Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LOCUS OF CONTROL
Il "locus of control" è l'atteggiamento mentale con cui affrontiamo le situazioni che hanno cause esterne a noi. Si distingue in: L.O.C. interno -> si danno delle proprie potenzialità e sentono che la loro esistenza è il risultato delle proprie scelte/azioni. In questo caso la resilienza si sviluppa in modo più adeguato, in quanto sono le persone più autonome e motivate nel gestire le situazioni problematiche facendo affidamento sulle proprie risorse. L.O.C. esterno -> attribuiscono a cause esterne o al caso la responsabilità di condizionare la loro esistenza. A fronte di un evento molto doloroso e stressante è normale provare una sensazione di sofferenza e paura; ci sono delle persone che vivono tali eventi come la forza che il destino o la sfortuna esercita sulla loro vita e sentono di non avere controllo.STRATEGIE DI COPING
Coping (to cope= resistere, reagire, lottare) -> serie di comportamenti messi in atto percercare di teneresotto controllo e a rontare situazioni o eventi stressanti, o comunque valutate eccessive rispetto alle risorsedi un individuo. Parliamo di strategie adattive: - Focalizzate sul problema -> la persona esplora le proprie capacità di a rontare un evento compiendoazioni per intervenire sul problema. - Focalizzate sull'emozione -> tentativi di modi care l'impatto emozionale negativo dell'evento. COME FARE EDUCAZIONE? Attualità di un approccio metodologico Proporre un modello (cioè un insieme di linee fondamentali che sostengono ogni concretointervento rieducativo) non signi ca stabilire una tabella di marcia rigida, la quale ha delle tappe edelle sequenze obbligatorie e che devono essere percorse tutte e in un determinato modo, ma è unsistema aperto e che deve essere assolutamente essibile. Non vi è quindi una ricetta educativa da seguire passo per passo, ma si tratta di metodologieessibili che tengono conto della concretezza.e della unicità delle situazioni in cui gli educatori dovranno lavorare. La finalità del lavoro educativo non è di modificare i comportamenti delle persone, cercando di adattarli a quella che da un determinato contesto sociale è considerata “normalità”, ma portarle a ampliare la loro visione del mondo. Gli autori propongono un modello metodologico che prima di tutto tenga insieme conoscenza e azione; ma non si tratta semplicemente di connettere il conoscere e l’agire e viceversa, ma pensarli come elementi sempre presenti e sempre intrecciati. Il conoscere implica sempre la necessità di mettere in atto azioni specifiche: osservare non significa fermarsi alla descrizione del comportamento ma comprendere l’intenzionalità, la motivazione. L’agire esige un’interrogazione continua sul significato di quanto si sta vivendo in una data situazione, un ampliamento della conoscenza dell’educatore. Chi educa deve assumereUnaposizione entropatica tale da comprendere la visione del mondo dell'altro, signi ca andareoltre categorizzazione e pregiudizi. Il lavoro educativo è descritto dagli autori di questo libro come una continua introduzione deiragazzi in esperienze che li coinvolgano e che segnino una sorta di discontinuità rispetto a quantovissuto in precedenza, ovvero: cercare di creare un cambiamento del loro contesto quotidiano, farsperimentare loro qualcosa di di erente rispetto alla vita che conducono a casa.
Metafora del teatro -> l'educatore è regista e attore nello stesso tempo, si trova sia dentro che fuoridal processo, in un costante andirivieni tra queste due posizioni. Educa tramite un'esperienza che fa vivere, ma lui stesso fa parte di questa esperienza. Ilcoinvolgimento dell'educatore è condizione necessaria per la riuscita di un progetto educativo. Chieduca deve essere presente in modo autentico, no in fondo. Inoltre, secondo gli autori
questi ragazzi non sono così (ovvero ad esempio delinquenti piuttosto che devianti), ma diventano così e di conseguenza possono anche imparare ad essere diversi. La proposta pedagogica di Bertolini è quella di costruire esperienze in cui i ragazzi lavorano in gruppo, come dispositivo formativo di diverse e nuove possibilità relazionali. I RAGAZZI DIFFICILI Sono considerati "Ragazzi difficili" coloro che tendono ad avere un comportamento che si discosta da un certo modello condiviso di competenza sociale e che per questo marcano la diversità di chi li compie rispetto agli altri. Ma ciò che è culturalmente percepito come comportamento adeguato è un parametro instabile, che tende a cambiare in base alla storia, alla cultura. Vi è, in generale, alla base di questi ragazzi, la percezione di un problema, di qualcosa che devia rispetto all'immagine normale dell'adolescente e della sua vita. I loro comportamenti ed i loro.Gli atteggiamenti considerati inadeguati sono quelli che vengono manifestati da un individuo. L'approccio pedagogico ritiene che non sia tanto importante il tipo di comportamento, ma le motivazioni che spingono una persona a comportarsi in quel modo. Pertanto, si tende a non fare distinzioni tra coloro che compiono atti devianti quotidianamente e coloro che lo fanno solo occasionalmente.
