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L’ACCENTO
Non si intende l’accento linguistico (toscano, siciliano) perché in lingua quello si
chiama contorno intonazionale o intonazione.
L’accento, linguisticamente, si deve distinguere sul piano dell’intensità e della
melodia. Dal latino, l’accento è qualcosa che mi porta a “cantare”.
L’accento, sul piano puramente linguistico, si scrive prima della sillaba accentata
poiché esso è la prominenza della sillaba accentata sulle altre all’interno di una parola.
L’idea diffusa è che l’accento cada esclusivamente sulla vocale della sillaba invece è
l’intera sillaba prominente.
Accento ≠ tono
La prominenza, il rilievo maggiore o minore, si evidenzia su 4 aspetti che devono
obbligatoriamente comparire:
- La maggiore intensità, una sillaba è accentata se c’è maggiore intensità
- La tonalità più forte
- Se c’è una durata maggiore
- Se c’è un timbro particolare
Questa è la prominenza linguistica.
Intensità = forza/volume dell’articolazione, ha a che fare con l’aria
Tonalità = altezza e acutezza dell’articolazione, ha a che fare con le note
Durata = lunghezza/tempo dell’articolazione
Timbro = qualità/colore dell’articolazione
Questi parametri compaiono tutti e 4 ma ne prevalgono solo 2 sugli altri.
Se prevalgono:
- Intensità e durata, allora l’accento è intensivo (o solo accento). È quello
dell’italiano e della maggioranza delle lingue studiate.
- Tonalità e timbro, l’accento è melodico, in linguistica tono (quello del cinese).
I toni cinesi sono quattro. In italiano li abbiamo, sono quattro modi di parlare: il primo
tono è il nostro esclamativo (ah!), il secondo è l’interrogativo (che?), il terzo è la
titubanza (bah…), il quarto è l’affermazione (no). Noi lo abbiamo solo in alcuni aspetti
della lingua parlata, sono un aspetto pragmatico.
L’accento italiano ha tre caratteristiche:
- Intensivo, la sillaba viene pronunciata con maggiore espirazione, prominenza
- Mobile, a differenza di molte altre lingue che lo hanno fisso, in italiano l’accento
può potenzialmente cadere su ogni sillaba (parole piane, tronche, sdrucciole,
bisdrucciole)
- Fonematico, attraverso l’accento noi possiamo distinguere diverse parole, anche
questa è una grande differenza rispetto alle altre lingue (papa/papà). In italiano
l’accento fa fonema.
Altre lingue in cui l’accento è fisso, indipendentemente dalla lunghezza della parola,
l’accento cade sempre sulla stessa sillaba. Ad esempio, il francese ha l’accento
sempre sull’ultima sillaba, anche l’armeno. Il polacco ha l’accento sempre sulla
penultima. L’ungherese sempre sulla prima.
Il tedesco è molto particolare, l’accento tedesco cade sempre sulla sillaba radicale,
cioè la radice della parola, come avviene nei verbi separabili (kòmmen/vorkòmmen).
L’inglese è come l’italiano, è mobile. Quando l’accento è sulla prima sillaba è
sostantivo. Quando è sulla seconda parte è il verbo.
L’italiano ha una prevalenza di parole piane, con accento sulla penultima sillaba.
Quelle ossitone (tronche) hanno l’accento sull’ultima sillaba ed è l’unico caso in cui
l’italiano accenta anche graficamente (a differenza dello spagnolo che lo mette in ogni
caso). Le sdrucciole lo hanno sulla terzultima. Le bisdrucciole lo hanno sulla
quartultima. Trisdrucciole sono molto rare (recitamelo, sono verbi composti e
riflessivi).
ACCENTO SECONDARIO
L’italiano ha una preferenza per le parole piane quindi con le parole lunghe, cioè i
composti e le parole con più di quattro sillabe, si mette un accento secondario.
L’italiano lo mette all’inizio della parola, l’inizio di qualunque attacco della lingua
italiana è alto, poi va scemando fino ad arrivare all’accento. La sillaba con l’accento
secondario è più forte di quella dopo ma meno forte di quella con l’accento primario.
INTONAZIONE (contorno intonazionale)
L’intonazione in italiano funziona molto e noi naturalmente la riutilizziamo anche in
altre lingue ma è un errore perché ogni lingua ha una propria intonazione, non è
sempre uguale, spesso non capiamo se una persona ci sta facendo una domanda
oppure noi non riusciamo a farci capire dagli inglesi. Bisogna capire l’intonazione di
ogni lingua.
L’intonazione è l’andamento prosodico dell’enunciato. L’intonazione cambia in
base alla città di provenienza.
La prosodia è lo studio della catena fonica (parlato), come modulazione (acustica e
percettiva) dei parametri.
C’è una dimensione tecnica, cioè la frequenza fondamentale, che sta alla base.
Poi ci sono parametri extra, cioè intensità e durata.
L’italiano può dire una frase affermativa, interrogativa o esclamativa senza nessun
cambiamento sintattico/morfologico ma solo grazie all’intonazione (Fuori piove. Fuori
piove? Fuori piove!) mentre in inglese non si può fare, per le varie frasi cambia la
struttura sintattica (It rains. Does it rain? It does rain!).
Come si capisce l’intonazione?
La prosodia fa capire come in una frase affermativa noi abbassiamo il tono,
discendente.
Se sto facendo l’interrogativa, si sale di tono.
Se faccio l’esclamativa, ascendente.
