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Francesco Puccio sottolinea che l’intera opera poetica è dominata
dal dendromorfismo e dal teriomorfismo, cioè l’identificazione del poeta con il
mondo floreale e vegetale e animale. Il poeta si raffigura negli alberi e negli
animali.
Ed è subito sera
Ognuno sta solo sul cuor della
terra trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Parafrasi
Ognuno sta solo al centro del mondo, allorquando è colpito dall’ illusione della
felicità, e dal raggio del sole, poiché subito dopo tramonta: ed è subito sera,
cioè arriva la morte che cancella ogni cosa e porta via la vita.
Tema
Il tema della poesia è la solitudine che vive all’interno di ogni uomo. Ogni uomo è
sempre solo con sé stesso, anche se molte volte può essere vicino agli altri. La
solitudine si affievolisce, ma non scompare del tutto, quando l’uomo trova l’amore
di una donna e l’amore dei figli. Ma anche nelle migliori condizioni possibili egli è
sempre solo con sé stesso, perché se si ammala è lui a soffrire e se muore è lui a
morire. Gli altri possono fare molto, ma non tutto, possono lenire le sofferenze,
ma non toglierle e salvare dalla malattia o dalla morte. Ogni uomo è solo con sé
stesso sempre e si illude di poter capire la vita e si inganna quando pensa di
afferrare la felicità perché arriva subito la morte che porta via ogni cosa, ogni
illusione e ogni felicità. La poesia sintetizza in solo tre versi la condizione umana
nella sua breve vita terrena, dandone una visione pessimistica, ma reale ed
oggettiva. Una condizione di smarrimento, che ci da la consapevolezza di essere
orfani al mondo in fondo.
Messaggio
Il messaggio della poesia è quello di affermare che ciascuno deve prendere la
vita in modo serio, ma anche in modo distaccato: la prima per svolgere la propria
vita con responsabilità verso sé stessi e verso gli altri; la seconda invece per
svolgere la propria vita senza sentirsi al centro della terra o padroni del mondo,
ma vivere serenamente compiendo il proprio lavoro, e al contempo godere di
tutti i piaceri culturali e corporali che la vita offre, perché la morte arriva quando
meno ce lo si aspetta.
Linguaggio poetico
Il linguaggio poetico della poesia è notevole perché, apparentemente, sembra
costruito con parole altamente semplici, ma in verità sono parole, sapientemente,
collocate nei tre versi, che assumono così un andamento discendente: il primo
verso è un doppio senario, il secondo verso è novenario e il terzo verso è
settenario. La rima è rima è alternata: terra – sera. Anche la concatenazione logica
è serrata e discendente; si va dall’uomo nel centro della sua vita e al centro della
terra e si arriva alla ineludibile e ineluttabile morte, che lo spazza via da ogni
luogo.
Figure retoriche
Le forme retoriche sono varie: la metafora (sul cuor della terra), l’allitterazione (sta
solo sul cuor della terra), l’analogia (trafitto da un raggio di sole), l’assonanza
(terra – sera, solo – sole). La metafora finale nella quale la sera è il simbolo della
morte. Il lessico è chiaro e semplice, ma efficace nella sua brevità.
Vento a Tindari
La seconda poesia dell’opera è scritta tra il 1923/1924, mentre era
emigrato a Roma.
Vento a Tindari
Tindari, mite ti so
fra larghi colli pensile sull’acque
delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.
Salgo vertici aerei
precipizi, assorto al vento
dei pini,
e la brigata che lieve
m’accompagna s’allontana
nell’aria,
onda di suoni e
amore, e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo
assidue e morte d’anima.
A te ignota è la terra
ove ogni giorno
affondo e segrete
sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i
vetri nella veste notturna,
e gioia non mia
riposa sul tuo
grembo.
Aspro è l’esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo nel buio
dove mi hai posto amaro
pane a rompere.
Tindari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.
Parafrasi
(Il poeta si trova a Roma, quando il pensiero lo riporta a Tindari).
Tindari, ti ricordo in un giorno mite
posta su colline ampie e affacciata di fronte alle
acque delle belle isole Eolie,
oggi mi ritorni nella memoria con viva
forza e mi fai commuovere il cuore.
(Ti ripenso mentre)
Salgo vette elevate e precipizi (pareti
scoscese), sono assorbito dal vento che soffia
fra i pini,
e la compagnia che mi accompagna
lietamente si allontana nell’aria aperta,
che porta i loro suoni e il loro
affetto; e la tua vista mi incanta
ancor di più, e
penso che io mi allontanai da te a mio danno
e oggi sono preso da paure d’amore e di silenzi,
nascondigli un tempo di dolcezze assidue
e oggi mi sorge nell’anima la paura della morte.
La terra dove oggi vivo e sprofondo
e dove scrivo poesie nascoste ti è ignota;
un’altra luce illumina le tue case durante la
notte, e una gioia, che ora non provo più, è
rimasta in te.
L’esilio è oggi duro
e la ricerca di felicità, che speravo di trovare in te,
oggi si trasforma
nella preoccupazione di dover morire
presto: e ogni amore è soltanto un velo
alla tristezza, è soltanto un passo
silenzioso nel buio
della città dove tu mi hai mandato per spezzare l’amaro pane per vivere.
