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Il processo di trasformazione del capitale in merce
M-D’.D = capitale iniziale che viene impiegato per l’acquisto della merce MM = merce
Se D equivale al capitale iniziale che viene impiegato per l’acquisto della merce M, sia questa forza lavoro che materie prime, il fatto poi che la forza-lavoro acquistata venga consumata producendo lavoro, fa sì che la merce M diventi nuova merce M’; e una volta che la merce M’ sia reimmessa nella sfera della circolazione e ne sia realizzato il valore di scambio immanente, si ottiene il capitale D’, che equivale alla somma con cui è iniziato il ciclo economico più un incremento: D + delta, dove delta indica il plusvalore.
Problema: come si determina il valore di scambio (ovvero la quantità di denaro)?
Secondo Marx si ottiene attraverso l’utilizzo del “lavoro vivo”. Lavoro vivo = merce.
C’è un processo che trasforma il lavoro degli uomini in merce. Il reddito è la quantificazione delle ore di lavoro. Nellasocietà moderna c'è il superamento delle forme di schiavitù e servitù della gleba: il mercato del lavoro è diverso da quello del passato. L'avvento del lavoro salariato presuppone il superamento di tutte le forme precedenti. Il capitalismo per produrre ha bisogno del lavoro salariato: nuova figura professionale che svolge attività produttive. Dove si estrae il lavoro vivo? Dalla forza-lavoro. La forza lavoro è l'insieme delle capacità fisiche e intellettuali che ciascuno ha e che ciascuno di noi trasforma in lavoro vivo. La forza lavoro ha sullo sfondo un'acquisizione originaria: così si liberano nuove forze (es contadini) e questo determina che queste persone non abbiano un lavoro, quindi queste persone vengono risucchiate dentro il ciclo economico capitalistico. Si è costretti ad accentrare la produzione. Il ciclo economico capitalistico, per funzionare ha bisogno di acquistare questa nuova forza-lavoro.
merce: acquistando il lavoro di queste persone, si utilizza il lavoro vivo degli individui. Il lavoro vivo è ciò che trasforma qualcosa in qualcos'altro (es: da foglio bianco a appunti). Questo lavoro produce valore d'uso. Acquisto di forza lavoro, che è diventata merce perché quantificata monetariamente (il capitalismo è quantificazione monetaria dei tempi di lavoro). Immaginiamo di avere una giornata lavorativa di 8 ore, e immaginiamo che ognuno ottenga un determinato salario. Esiste però una parte in più di lavoro non retribuito: qui sta il "plus valore". Il plus valore è il guadagno. Marx usa due espressioni:
- Valorizzazione capitale
- Autovalorizzazione capitale
Teoria del valore-lavoro di Marx. Marx pone l'accento sulla dimensione dell'individuo: è l'individuo che produce questo tipo di ciclo economico. Accentuazione della dimensione del lavoro umano. Chi fa funzionare tutta la produzione.
Nonostante ci siano le macchine e le catene di montaggio? Il lavoro vivo degli individui.
Modernità e classi sociali
Modernità = stratificazione
La logica del capitalismo si basa su una nuova mentalità dell'agire economico: logica di razionalizzazione dell'agire economico. Marx fa riferimento a un modello dicotomico basato su 2 classi sociali. Classi sociali = forme di raggruppamenti di fatto ma non di diritto, tanto è vero che le classi sociali non esistono nelle società premoderne; prima si parlava di ceti, di strati ma non di classi sociali. Le classi sociali sono basate sulla divisione del lavoro. La nascita in una famiglia non determina, come nelle società feudali, la posizione sociale. La divisione del lavoro nelle società moderne non è determinata giuridicamente. Il titolo di studio è uno dei principali elementi che può facilitare il cambiamento della posizione sociale.
- Borghesia
- Proletari o lavoratori
Che cosa determina la collocazione all'interno di queste due classi? La divisione del lavoro e soprattutto il rapporto alla proprietà dei mezzi di produzione. Questo modello dicotomico si radicalizza specialmente nelle fasi critiche. Per Marx quindi il modello delle moderne classi sociali è dicotomico: attraverso la proprietà dei mezzi di produzione una minoranza pone sotto controllo il plusvalore, e quindi il sovrappiù di prodotto ottenuto attraverso l'attività del lavoro vivo. Per questo nell'ottica di Marx le classi sociali non dipendono né dal reddito né dal consumo, quanto dalla relazione alla proprietà dei mezzi di produzione. È il rapporto a tale proprietà che fa delle classi una forma di socialità. Non è né il reddito né il consumo ciò che determina le classi sociali.
