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E /E
L’Uniformità è definita da due rapporti che corrisponde all’indice di
min medio
E /E
scostamento e che corrisponde alla massima differenza puntuale.
min max
Per quanto riguarda l’illuminamento medio mantenuto, col passare del tempo il flusso
emesso dalle sorgenti diminuisce, le più durature sono le fluorescenti, ciò dipende
dall’invecchiamento delle lampade e accumulo di sporcizia. Em,man corrisponde quindi alla
condizione massima di degrado prima della sostituzione, per questa diminuzione di flusso a
impianto nuovo si sovra-illumina con un fattore F=1,25.
Em,man va aumentato se:
- il c.v. è critico
- per lavori di precisione
- alta iportanza o produttività
- la capacità visive del lavoratore sono inferiori al normale
- si lavora con dettagli molto piccoli
- il tempo di svolgimento del lavoro è molto lungo 12
Il rapporto tra E e E corrisponde al fattore di manutenzione.
m,man m,nuovo
M=E / (E *1,25)
m,man m,man
Le aree dell’ambiente vengono suddivise in compito visivo, intorno del c.v. e sfondo del
locale. I rapporti degli illuminamenti tra essi devono essere:
CV: E /E >0,7
min m
ICV: E /E >0,5
m,icv m,cv
LO: E /E >0,333
m,lo m,cv
La percezione visiva tiene conto di:
- prestazione dell’occhio nel portare a termine i compiti visivi (contrasti e
abbagliamenti)
- comfort visivo (luminanze e resa colori)
- percezione dell’ambiente (uniformità e illuminamenti)
Il compito visivo primario occupa solo 120° e si adatta alla media di luminanze presenti, se la
differenza tra esse è troppo alta si incorre all’affaticamento visivo. In alcune situazioni
progettuali temporanee si può sfruttare la differenza delle luminanze per favorire la
comunicazione visiva, ad esempio nelle mostre. Per evitare l’affaticamento visivo i rapporti di
0,333<L /L <3
luminanze devono essere sf cv
La classificazione degli ambienti in base al rapporto delle luminanze è:
- classe X: le riflessioni possono essere controllate
- classe Y: le riflessioni vicine al cv possono essere controllate
- classe Z: non è possibile controllare le riflessioni
Un altro effetto dello squilibrio delle luminanze è l’abbagliamento, che si verifica quando la
luminanza supera la capacità di adattamento dell’occhio. Può dipendere dai cattivi prodotti
dell’illuminazione, dall’impianto o dal progetto di interni.
Può avere due cause:
- diretto: la sorgente è presente del campo visivo (la direzione di osservazione >45°
alla verticale)
- indiretto: è prodotto dalla riflessione da parte di sorgenti speculari o lucide che
comporta una perdita di resa del contrasto
Gli effetti che ha sono invece:
- abbagliamento molesto: sensazione di disagio psico-percettivo che non impedisce la
visione
- abbagliamento disabilitante: impedisce la visione per un certo periodo di tempo
Per valutare l’abbagliamento molesto in passato si utilizzavano le curve limite CIE, adesso si
usa il metodo UGR che tiene conto di:
- posizione dell’osservatore
- luminanza
- dimensione impianto e ambiente
- sfondo su cui sono montati gli apparecchi
E’ un metodo complesso utilizzato dai software di calcolo e ha un valore massimo di 30
(pessimo comfort visivo) e va valutato in base all’attività svolta. 13
Esempi UGR:
13-16 per disegno e CAD
16-19 per verifiche e controlli
19-22 per scrittura o lettura
22-25 lavoro industriale medio
25-28 lavoro industriale grossolano
Il contrasto è fondamentale per la visione, la sua perdita avviene quando L ha un valore
1
simile a L Nel caso di superfici non lambertiane, quindi lucide, non si usa il fattore di
2.
riflessione ro, ma il fattore di luminanza beta, misurato con il goniofotometro, ed è il rapporto
tra la luminanza riflessa dalla superficie lucida e quella riflessa da una superficie bianca
ideale. La formula di prima è valida per queste superfici utilizzando beta al posto di L.
Per avere una buona resa del contrasto la sorgente deve essere al di fuori del volume di
offesa, cioè il volume che comprende tutte le direzioni di riflessione speculari al compito
visivo. Le ottiche batwing, anche se comprese nel volume di offesa, non causano problemi
perché hanno una bassa emissione nella direzione centrale.
Nell’ambito dei vincoli ambientali bisogna tener conto di:
- inquinamento luminoso
- consumo di energia elettrica
- impatto ambientale di produzione
Per favorire il risparmio energetico è necessario:
- il corretto dimensionamento dei parametri
- massimizzazione della luce naturale
- utilizzo di sensori di luce e di presenza
- manutenzione e pulizia
- utilizzo di lampade ad alta efficienza
- utilizzo di apparecchi ad alto rendimento
I requisiti di progettazione sono:
- uniformità degli illuminamenti
- rapporti delle luminanze
- controllo abbagliamenti e resa contrasti
- direzionalità della luce
- temperatura di colore
- resa cromatica
- efficienza energetica dell’impianto
- funzionalità dell’impianto 14
Lez. 10
Se l’intensità emessa da una sorgente è uguale in tutte le direzioni viene definita sorgente
I=Φ/4π
isotropa e si calcola .
