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TERRENO SCIOLTO- detrito: più del 20% con d>2mm (ghiaia, ciottoli, massi)- terra: più dell’80% con d<2mm
granulare: prevalgono d>0.06 mm (sabbia)
coesiva: prevalgono d<0.06 mm (limo e argilla)
organica: prevalgono materiali organici
Contenuto d’acqua
SECCO: assenza di acqua, il materiale si comporta come un solido
UMIDO: acqua non libera, il materiale si comporta come un solido plastico
BAGNATO: acqua libera, il materiale si comporta in parte come un liquido
MOLTO BAGNATO: materiale fluido, il materiale fluisce come un liquido
Attività delle frane
Stato
Distribuzione
Stile
Stato di attività: informazioni note sul tempo in cui si è verificata la frana.
1. Attiva: frana che si sta muovendo al momento dell’osservazione
2. Sospesa: frana che si è mossa entro l'ultimo ciclo stagionale ma non è attiva attualmente
3. Riattivata: frana di nuovo attiva dopo essere stata inattiva
4. Frana inattiva: frana che
si è mossa l'ultima volta prima dell'ultimo ciclo stagionale. Le frane inattive si possono suddividere ulteriormente in:
- Quiescente: frana inattiva che può essere riattivata dalle sue cause originali.
- Naturalmente stabilizzata: frana inattiva che non è più influenzata dalle sue cause originali; fenomeno per il quale le cause del movimento sono state naturalmente rimosse (es. se il fiume che erodeva l'unghia della frana ha cambiato corso).
- Artificialmente stabilizzata: frana inattiva che è stata protetta dalle sue cause originali da misure di stabilizzazione (es. se l'unghia della frana è stata definitivamente protetta dall'erosione).
- Relitta: frana inattiva che si è sviluppata in condizioni geomorfologiche o climatiche considerevolmente diverse dalle attuali. Le frane relitte sono inattive ma comunque possono essere riattivate dall'attività antropica.
Stile di attività:
- Complesso combinazione,
- in sequenza temporale, di due o più tipi di movimento
- Composito: combinazione di due o più tipi di movimento
- Successivo: movimento dello stesso tipo di quello di un fenomeno precedente e adiacente; le masse spostate e le superfici di rottura si mantengono ben distinte
- Singolo: movimento del materiale spostato
- Multiplo: molteplice ripetizione dello stesso tipo di movimento
Distribuzione di attività:
- in avanzamento: la superficie di rottura si estende nella direzione del movimento
- retrogressivo: la superficie di rottura si estende in senso opposto a quello del movimento del materiale spostato
- multi-direzionale: la superficie di rottura si estende in due o più direzioni
- in diminuzione: il volume del materiale spostato decresce nel tempo
- Confinato: è presente una scarpata ma non è visibile la superficie di scorrimento al piede della massa spostata
- Costante: il materiale spostato continua a muoversi senza variazioni apprezzabili della superficie di rottura
rottura e del volume del materiale spostato. In allargamento la superficie di rottura si estende su uno o entrambi i margini laterali.
Classificazione delle frane - Classificazione di Crudens-Varnes (1996)
Una frana viene classificata considerando una combinazione di termini descrittivi relativi alle caratteristiche di 2 MECCANISMI DI MOVIMENTO e ALLA ATTIVITÀ:
- tipo / materiale / contenuto d'acqua e velocità del PRIMO MOVIMENTO;
- tipo / materiale / contenuto d'acqua e velocità dell'eventuale SECONDO MOVIMENTO;
- stile di attività / distribuzione di attività / stato di attività
Per lo stile di attività "complesso" si considera per convenzione come "primo movimento" quello che avviene per primo.
Per lo stile di attività "composito" il "primo movimento" è quello a quota topograficamente più elevata.
Esempio di classificazione completa
di una frana: crollo di roccia - colamento di detrito, secco, estremamente rapido, complesso (complex, extremely rapid, dry, rock-fall debris-flow). Nota: Il termine "complesso" indica che prima è avvenuto il crollo di roccia e poi la colata di detrito.Cause delle frane
Cause preparatorie o predisponenti: fattori intrinseci di instabilità legati, essenzialmente, alle caratteristiche litologiche, strutturali, tessiturali, giaciturali dei materiali costituenti il pendio.
Cause scatenanti o innescanti: agiscono su un pendio in genere già intrinsecamente instabile e sono così definite perché innescano il movimento franoso (intense precipitazioni, attività sismica, ecc.)