Lotta di classe e lotta politica: il conflitto sociale
“persé”.Se la denominazione “classe in sé” indica il fatto che la classe esiste per così dire oggettivamente, nel senso che la sua relazione alla proprietà dei mezzi di produzione è ciò che ne fa una classe in sé, il fatto che i membri di tale classe possiedano la medesima collocazione nella struttura del lavoro, e quindi comuni interessi e modi di vita, non automaticamente significa che tale classe sia però capace di agire anche “per sé”
Classe “per sé”: i membri della classe acquistino piena coscienza di essere una comunità.
Il passaggio dalla classe in sé alla classe per sé presume quindi una trasformazione culturale: che le idee della classe subordinata si sottraggono al controllo della produzione intellettuale da parte della classe dominante.
Marx è attento alla soggettività, che è una soggettività di individui che
Stanno dentro a gruppi o classi sociali. Marx parla di lotti di classi o conflitto sociale. I bisogni sono il prodotto della prassi, dell'azione, degli individui stessi. Il mutamento sociale avviene attraverso la logica dei bisogni. I nuovi bisogni sorgono all'interno degli individui e gli individui sono collocati dentro gruppi o classi sociali. L'insorgenza dei bisogni e il fatto che le proprie esigenze sono condizionate dal reddito determinano delle condizioni di conflitto sociale.
Conflitto sociale (sul piano macro-sociologico) = è una normale modalità di relazione sociale, in cui attraverso i contrasti che si determinano tra gruppi e classi sociali si ha la rinegoziazione dei principi e criteri di distribuzione dei beni e rinegoziazione della divisione del lavoro.
Conflitto:
- La produzione non è finalizzata ad appagare i bisogni umani
- Scarsità socialmente indotta. La scarsità è naturale: ci sono dei beni naturali che prima o poi finiscono.
Però, come vengono distribuiti questi beni? Esempio: immaginiamo di avere una torta e facciamo 10 fette, ma ci sono 15 persone che vorrebbero avere una fetta di torta; immaginiamo che non sia possibile ridurre la fetta di torta; siamo in una condizione in cui la torta è scarsa, ovvero qualcuno non la prenderà. È vero che le fette sono 10, ma se si utilizzano altri criteri si possono dividere in 15 fette: sparisce la scarsità. Se tutti hanno accesso a una fetta di torta non c'è più la scarsità. Il conflitto è determinato dalla scarsità dei beni, o meglio dai principi di distribuzione dei beni. Se questi cambiano si può ridurre la scarsità. Marx dice che la scarsità è indotta dai rapporti sociali: ogni classe tende a migliorare la propria posizione a svantaggio delle altre.
3. Alienazione
Non è detto che se le classi sono dati oggettivi il conflitto si manifesti empiricamente/visivamente.
Perché Marx distingue tra classi in sé (classe oggettiva che gli individui non possono definire) e classi per sé. Per essere in conflitto, serve auto consapevolezza della propria condizione sociale. Il passaggio è avere auto consapevolezza delle proprie condizioni sociali, ed è questo che determina l'azione collettiva, conflitto economico e politico ma anche culturale e di valori. Per Marx la crisi economica è sia di sovraproduzione (si produce più di ciò che può essere venduto) che di sottoconsumo. L'avvio della transizione dal feudalesimo alla modernità che Marx ipotizza corrisponde nei fatti al contrasto fra forze produttive e rapporti di produzione. Nel caso del passaggio dal feudalesimo alla modernità, per Marx lo sviluppo della produzione ha fatto sì che ai vecchi bisogni ne subentrassero di nuovi, i quali non potevano essere appagati stando ai tradizionali rapporti economici-sociali; e da qui un'epoca di.rivoluzione che storicamente ha coinciso con l'ascesa della borghesia a quel ruolo di classe dominante precedentemente occupato dall'aristocrazia. Lo sviluppo della produzione ha messo in moto processi politico-sociali che hanno ridefinito un'intera epoca storica; processi che non si sono svolti però in modo anonimo, ma nei termini di un conflitto politico-culturale fra le differenti classi sociali. Fra gli ostacoli al realizzo del valore di scambio vi è il fatto che gli acquirenti possono consumare solo entro i limiti dei propri redditi. Il che se da un lato intralcia la normale procedura di valorizzazione del capitale (D-M-D'), dall'altro genera anche la crisi economica. Infatti Marx interpreta le crisi economiche sia come sovrapproduzione sia come sottoconsumo. Se la crisi economica esemplifica la contraddizione fra le potenziali capacità espansive della produzione capitalistica e i vincoli al consumo dovuti all'a