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ROMANZO O RACCONTO
Adania afferma di aver sempre scritto racconti perché “le insegnano come vivere”mentre “Il
romanzo arriva da altro, una domanda esistenziale”. Sostiene che nel romanzo lo scrivere
l’accompagna verso le idee, il contenuto ma che prima viene la forma , con il racconto invece è
l’opposto, prima viene il contenuto, poi la forma.
UN DETTAGLO MINORE (TAFSIL THANAWI)
Trama 1: In una “prima parte” solo illusoriamente cronologica (1949), un uomo, un ufficiale
dell’esercito israeliano, satura la scena attraverso una terza persona glaciale e potentissima,
forense. Di sé quest’uomo sa dire solo attraverso i gesti del comando e i sintomi di un corpo in
putrefazione. Il suo regime è quello dell’afasia e dell’inerzia emotiva.
Trama 2: Nella seconda trama una donna, palestinese della diaspora e ricercatrice (un alter ego
dell’autrice, ne condivide persino il compleanno), entra in scena attraverso una prima persona
ansiogena, incalzante e tuttavia altrettanto necroscopica. Anche lei è puro sintomo, fisico e
psichico, ma sa e sa parlare di sé, in un territorio invaso e sfregiato. Venuta a conoscenza della
vicenda della ragazza, decide di compiere un pericoloso (soprattutto per un arabo)
“pellegrinaggio” in auto verso il luogo del delitto per onorarne la memoria.
Seminario 1 [19-02] Pagina 7
“pellegrinaggio” in auto verso il luogo del delitto per onorarne la memoria.
Tutto nasce da una vicenda reale e dal caso. L’autrice – io narrante, se pur mai dichiarato, della
–
seconda parte di un romanzo simmetrico fin nel numero delle pagine si imbatte in un cupo fatto
di cronaca risalente all’agosto del 1949, per la precisione al 13 del mese di agosto di quell’anno.
– l’unica sopravvissuta del suo clan? –,
Quel giorno una ragazza beduina catturata e stuprata per
giorni da un gruppo di soldati delle Forze di difesa israeliane, viene uccisa e sepolta nelle sabbie
del deserto del Negev. Non serve più e puzza. Puzza di dromedario e benzina, odore animale e
minerale, non umano, da cancellare.
Quello stesso giorno, venticinque anni dopo, il 13 agosto del 1974, su quel medesimo suolo,
viene al mondo Adania Shibli
Si è effettivamente scoperto recentemente che nel 1949 un’unità dell’IDF catturò una ragazza
beduina e la tennero prigioniera, la ragazza fu inoltre sottoposta a stupro di gruppo ed infine
uccisa e sotterrata nel deserto. 20 soldati che presero parte al crimine ed il comandante che aveva
ordinato l’uccisione della ragazza vennero sottoposti alla corte marziale e mandati in prigione.
Tuttavia quando ad Adania Shibli viene chiesto se il suo romanzo si rifaccia effettivamente al
fatto di cronaca ella risponde così:
“Il romanzo è stato ispirato dalla lingua, e da come una stessa lingua funziona per chi ha potere e
per chi non ne ha. Cercare un legame con una storia reale è come dire che se in un romanzo c’è
un rubinetto, deve essercene uno nella realtà. Se nel romanzo c’è un rubinetto, c’è la parola
“rubinetto”. Ogni testo è scritto come una storia letteraria. Che
- almeno per quanto riguarda me -
sia vero o no, non è rilevante. La realtà di un romanzo riguarda la realtà del linguaggio. Questi
sono gli unici legami possibili di un romanzo: con la lingua e con la letteratura».
TEMI IMPORTANTI
Uno dei temi principali di questo romanzo è il
• linguaggio dei potenti e di chi non ha
potere e Adania si chiede come lei, senza potere possa parlare del linguaggio dei potenti.
L’autrice afferma che crescendo in Palestina e Israele ci si rende conto che il linguaggio
non è uno strumento nelle mani dell’uno o dell’altro schieramento, si chiede come ci si
possa fidare del linguaggio quando essa ti causa dolore, ti abbandona, e quando sei
obbligato a rapportarti da sola con la crudeltà, senza parole? Adania afferma che queste
domande l’hanno portata a ricercare forme narrative che un linguaggio del genere potesse
autorizzare, le possibilità senza fine che il linguaggio può nascondere tra i suoi strati e tutto
quello che potrebbe emergere dall’amore che si ha per il linguaggio e dall’amore che esso
potrebbe ancora avere per chi parla. Adania afferma anche che si preferisce che il
linguaggio sia sempre comprensibile, chiaro e razionale ma cosa succede se non si ha la
possibilità di esprimersi in un linguaggio del genere? Come si scrive un romanzo in un
linguaggio ferito e assente? Afferma anche che fare connessioni con eventi reali non è la
forza che muove la sua scrittura, sopratutto non in un dettaglio minore. Un esempio
dell’uso del linguaggio in modo propagandistico e come strumento di oppressione possono
essere i numerosi toponimi il cui nome arabo originale viene sostituito. Un caso
emblematico è quello della moschea di al-kalisa che venne rinominata kiryat shmona in
onore delle 8 vittime (israeliane) morte nel 1920 nella battaglia di Tel Hai. Inoltre l’ex
moschea è stata ora trasformata in un museo per la memoria della storia di Kiryat Shmona.
