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POLITICA INTERNA: Patrizi e plebei
Chi sono? Come si presenta Roma sotto il profilo politico e sociale? La politica interna si pone anch'essa all'insegna del conflitto. Roma è divisa in due gruppi, che prendono il nome di ordines, in condizione di disparità: i patrizi e i plebei.
I patrizi sono i detentori dei diritti civili e politici, nonché anche delle maggiori fonti di ricchezza. Si ritengono gli unici legittimati a prendere gli auspicia: si tratta di una pratica rituale basata sull'osservazione degli uccelli, finalizzata ad appurare se gli dei fossero contrari o approvassero una determinata azione che si stava per compiere. Per i romani era essenziale avere il consenso degli dei per qualunque atto: indire un'assemblea, prendere una deliberazione pubblica, emettere un verdetto in un processo, condurre una guerra, rivestire una carica pubblica... Roma è una città fondata sulla pax deorum (una felice intesa con gli dei).
Bisogna però pensare a una città teocratica: la religione romana è contrattualistica, non conta la devozione nei confronti degli dei, ma conta l'espletamento del rito nella maniera più corretta possibile. Se gli uomini non compiono errori materiali, indipendentemente da ciò che pensano (non c'è l'idea del peccato), la pax deorum è rispettata. Però, se i patrizi sono gli unici a prendere gli auspicia, sono anche gli unici a poter rivestire le magistrature, che allora erano il consolato e la dittatura (in casi di emergenza), e i sacerdozi. Viceversa, i plebei sono rappresentati dalle fonti come poveri ed esclusi dalle cariche e dai sacerdozi. Quando e perché si produsse la dicotomia patrizi-plebei sono tutte questioni estremamente dibattute: le fonti collocano la questione fin dall'inizio. I patrizi sarebbero i discendenti dei 100 senatori scelti da Romolo per formare il consiglio che affiancava il re (i patres).
Gli stessi antichi, però, non sapevano grandi cose di questa dicotomia. Leggiamo un passo di Dionigi: DH II 8.1: Ma vi fu poi un'altra divisione della stessa popolazione che distribuiva benefici e onori secondo il merito; ora ve la illustro: le persone eminenti per stirpe e lodate per la loro virtù e dotate di ricchezze ... le distinse da quelle di non segnalata origine, da quelle di umile condizione e da quelle senza meriti. Chiamò quelli che appartenevano alla condizione inferiore plebei ... mentre quelli che appartenevano a quella superiore li chiamò patres, sia perché erano più anziani degli altri, sia perché avevano figli, sia per l'eminenza della stirpe, o per tutte queste ragioni ... e patrizi i loro discendenti. Altri invece ... dicono che quelli venivano chiamati patrizi ... perché sono i soli che possono esibire l'identità dei propri padri, come se gli altri fossero schiavi fuggiaschi... Per tuttal'età monarchica la dicotomia non compare, ma ricompare solamente in età repubblicana: dunque, è un prodotto di età monarchica o di età repubblicana? Le spiegazioni e interpretazioni degli studiosi sono state le più disparate. La definizione più certa è quella per cui i plebei sono quigentem non habent, coloro che non hanno una gens: i patrizi sono i discendenti degli antichi clangentilizi, i plebei sono gli elementi extra-gentilizi, giunti in città in età monarchica, in una Roma aperta ai flussi migratori. Questi gruppi extra-gentilizi sarebbero stati valorizzati dai monarchie truschi in funzione anti-gentilizia, per rafforzare il proprio potere. Servio Tullio avrebbe introdotto l'ordinamento centuriato, che riorganizzava la partecipazione dei cittadini all'esercito e alla politica su base censitaria. L'ordinamento precedente, quello curiato, era basato su rapporti di sangue. La monarchia etrusca, però,viene eliminata con un golpe, che mette in discussione i rapporti. Le vecchie gentes riescono ad accentrare il potere su di sé sulla base di presunte prerogative sacrali (appunto il diritto ad avere gli auspicia). Le rivendicazioni dei plebei sono di diversa natura: i primi movimenti di protesta nascono da motivi economici (debiti e schiavitù per debiti), poi richieste di terre, ... Le descrizioni delle fonti sono un po' anacronistiche, ma sicuramente ci sono rivendicazioni di tipo economico. In ogni caso, però, la descrizione dei plebei come i penetes, i poveri, non è attendibile: ci sono anche plebei economicamente agiati, che aspirano ad accedere alle cariche pubbliche. L'inizio degli scontri L'atto di inizio delle lotte è il 494, la prima secessione sull'Aventino, la fine è posta nel 280, con la lex Hortensia. La prima secessione è una fase fondamentale per la formazione di un movimento unitario di protesta: perLa prima volta i plebei elaborano strategie e metodi di lotta come un gruppo. Nel 494 un gruppo numeroso di plebei in armi (stanno per partire per la guerra), in seguito a imposizioni dei consoli patrizi e dei debiti, si ritira sul monte sacro, o, secondo altre fonti, sull'Aventino. La secessione, in sostanza, è uno sciopero militare. Alla fine, i patrizi vengono convinti dal discorso di Menenio Agrippa: egli paragona le parti dello stato alle parti del corpo, la città è come un organismo vivente, ogni parte ha un ruolo diversificato e gerarchizzato.
