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PROGETTAZIONE DEL PRODOTTO O DEL SERIVIZIO:
Un imprenditore con un’idea di business parte da un’idea di prodotto. Nella
definizione e progettazione bisogna tenere conto di caratteristiche funzionali
(esigenze del consumatore), problemi produttivi e aspetti commerciali. Oggi il
prodotto è quel materiale (o anche no) capace di essere venduto. È quindi uno
strumento che fa fronte ad un problema o soddisfa un bisogno. Le classificazioni sui
prodotti sono: prodotti congiunti (fra di loro diversi) ottenuti da uno o più fattori
produttivi con un unico processo di produzione o prodotti disgiunti (split-off). Ogni
prodotto ha il suo mercato e fino ad un certo punto del processo non si devono
distinguere le tipologie di prodotto. Il punto in cui arriva la divisione si chiama split-
of. I processi possono essere congiunti dal punto di vista economico (processi
congiunti nel momento della vendita) e dal punto di vista produttivo (processi
congiunti nel momento della produzione). Es. dalla svinatura del vino si ottiene il
vino fiore e le vinacce e da uno con diversi processi si ottengono nel primo caso vini,
nel secondo caso grappe e vinaccioli. Tutto ciò è diverso dalla distinzione tra
prodotto principale e sottoprodotto. Infatti il ricavo dal prodotto principale è
molto maggiore rispetto a quello derivato dai sottoprodotti. Il product design è
parte integrante del successo ed è necessario capire come l’azienda si pone sotto il
punto di vista della progettazione ed è diverso a seconda del settore industriale. A
volte le aziende esternalizzano appoggiandosi ai contract manufacturer che
producono o acquistano i componenti necessari per realizzare il prodotto finito. I
core competence sono ciò che l’azienda è in grado di fare meglio dei suoi
concorrenti. Ha tre caratteristiche: permette accesso a moltissimi mercati
anche diversi tra loro (es. Honda produce motori per automotive, tosaerba,
elettrodomestici, ecc…) incrementa il beneficio percepito dal cliente ed è difficile
da imitare.
Le fasi dello sviluppo del prodotto sono sei:
-0: planning. Dichiarazione obbiettivi di progetto. Capire in quale mercato ci si
colloca e capire i competitor.
-1: sviluppo del concept: Identificazione dei bisogni del target del mercato
(concept: descrizione della forma, delle funzioni e delle caratteristiche). Si pensa
spesso anche a soluzioni alternative al mercato.
-2: system-level design: Definizione del sistema prodotto e scomposizione in
sottoinsiemi. L’output di tale processo è un diagramma di flusso preliminare per il
processo di montaggio. Il diagramma di flusso è l’unico modo per capire come un
processo può essere disegnato. È il primo strumento delle operations è la
rappresentazione del processo (diagramma tecnologico). Esso mappa il processo
dal punto di vista del processo. Per far ciò ci sono simboli codificati. Aiuta a capire
quali sono le fasi a valore aggiunto e quali rappresentano costi di produzione. Es. i
trasporti sono solitamente costi di produzione che presuppongono molti fattori e
non danno alcun valore aggiunto. Es. il magazzino immobilizza il materiale e
rappresenta un costo rischiando anche sprechi. In tal modo si cerca di capire come
diminuire o eliminare i costi. I diagrammi possono essere qualitativi o
quantitativi.
-3: progettazione di dettaglio del bene, ovvero la definizione di tutte le specifiche
tecniche per la forma, i materiali e le tolleranze. Si fabbricano quindi utensili e
attrezzature per fabbricare i componenti.
-4: test e affinamento; costruzione e valutazione dei prototipi di prodotto. Dopo la
costruzione del prodotto avverrà il collaudo per verificare che tutto funzioni e
risponda alle richieste del cliente.
-5: produzione pilota/ramp-up; produzione secondo il ciclo produttivo previsto.
In tal modo si addestra la forza lavoro e si risolvono gli ultimi problemi legati alla
produzione.
Processo di sviluppo del prodotto:
Prodotti tecnology-push: una società comincia con una tecnologia e va alla
ricerca di un mercato appropriato in cui applicarla (cioè, la tecnologia spinge lo
sviluppo del prodotto). A volte possono diventare dei flop. Quando si entra in un
mercato non conosciuto a volte non si trova il riscontro.
Piattaforme di prodotto: il prodotto è costruito attorno a un sottosistema
tecnologico preesistente (una piattaforma tecnologica).
Prodotti personalizzati: risultato di varianti di una configurazione standard su
specifiche del cliente. Ad esempio automobili.
Prodotti ad alto rischio: ci sono forti incertezze riguardo la tecnologia o il
mercato
Prodotti quick-build: prototipi talmente rapidi che il ciclo progettazione-
fabbricazione-collaudo può essere ripetuto molte volte.
Sistemi complessi: sono costituiti di molti sottoinsiemi e componenti interagenti
tra loro. Avviene una progettazione simultanea.
Eco-design: si progetta il prodotto prendendo in considerazione fattori
ambientali. Si considera l’intero ciclo di vita del prodotto, lo si considera un sistema
e si utilizza un approccio multi-criterio. Questa applicazione può portare a
vantaggi al business.
Scelta del processo produttivo: La prima cosa su cui ragionare è l’impianto
industriale. Esso si compone del macchinario (macchine quindi diagramma
tecnologico) e impianti di servizio a supporto della produzione.