Nel caso di emissione lambertiana, l’intensità emessa diminuisce man mano ci
I =I *cosα
allontaniamo dall’asse verticale per cui risulta α max Φ=I *π
Mentre il flusso rispetto alla normale viene calcolato con max
La luminanza di un apparecchio viene definita come il rapporto tra l’intensità e l’area
L=I/A*cosα
apparente M=L*π
Se una superficie lambertiana emette luce ha un emettenza luminosa di e
corrisponde all’illuminamento, infatti si misura in lx.
Una superficie può riflettere o trasmettere la luce, ciò dipende da due fattori:
ρ= Φ /Φ fattore di rilfessione
r i
τ= Φ /Φ fattore di trasmissione
t i
Per calcolare direttamente l’illuminamento in P note l’altezza h e l’inclinazione α con cui
arriva la luce è possibile utilizzare questa formula:
³
E =I*cos α/h²
p
Nonostante questa legge del coseno sia per le sorgenti puntiforme, si può utilizzare anche
per sorgenti estese purché la zona da illuminare sia ad una distanza di 5 volte la superficie
di emissione, in tal modo l’errore sarebbe minore dell’1%. Non può essere utilizzata in caso
di sorgenti circolari, rettangolari o lineari.
Lez. 11
Sono stati fatti diversi tipi di esperimenti sul colore di natura fisica, ottica e percettiva. Il
colore viene definito tramite tinta, saturazione e luminosità. Avendo una tinta pura e
aggiungendo il bianco, questa si desatura, mentre la luminosità dipende dalla quantità di
luce che riflette. La cromaticità è data da tinta + saturazione. Una tinta pura è definita da un
onda monocromatica e completamente saturo. Dal punto di vista fisico per desaturare un
colore dobbiamo sommare lo spettro bianco.
Ci sono varie teorie sul colore che lo identificano come stimolo fisico o psicologico finché
Helmholtz elabora la teoria del tristimolo dalla necessità di definire il colore
matematicamente. 15
La retina del nostro occhio è composta da bastoncelli, sensibili ai livelli di luminanza, e coni
sensibili alle varie lunghezze d’onda.
Wright e Guild condussero degli esperimenti che dimostrarono che per ottenere un colore
basta sommare in modo opportuno i tre colori primari, definendo così l’osservatore standard
CIE caratterizzato da un tris di funzioni di sensibilità dell’osservatore. La somma dei 3 valori
di tristimolo X, Y e Z è pari a 1 ed è un piano di energia costante, da questi si ottengono le
coordinate cromatiche x, y e z.
La CIE ha poi sviluppato un diagramma di cromaticità, al suo interno viene anche
rappresentato il luogo planckiano. Un colore risulta completamente definito dalle coordinate
cromatiche x e y e dal valore di luminanza Y, da cui possiamo poi ricavare i valori di
tristimolo (ma non c’è corrispondenza biunivoca).
Da ciò nasce il problema del metamerismo, siccome la distribuzione spettrale non
corrisponde ai valori di tristimolo noi possiamo ottenere da stessa sensazione di colore
anche da spettri differenti.
Abbiamo due spazi colore che vengono ottenuti per sintesi additiva (XYZ, RGB, HLS) per il
digitale o sintesi sottrattiva (CMY) per la stampa.
La sintesi additiva si riferisce ai colori primari della luce rosso, verde e blu che uniti danno il
bianco. Mentre la sintesi sottrattiva è tipica della materia, i primari sono giallo, ciano e
magenta e dipende da quali radiazioni la materia assorbe, il nero risulta dalla totale
sottrazioni delle radiazioni colorate.
La teoria del tristimolo non spiega la stabilità della percezione luminosa e la costanza del
colore. Il nostro occhio è in grado di percepire il variare della luminanza fino a 7 livelli
adattandosi ad esso, inoltre nonostante lo spettro vari molto il nostro cervello continua a
riconoscerlo allo stesso modo, questo perché fa il confronto con l’ambiente circostante.
La formazione della sensazione del colore nel nostro cervello avviene in diversi step:
- la luce esce dalla sorgente
- interagisce con gli oggetti
- viene riflessa verso l’occhio umano
- gli stimoli arrivano al cervello
- nella corteccia cerebrale si forma la sensazione psicologica del colore
Una volta che la luce arriva all’occhio ci sono 3 stadi:
1. la radiazione viene assorbita dalle cellule fotosensibili della retina
2. le cellule neurali inviano il segnale cromatico al nervo ottico
3. la corteccia cerebrale elabora lo stimolo in base a stimoli luminosi, contesto, storia
dell’oggetto e cultura dell’individuo
La percezione del colore è anche legata alla velocità degli impulsi elettrici trasmessi, su
questo principio si basa l’esperimento della trottola di Benham costituita da una zona nera
e una bianca con strisce che ruotando genera lampi di differenti successione e durata dando
l’impressione di radiazione colorate. 16
La distribuzione dei recettori nel nostro occhio è costituita da un picco di coni nell’angolo
di 5° davanti (fovea) che assimilano il colore e dei bastoncelli nel resto del campo visivo di
120° che percepiscono la profondità, inoltre abbiamo una macchia cieca che non notiamo
dove mancano i fotorecettori.
L’aberrazione cromatica è la difficoltà dell’occhio umano a mettere a fuoco radiazioni con
grande differenza di lunghezza d’onda, come il rosso e il blu.
Le