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B
mi, la deformazione che subisce ogni piccolo volumetto non può essere casuale
ma deve essere compatibile con quella dei volumetti adiacenti. Così che da non
creare distacchi tra i piani o compenetrazioni:
33
2.7 Lavoro. Relazioni generali
2.7.1 Definizioni
Supponiamo di avere un corpo con contorno su cui agisce un sistema di
B δB
⃗b
forze costituito da forze di volume e forze di superficie ŝ:
Poiché parliamo di corpo deformabile, se vengono applicate delle forze, saremo
in presenza di un campo di spostamenti e un campo degli sforzi. Possiamo
definire allora:
Definizione 1 ammissibile
Un campo degli spostamenti si dice se è regolare
B
su tutto
Definizione 2 ammissibile
Un campo di sforzo si dice se è regolare su tutto
B
Regolare vuol dire che le funzioni che descrivono gli spostamenti u (x ; x ; x )
i 1 2 3
(i e gli sforzi permettono di eseguire le normali operazioni mate-
= 1, 2, 3) σ ij
matiche di derivazione, integrazioni, ecc.
2.7.2 Lemma fondamentale
Supponiamo di avere un corpo caratterizzato da un campo di spostamenti e
B
di sforzi Allora possiamo dire che:
ammissibili.
ZZ ZZZ ZZZ
· · · ·
n̂ ⃗udA = div(T) ⃗udV + Ĥ(⃗u
)dV
T T
δB B B
Ma osservo che il primo integrale è il lavoro svolto dal campo delle tensioni
agente sulla frontiera del corpo, ma sulla frontiera del corpo agiscono le forze
34
superficiali, per cui quell’integrale corrisponde al lavoro fatto dalle forze super-
ficiali per compiere quello spostamento.
Se guardiamo dall’altra parte, la quantità rappresenta il lavoro svolto
·
div(T) ⃗u
⃗b)
dalle forze di volume (div(T agenti su tutto il corpo B per compiere
−
) =
quello spostamento. L’ultimo integrale rappresenta il lavoro interno svolto per
deformare il corpo.
Per cui il rappresenta un equazioni di bilancio delle for-
lemma fondamentale
ze, che ci dice che il lavoro svolto dalle forze esterne sarà uguale al lavoro svolto
per deformare il corpo.
Dimostrazione
Posso riscrivere come ma poiché è simmetrico allora .
T T
·⃗u ·
n̂·⃗u n̂, =
T· T T T T
Per cui quell’integrale diventa: Z · ·
(T ⃗u
) n̂
δB
Ma per il teorema della divergenza avrò che quella quantità vale:
Z Z
· · ·
(T ⃗u
) n̂ = div(T ⃗u
)
δB B
Ma per l’identità differenziabile per cui avrò:
· · ∇⃗u ·
div(T ⃗u
) = div(T) ⃗u + T,
Z Z Z Z
· · · · ∇⃗u ·
(T ⃗u
) n̂ = div(T ⃗u
) = div(T) ⃗u + T
δB δB B B
Ma rappresenta proprio il tensore del gradiente degli spostamenti Per
∇⃗u H.
cui, in fine, avremo:
Z Z Z
· · · ·
n̂ ⃗u = div(T ) ⃗u +
T T H
δB B B
2.7.3 Teorema dei lavori virtuali
Per definire questo teorema diamo 4 definizioni: ⃗b;
{ ŝ;
Definizione 1 T}
Un sistema di forza di volume, superficie e tensione si
equilibrato
dice purché rispetti le equazioni di bilancio statico:
∈
T ammissibile Sym
⃗b
div(T ) + = 0
= ŝ
Tn̂
{⃗u
;
Definizione 2 E} virtuale
Un sistema di spostamenti-deformazioni è se il
campo degli spostamenti è ammissibile e il secondo (quello delle deformazioni)
è congruente, cioè se vale l’equazione di congruenza:
(
⃗u ammissbiile
T
∇u+∇u
=
E 2
Definizione 3 lavoro virtuale esterno
Definiamo il l’integrale:
35
Z Z ⃗b
· ·
(L ) := ŝ ⃗u + ⃗u
V est δB B
Virtuale perché il lavoro svolto dalle forze esterne non ha alcuna connessione con
lo spostamento , cioè può essere qualsiasi spostamento che non è associato
⃗u ⃗u
a quella determinata forza.
Definizione 4 lavoro virtuale interno
Definiamo il l’integrale:
Z ·
(L ) := T E
V int B
Anche qui, il nome virtuale è dato perché il lavoro svolto dalle tensioni e defor-
mazioni interne non è associato ad un determinato campo degli spostamenti .
⃗u
L’importante che il lavoro fatto dalle forze interne, sia riferito ad uno sposta-
mento generico purché ammissibile.
