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Nel 1840 inizia il suo primo progetto che è il della Nel
1854 pubblica la prima edizione del suo dizionario dell’architettura che perfino poi quello che sarà il
John Ruskin,
suo più acerrimo nemico, dirà di rimpiangere di non averla scritta lui. Attraverso una più
ampia possibile analisi del testo architettonico si può dire che la storia dell’architettura assume rilievo
grazie a Viollet-Le-Duc, che fu difensore del restauro moderno. Viollet-Le-Duc adottò il restauro
stilistico con studio approfondito e fini ampi. Un altro aspetto che egli ebbe sempre presente è che
l’architettura non è solo immagine ma anche struttura. Aveva una posizione anche rispetto
all’archeologia (il neoclassicismo nasce proprio con le prime scoperte archeologiche) il suo ruolo
centrale nel restauro era per Viollet-Le-Duc da rimuovere, egli riteneva che l’archeologia aveva un
ruolo ma l’architettura non poteva limitarsi a porre i suoi basamenti sulle tecniche di natura
archeologica. Le semplice conoscenze archeologiche sono lesive all’architettura in quanto portano ad
una imitazione formale. Il suo atteggiamento non è basato solo su un’analisi formale ma va in
profondità nella comprensione di un’architettura antica, questo per poter operare nel campo del
restauro con una conoscenza profonda mai vista prima in questo campo. La Francia era la patria
dell’architettura medievale, egli cercò di esprimersi secondo queste forme che nascono proprio
Appunti di Restauro 44
attraverso la testimonianza che ancora rimane e la conoscenza di questi edifici della Francia pre-
rivoluzionaria. Non è facile per noi, dopo tanti cambianti sociali, comprendere Viollet-Le-Duc, sarebbe
sbagliato pensare che egli fosse una sorta di ripritinatore e che semplicemente ricostruisse, il suo
garanzia per conservare era la conoscenza.
spirito era conservativo. L’unica sua
Viollet-Le-Duc è un personaggio chiave delle vicende del restauro in Europa. I suoi scritti furono letti e
criticati in tutta Europa. Nel 1846 pubblica uno scritto molto importante sullo stile gotico fino al 19°
secolo, accenna a quella che era l’indirizzo su cui Viollet-Le-Duc fondò gran parte della sua
produzione architettonica: individuare nello stile gotico quello più congeniale nella produzione
moderna. Era un percorso che consentiva di aggiornare la produzione moderna attraverso le
conquiste del medioevo. La scelta gotica ha natura razionale. Il gotico ebbe grande fortuna non solo
in Francia ma con esiti e intenti diversi anche in Inghilterra e Germania. Quello che emerge è che
gotica di Viollet-Le-Duc, basata su motivi razionali, è diversa dalle motivazioni
l’istanza
inglesi che erano morali. Questa considerazione dovrebbe essere già sufficiente per comprendere
situazione contrastata fra la cultura francese e
che questa situazione diversa sarà la base della
inglese (che si riverberò su tutta l’Europa) che vede da una parte Viollet-Le-Duc e John
Ruskin dall’altra come paladini delle due visioni contrastanti. Questa posizione di Viollet-Le-Duc era
anche anti-accademica, se fino ad allora i criteri su cui si era basato l’insegnamento nelle scuole si
basata sull’architettura la posizione di Viollet-Le-Duc rompe con tutto ciò.
Viollet-Le-Duc scriveva che la costruzione è scienza ma è anche arte, lo studio delle forme del
suo dizionario di
passato doveva essere una sorta di induzione che portava a forme nuove. Nel
architettura (10 volumi) restaurare un edificio non è conservarlo, ripararlo, ma
scriveva che
restituire uno stato di completezza mai esistito in un determinato momento. Il restauro
diventa un’operazione creativa e non basata solo sulla prassi della conservazione. L’intento era
La nuova architettura doveva quindi nascere sulla
conservativo se pur con un’accezione diversa.
tradizione del gotico che lui chiama architettura nazione (francese). Viollet-Le-Duc è uno
studioso molto attento dell’architettura del passato, soprattutto di quella medievale.
Il rischio di completare cioè che magari non era mai esistito giustifica l’atteggiamento di Viollet-Le-Duc
di assoluto approfondimento del monumento perché ad un certo punto finisce la base documentaria
che il monumento può esprimere e l’architetto deve muoversi nel “vuoto” che può essere trasformato
in qualcosa di concreto solo se egli è ingrato di essere un architetto con conoscenza profonda del
passato a tal punto da definirsi un architetto gotico. Secondo Viollet-Le-Duc bisogna essere veri
secondo il programma (il progetto) e secondo la costruzione (il cantiere).
Non vi è castello o chiesa in Francia (quasi) che non abbia visto l’influenza di Viollet-Le-Duc. In alcuni
casi sarà un intervento sfumato in altri il restauro diventerà protagonista. Viollet-Le-Duc si dovette
confrontare con la realtà ed i poteri costituiti dalla Francia, egli dovette confrontarsi anche con quello
che erano le istituzioni, è importante perché per capire alcuni suoi interventi più spinti nel senso di
ricostruzioni architettoniche è importante considerare il suo rapporto con Napoleone III. Viollet-Le-Duc
non fu un architetto qualunque, fu vero protagonista e dovette afre i conti con il potere costituito di
quel tempo.