L’intonazione è contrastiva, fonematica, crea cioè una distinzione.
Contesto: quello che c’è intorno al fono interessato, in inglese “environment”.
VsV >> VzV rosa (sibilante tra due vocali)
Una lettera tra due vocali si scrive così:
VsV
-
Oppure S / V_V
-
Le nasali italiane hanno più contesti fonetici, cambiano in base al fono che segue (si
scrive n / _): N / _ p b (bilabiale) > [m] m impossibile
- N / _ f v (labiodentale)
- > [ɱ] n inferno
- N /_ t d (alveolare) > [n] n inter
/ _ k ɡ(velare)> [ŋ] inghippo
- N
Sono tutte nasali ma cambiano in base al contesto, cioè tutto ciò che si trova intorno
al fono in questione.
Le vocali in italiano:
A [a]
I [i]
U [u]
E aperta [ε] / e chiusa [e]
O aperta [ ] / o chiusa [o]
ꓛ
Ci sono le vocali cardinali, possiamo semplificare.
occlusiva (t)
- o chiusa
-
c dura: [k] / c dolce: [tʃt͡ ]
k / _ j (contesto palatale) > [c] chiesa [kjεːza]
QUANDO METTERE LA DURATA?
(A) Ortografia di consonante doppia
Gatto [‘ɡa.tːo]
Panne [‘pa.nːe]
Quando c’è tz viene letta come doppia e si mette la durata
(B) La durata la metto nella sillaba aperta che porta l’accento (sillaba che finisce
per vocale + dopo c’è solo una consonante, no due consonanti dopo)
Pane [‘paː.ne]
LA SILLABA qualcosa
Dal greco, qualcosa che viene emessa insieme. Questo è un gruppo di foni.
MODELLI DI SILLABA IN ITALIANO ORTOGRAFICO:
CV - il modello consonante-vocale (il preferito)
- Es: do.me.ni.co
V - vocale
- Es: pa.u.ra
CVC – consonante vocale consonante
- Es: pan.e
#VC – vocale consonante (inizio parola)
- Es: im.pos.si.bi.le
(il cancelletto indica l’inizio di parola)
Le doppie sono tratti soprasegmentali quindi foneticamente vengono sillabate in
un’unica sillaba mentre ortograficamente vengono divise.
Cammello [ka.’mːε.lːo] (fonetica)
Cammello cam.mel.lo (ortografia)
La fonologia
Sistema dei fonemi di una lingua.
I fonemi sono tutti i foni pertinenti di una lingua, sono un livello avanzato rispetto ai
foni.
La fonologia è basata sulla fonetica: la fonologia procede su un livello più astratto.
Come caratterizzare foni e fonemi?
Fonemi contrastivi
Il fonema è un elemento linguistico minimo che ha un uso contrastivo (in inglese,
contrastive), cioè genera differenze pertinenti alla lingua, crea quella “coppia minima”
(pane, tane, cane). Se cambia, fa differenza, il significato della parola cambia.
Allofoni
Allofono: dal greco, “altro suono, variante del suono” che però si realizza
esclusivamente come fono.
Può generare due variazioni:
- La variante libera (free variation), cioè un fono che non genera nessuna
differenza pertinente (ad esempio, la r moscia non altera il significato). Si
chiamano libere perché si verificano per qualsiasi motivo e variabile. Non crea
nessun problema.
- La variante di posizione (complementary distribution), un tipo di variazione che
troviamo sempre in un determinato contesto fonetico, è in una situazione fissa
che però non genera nessun cambiamento.
Un esempio, fonema occlusivo bilabiale sordo: il fonema “p” in inglese
acquisisce una realizzazione aspirata quando siamo in un contesto specifico,
cioè quando siamo ad inizio parola e si trova in una sillaba accentata con dopo
h]
una vocale. /p/ [p / #’_V
Questa cosa non avviene non appena una delle 3 condizioni manca.
Come si fa un’analisi fonologica?
1) raccogliere i dati di una lingua
2) una volta letto l’inventario, elencare tutti i fonemi presenti (i primi due passaggi
sono meccanici, gli ultimi tre sono la vera analisi)
3) iniziare a classificare i vari fonemi, contrastivi o allofoni
4) verificare le coppie minime e determinare le variazioni libere o di posizione
5) delineare la tavola fonematica, l’inventario
Passaggio 3: esempio di classificazione di contrasti: [p] – [c] [pane] [cane] è una
coppia minima
Passaggio 4: verifica foni vs fonemi
In spagnolo, abbiamo una variazione di posizione tra due vocali, il fono cambia
pronuncia se tra due vocali (amigo, beber, saber, haber).
Primo tratto di mutamento fonetico
Il primo tratto si chiama ASSIMILAZIONE LINGUISTICA, atto di rendere simili due foni,
assorbimento, situazione fonetica in cui due fini si assimilano, si assorbono, in qualche
cosa.
Esistono due tipi di assimilazione:
- Assimilazione totale, due foni diventano lo stesso
- Assimilazione parziale, i due foni si assimilano solo in un tratto (o modo, o
luogo, o qualità di articolazione. Quando coincidono tutti e tre è totale)
Ci sono poi due qualità di assimilazione:
- Progressiva, dal fonema che sta prima al fonema che sta dopo
- Regressiva, dal fonema che sta dopo al fonema che sta prima, va indietro
indica la direzione secondo cui procedere l’assimilazione, in base a chi fa modificare
cosa.
1) Assimilazione totale progress