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CAPITOLO 10: LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE A SCUOLA

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) rappresentano l’insieme dei metodi e delle tecnologie utili

alla trasmissione, ricezione ed elaborazione di informazioni, comprendendo sia quelle web sia digitali. L’ICT è presente

a scuola a partire dagli anni Ottanta e l’utilizzo è differenziato in base ai paesi e all’ordine della scuola e in relazione agli

obiettivi didattici.

Negli ultimi anni si è assistito a un uso frequente di tecnologie nelle classi, con la diffusione della LIM (lavagna interattiva

multimediale), di ambienti virtuali di apprendimento, di giochi educativi computerizzati e applicazioni di e-learning

rivolti al gruppo classe o a singoli studenti.

Da anni si sottolinea la necessità di passare da un setting scolastico tradizionale che vede gli studenti come consumatori

passivi della conoscenza a classi dove chi apprende è considerato come un partecipante attivo e dove si risalta la

collaborazione e condivisione delle informazioni.

Ci sono diversi dubbi e criticità rispetto all’uso degli strumenti digitali e all’ICT. Hattie approfondisce il tema e sottolinea

che un uso efficace dei computer avviene quando vengono diversificate le strategie di insegnamento, quando si viene

formati a usare i computer in chiave di apprendimento e insegnamento, quando è lo studente a controllare

l’apprendimento e quando l’apprendimento fra pari e il feedback con l’insegnante vengono ottimizzati.

L’ICT può: modificare la natura delle materie, il tipo di domanda e il tipo di risposta; fornire nuovi modi di supportare gli

studenti; ampliare l’accesso alle informazioni; hanno un potere motivazionale; hanno la possibilità di rendere più

produttivo e efficace il processo di insegnamento e apprendimento; migliorano i processi di memorizzazione; rendono

l’allievo più attivo e collaborativo; offre ambienti di apprendimento attivi.

Ci si chiede come la tecnologia consenta d’insegnare e apprendere:

- Le infrastrutture delle scuole

- Le modalità di accesso all’ICT da parte di studenti e insegnanti e le attività

- La confidenza nell’uso

- Le politiche scolastiche

- Le opinioni e gli atteggiamenti

L’introduzione del tablet porta nuovi spunti applicativi: riassume in sé diverse componenti e caratteristiche che ne

hanno fatto crescere la popolarità e l’interesse.

Naismith e colleghi individuano 4 approcci teorici di riferimento collegati all’apprendimento con dispositivi mobili:

1. Apprendimento comportamentale: i dispositivi mobili sono usati per presentare il materiale, ottenere risposte

dagli studenti e fornire appropriati feedback

2. Apprendimento costruttivista: gli studenti vengono incoraggiati a ricercare in prima persona le conoscenze e

gli ambienti d’apprendimento forniscono l’opportunità di partecipare

3. Apprendimento situato: la conoscenza deve essere presentata in contesti autentici e reali

4. Apprendimento collaborativo: le tecnologie mobili promuovono, facilitano e consentono interazioni e

collaborazioni fra studenti

Si crea un modello di apprendimento più flessibile che dà la possibilità di accedere a più fonti di informazioni e promuove

uno shift da una struttura di apprendimento autoritaria a una struttura basata sulla comunità d’apprendimento. La via

migliore sembra essere quella di integrare i dispositivi mobili con strategie di tipo collaborativo.

Qual è la loro effettiva efficacia? L’obiettivo nell’uso dell’ICT è quello di migliorare gli esiti educativi in discipline

differenti. Molte ricerche effettuate evidenziano un effetto positivo dal piccolo al moderato in favore dell’utilizzo delle

tecnologie; molti studi riportano un generale miglioramento nell’apprendimento e sviluppo di competenze di base.

I fattori di moderazione sull’efficacia dell’uso dell’ICT: ordine della scuola; setting più o meno formale; materia (quelle

scientifiche hanno esiti migliori)

Il ruolo degli insegnanti utilizzatori dell’ICT (due tipologie)

- Approccio costruttivista: utilizzano metodologie più centrate sullo studente e sul suo porsi e porre delle

domande

- Approccio comportamentale: uso di metodologie didattiche più direttive

Welliver e colleghi propongono un modello di familiarizzazione a 5 livelli: familiarizzazione, utilizzo, integrazione, ri-

orientamento ed evoluzione con conseguenze molto differenti in termini potenziali sull’apprendimento.

Viene sottolineata l’importanza della dimensione dell’impegno che essi provano per integrare l’ICT nell’insegnamento

(viene chiesto agli insegnanti di fare uno sforzo nella familiarizzazione degli strumenti): devono accettare le tecnologie.

È già entrata nelle scuole la nuova generazione di studenti, chiamati nativi digitali con competenze tecnologiche

sofisticate e nuovi stili cognitivi in grado di promuovere migliori competenze e performance cognitive. Sono studenti

che hanno competenze digitali basiche (mail, dispositivi mobili, internet, social network).