La rottura lungo una superficie avviene quando le forze che favoriscono il movimento (forze destabilizzanti, forze di taglio sul versante) superano le forze che si oppongono al movimento (forze stabilizzanti, resistenza al taglio del materiale), cioè quando:
FS =
- Σ(forze stabilizz.) / Σ(forze destabil.) < 1 (Fattore di sicurezza - anche SF, F, FoS)
I fattori che determinano l'instabilità di un versante possono quindi essere suddivisi in:
- fattori che determinano un aumento delle forze di taglio sul versante
- fattori che determinano una riduzione della resistenza al taglio del materiale
I fattori che determinano un aumento delle forze di taglio sul versante:
- Riduzione del sostegno laterale (erosione, tagli nel versante, cave, rimozione di strutture di sostegno)
- Sovraccarichi (naturali o artificiali)
- Aumento della pendenza del pendio (riporti, sagomature sbagliate)
- Spinte laterali (filtrazione, congelamento, rigonfiamento delle argille)
- Sollecitazioni transitorie (terremoti, vulcanismo, vibrazioni antropiche)
- Riduzione del supporto sotterraneo (sinkholes e sprofondamenti)
- Naturale (carsismo, dissoluzione dei gessi)
- Antropico (attività mineraria, piping e collassi di rilevati in terra)
fattori che determinano una riduzione della resistenza al taglio del materiale
- Condizioni intrinseche preesistenti di scarsa resistenza (tessitura, presenza di discontinuità, assetto lito-stratigrafico e giaciturale, ecc...)
- Effetto dell'acqua (es: saturazione)
- Cause naturali (pioggia)
- Cause antropiche
- Alterazione, fratturazione, essiccamento... Frane, su cosa si lavora:
- Detection/mapping
- Pianificazione territoriale - impatti su progetti
- Sistemazioni dei versanti
- Modellazione / previsione
- Monitoraggio / allertamento
- Analisi di rischio
Geomorfologia fluviale
Geomorfologia fluviale: studia i processi che avvengono nel reticolo idrografico (erosione, trasporto solido, sedimentazione) e le forme da essi generate.
Trasporto solido
Trasporto in soluzione: Da dissoluzione chimica nel bacino e nel letto a spese dei materiali con i quali l'acqua è venuta a contatto.
Trasporto in sospensione
- Trasporto in sospensione s.s.
- Washload
(D<0.064 mm: limo-argilla) Trasporto al fondo – saltazione, rotolamento, trascinamento
Trasporto per fluitazione – materiali che galleggiano
Bacino idrografico
La superficie racchiusa tra le linee di displuvio o di spartiacque prende il nome di bacino idrografico.
Limiti del bacino idrografico
Lo spartiacque topografico rappresenta fisicamente una linea di displuvio. Le creste montuose sono sempre limiti di bacino idrografico.
Lo spartiacque topografico, essendo nei fatti una linea di displuvio, corre ortogonalmente alle linee isoipse in corrispondenza dei punti di massima curvatura, laddove la concavità di una curva sia rivolta verso un'altra curva a cui compete quota superiore. Per tracciare lo spartiacque si considerano le curve di livello (o isoipse) di una carta topografica, se ne individuano i picchi e si uniscono con una linea, sempre perpendicolare alle curve di livello.
Reticolo idrografico: costituito da un corso d'acqua principale e da tutti i suoi affluenti.
Esiste una nomenclatura di classificazione dell'idrografia superficiale in base al disegno, alla densità e al tipo di confluenza delle linee d'impluvio: questa configurazione viene chiamata pattern.NB: non è una semplice "catalogazione", si tratta soprattutto di riuscire a dedurre alcune caratteristiche geologiche del bacino idrografico in base al pattern del reticolo.
Dendritico: di forma arborescente sviluppantesi uniformemente in ogni direzione, con un canale principale che si suddivide in rami via via meno importanti procedendo verso monte; è tipico di terreni omogenei, impermeabili e limitata acclività.
Pinnato: si differenzia da quello dendritico per l'esigua lunghezza dei collettori secondari; è tipico di terreni omogenei, impermeabili e morfologia pianeggiante.
Subdendritico: si differenzia dal dendritico per la direzione preferenziale ad andamento più o meno parallelo di alcuni rami; indica un certo controllo tettonico.di un sistema di fratture più o meno parallele. Divergente: da un ramo principale si dividono più collettori e da questi altri rami secondari, a formare un ventaglio; caratterizza i delta e i conoidi. Parallelo: è costituito da collettori subparalleli fra loro; caratterizza terreni impermeabili, con un controllo strutturale di fratture subparallele e a sensibile acclività. Convergente: al contrario del divergente, mostra una serie di rami dirigentisi verso uno stesso tratto di confluenza; caratterizza terreni poco permeabili a sensibile acclività. Angolato: mostra una ramificazione con due direzioni prevalenti; indica un controllo strutturale di due famiglie di discontinuità. Centrifugo: i collettori si irradiano da un'area, che può costituire un cono vulcanico, un domo tettonico, una cupola diapirica, ecc. Centripeto: al contrario del precedente, i collettori si dirigono a raggiera verso una stessa area; questa può essere una depressione tettonica.erodibilità: si forma su rilievi a gradinata, determinati da alternanze di litotipi a diversa erodibilità. Trellis o a traliccio: controllato strutturalmente e tipico di aree ad alta complessità strutturale con rocce a differente resistenza all'erosione che hanno spinto i fiumi a svilupparsi e localizzarsi lungo una singola direzione con i piccoli tributari che si innescano principalmente perpendicolarmente al corso principale. LA STRUTTURA CONTROLLA PRINCIPALMENTE LA DIREZIONE. Presenta un ordine ripetitivo e continuato spesso a scala regionale che invece manca nei patterns angolari. Pieghe parallele in strati a differente erodibilità.