⃗u
A questo punto, possiamo definire il teorema dei lavori virtuali:
"Il lavoro virtuale delle forze esterne è uguale al lavoro virtuale delle forze
interne purché il sistema di forze-tensioni sia equilibrato e purché il sistema
spostamento-deformazioni sia congruente (virtuale)"
(L ) = (L )
V est V int
Dimostrazione
Dal lemma fondamentale sappiamo che:
Z Z Z
· · · ·
n̂ ⃗u = div(T ) ⃗u +
T T H
δB B B
Dove rappresenta le forze di superficie (dalla prima definizione del teorema
· n̂
T
dei lavori virtuali), e applicando il teorema della divergenza rappresenta
div(T )
le forze di volume. Per cui avremo:
Z Z Z
⃗b
· − · ·
ŝ ⃗u = ⃗u + T H
δB B B
Portando al primo membro l’integrale delle forze di volume ottengo:
Z Z Z
⃗b
· · ·
ŝ ⃗u + ⃗u = T H
δB B B
Dove i due integrali al primo membro rappresentano proprio il lavoro fatto dalle
forze esterne, e il secondo membro rappresenta il lavoro fatto dalle forze interne
essendo simmetrico (T · ·
sym(H) =
T T E)
36
Capitolo 3
IL SOLIDO ELASTICO
3.1 Relazioni costitutive
Gli studi fatti fino ad ora (analisi delle deformazioni, analisi delle tensioni e
principio dei lavori virtuali) sono basi su un corpo deformabile generico. Cioè
non si tiene conto della natura del corpo, di che materiale è costituito il corpo.
Conoscere la natura del corpo è di fondamentale importanza, perché se abbiamo
due corpi deformabili con la stessa geometria ma materiale differente, sappiamo
che se sollecitati con lo stesso carico si deformeranno in modo differente.
Quindi risulta importante determinare delle relazioni che permettano di studiare
il comportamento del corpo tenendo conto del materiale di cui è fatto. Queste
relazioni sono dette (o legami costitutivi, o equazioni
relazioni costitutive
costitutive).
In generale esistono 2 tipologie di relazioni costitutive:
• relazioni che legano lo stato di tensione con quello delle deformazione
subite dal carpo. (es: materiali elastici, elasto-plastici, ecc)
• relazioni che restringono le deformazioni possibili. Cioè sono tutti quei
corpi che non possono deformarsi (es: corpo rigido, corpi incomprimibili)
3.2 Relazioni sforzo-deformazioni
Le relazioni che legano lo sforzo e le deformazioni subite da un corpo continuo,
si basano su 3 principi:
1. lo stato di sforzo del corpo dipende dalla
Principio del determinismo:
storia del corpo. Ad esempio, un corpo che avrà eseguito delle lavorazioni
avrà un stato di tensione maggiore rispetto ad uno che non ha eseguito
nessuna lavorazione.
2. lo stato di tensione di un punto del continuo,
Principio di azione locale:
non dipende da dalle deformazioni eseguite su punti distanti dal punto
preso in considerazione. 37
3. qualsiasi sia il sistema di riferi-
Principio di indifferenza materiale:
mento che prendiamo in considerazione, tutti devono dare lo stesso valore
di tensione in un generico punto del continuo
Facile intuire che una relazione che rispetti questi 3 principi non può definire il
comportamento di un materiale. Infatti abbiamo bisogno di altre informazioni
per classificare i vari materiali
3.3 Corpi linearmente elastici
Poiché esistono una varietà infinita di materiali (in natura e prodotti industrial-
mente), è impossibile ricavare una relazione costitutiva che leghi lo stato di
tensione e quello di deformazione di ogni singolo materiale.
Però sperimentalmente, attraverso delle prove di trazione e di taglio, si può
dimostrare che: tutti i corpi, se sollecitati con bassi carchi, hanno tutti un
Cioè ad un determinato istante di tempo ed entro
comportamento elastico.
un range di sollecitazione, cessato il carico, il corpo ritorna allo stato iniziale.
Questo vuol dire che per tutti i materiali, per determinati range di carico, esiste
una relazione lineare tra sforzo applicato e deformazione.
Il primo a dimostrare la dei materiali fu Robert Hooke. Hooke
teoria elastica
prese una molla e la fisso in modo verticale ad un chiodo, poi prese un piatto
e lo fisso all’estremità libera della molla. Poggiando dei pesi sul piatto osservo
che: all’aumentare del carico, la molla si allunga sempre di più.
Questo comportamento lo si può trovare anche su di una prova di trazione fatta
su di un provino che viene sollecitato da due forze uguali e contrario, applicate
F
agli estremi. Su di un grafico, potremo osservare che per un determinato carico,
la relazione tra sforzo e deformazione segue una relazione di proporzionalità
lineare: 38
Allora possiamo dire che: preso un corpo generico, si dice
B linearmente
se esiste un tensore di quarto ordine tale che:
elastico A
=
T AE
in componenti Questa è la generalizzazione della legge di Hooke.
T = A E
ij ijhk hk
Dove il tensore prende il nome di e permette di
A tensore di elasticità,
trasformare il tensore delle deformazioni nel tensore degli sforzi nel generico
E T
punto del corpo.
X
Le componenti del tensore questo tensore rappresento di
A coefficienti di
che rappresentano le informazioni relative alla risposta del materiale
elasticità,
ad uno determinato stato di sollecitazione. Poiché parliamo di un tensore di
quarto ordine, sarà costituito da componenti. Ma essendo e
4
3 = 81 T E
simmetrici, valgono le simmetrie minori (in altre parole anche è simmetrico.
A
Però tu devi dire che valgono le simmetrie minori) per A;
= =
A A A
ijhk jihk ijkh
Per cui passiamo da 81 componenti a 36.
Osservazioni:
• Se la matrice di elastica non dipende dal punto preso in considera-
X
A
zione, diremo che il materiale è omogeneo:
∀X ∈
= B
A(X) A
3.4 Energia di deformazione e l’iperelasticità
Un altra categoria di materiali elastici, sono i Questi
materiali iperela