Gli impianti di servizio non producono ma senza non possono funzionare quelli
tecnologici. Sono quindi gli impianti riguardanti l’acqua, l’elettricità, l’aria
compressa, il vapore. Consentono di prelevare e trattare questi fattori per poi
utilizzarli nella parte del macchinario. Gli impianti sono sia a valle che a monte in
quanto essendoci molte leggi bisogna seguire il percorso dei servizi. Gli impianti
tecnologici sono le macchine e compongono il processo produttivo. Ci sono poi i
servizi tecnici alla produzione e sono indispensabili in quanto consentono il
funzionamento. Ciascuno degli impianti di servizio è affidato ad una determinata
esigenza. Gli impianti di produzione o tecnologici si possono classificare in molti
modi. Ad esempio col diagramma tecnologico (o processo produttivo), in base alla
continuità del processo, in base ecc…
I parametri dell’impresa per capire se un’impresa è piccola, grande o media si
basano su molti fattori come i dipendenti ed il fatturato. Si dividono in micro
imprese, piccole imprese, medie imprese, grandi imprese.
12/10/2023
Le aziende possono adottare strategie per integrare varie attività per acquisire
delle operations che prima non avevano. L’integrazione verticale può significare
acquisire aziende con diversi fornitori e clienti oppure aprire nuovi stabilimenti. I
vantaggi sono maggior valore aggiunto, rispetto dei tempi e qualità. Si aumenta
quindi la catena di valore. Si parte da semilavorati ad esempio dallo stato uno che
magari dallo stato 3. In alcuni casi si arriva anche alla materia prima. Se devo avere
un semilavorato con determinate caratteristiche se li produco io ho un vantaggio. Le
aziende integrate gestiscono il processo da monte a valle. Esiste anche
l’integrazione orizzontale. Il focus in questo caso è un punto specifico della
supply chain ottimizzando un processo. In tal modo si arriva alla produttività
massima possibile. Si acquisiscono nuove commesse dello stesso prodotto da più
fornitori. In tal modo si scaricano i costi d’impianto e del prodotto e si usufruisce
di più dell’economia di scala. Le imprese possono anche essere classificate in
chiuse o integrali o a ciclo aperto. Quelle a ciclo chiuso partono dalla materia
prima ed arrivano al prodotto finito, ma ce ne sono poche. Quelle a ciclo aperto
possono essere di base (dalla materia prima al semilavorato), raffinatrici (da
semilavorato ad uno stadio di elaborazione più avanzata) e completive (dal
semilavorato al prodotto finito). Esistono poi quelle complementari (cascami) e
sussidiarie (erogazione di servizi). Quelle complementari utilizzano scarti di altri
prodotti per nuovi prodotti. Gli scarti di un’industria possono essere utili per
un’altra non per forza dello stesso settore. Es. scarti pannelli fotovoltaici grandi per
farne di più piccoli. Si parla quindi di distretto industriale ovvero un luogo in cui per
una serie di motivazioni si è sviluppato un settore. Spesso vi è uno studio in questi
distretti riguardo gli scarti per trasformarli in risorse.
Vi sono altri tipi di classificazione dati dal diagramma tecnologico: lineari quando
usano solo una materia prima ma non un fattore produttivo per arrivare ad un
singolo prodotto. Sintetiche o convergenti partono da tanti elementi, materie
prime o semilavorati. Analitiche o divergenti quando partono da una materia
prima per ottenere prodotti diversi con mercati diversi. Infine sintetica analitica,
quando si hanno più materie prime per un prodotto che a sua volta viene lavorato in
più prodotti. Es. dalla ghisa si ottengono diverse ghise.
I processi invece possono essere continui e discontinui. Quelli continui sono tali se
si svolgono senza interruzioni per lunghi periodi di tempo e producono grandi
lotti e grandi flussi soprattutto per il magazzino. Quelli discontinui a loro volta si
dividono in ripetitivi e intermittenti. In generale sono tali se si svolgono per
periodi di tempo circoscritti. In quelli ripetitivi fermare la produzione non porta a
danni e inoltre producono medi-grandi lotti. In quelli intermittenti invece si
produce su commessa piccoli lotti.
Inoltre possono anche essere processi produttivi rigidi o flessibili. Quando sono
rigidi i processi non hanno grande capacità di ricevere feedback dai clienti. I
processi rigidi hanno alti livelli di produzione, bassi costi unitari, economie di
scala ma non sono adatti a una domanda finale variabile che cambia. In quelli
flessibili avendo una commessa del cliente si può avere più flessibilità. Ciò può
portare anche alla predisposizione di processi alternativi come conseguenza ai
progressi della tecnologia. Per i mercati attuali vi è necessità di avere flessibilità. In
questo caso i costi sono più alti, si possono mutare le caratteristiche in base al
consumatore e la vita economica è più lunga.
Tutti questi elementi si affiancano alla classificazione in base al punto di
disaccoppiamento. Si basa sul fatto di essere più vicini o lontani dal cliente e
definisce il tempo di attesa del cliente.
Le aziende make-to-stock sono caratterizzati da beni standard e poco complessi
prodotti sulla base di previsionali. Gli ordini vengono evasi da uno stock predisposto
in anticipo. Sono volumi elevati di prodotti con una gamma non diversificata. Sono
produzioni continue. Il disaccoppiamento è molto vicino al punto di consegna.
Le aziend