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PROTEZIONE MANI E BRACCIA
I materiali (cuoio o tessuto impregnato di gomma o plastica) di questi DPI variano in base al
tipo di lavoro e al rischio specifico. Ci sono diverse norme (specifiche tecniche approvate da
un organismo riconosciuto a svolgere attività normativa, sono documenti che definiscono le
caratteristiche di un prodotto):
UNI: contraddistingue tutte le norme nazionali italiane istituite dall’UNI (ente italiano
di normazione) e se presente da sola questa sigla indica che la norma è stata elaborata
dalle commissioni UNI o dagli enti federati.
EN: identifica le norme elaborate dal CEN francese (comitato europeo di
normazione). Queste norme devono essere obbligatoriamente recepite dai paesi
membri CEN e la loro sigla nel caso dell’Italia diventa UNI EN.
ISO: individua le norme elaborate dall’ISO (international organization for
standardization), sono norme applicabili a tutto il mondo.
I DPI per la protezione di mani e braccia sono classificati in:
Contro i rischi meccanici (UNI EN 388): progettati per i rischi meccanici, i numeri
che lo accompagnano indicano i livelli ottenuti nelle prove di perforazione, abrasione,
taglio e strappo.
Contro calore e/o fuoco (UNI EN 407): i numeri che lo accompagnano indicano
livelli di protezione contro fuoco, calore per contatto, convettivo, radiante e spruzzi di
metallo fuso.
Contro elettricità statica (UNI EN 388): agiscono da perla di protezione contro
l’elettricità statica.
Contro prodotti chimici (UNI EN 374): classificati in base al tempo di passaggio ma
anche alla penetrazione dell’acqua e degradazione del tessuto.
Contro i microorganismi (UNI EN 374): classi in base al tempo di passaggio.
Contro seghe a catena portatili (UNI EN 381-7): classi in base alla velocità della
catena.
Contro le vibrazioni (EN ISO 10819): non offrono attenuazioni comparabili con altri
DPI e non è possibile quantificare la loro efficacia. Le attenuazioni variano in base al
tipo di utensile utilizzato.
Scelta dei guanti da lavoro in agricoltura: anticalore per saldatore, in fiore bovino per rischio
meccanico, per rischio chimico, antitaglio, antistatici. Nei guanti possono convivere più
classificazioni e quindi le norme si combinano (es.: per guanti da saldatore c’è sia EN 388
che EN 407).
Esempio di caratteristiche di un guanto per manipolazione di fitofarmaci: terza categoria,
adeguata copertura del polso, resistenza a permeazione, resistenza a penetrazione, neoprene,
strato esterno impermeabile, contraddistinto da due colori.
PROTEZIONE DEL CORPO
La protezione generale del corpo in normali condizioni viene assicurata dal normale vestiario,
per ottenere una protezione più efficace si ricorre a specifici DPI che possono essere:
protezione locale (schizzi locali), copertura limitata (bassa probabilità che accada un
rischio grave, rimovibili velocemente), copertura completa (se inquinante intacca la pelle,
rischio chimico).
Gli indumenti vengono classificati in sei tipi in funzione della prestazione offerta nei
confronti di agenti chimici pericolosi: tenuta ai gas (tipo 1), tenuta non stagna ai gas (tipo 2),
tenuta ai liquidi in pressione (tipo 3), tenuta agli spruzzi (tipo 4)(EN 14605), tenuta alla
polvere (tipo 5), tenuta limitata a schizzi d’acqua (tipo 6)(EN 13034). La classe EN (1-6) è
tanto maggiore quanto maggiore è il tempo di permeazione quindi maggiore è la protezione.
Gli indumenti per i PF devono essere caratterizzati dal tipo 3, 4, 5, 6.
Le tute monouso di polipropilene devono essere smaltite dopo un solo impiego e possono
essere usate per un breve periodo di tempo.
PROTEZIONE DI GAMBE E PIEDI
Le calzature di sicurezza sono state rese obbligatorie in Italia nel 1994, prima di quel
momento l’uso era a discrezione del lavoratore. Le calzature per essere considerate
antinfortunistiche devono essere marcate CE e riportare il numero della normativa
internazionale secondo cui sono state testate. Ci sono tre categorie:
Calzature di sicurezza: testate secondo la norma ISO 20345, puntale rigido che resiste
alla caduta di 20 kg da un metro (SB = sicurezza base). I requisiti di base sono
resistenza a strappo e abrasione, permeabilità al vapore e tenuta dell’attaccamento
della tomaia con la suola. Oltre alla SB possono offrire anche S1 (suola antistatica),
S1P (lamina antiperforante), S2 (resistenza all’acqua per 60 minuti), S3 (tipo S2 più
lamina antiperforante), S4 (S3 più impermeabili al 100%), S5 (S4 più lamina
antiperforante).
Calzature di protezione: testate secondo la norma ISO 20346, puntale rigido che
resiste alla caduta di 20 kg da un metro e mezzo (PB = protezione base).
Calzature da lavoro: testate secondo la norma ISO 20437 senza puntale (OB = da
lavoro base).
La scelta delle calzature può essere fatta in base alle certificazioni che soddisfano i requisiti
principali delle norme EN 345 ovvero quelle base. L’utilizzo delle calzature
antinfortunistiche è sempre previsto e per la scelta più accurata è indispensabile conoscere i
rischi dell’ambiente di lavoro, le condizioni ambientali e la mansione. Criterio di partenza è
la scelta di S (sicurezza), P (protezione) e O (lavoro) sulla base dei rischi meccanici.
Se l’ambiente presenta pericoli di intrappolamento la calzatura deve disporre del dispositivo
di sfilamento rapido. Le calzature basse si utilizzano laddove non c’è rischio di urto della
caviglia.
