranne quelle assorbite
Con le misure in riflettanza vado a vedere la radiazione che torna indietro.
La riflettanza misura, in ottica, la capacità di riflettere parte della luce incidente su una
data superficie o materiale. Escludendo un limitato numero di eccezioni, gli oggetti di
indagine nel campo dei beni culturali sono opachi.
Risulta quindi più utile la modalità di analisi in riflettanza, nella quale si registra lo
spettro della radiazione diffusa dalla superficie del campione, inclusa o esclusa la
componente riflessa (ovvero la riflettanza speculare).
La modalità in riflettanza è applicabile all’analisi di superfici e quindi ha molte
applicazioni, può essere applicata in situ.
Nelle misure in riflettanza i massimi corrispondono a radiazioni riflesse e quindi non
assorbite dal campione; esse corrispondono al colore macroscopicamente evidente del
campione che risulta essere complementare rispetto al colore assorbito dal campione.
Tecnica ablazione laser: bombardo un campione con un laser di potenza che lo
erode, ovvero una piccola porzione del mio campione.
L'usura del campione analizzato è limitata alla formazione del cratere, quasi invisibile
ad occhio nudo.
La tecnica consente erodendo il campione, di liberare i singoli atomi, che sono da soli
e hanno diversa energia, e quando avviene questo fenomeno poi la tendenza di ogni
elemento di andare al minimo di energia quindi avremo gli elettroni che tornano al loro
livello di base, e in questo caso abbiam emissione di radiazione luminosa.
Quello che ottengo è una posizione di picchi caratteristici per ogni elemento chimico.
Questa tecnica è più dettagliata, poiché quegli assorbenti sono caratteristici per ogni
elemento chimico. Abbiamo liberato atomi da tutte le molecole analizzate, e vado
quindi ad analizzare gli atomi che costituiscono la molecola. Adesso ho gli spettri
atomici di ogni elemento chimico.
Caratteristiche e limiti della tecnica:
È utilizzabile senza preparazione su qualsiasi campione
- L’analisi interessa 0.1 µg – 1 mg di campione (microdistruttiva)
- Analisi multielementale e rapida
- Elevata risoluzione spaziale (1-100 µm) con possibilità di eseguire profili di
- concentrazione
Difficoltà di standardizzazione (analisi semiquantitativa)
- Limiti di rilevabilità indicativi 1-200 ppm
- Costo elevato se si richiedono elevate prestazioni
- La spettroscopia Raman è forse la tecnica di analisi molecolare più potente
tra quelle attualmente disponibili per l’analisi dei beni culturali.
Essa può fornire informazioni sulla composizione molecolare, i legami, l’ambiente
chimico, la fase e la struttura cristallina dei campioni in esame, ed è quindi adatta
all’analisi di materiali in più forme: gas, liquidi e solidi amorfi o cristallini.
Il principio su cui si basa la tecnica Raman è la diffusione di una radiazione
monocromatica incidente sul campione.
Le informazioni ottenibili derivano dal modo con cui questo fenomeno avviene.
È una spettroscopia che lavora nel campo del visibile ma mi dà informazioni nel
- campo dell’infrarosso.
Lo spettro Raman di una molecola irraggiata da luce monocromatica è caratterizzato
da tre tipi di segnali:
la radiazione Rayleigh, nettamente la più intensa dello spettro, avente la stessa
- lunghezza d’onda della radiazione incidente ed energia hν 0
i segnali corrispondenti alle interazioni anelastiche in cui sono emessi fotoni ad
- energia minore di quelli incidenti: le cosiddette linee Stokes, con energia più
bassa
i segnali corrispondenti alle interazioni anelastiche in cui sono emessi fotoni ad
- energia maggiore di quelli incidenti: le cosiddette linee antiStokes , con energia
più alta.
È una tecnica che mida informazioni vibrazionali.
Le informazioni che lo spettro Raman di una molecola può dare discendono quasi
esclusivamente dalle righe Stokes.
La radiazione Rayleigh non fornisce alcuna informazione in quanto ha la stessa energia
in ogni campione; le righe anti-Stokes sono generalmente di intensità troppo bassa per
essere rivelate e possono essere sfruttate soltanto per indicare la temperatura del
campione in base al rapporto con l’intensità delle righe Stokes
Le righe Stokes, invece, sono legate ai gruppi funzionali della molecole del campione e
ai loro modi di vibrazione, in maniera analoga alla spettroscopia infrarossa (pur con
meccanismi diversi), e sono quindi sfruttate a scopo diagnostico per identificare
qualitati