Tindari torna serena perché il vento è cessato.
Un gentile amico mi sveglia dal mio assorbimento
dei miei pensieri per evitare che io mi sporga
dalla rupe e io fingo di avere paura del pericolo
al mio amico che non sa quale vento che mi ha
assorto in profondi pensieri e in dolci ricordi.
Tema
Il tema della poesia è il rimpianto della sua Sicilia e la nostalgia per la fanciullezza
ormai trascorsa, a cui viene contrapposta la vita piena di tristezza che il poeta
conduce in un’altra città, come emigrato in cerca di lavoro e di fortuna.
Messaggio
Il messaggio della poesia è quello di mostrare il divario che vive il poeta tra la
vita lontana dalla Sicilia e i sogni e le speranze che il poeta faceva quand’era in
Sicilia. La vita attuale, afferma il poeta, è ben lontana dai sogni fatti durante la
fanciullezza. La vita reale è molto più dura dei sogni e il lavoro impone scelte e
partenze dolorose.
Tono emotivo
Il tono emotivo della poesia è mesto e malinconico, dovuto alla rievocazione della
Sicilia lontana e perduta, e al proprio stato d’animo di vivere in una città lontana
e solo dove l’unico conforto è dato dal fatto che lui scrive poesie segrete, e
nessun amore riesce a fargli dimenticare Tindari.
Figure retoriche
Le figure retoriche della poesia sono molte: metafore (ti chini in cuore),
allitterazioni, linguaggio fortemente metaforico (sfoglia), uso di analogie anche
molto ardite (vento dei pini), volute ambiguità, espressioni ellittiche, uso vago
della preposizione a e uso dei sostantivi astratti. L’effetto è quello dell’oscurità,
della vaghezza, della sospensione, del tempo e dello spazio, come accade
nell’ultima strofa, quando Roma e Tindari si fondono in un unico tempo e spazio.
Elementi di bellezza
La bellezza della poesia nasce almeno da quattro elementi contenuti nella poesia.
Il primo elemento di bellezza della poesia è dato dall’uso sapiente ed esperto del
linguaggio poetico, ricchissimo di figure retoriche. La poesia contiene moltissime
metafore, analogie, ellissi, un doppio uso della preposizione e la raffinata
capacità di endiadi formate da un sostantivo concreto e un sostantivo astratto.
Il secondo elemento di bellezza della poesia è dato dal confronto e scontro tra
presente e passato, tra sogno e realtà, tra bellezza di Tindari e la città oscura
dove vive il poeta, tra la fanciullezza e la maturità del poeta.
Il terzo elemento di bellezza della poesia sta nell’espressione dei sentimenti del
poeta, che sono vari: dal rimpianto per la Sicilia e per il passato all’amarezza della
sua vita attuale.
Il quarto elemento di bellezza della poesia è dato anche dalla capacità del poeta
di rappresentare la vivacità della sua giovane età, descrivendo la sua “brigata”
cioè la sua compagnia di amici che gli
trasmettono gioia e spensieratezza e allegria come si dice nel finale della poesia
quando un suo amico lo sveglia dal suo assorbimento perché vede che il poeta
non vede dove mette i suoi piedi. Il suo amico ha paura che il poeta potrebbe
cadere dalla rupe e così lo scuote dai suoi pensieri che lo hanno estraniato dalla
comitiva.
Inoltre la descrizione del vento è particolare perché se da un lato il vento è
l’elemento che trasporta il poeta da Roma a Tindari e nello stesso tempo il vento è
l’elemento caratteristico della escursione fatta dal poeta con i suoi amici, in quel
giorno ventoso, sul promontorio di Tindari. Il vento assorbe il poeta in pensieri
lontani nel tempo che lo avvolgono in una nostalgia della Sicilia. Tutto ha una
particolare aurea ermetica.
Albero
Da te un’ombra si
scioglie che pare morta
la mia
se pure al moto oscilla
o rompe fresca acqua azzurrina
in riva all’Anapo, a cui torno
stasera che mi spinse marzo
lunare
già d’erbe ricco e d’ali.
Non solo d’ombra vivo,
ché terra e sole e dolce dono
d’acqua t’ha fatto nuova ogni
fronda, mentr’io mi piego e secco
e sul mio viso tocco la tua scorza.
Descrizione
Per quanto la poesia faccia parte di Acque e terre e, quindi si situi nel periodo
ermetico di Quasimodo, il significato della stessa pare lampante, trattandosi,
sostanzialmente, di un testo descrittivo.
Nella poesia, il poeta si rivolge direttamente all'Albero del titolo e ne descrive
l'ombra che se ne distacca e copre quella del poeta stesso, tanto che quest'ultima
pare scomparire (morire). Ovviamente, l'ombra dell'Albero oscilla a causa del
vento sulle fronde e si allunga fino a lambire le acque del fiume Anapo, presso la
riva del quale si trova e dove si è recato il poeta quella sera primaverile di marzo.
Ma l'Albero non è fatto solo dell'o