Un elemento influenzante la modalità di utilizzo dell’ICT è l’atteggiamento. I modelli teorici di riferimento hanno cercato

di evidenziare i fattori implicati nell’adozione e nell’accettazione dell’ICT nella scuola sono:

1. Teoria dell’azione ragionata: ciò che sostiene una persona nell’adottare un certo comportamento sono

l’intenzione a usare tale comportamento, l’atteggiamento e le norme soggettive sviluppate nei confronti del

comportamento stesso. A partire da tali fattori, le persone si costruiscono delle intenzioni che le porteranno

ad adottare o meno un certo comportamento.

2. Teoria del comportamento pianificato: aggiunge alla teoria 1, altre variabili come controllo comportamentale

percepito, ossia la fiducia che un individuo ha nel ritenere di possedere le capacità per portare a termine un

compito specifico.

3. Modello di accettazione della tecnologia: individua nell’utilità percepita e nella facilità d’uso percepita i due

fattori in grado di determinare l’accettazione o meno da parte di una persona di una nuova tecnologia e la sua

intenzione ad adottarla; a questi fattori anni dopo vengono aggiunte le norme soggettive, l’immagine che lo

strumento ha nel gruppo di riferimento della persona, la sua rilevanza per il lavoro, la qualità e la dimostrabilità

del risultato (formulazione del TAM 2). Si sviluppa poi la TAM 3 introducendo altri fattori come l’autoefficacia

nei confronti dell’uso del computer, l’ansia, la piacevolezza nell’interazione con il computer, e la presenza di

condizioni facilitanti.

4. Teoria unificata dell’accettazione e dell’uso della tecnologia: si propone di integrare diversi approcci teorici

precedenti; i fattori che maggiormente influiscono sull’accettazione e sull’uso della tecnologia risultano essere:

le aspettative di utilità, le aspettative relative allo sforzo, l’influenza sociale, le condizioni facilitanti.

Al di là di questi modelli, quello che emerge oltre a essere disponibile, una tecnologia per essere efficace deve essere

percepita come utile, facile da utilizzare e con dei risvolti sociali chiari. Gioca un ruolo importante la formazione

(variabile utilità percepita) per gli insegnanti perché facilita l’integrazione di strumenti nelle loro classi. Gli insegnanti

devono sentirsi a loro agio nell’uso della tecnologia (percezione di facilità d’uso). Altro elemento importante è sapere

quanto gli altri desiderino e pensino importante che venga utilizzata una certa tecnologia; sentire da parte dei docenti

il supporto tecnico adeguato, a disposizione e in tempi veloci, far percepire la tecnologia come più semplice e aumenta

la loro intenzione d’uso.

Agli studenti viene comunicata la chiarezza e la trasparenza dei motivi dell’utilizzo e le opportunità che l’adozione

dell’ICT porta nel loro apprendimento.

CAPITOLO 14: SVILUPPO PSICOLOGICO E NUOVE DIPENDENZE SENZA SOSTANZE

Fra i comportamenti a rischio in età adolescenziale, quelli di dipendenza senza il coinvolgimento di sostanze psicoattive

sono quelli su cui si è concentrata la letteratura nell’ultimo decennio. Quando si parla di dipendenza è opportuno

chiarire che essa si può instaurare non soltanto verso una sostanza (dipendenza da alcool o droghe) ma anche verso un

comportamento (dipendenza da internet, gioco d’azzardo, vigoressia od ossessione per il fisico perfetto) che a lungo

andare può invalidare le normali attività dell’individuo.

Il concetto di addiction comportamentale viene associato a nuove dipendenze. Le nuove forme di dipendenza sono

agevolate dallo sviluppo della società che conduce da un lato il progresso dall’altro può generare sentimenti di noia e di

vuoto e stimolare la propensione alla gratificazione istantanea mediante la creazione di “nuovi bisogni” per soddisfarli.

La dipendenza da internet parte dalla rivoluzione tecnologica che vede la collettività pervasa dalle nuove possibilità di

comunicazione digitale che possono condurre l’individuo alla ricerca continua del bisogno di connettersi per non

perdersi.

La continua ricerca di un fisico perfetto o vigoressia può nascere dalle influenze mediatiche e socioculturali che

propinano attraverso i social media.

La dipendenza da gioco d’azzardo può essere connessa alla ricerca costante dell’arricchimento con il minimo sforzo

cognitivo e fisico.

Tutte queste forme di comportamento hanno caratteristiche simili e possono essere comportamenti volti a ridurre stati

d’ansia o frustrazioni. I comportamenti di dipendenza condividono meccanismi psicologici e neurali diversi ma

sovrapposti a quelli compulsivi.

Le nuove forme di dipendenza vengono anche chiamate come comportamenti atipici.

Sin dai tempi più antichi le persone erano solite ricorrere all’uso di sostanze per alleviare il dolore mentale, la sofferenza

fisica, per alterare i propri stati mentali e per produrre nel proprio organismo uno stato di euforia, un senso di benessere

e allontanamento dalla realtà.

L’Organizzazione mondiale della sanità descriveva la dipendenza patologica come condizione psichica e talvolta fisica

derivante dall’interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica e caratterizzate da risposte comportamentali

e da altre reazioni, comprendenti sempre un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo allo

scopo di provare i suoi effetti psichici.

Per il DSM-5 la dipendenza è considerata una modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a disagio o a

compromissione clinicamente significative come manifestato da alme

Dettagli
A.A. 2023-2024
128 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luciamajdancic di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Giordano Francesca.