Appunti di Restauro 45
Chiesa della Madeleine a Vezelay (Francia)
Uno dei suoi primi incarichi fu il restauro della chiesa della Madeleine a Vezelay. È una chiesa di
straordinaria importanza, una testimonianza del romanico francese, era visitata dai pellegrini. È una
chiesa a croce latina con transetto e coro con deambulatorio. A questo impianto furono aggiunti il
transetto ed il coro gotico. Qui sotto il suo aspetto disegnato da Viollet-Le-Duc prima del suo
intervento (a sinistra) e come si presenta oggi (a destra).
È interessante osservare come Viollet-Le-Duc sia maestro dello studio del monumento anche sul
piano proprio grafico. Il problema della lettura attraverso il disegno del monumento è sempre esistito
ma questo studio del monumento nello stato di fatto, cioè creare una base per quello che verrà dopo
non è banale. C’erano stati degli esempi precedenti ma non avevano finalità progettuali, erano solo
studi dell’antico che poi ispiravano quelle che poi erano proposte ma non avevano lo scopo di
confronto e base progettuale. Si tratta oggi di uno dei punti fondamentali (il rilievo dello stato di fatto)
per poi procedere all’attività restaurativa.
Viollet-Le-Duc operò tutta una serie di interventi, da finalità conservative a quelle di completamento.
Qui a Vezelay gli interventi furono di sottofondazione dei pilastri, intervenne in facciata, nel
puntellamento e successiva ricostruzione delle volte delle navate. Nel ricostruire alcune di queste
volte, che erano in condizioni di crollo, Viollet-Le-Duc intervenne modificandone la forma, riportando le
volte al disegno strutturale di quelle più antiche ovvero quelle romaniche. Le volte che erano crollate
erano successive, ovvero gotiche. Questa scelta permise si unificare il manufatto e sottende una
principio dell’unità stilistica,
posizione centrale nell’opera di Viollet-Le-Duc, ovvero il che è la fonte
non confondere con il restauro in
a cui si atterrà in tutta la sua produzione architettonica. È da
stile. Il concetto dell’unità stilistica trova giustificazione nel contesto dei monumenti francesi di dopo la
rivoluzione. L’architetto deve compenetrarsi nello stile proprio del monumento assegnatogli, ovvero
Appunti di Restauro 46
deve diventare un architetto medievale se il monumento è medievale. Si manterrà fermo il rapporto
con la preesistenza, ciò che rimane e che è la testimonianza concreta.
Altri interventi furono sui finestrini nella parte alta del cleristorio che avevano subito forti deformazioni.
Ricostruì le torri ma non le completò, la lasciò mozza perché non faceva parte di esigenze di unità
stilistica in quanto era un elemento a se stante anche sotto il profilo storico.
Il portale centrale era in una situazione drammatica, era stato scalpellato dai rivoluzionari per via delle
lunetta
immagini raffigurate. Viollet-Le-Duc fa un’operazione che poi ripeterà spesso: fa eseguire una
completamente nuova. Anche qui, il rifacimento della lunetta non è banale, è fatto tramite due
passaggi, uno di carattere concettuale cioè la lunetta nuova non può esimersi da un collegamento da
quella che è l’unità stilistica del monumento, è quindi una lunetta che deve basarsi sulla tradizione
un linguaggio formale congruo, anche
plastica romanica; non basta, non si può solamente usare
in termini esecutivi, chi interviene deve essere “un uomo del medioevo”. Per raggiungere
quest’ultimo risultato istruisce alcune associazioni di scultori che vengono appositamente addestrati
nella realizzazione di sculture gotiche e romaniche.
Notre Dame de Baume (Francia)
Chiesa tardo romanica ispirata al modello cluniacense che ha subito tutta una serie di trasformazioni
(anche con l’aggiunta di cappelle). La sua guglia gotica fu sostituita con un tetto e furono eseguite
altre trasformazioni su tutta la copertura. È molto importante qui la decorazione plastica.
Qui sopra a sinistra uno studio grafico di Viollet-Le-Duc della chiesa, non solo di architettura ma della
realtà (persone sedute sui gradini), qui sopra a destra come si presenta oggi.
Furono rifatti dei pezzi della facciata per riportare un’unità stilistica, ma Viollet-Le-Duc non elimina
l’atrio in facciata anche se non fa parte della parte costruttiva della chiesa, è un’aggiunta tardo-gotica
della fine del 14° secolo. Questo di Baume è un complesso intervento a largo raggio che prefigura i
suoi interventi più impegnativi.
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Notre Dame di Parigi (Francia)
Questo intervento di Viollet-Le-Duc è diventata un’etichetta. È la chiesa più famosa di Francia,
simbolo più di ogni altra nella storia della Francia, richiedeva un’impegno grandissimo. Dopo la
rivoluzione si trovava in condizione drammatiche. Il primo incarico di restauro fu assegnato nel 1819
ad un architetto neoclassico che iniziò degli interventi quasi di trasformazione alla luce di un
neoclassicismo ritardatario che portò ad una critica. Viene bandito nel 1842 un concorso, risultano
vincitori Viollet-Le-Duc ed un altro architetto. Gli interventi si conclusero 20 anni dopo. Di questo
intervento esiste il registro di cantiere, strumento che oggi diamo per scontato.
Notre Dame di Parigi è una costruzione che ha uno sviluppo nel tempo molto lungo (quasi un secolo).
Co