I plebei hanno dei rappresentanti e un proprio organo assembleale: i rappresentanti sono due, come i consoli, i tribuni della plebe. Sono provvisti di iux auxilii, diritto di aiuto. Hanno il compito di proteggere i plebei da eventuali abusi di magistrati patrizi (che detenevano l'imperium). Hanno, inoltre, il compito di convocare e riunire l'assemblea: si riuniscono in un organo che non si chiama comizio,
come le altre assemblee, ma concilium. I concilia possono deliberare e possono funzionare come tribunale in processi intentati da tribuni ai patrizi. Col tempo, i tribuni diventeranno 10 e 1 Da se cedere: allontanarsi 15 acquisiranno il diritto di veto. Come vengono nominati? Sono nominati tramite una lex sacrata: una procedura che riprende un giuramento e un rituale di antichissima origine italica. Tramite la lex sacrata i tribuni sono investiti della sacrosantitas, l'inviolabilità: chi li danneggia è dichiarato sacer, ovvero maledetto agli dei inferi → chiunque può uccidere un sacer senza essere a sua volta punito, perché è come se fosse il braccio armato della divinità. Vediamo la stretta connessione tra politica e religione. I plebei costruiscono anche un tempio in cui si riconoscono, che è dedicato alla triade Cerere, Libero e Libera. Gli dei scelti dai patrizi, invece, sono Giove, Giunone, Minerva (la triade capitolina). La plebedà avvio a una realtà politica e religiosa autonoma, vengono anche nominati degli aiutanti dei tribuni che devono conservare i documenti della plebe. 16/10/2018 Il decemvirato Altra tappa di fondamentale importanza per la lotta patrizi-plebei è nel 451-450. Dopo un cinquantennio di scontri continui, si apre già negli anni '60 un lungo dibattito che parte dalle proposte di Terentilio Arsa. Egli propone di limitare l'imperium dei consoli, di redigere per iscritto le leggi, ecc... Ovviamente incontra una fiera resistenza da parte dei patrizi. Dopo un decennio di continue lotte tra le fazioni si arriva a una svolta che comporta un cambiamento del regime istituzionale: Livio dice "iterum mutatum forma civitatis", per la seconda volta si cambiano gli aspetti istituzionali della civitas. Passaggio da repubblica tradizionale al decemvirato: vengono soppressi le magistrature patrizie (consolato e dittatura) ma anche quelle plebee. Viene creata una nuovamagistratura a base allargata, che prevede un collegio di dieci membri. Sono provvisti di pieni poteri e del compito di redigere per iscritto un codice di leggi. Le norme che regolavano la città erano fino a quel momento tramandate oralmente e monopolizzate dalle magistrature e dai collegi sacerdotali. Le fonti costruiscono un racconto per molti versi contraddittorio e incredibile. Secondo le fonti, nel 451 vengono eletti i decemviri (tutti patrizi) che governano la città in maniera integerrima e apprestano una serie di tabulae scritte con le norme di diritto. Redigono e fanno pubblicare dieci tavole di leggi, ma non riescono a completare l'opera e quindi si richiede l'elezione di un nuovo collegio decemvirale (il decemvirato era in carica un anno) per il 450, a composizione mista (5 patrizi e 5 plebei). La personalità più eminente è quella di Appio Claudio. Sotto la sua guida, (è rappresentato come un tyrannos), il secondo decemvirato.degenera in una tirannide. Ha avvio una rivolta: sia i patrizi sia i plebei si rivoltano contro i decemviri. Riescono a cacciarli e ripristinano il consolato.
Il ritorno al consolato
I consoli del 449 sono Lucio Valerio Potito e Marco Orazio Barbato. Pubblicano altre due tavole di leggi, che contengono però delle disposizioni anti-plebee (per questo vengono chiamate tabulae iniquiae). Tra queste disposizioni c'è il divieto di connubium tra patrizi e plebei.
Contemporaneamente promulgano le Leges Valeriae Horatiae che prevedono l'istituzione della sacrosantitas tribunizia, il riconoscimento dei plebisciti e la concessione della provocatio ad populum (secondo le fonti era stata già istituita nel 509). La provocatio è il diritto concesso al cittadino che sia stato colpito da un atto coercitivo di qualunque natura (in particolar modo condanna a morte, multa, arresto, ...) che ritiene ingiusta di appellarsi al popolo e rimettersi al suo giudizio.
è un chiedere una grazia, ma semplicemente chiedere al popolo di giudicare se quel provvedimento sia giusto oppure no, come una sorta di diritto di appello (il popolo funge da cortegiudicante).
16Dubbi sul decemvirato e le XII tavole
Tutta questa vicenda solleva molti sospetti: si ritrovano molti dei cliché visti a proposito di Tarquinio il Superbo. I decemviri sono ritratti sempre nel medesimo modo; la causa del rovesciamento della tirannide è sempre un tentato stupro ai danni di una fanciulla (Virginia). Ci sono anche altre incongruenze: gli eroi del momento, Valerio e Orazio, sono proprio loro a pubblicare le tavole inique, ma hanno anche pubblicato le leggi a favore dei plebei.
Di certo è evidente un tentativo di superare la dicotomia patrizi-plebei, e in particolar modo la dicotomia consolato-tribunato, creando una nuova magistratura mista con una maggior partecipazione. È, però, un tentativo di compromesso che falli e si tornò allo stato di prima.
forsecon qualche concessione in più ai plebei. In ogni caso questi ultimi restano esclusi dal consolato e, soprattutto, c'è il divi