I ragazzi a rischio sono quelli che vivono in situazioni caratterizzate da carenze di ordine materiale, come la povertà, l'insicurezza economica e il disagio abitativo, o da carenze relazionali, come la mancanza di figure adulte di riferimento adeguate e modelli di comportamento che tendono alla devianza. Le carenze relazionali si riferiscono a condizioni familiari particolari che comportano l'abbandono, il rifiuto o addirittura la disgregazione della famiglia.
In questi casi, si mira soprattutto a interventi preventivi, poiché il futuro del ragazzo potrebbe essere a rischio. L'intervento
educativo si fonda in prima istanza sulla necessità di costruire intorno al minore un contesto adeguato dal punto di vista educativo e di risolvere il disagio presente; poi si cerca di intervenire per evitare che si verifichi uno sviluppo deviante. Ragazzi disadattati -> il luogo della di coltà qui non è più individuato nel contesto di vita del minore, ma nel suo assumere atteggiamenti o comportamenti più o meno disadattivi. Sono ragazzi che, in risposta a situazioni dolorose o critiche o a condizioni di vita educativamente inadeguate, hanno atteggiamenti lesivi di sé o del contesto in cui vivono, comportamenti debilitanti come irregolari (abbandono della casa, fuga da scuola), provano un senso di fallimento, richiesta di autonomia. Ragazzi delinquenti -> quei minori che hanno infranto le norme del codice penale e che vengono per questo definiti tali. Scelgono di agire in modo antisociale, ma questo è indice di un maggior stato di tensione, diUna di coltà molto profonda nel processo di costruzione disè; molto spesso il reato è un mezzo per soddisfare i bisogni (di partecipazione, indipendenza, sicurezza, autostima, significatività) di questi ragazzi.
La povertà educativa indica l'impossibilità per i minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far orire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. La povertà educativa non aiuta le potenzialità dei ragazzi, non ha una connotazione strettamente economica ma fa leva sulla di coltà socioambientale e valoriale.
La povertà riguarda coloro che vivono in situazioni di indigenza, in presenza di eventi problematici che rendono l'economia più debole nuove fasce di popolazione vengono coinvolte nella situazione di povertà.
La risposta alla povertà educativa è la resilienza.
Hikikomori -> particolare condizione psicologica che riguarda soprattutto gli adolescenti e i
giovaniadulti e che signi ca letteralmente ritiro sociale (decidono di isolarsi dalla vita social per lunghiperiodi di tempo), non rientrano in queste categorie, poiché il tutto viene dalla percezione del sé,dall’interno e non dall’esterno.
DEVIANZA MINORILE E PARADIGMI POSITIVI
Ai tempi di Lombroso (medico, antropologo, sociologo e giurista italiano, ne 1800 e inizio 1900) viera il tentativo di individuare fattori eziologici di ordine biologico all’interno del fenomeno delladevianza.
E’ tuttavia possibile che fattori di origine biologico possano (in casi molto particolari) rivelarsiresponsabili di comportamenti devianti, ma non può essere così in assoluto.
La componente biologica non può essere considerata la causa generalizzabile dei comportamentidevianti in quanto mediata da processi personali e interpersonali di attribuzione di senso.
Le teorie di Lombroso si basavano sul concetto del criminale per nascita, secondo cui
l'origine del comportamento criminale era insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, personalmente differente dall'uomo normale in quanto dotata di anomalie che ne determinavano il comportamento socialmente deviante. Solo nell'ultima parte della sua vita Lombroso prese in considerazione anche i fattori ambientali, educativi e sociali come concorrenti a quelli fisici nella determinazione del comportamento criminale. Vengono individuati alcuni tratti specifici e costanti della personalità che sono associati al comportamento deviante: l'immaturità, l'analettività, la punitività, la debole strutturazione dell'Io, l'aggressività sono state considerate cause determinanti del comportamento antisociale. Ma ad esempio non tutte le personalità immature mettono in atto comportamenti antisociali e non tutti i comportamenti antisociali sono messi in atto da persone immature e così via. Non sembra possibile.individuano quel legame causale tra tratti della personalità e comportamento deviante. Vi sono anche studi che hanno preso in considerazione il contesto familiare del soggetto per spiegare quelle dinamiche e quelle condizioni associabili a forme di azione antisociale, ad esempio: assenza di cure materne, madri possessive, stili educativi severi. Anche se è possibile riscontrare statisticamente una incidenza significativa di questi fattori tra quei giovani definiti delinquenti, resta il fatto che non tutti i giovani che vivono in analoghe situazioni familiari passano all'atto antisociale. Certamente i ragazzi con serie di coltà familiari, o privi di figure di riferimento normativo e valoriale, che vivono condizioni di svantaggio economico e sociale, o che appartengono a gruppi con tendenze antisociali, corrono il rischio di una crisi adolescenziale di più difficile risoluzione rispetto a quella degli altri coetanei. Il paradigma sociale comprende tutte quelle teorie che.rintracciano nella società (disorganizzata e non perfettamente funzionale)