Vi sono protezioni speciali al calore e a spruzzi di metallo fuso, oppure al taglio da motosega
o antisdrucciolo.
Per l’agricoltura SB da S1 a S5 o PB da P1 a P5.
PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
I DPI destinati a proteggere le vie respiratorie da sostanze pericolose allo stato aeriforme
sono costituiti da filtri (rischi chimici dati da polveri, fumi, gas, rischi biologici da virus e
batteri, rischi ambientali da carenza o eccesso di ossigeno).
La scelta del filtro (per rischio chimico DPI terza categoria) dipende dalla combinazione tra
tipologia di DPI (maschera intera, casco, cabina trattore), caratteristiche dei PF, tipo e durata
dell’attività lavorativa. Il filtro è costituito da una parte che trattiene le particelle solide o
liquide e poi quelle gassose. I filtri sono classificati con lettere e colori.
Per i PF si usano filtri antigas e antivapori organici di lettera A (colore marrone) combinati
con filtri antiparticolato di lettera P (colore bianco).
La durata del filtro dipende dalla concentrazione del PF, dalla dimensione delle particelle,
dall’umidità dell’aria e dalle ore di lavoro (nei filtri è indicata la data di scadenza). Dopo ogni
utilizzo i DPI devono essere puliti e riposti correttamente e in caso di uso continuativo se ne
cambia uno a settimana.
Il filtro viene sostituito quando: percepito cattivo odore nel DPI, aumento resistenza
respiratoria, dopo il numero di ore indicato, una volta l’anno.
Ci sono diverse norme di riferimento per maschere intere, semimaschere, filtri antigas, filtri
antipolvere, facciali filtranti antipolvere, facciali filtranti antigas, tutte rientranti nella norma
UNI EN.
I facciali filtranti sono dispositivi realizzati in materiale filtrante che coprono bocca, naso e
mento e devono essere sostituiti interamente, questi proteggono da polvere, fumi e nebbie.
Gli antipolvere (UNI EN 149) sono maschere monouso classificate in base al loro potere di
filtrare concentrazioni crescenti di polvere (FFP1, FFP2, FFP3).
Gli antigas (UNI EN 405) sono classificati in base al loro potere di trattenere diversi
inquinanti e vengono marcati con lettere che indicano il tipo di inquinante e numeri che
indicano la capacità crescente di filtrarli (es.: FFA2: specifico per vapori organici con
capacità 2 di protezione).
Ci possono essere anche facciali combinati gas e solidi (FFA1P1).
Le semimaschere (UNI EN 140) sono dispositivi riutilizzabili che coprono solo bocca, naso
e mento, dotati di valvola di espirazione con filtri sostituibili.
Le maschere (UNI EN 136) il casco garantisce la protezione di testa, viso, orecchie e collo.
Nelle maschere (UNI EN 136) si possono utilizzare i respiratori a filtro, terza categoria,
rappresentati dalle maschere dotate di filtri.
Per il rischio chimico il filtro deve essere di terza categoria. Sono classificati in antipolvere
(P1, P2, P3), antigas (associazione lettera e numero) o combinati.
LA SEGNALETICA
Gli scopi della segnaletica sono:
Vietare comportamenti pericolosi.
Avvertire di rischi o pericoli.
Fornire indicazioni per sicurezza o soccorso e prescrivere comportamenti sicuri.
Indicare elementi di prevenzione.
La segnaletica è contraddistinta da forme, colori e simboli.
Il colore rosso indica il divieto o le attrezzature antincendio, il verde indica situazioni di
sicurezza e segnali di salvataggio, il giallo segnala avvertimento e l’azzurro indica
prescrizioni da seguire. GLI AMBIENTI DI LAVORO
Gli ambienti di lavoro (d.lgs. 81/2008) sono i luoghi destinati ad ospitare posti di lavoro
ubicati nell’azienda o unità produttiva, nonché luogo di pertinenza accessibile al lavoratore
(vigneti, serre, officine...).
Officina meccanica:
L’accesso a questa zona è riservato solo al personale autorizzato. I visitatori devono essere
autorizzati (da RSPP o preposto) e possono visitare solo spazi privi di rischi specifici.
Gli addetti devono rispettare le indicazioni del responsabile e segnalare i malfunzionamenti.
Anche in quest’area i macchinari che presentano rischi specifici devono essere utilizzati solo
da personale informato, formato e addestrato.
Lo spazio di lavoro deve essere ordinato, pulito, privo di rifiuti e la manutenzione deve essere
annotata su registro. Nel caso di manutenzioni la macchina deve essere messa in sicurezza.
I lavoratori devono disporre di eventuali DPI integri e non devono indossare accessori come
collane oppure vestiti con maniche non aderenti. Alcune situazioni di pericolo sono organi
lavoranti esposti, macchie d’olio...
Illuminazione nei luoghi di lavoro:
L’illuminazione deve fornire condizioni ottimali per lo svolgimento del compito visivo
richiesto e i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale. L’illuminazione
inoltre deve essere adeguata a salvaguardare la sicurezza, salute e benessere dei lavoratori.
Le illuminazioni si distinguono in naturali, artificiali, dirette e indirette. Vi sono inoltre le
illuminazioni sussidiarie che possono attivarsi a seguito di guasti.
L’illuminazione non deve essere inferiore a 500 lux oppure deve essere di almeno 750-1000
lux in ambienti di lavoro precisi.
Sicurezza elettrica:
La corrente è componente di rischio, specialmente in ambienti soggetti a intemperie, umidità,
materiali infiammabili (fienili) o potenzialmente esplosivi (silos). Molto impo