Un altro tema importante nel romanzo è quello
• della paura, paura che non arrivi mai il
giorno in cui ci si possa guardare indietro e dire che oggi è meglio di ieri. La seconda paura
è quella di perdere il linguaggio e la propria voce.
di cui si può scorgere la presenza nella deturpazione del paesaggio,
• Il colonialismo
nell’appropriazione linguistica e nell’assenza di linguaggio, nell’appropriazione
dell’identità altrui, nella corruzione della storia e della memoria.
Seminario 1 [19-02] Pagina 8
dell’identità altrui, nella corruzione della storia e della memoria.
• Le mappe ancora una volta simbolo del drammatico cambiamento del territorio negli anni
e al contempo modo per controllarlo, strumento di potere nelle mani dei potenti.
• Paesaggi che cambiano oltre al linguaggio anche il territorio va incontro ad uno
stravolgimento, processo di eliminazione di una delle due “esistenze” e di affermazione e
leggittimazione dell’altra. La terra viene strappata ad un gruppo per garantirla ad un altro.
Nel caso del Negev il territorio viene ripulito dai palestinesi e dal loro modo di vivere, al
posto delle abitazioni tipiche vengono costruiti insediamenti israeliani si coltivano terreni
con piante aliene rispetto a quelle usate per migliaia di anni. Cosa prova la natura di fronte
a questo? Potrà mai correre in soccorso del più debole?
• Donne non ascoltate. Adania afferma che le donne hanno sempre sofferto e hanno sempre
urlato per far conoscere le proprie sofferenze però ci voleva qualcuno di potente, qualcuno
che fosse bianco, per far notare la loro sofferenza. Le sofferenze delle donne, dei poveri,
dei disabili, dei reietti, dei migranti, di chiunque sia diverso dal gruppo dominante e più
numeroso, non ricevono molta attenzione. E se ne ricevono, è un interesse “cosmetico” che
tende a creare un senso di pietà per le vittime senza cercare però di porre fine al
meccanismo che ha causato la sofferenza.
• Memoria e archivi parole intrecciate con la parola propaganda
AMBIENTAZIONE DEL ROMANZO E PERSONAGGI (PRIMA PARTE)
I principali luoghi del romanzo sono il deserto, le colline, le tende e gli alloggi militari, i veicoli
militari e le oasi.
I personaggi sono tutti anonimi, i principali sono l’ufficiale, i soldati, la ragazza beduina, i
dromedari, il cane.
Nella prima parte del romanzo l’autrice usa un lessico che punta a rendere l’immensità ed il
silenzio dell’ambiente, utilizza termini come interminabile, colline silenziose, profili indefiiti,
vasta superficie, immensità.
AMBIENTAZIONE E PERSONAGGI (SECONDA PARTE)
I principali luoghi della seconda parte del romanzo sono l’ufficio, le autostrade, il muro, i
checkpoint, i musei gli archivi, gli insediamenti, i campi coltivati.
Alcune parole chiave della seconda parte del romanzo sono: limiti, stato di agitazione,
incapacità, bombardamenti, polvere.
I principali personaggi della seconda parte sono la ricercatrice, i custodi di musei ed archivi, i
militari, i coloni, la donna anziana, i dromedari, il cane.
DAVID BEN-GURION
È stato primo ministro di israele dal 1948 al 1963, quindi anche nel periodo in cui si ambienta la
storia. Afferma che “se gli arabi rifiutano l’idea degli insediamenti israeliani nel nagev l’esercito
israeliano agirà di conseguenza perché non possiamo sopportare che gli ebrei non facciano
ritorno al loro paese perché i palestinesi dicono che non c’è abbastanza spazio per tutti e due, che
diritto hanno sul deserto del negev che è disabitato? (non è vero, ci sono i beduini)
Adania shibli afferma che contrariamente a quanto possa sembrare ella non vuole relegare il
soldato israeliano della prima parte del romanzo al ruolo di “cattivo” né la ragazza nella seconda
a quello di “alter ego della vittima”. Entrambi i personaggi altro non sono che persone normali
con desideri, aspirazioni e ossesioni. Quello che davvero interessa l’autrice è riuscire a scrivere
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con desideri, aspirazioni e ossesioni. Quello che davvero interessa l’autrice è riuscire a scrivere
la prima parte del romanzo dalla prospettiva di chi sembra potente e la seconda da quella di chi
sembra impotente usando però le stesse parole, si chiede come nascono le parole in un caso o
nell’altro, sono coplici? Il linguaggio è complice?
Adania infine si definisce infine stupita dalla potenzialità di essere oppressori un giorno usando
le stesse parole che si sono usate prima nella propria esperienza di oppressi.
PERCHE I DETTAGLI SONO IMPORTANTI?
I dettagli sono fondamentali durante la ricerca storica in archivio ma sono normalmente creati da
chi detiene il potere in quanto in un contesto di colonizzazione sono gli occupanti a creare gli
archivi e a scegliere cosa conservare. Gli archivi palestinesi sono stati spesso distrutti o
confiscati dalle autorità israeliane.
La mancanza di archivi, e la loro distruzione quando esistevano, hanno fatto sì che i palestinesi,
come ogni altra popolazione occupata o colonizzata, non abbiano voce in capitolo su come viene
scritta la Storia, in particolare quella che li riguarda. Ma allora cosa possono fare i colonizzati?
Non potendo scrivere “Storia”, perché ciò che scrivono i colonizzati è accusato di essere “non
verificato”, l’unico spazio di scrittura affidabile rimane la fiction. A meno che non sia rimasto
qualcosa che non è stato notato dai colonizzatori, e per questo