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T.
I farmaci antistaminici di seconda generazione sono non sedativi, agiscono sui recettori H1. Tra questi
farmaci abbiamo la cefitrizina, cetrizina e fexofenadina. Esistono anche sostanze esogene, come veleni di
insetti che rilasciano sostanze che attivano i mastociti al rilascio di istamina.
L’azione tissutale dell’istamina riguarda i recettori H1 e H2 sui vasi e l’endotelio. H1 agisce con G e H2 con
q
G . Stimolando i recettor i H2 sulle cellule muscolari lisce dei vasi, si ha aumento di cAMP, attivazione di
s
PKA, che defosforilando la miosina, ottiene rilassamento muscolare e quindi vasodilatazione. Sui capillari
invece l’istamina penetra nel vaso e si lega ad H1, aumentando la concentrazione del calcio. Viene quindi
rilasciato NO e si ha vasodilatazione. Se l’aumento di calcio avvenisse in vasi privi di parete muscolare, si ha
concentrazione e allargamento delle finestre tra cellule endoteliali, con aumento della permeabilità vascolare.
Questo dà luogo alla triade di Lewis, tipica risposta allergica: segno rosso che diffonde con alone lasciando
spazio al rigonfiamento per effetto della vasodilatazione.
Gli antistaminici sono anche dei farmaci antinausea. In grandi dosi possono dare intossicazione centrale per
la quale la terapia di elezione è la fisiostigmina e i suoi derivati.
La serotonina è una molecola presente in modo diffuso che ha diversi effetti locali, tissutali, vascolari e
neuro trasmissivi. È localizzata nei nuclei del rafe.
La serotonina ha 7 famiglie di recettori: 5HT1 – 5HT7. Di questi i primi 3 sono i più diffusi:
1. 5HT1: è un autocettore inibitorio, espresso nei neuroni del rafe. Regolano il rilascio di serotonina
nella vascolatura meningea, regolando il tono vascolare e la sintomatologia emicranica. Sono
accoppiati a proteine G .
i
2. 5HT2: è uno stimolante accoppiato a G che media le attività periferiche. Sono presenti
q
sull’endotelio dove si ha azione vasodilatatoria con NOS.
3. 5HT3: unici recettori di un’ammina biogena con funzione canale. Sono farmaci antinausea.
La nausea può essere controllata con farmaci anti H1, anti 5HT3 e bloccanti dei recettori dopaminergici.
La serotonina nel tratto gastrointestinale produce la contrazione della muscolatura liscia. La serotonina si
trova anche nelle cellule infiammatorie, nei mastociti e nelle piastrine. La serotonina comporta aggregazione
piastrinica, quindi è un’importante mediatore dell’emostasi.
La chetanserina è un bloccante di 5HT2, provocano un effetto antidepressivo e ipotensione.
La bradichinina è un nonapeptide rilasciato durante l’infiammazione. È quindi un mediatore
dell’infiammazione, ma anche uno stimolatore per i nocicettori favorendo il dolore. Comporta anche
rilassamento della muscolatura dei vasi, dando vasodilatazione e la contrazione della muscolatura non
vascolare per via di un aumento di calcio.
La muscolatura vascolare non ha recettori per la bradichinina, che sono invece localizzati sull’endotelio.
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La bradichinina viene prodotta dalla callicreina a partire dal chininogeno, per poi esser metabolizzata da
ACE, il quale trasforma l’angiotensina 1 in angiotensina 2. Per via della forte presenza di ACE nei polmoni,
questi non devono essere soggetti all’azione di bradichinina perché sì rischia contrazione bronchiale,
infiammazione, aumento della permeabilità vascolare e perfino edema.
Un inibitore di ACE può essere usato come antipertensivo, questo però porterebbe a effetti collaterali come
tosse secca, data dall’accumulo polmonare di bradichinina che non viene eliminata e provoca quindi
broncocostrizione.
I recettori della bradichinina sono 2: B1, che è il principale, accoppiato all’aumento di calcio. Non è espresso
costitutivamente ma solo in seguito a insulto tissutale; e B2, espresso costitutivamente dalle cellule della
muscolatura liscia vascolare, preferendo vasodilatazione.
Un farmaco inibitore di bradichinina è l’icantibant. Per ridurre il rilascio della bradichinina invece si può
usare la bromelina, presente nell’ananas che ha anche azione antinfiammatoria.
Chemioterapia antimicrobica
La chemioterapia è la parte della farmacologia che si occupa della terapia da farmaci e sostanze chimiche che
uccidono le cellule.
La terapia antimicrobica è preceduta dalla rivoluzione dell’identificazione dei microrganismi come agenti
patogeni.
Ci sono diverse classi di farmaci che sono state introdotte nuove:
Sulfamidici: il primo farmaco, derivato da un sulfamidico, fu il prontosil che inibiva la crescita
cellulare senza dare una tossicità troppo elevata (il paragone era un farmaco per la sifilide, il
Salvarsan). Il prontosil è un pro farmaco il cui metabolismo porta alla scissione del doppio legame.
Trimetoprim: ha una certa sinergia coi sulfamidici e va a inibire la diidrofolato reduttasi, quindi
inibisce il passaggio da diidrofolato e tetraidrofolato. La combinazione di un sulfamidico come il
sulfametossazolo e il trimetoprim viene usata oggi sotto il nome di bactrim.
I β lattamici: antibiotici come la penicillina G, scoperta da Fleming. È un acido organico
caratterizzato da un metabolito generato da alcuni amminoacidi che vengono poi modificati. È
capostipite di diversi classi di antibiotici. Purtroppo la penicillina G ha una rapida eliminazione per
via renale, motivo per cui veniva usato un acido organico per accompagnare, al fine di allungare
l’emivita della molecola, e andava a colpire solo i Gram positivi. L’unica tossicità di questa
molecola è l’allergia. Piano piano la penicillina è stata modificata per renderla più efficiente; nasce
così l’ampicillina, che colpisce anche i Gram negativi, ma non ha un assorbimento ideale se presa
oralmente; l’amoxicillina, che ha un assorbimento migliore, ma la si usa coniugata con l’acido
clavulinico, formando l’augmentin; la meticillina, impedisce l’accesso alle β lattamasi all’anello.
Ciò che causa resistenza a questi antibiotici sono le β lattamasi (ce ne sono alcune che eludono anche
la meticillina). L’acido clavulinico deriva dal sulbactam, un inibitore enzimatico delle β lattamasi.
L’aztreonam è un β lattamico puro
Cefalosporine: derivano dei β lattamici, con un anello leggermente differente.
Carbapenemici: β lattamici privi di zolfo. Uno dei primi farmaci è stato la tienamicina, seguita da
imipenem, antibiotico con ampio spettro i azione resistente alle β lattamasi.
Vancomicina: agisce a livello della parete cellulare, inibendola. La si assume per via orale se voglio
avere un effetto locale, invece per un effetto sistemico lo assumo per via parenterale.
Tetracicline: nuova classe farmacologica che attacca la subunità 30S dei ribosomi batterci. Hanno
uno spettro abbastanza ampio. Impediscono l’attacco dell’amminoacil tRNA al sito accettore. Sono
molto utilizzate al posto delle penicilline. Hanno un’elevata penetrazione tissutale. Le tetracicline
sono ottime per andare a contrastare quei microbi che si insinuano all’interno delle cellule, dove le
penicilline non riescono ad arrivare. Le tetracicline inoltre legano molto bene il calcio, motivo per
cui questi tendono ad accumularsi a livello dei denti e a livello osseo. P a g . 35 | 69
Aminoglicosidi: altra classi di farmaci che va ad agire sulla subunità 30S. Sono molecole idrofiliche,
motivo per cui riescono a passare con facilità le barriere cellulari. Esistono Aminoglicosidi che
possono essere dati per via orale per avere effetto locale gastrointestinale, ma per l’effetto sistemico
si deve passare per la via parenterale. Sono dei battericidi e hanno una certa nefrotossicità. Esempi
di farmaci sono la streptomicina e la kanamicina. La principale forma di resistenza verso questi
farmaci è data dall’estrusione attiva tramite trasportatore.
Cloramfenicolo: è una molecola poco costosa che ha un’ottima proliferazione tissutale. Va ad
interagire con la subunità 50S dei ribosomi batterici. Il problema di questo farmaco è la soppressione
midollare, che ha un effetto inibitore della sintesi delle cellule del sangue, motivo per cui può dare
anemia aplastica. Nei casi di resistenza agli antibiotici tuttavia il cloramfenicolo è molto importante.
Macrolidi: sono molecole piuttosto complesse, che interagiscono con la subunità 50S dei ribosomi
batterici. Il capostipite è l’eritromicina. Ha caratteristiche particolari, come per esempio l’obbligo di
ingresso solo tramite trasportatori. Inoltre l’eritromicina tende a dare una particolare intolleranza che
va ad attenuarsi con l’utilizzo; il principale effetto collaterale è la diarrea.
Farmaci di ultima risorsa: agiscono a livello della membrana batterica e hanno una tossicità
piuttosto elevata. Tra questi farmaci, si ricordano la gramicidina, le polimixine e altri. Sono usati
come ultima risorsa contro Gram negativi poli resistenti.
Fluorochinoloni: inibiscono la DNAgirasi dei batteri, rompendo il loro DNA. Tra i vari farmaci i
più noti sono acido nalidixico, levofloxacina e ofloxacina. Questi hanno uno spettro di azione molto
ampio e presentano anche un’efficacia importante nei confronti dei batteri resistenti. A livello
sistemico si usa la levofloxacina. Furono usati per tantissimi anni in modo incontrollato, permettendo
quindi il crearsi di resistenze e lo sviluppo di nuovi effetti collaterali.
Rifamicine: inibiscono la RNA polimerasi. Sono efficaci contro i micobatteri, come per esempio
quello della tubercolosi.
Ci sono nuove applicazioni nella terapia antibatterica: la prima la si ha in caso di infezioni intestinali. In
presenza di alcuni tipi particolari di infezioni intestinali, si attua quello che viene chiamato trapianto di
batteri fecali. Oppure, una seconda possibilità è data dall’utilizzo di batteriofagi per contrastare le infezioni
batteriche provocate da microrganismi resistenti.
Non esistono solo i batteri. Infatti abbiamo anche numerosi virus.
I virus usano diverse strategie per sfruttare i nostri sistemi cellulari. Esistono differenti tipologie di virus, ma
tutti per iniziare il ciclo replicativo necessitano di entrare all’interno delle cellule.
È facile pensare che inibendo il recettore target del virus, allo si possa prevenire l’infezione. Tuttavia questa
soluzione è altamente complessa, perché dovremmo alterare una nostra funzione fisiologica.
A livello di trascrizione molti virus a RNA codificano per tante proteine sfruttando un unico trascritto che
produce un unico polipeptide.
Il virus che entra lascia il proprio RNA in una cellula piena di trascritti, e per competere coi trascritti della
cellula ospite usa IRES, che recluta direttamente l’app